giovedì 21 maggio 2020


GLI OPERAI FANNO I CONTI CON LA FASE 2 -LA COSIDDETTA RIAPERTURA-
I PORTONI DELL’INPS SONO ANCORA SBARRATI, GLI UFFICI DELLA PREFETTURA SONO BLINDATI, LORO HANNO PAURA DEL CONTAGIO
I SOLDI DELLA CIG NON ARRIVANO…
VORREBBERO LASCIARE AGLI OPERAI SOLO LE PROTESTE WHATSAPP!

Due storie significative di operai che resistono nella pandemia, che si fondono nella lotta di classe, per un grande bisogno di mobilitazione.





Cacciati con un cambio appalto calcolatissimo in piena pandemia il 31.03.2020, mandati spregiudicatamente in Cig per temporeggiare, sostituiti da neo assunti al minimo contrattuale con un contratto di 4 mesi benedetto dalla Cgil, gli operai rivendicano il posto di lavoro dopo 15 anni di fabbrica, alla Sab/Il Tricolore.
Prima all’Inps per i mancati pagamenti, poi alla Prefettura di Bergamo per
denunciare anche politicamente l’appalto illecito contro cui pende in tribunale un ricorso ritardato dall’emergenza sanitaria, gli operai hanno cominciato a riprendere le misure con la piazza.




Anche a Maschio NS si segue la stessa strada.
I metodi dei padroni sono gli stessi, privata o pubblica che sia, sempre polizia. Agli operai in cassa integrazione è stato impedito l’ingresso in fabbrica per l’assemblea sindacale indetta dallo Slai Cobas. Non dovevano vedere i reparti in attività e chi li sta illecitamente sostituendo.
Gli operai dell’appalto sono in cig Covid 19 da aprile, gestita selettivamente come ritorsione alle rivendicazioni e per il ricorso contro l’appalto illecito.
Neanche troppo velate le minacce dei cancelli chiusi senza una resa.
Ma gli operai che hanno tenuto ugualmente l’assemblea, hanno visto dai portoni spalancati le loro macchine funzionare, alla faccia della Cig, hanno visto impiegate factotum guidare il muletto sul piazzale, mentre queste denunce sono sul tavolo di ITL Milano da aprile!
L’assemblea ha espresso solidarietà a Francesco delegato Slai Cobas di Taranto aggredito brutalmente dal padrone sul luogo di lavoro, ha confermato l’unità del gruppo rilanciando la lotta per un’assunzione diretta, basta caporali.

Anni e anni in fabbrica, passati di mano in mano da diverse cooperative, che rubano migliaia di euro ad ogni operaio e generano profitti extra per i committenti. Un mercato dei lavoratori estremamente diffuso nelle fabbriche del nord Italia.
Il meccanismo è generale e collaudato: cambi appalto al ribasso, la cooperativa si rifà con l’evasione fiscale, non pagando i contributi, applicando minimi tabellari vecchi di tre contratti, pagando le ore di straordinario in nero, applicando livelli inferiori, non conteggiando tutte le ore dal momento che in tante aziende le ore fatte vengono segnate a mano, con la ‘trasferta
Italia’ alternativa al pagamento in nero degli straordinari attraverso una voce defiscalizzata e forfettaria… applicando un contratto a fantasia a loro favorevole, gestendo i lavoratori praticamente a chiamata.

Il rovescio della medaglia è che questo non si dovrebbe dire.
Dopo essere stati schiavizzati per anni e aver subito ingenti furti, i lavoratori che provano a fare rivendicazioni o a recuperare qualche soldo, finiscono negli uffici di avvocati o sindacati compiacenti (la fetta principale di questo mercato in zona tocca ai confederali) che guidano il lavoratore ad una conciliazione tombale. Nome sinistro quanto mai appropriato: un accordo ‘tra le parti’ che seppellisce ogni rivendicazione, ogni richiesta di somme pregresse (rubate), risarcimenti per infortuni… una libera decisione con la ‘pistola alla schiena’.
Perché barriere linguistiche, strategie sindacali, dinamiche processuali, non contano più nulla: davanti al sindacalista conciliatore, l’importante è chiudere la controversia, tutto si azzera, diventa figura di garanzia e la sua firma pone un sigillo eterno sulle rinunce del lavoratore.
Il cambio è sempre svantaggioso, in pochi casi avviene per mettere fine ad un ricorso legale che rischia di arrivare all’obiettivo e qui il prezzo si alza un po; nella stragrande maggioranza le cifre sono infime, pochi euro per seppellire ruberie pluriennali.
Ma l’aspetto peggiore è che l’accordo sana la controversia, i padroni delle fabbriche e delle cooperative ne escono come nuovi, pronti per ricominciare con la benedizione sindacale.
Ma noi questo lo vogliamo dire e lo vogliamo combattere.

Gli operai di SAB/Il Tricolore, di Maschio NS, hanno deciso di lottare per i diritti il salario, per difendersi da condizioni di lavoro distruttive per non restare schiacciati nella prospettiva di una conciliazione tombale o di essere cacciati, consunti ed esausti al primo cambio appalto. Non vogliono fare questa fine.
Ma appalti illegittimi e moderni caporali, sono una battaglia comune a tantissimi lavoratori. Sono una forma dello sfruttamento che esprime una specifica forma di repressione. SERVE RAFFORZARE IL PATTO D’AZIONE.
In preparazione una mobilitazione operaia e popolare, con mascherine e distanziamento.

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