Una corrispondenza dalle Marche
"...Anche
oggi giornata a metà tempo e salario. Ieri abbiamo fatto assemblea,
pensate a 20 donne incacchiate da far persino infuriare le
sindacaliste imbufalite perché si lavora a tappe alterne a
rotazione, gli stipendi dimezzati: se riflettiamo 384€ è una
miseria, così come le interne a stipendio pieno, con 780€,
comunque non ci fanno assolutamente nulla. Tutte prendono il bonus
perché, chi più chi meno, ciò che rimane è talmente poco che non
sai come arrivare al prossimo mese; il ritardo dei pagamenti ha
incrociato le proteste sulle misure di sicurezza sanitaria che noi
espletiamo, i servizi all’impresa, le prestazioni straordinarie
sono state pagate senza il riconoscimento del 28 % di maggiorazione,
il malumore serpeggia.
Essendo
la produzione nostra terzista sarà un casino dopo, perché si
sceglierà quale stabilimento sacrificare e le esternalizzazioni dei
servizi da tagliare.
La
situazione diventerà incandescente perché metterà le une contro le
altre: chi verrà buttata giù dalla torre?
Siamo
in uno stabilimento in 200, quasi tutte donne, più le ditte esterne,
più ciò che lo alimenta.
Quando
si è in fabbrica la prima regola che impari è come reggere i
contraccolpi e anticipare il padrone altrimenti sei fregata, di
quello che ti viene detto devi sempre sapere che una metà è fuffa,
il resto è parare i colpi, è così.
Vivi
in perenne ansia e sempre guardando in avanti, devi anticipare, ecco
perché già da adesso ne stiamo parlando e risulta a chi legge
magari fuori luogo in questo periodo di chiusura parziale.
Gli
imprenditori stanno calcolando le perdite già da adesso: sanno che
dovranno fare dei riassetti produttivi e ristrutturazioni. Si
profileranno altre crisi produttive, non solo nel tessuto industriale
ma economico in toto, questo è chiaro a tutt*.
Su
una cosa non hanno fatto i conti: in questo mese dove, seppure
stavamo in ristrettezze, molti si sono rifiutati di riprendere a
lavorare, il mio collega che fa carico e scarico merci ha rifiutato
per ben una settimana, motivato per la sicurezza e perché a gratis
non si lavora: no money, no work!
Noi
che siamo servizio essenziale e ci stiamo alternando abbiamo subito
il taglio delle ore, oltre che una decurtazione dello stipendio che
si reggeva sulle prestazioni straordinarie extra, anche queste
tagliate e rimesse in prestazione ordinaria. I riassetti ci sono ed è
per questo che non è finita la lotta con il mese scorso, non è più
una questione di misure di emergenza: la prossima lotta sarà
un emergenza lavorativa, dobbiamo tenerlo presente per il futuro
perché, se abbiamo tenuto il punto fino in fondo con le chiusure
durante questa pandemia, dovremmo avere la stessa capacità di
rimettere al centro una vita degna, salari adeguati, sicurezza,
salute e tutele. Quattro punti da cui ripartire che
riguardano tutta la classe lavoratrice, qualsiasi settore sia, perché
è questo che ci ha fregato ragionare singolarmente e non capire che
tutti/e ci siamo dentro.
***
La
situazione qua sta precipitando nelle fabbriche e negli appalti come
chi lavora negli uffici smistamento logistica. Si lavora a tappe
alterne senza una comunicazione chiara, mantenendo tutti un profilo
basso.
Un’ora
fa a pochi chilometri da qui un operaia si è messa in isolamento
volontario, ieri le operaie hanno indossato la mascherina, la paura
c’è: siamo in 300 in un capannone industriale e mentre ieri si
cercava di placare l’agitazione, l’ordine era non fare uscire le
notizie interne.
10
minuti fa, il settore uno si è rifiutato di lavorare se non
provvedevano al ricambio delle mascherine: chi può le ordina on line
ma sono arrivate a costare 70 volte il prezzo di mercato.
Noi
degli appalti eseguiamo sanificazione a rotta di collo: doppi turni
compressati in poche giornate.
Stiamo
pressando per farci dare le mascherine ffp2, stiamo a contatto con
detergenti ad alti volumi 75% sono irritanti, e cominciano a cedere i
nervi perché le comunicazioni sono frammentate e non chiare, abbiamo
paura di essere mandate allo sbaraglio: niente è sotto il nostro
controllo, si ha un controllo capillare dall’alto su ogni minima
protesta.
Nessun commento:
Posta un commento