venerdì 1 maggio 2020

In queste giornate di mobilitazione nazionale del 30 aprile - 1° maggio lo Slai cobas per il sindacato di classe aderisce al PATTO D'AZIONE con qualche osservazione necessaria

Lo Slai cobas per il sindacato di classe aderisce al 'patto d'azione' e sottoscrive la mozione.

Il patto d'azione è un'esigenza della lotta di classe che raccoglie le spinte di lotta nelle fabbriche, nella logistica e nel territorio che hanno caratterizzato con scioperi, astensioni dal lavoro e manifestazioni la fase 1 della lotta economica contro padroni e governo dei padroni, ed è uno strumento necessario per affrontare la Fase 2 della lotta di classe che abbiamo d'avanti, che assume in parte forme già in atto, ma che pone e in parte ha bisogno di nuove forme di lotta che non possono concentrarsi sul “restare a casa”,  che richiede un conflitto aperto fatto di scioperi e manifestazioni, sia pure tenendo conto della continuità della pandemia e della necessità di rispettare le misure di precauzioni essenziali.
Senza questo patto d'azione che unisca differenti forze classiste e combattive e di reale opposizione politico/sociale questa strada non potrebbe essere percorsa. 

Slai cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale 
slaicobasta@gmail.com
aprile 2020

Pubblichiamo la mozione - stralci informativa della presentazione di essa da parte del SI.COBAS e le nostre nuove  osservazioni/proposte materia del futuro dibattito 

MOZIONE DI SINTESI DELLE DUE ASSEMBLEE NAZIONALI

Le due assemblee virtuali nazionali tenutesi giovedì 2 aprile e martedì 14 aprile, partecipate da oltre 150 persone a nome di decine di organizzazioni politiche, sindacali e sociali, si sono confrontate in maniera ampia e articolata sui temi posti all’ordine del giorno con l'appello lanciato dal SI Cobas, e partendo dalle implicazioni drammatiche dell’emergenza sanitaria ed economica connessa alla pandemia mondiale di CoViD-19.

Questa pandemia mette a nudo la crisi rovinosa che sta attraversando ogni aspetto del dominio capitalistico; dal processo di impoverimento al quale ampi strati della classe lavoratrice e masse povere stanno andando incontro (solo in Europa le stesse fonti istituzionali prospettano 25 milioni di nuovi disoccupati e 35 milioni di persone costrette a vivere sotto la soglia di povertà) al tentativo di governi e padroni di occultare le loro responsabilità storiche nell’aver determinato la crisi sanitaria globale.

Quale che sia la ricetta che i governanti europei adotteranno nel breve-medio periodo (sia essa fondata sui Coronabond o su un Mes riveduto e corretto, per non parlare delle altrettanto nefaste ipotesi di recrudescenze nazionaliste e protezionistiche), l'esito sarà sempre lo stesso: far pagare il costo di questa crisi ancora una volta sulle spalle (e sulla pelle) dei proletari.

Questo stato di cose è foriero di grandi esplosioni di malcontento e di protesta, e richiama la necessità di porre con forza all'attenzione dei lavoratori e degli oppressi la necessità oggettiva e immediata del superamento su scala internazionale del sistema di sfruttamento capitalistico.

L'indicazione da cui partire è quella che abbiamo visto esprimersi in queste settimane: da un lato la spinta delle proteste che migliaia di lavoratori, anche spontaneamente sia in Italia che in altri paesi del mondo, hanno legittimamente portato avanti pretendendo la chiusura delle aziende non essenziali – produttive e non – affinché la salute venisse prima dei profitti e affinché tutti potessero “restare a casa a salario pieno”, e che ha trovato una traduzione concreta sia nelle campagne di astensione portate avanti da SI Cobas e Adl Cobas nella logistica (che nelle scorse settimane si è tradotta nella definizione di accordi e Protocolli sulla sicurezza tesi a ridurre sensibilmente le attività e a garantire una copertura salariale prossima al 100% anche attraverso l'anticipo di FIS e Cigs), sia nei numerosi scioperi e azioni di protesta spontanee o promosse dalle realtà del sindacalismo di base e di classe; dall'altro i crescenti segnali di malcontento dell'esercito di lavoratori e lavoratrici con mille contratti non coperti da ammortizzatori sociali, lavoratori e lavoratrici a nero, occupati e occupate non garantiti, disoccupati e disoccupate che – soprattutto, ma non solo, al Sud – rivendicano un salario e un reddito per poter campare, senza cui è difficile “poter restare a casa”.

