GLI
OPERAI FANNO I CONTI CON LA FASE 2 -LA COSIDDETTA RIAPERTURA-
I
PORTONI DELL’INPS SONO ANCORA SBARRATI, GLI UFFICI DELLA PREFETTURA
SONO BLINDATI, LORO HANNO PAURA DEL CONTAGIO
I
SOLDI DELLA CIG NON ARRIVANO…
VORREBBERO
LASCIARE AGLI OPERAI SOLO LE PROTESTE WHATSAPP!
Due
storie significative
di operai che resistono nella pandemia,
che
si fondono nella lotta di classe, per
un grande bisogno di mobilitazione.
Cacciati
con un cambio appalto calcolatissimo in piena pandemia il 31.03.2020,
mandati spregiudicatamente in Cig per temporeggiare, sostituiti da
neo assunti al minimo contrattuale con un contratto di 4 mesi
benedetto dalla Cgil, gli operai rivendicano il posto di lavoro dopo
15 anni di fabbrica, alla Sab/Il Tricolore.
Prima
all’Inps per i mancati pagamenti, poi alla Prefettura di Bergamo
per
denunciare anche politicamente l’appalto illecito contro cui
pende in tribunale un ricorso ritardato dall’emergenza sanitaria,
gli operai hanno cominciato a riprendere le misure con la piazza.
Anche
a Maschio NS si segue la stessa strada.
I
metodi dei padroni sono gli stessi, privata o pubblica che sia,
sempre polizia. Agli operai in cassa integrazione è stato impedito
l’ingresso in fabbrica per l’assemblea sindacale indetta dallo
Slai Cobas. Non dovevano vedere i reparti in attività e chi li sta
illecitamente sostituendo.
Gli
operai dell’appalto sono in cig Covid 19 da aprile, gestita
selettivamente come ritorsione alle rivendicazioni e per il ricorso
contro l’appalto illecito.
Neanche
troppo velate le minacce dei cancelli chiusi senza una resa.
Ma
gli operai che hanno tenuto ugualmente l’assemblea, hanno visto dai
portoni spalancati le loro macchine funzionare, alla faccia della
Cig, hanno visto impiegate factotum guidare il muletto sul piazzale,
mentre queste denunce sono sul tavolo di ITL Milano da aprile!
L’assemblea
ha espresso solidarietà a Francesco delegato Slai Cobas di Taranto
aggredito brutalmente dal padrone sul luogo di lavoro, ha
confermato l’unità del gruppo rilanciando la lotta per
un’assunzione diretta, basta caporali.
Anni
e anni in fabbrica, passati di mano in mano da diverse cooperative,
che rubano migliaia di euro ad ogni operaio e generano profitti extra
per i committenti. Un mercato dei lavoratori estremamente diffuso
nelle fabbriche del nord Italia.
Il
meccanismo è generale e collaudato: cambi appalto al ribasso, la
cooperativa si rifà con l’evasione fiscale, non pagando i
contributi, applicando minimi tabellari vecchi di tre contratti,
pagando le ore di straordinario in nero, applicando livelli
inferiori, non conteggiando tutte le ore dal momento che in tante
aziende le ore fatte vengono segnate a mano, con la ‘trasferta
Italia’
alternativa al pagamento in nero degli straordinari attraverso una
voce defiscalizzata e forfettaria… applicando un contratto a
fantasia a loro favorevole, gestendo i lavoratori praticamente a
chiamata.
Il
rovescio della medaglia è che questo non si dovrebbe dire.
Dopo
essere stati schiavizzati per anni e aver subito ingenti furti, i
lavoratori che provano a fare rivendicazioni o a recuperare qualche soldo, finiscono negli
uffici di avvocati o sindacati compiacenti (la fetta principale di
questo mercato in zona tocca ai confederali) che guidano il
lavoratore ad una conciliazione tombale. Nome sinistro quanto
mai appropriato: un accordo ‘tra le parti’ che seppellisce ogni
rivendicazione, ogni richiesta di somme pregresse (rubate),
risarcimenti per infortuni… una libera decisione
con la ‘pistola alla schiena’.
Perché
barriere linguistiche, strategie sindacali, dinamiche processuali,
non contano più nulla: davanti al sindacalista conciliatore,
l’importante è chiudere la controversia, tutto si azzera, diventa
figura di garanzia e la sua firma pone un sigillo eterno sulle
rinunce del lavoratore.
Il
cambio è sempre svantaggioso, in pochi casi avviene per mettere fine
ad un ricorso legale che rischia di arrivare all’obiettivo e qui il
prezzo si alza un po; nella stragrande maggioranza le cifre sono
infime, pochi euro per seppellire ruberie pluriennali.
Ma
l’aspetto peggiore è che l’accordo sana la controversia, i
padroni delle fabbriche e delle cooperative ne escono come nuovi,
pronti per ricominciare con la benedizione sindacale.
Ma
noi questo lo vogliamo dire e lo vogliamo combattere.
Gli
operai di SAB/Il Tricolore, di Maschio NS, hanno deciso di lottare
per i diritti il salario, per difendersi da condizioni di lavoro
distruttive per non restare schiacciati nella prospettiva di una
conciliazione tombale o di essere cacciati, consunti ed esausti al
primo cambio appalto. Non vogliono fare questa fine.
Ma
appalti illegittimi e moderni caporali, sono una battaglia comune a
tantissimi lavoratori. Sono una forma dello sfruttamento che esprime
una specifica forma di repressione. SERVE RAFFORZARE IL PATTO
D’AZIONE.
In
preparazione una mobilitazione operaia e popolare,
con mascherine e
distanziamento.
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