I tantissimi contributi, che sicuramente necessiteranno di ulteriori momenti di confronto, hanno in larghissima parte registrato una sostanziale convergenza di contenuti, e manifestato l'urgenza e la necessità di un'unità d'azione – dal terreno dell'agitazione fino a quello delle iniziative di lotta – partendo dalla condivisione di alcune rivendicazioni unificanti da diffondere nei luoghi di lavoro e sui territori.

1. I costi della pandemia siano pagati dai padroni, a partire da una patrimoniale del 10% sul 10% più ricco della popolazione al fine di recuperare almeno 400 miliardi di euro;

2. Diritto di stare a casa a salario pieno fino al termine della pandemia, per tutti i lavoratori e le lavoratrici operanti in settori e servizi non essenziali: la nostra salute vale più dei loro profitti;

3. Prevenzione straordinaria, con garanzia del tampone per tutti i proletari, a partire da quelli obbligati a lavorare in queste settimane soprattutto la popolazione sanitaria;

4. Piano di assunzione di nuovo personale sanitario: scorrimento degli idonei e delle idonee nelle graduatorie pubbliche e stabilizzazione dei precari e delle precarie, per garantire anche l'abbattimento dei turni di lavoro e le ferie bloccate;

5. Immediata estensione del Reddito di Cittadinanza. Senza vincoli e con un aumento degli importi tale da garantire a tutti un salario e un reddito per poter campare e nella prospettiva della riduzione drastica e generalizzata dell'orario di lavoro a parità di salario, affinché possano "lavorare tutti e lavorare meno";

6. Garantire la libertà di sciopero e l'agibilità sindacale, contrastando concretamente i divieti delle questure, dei prefetti e della Commissione di garanzia sugli scioperi: fino a quando si lavora si ha il diritto di svolgere attività sindacale e di scioperare;

7. Regolarizzazione e sanatoria per tutti gli immigrati, a partire dalle migliaia di “irregolari” del settore bracciantile: permessi di soggiorno, documenti anagrafici e riconoscimento pieno per tutti gli immigrati; garanzia di reddito e di salario, diritto all'abitare e assistenza sanitaria; per la chiusura dei CPR e la riapertura dei porti

8. Requisizione immediata di tutte le cliniche private, anche oltre l'emergenza, e di tutte le strutture per ricostruire tutti i servizi sanitari territoriali distrutti; contro la mercificazione della salute, per un sercizio sanitario unico, universale, efficiente e gratuito

9. Blocco immediato degli affitti e dei mutui sulla prima casa, così come di tutte le utenze (luce, acqua, gas, internet) e blocco a tempo indeterminato di tutte le occupazioni a scopo abitativo;

10. Sospensione delle misure restrittive - a conclusione dell'emergenza - per reprimere scioperi, mobilitazioni e manifestazioni; contro i Decreti-sicurezza e contro ogni ipotesi di militarizzazione ulteriore dei territori e dei luoghi di lavoro.

11. Sospensione di qualsiasi progetto di "Autonomia differenziata". Che si dimostra essere una penalizzazione per i proletari ei lavoratori del Sud, che replica il fallimentare modello di gestione regionale ed ha contribuito all’emergenza odierna;

12. Drastico taglio alle spese militari (un F35 equivale a 7113 respiratori) e alle grandi opere inutili e dannose (quali TAV, TAP, Muos)

13. Amnistia e misure alternative per garantire la salute di tutti i detenuti e di tutte le detenute;

L'assemblea, su questi contenuti, si impegna a sostenere le iniziative promosse dalla rete “Vogliamo Tutto” già in corso per la settimana dal 25 aprile al 1 maggio, nonché le iniziative di lotta e di sciopero sui luoghi di lavoro a partire da quelle già indette da SI Cobas e Adl Cobas per il 30 aprile e il 1 maggio, assumendo l' indicazione a tutti i lavoratori di astenersi in ogni caso dal lavoro nella giornata del 1 maggio e lavorando per allargare il più possibile gli stati di agitazione nella giornata del 30 aprile.
Sulla base di questa piattaforma unitaria le realtà partecipanti si impegnano a tenere un nuovo incontro in modalità telematica nella prima settimana di maggio nel corso del quale si discuteranno gli aspetti organizzativi necessari a funzionalizzare e coordinare al meglio il lavoro comune.

Peppe (a nome dell'Esecutivo nazionale SI Cobas)

Cari compagni, vi invio in allegato il testo corretto della mozione fatta circolare dopo il 2 aprile, dal corretta in vista dell'assemblea del 16 e ora ulteriormente modificata alla luce delle osservazioni che ci sono pervenute.

Le uniche proposte di modifica-integrazione che ci sono arrivate dopo il 14 aprile sono state quelle di Classe contro Classe, di Campagne in Lotta e dello Slai Cobas per il sindacato di classe.
Gran parte di queste osservazioni sono essenzialmente delle specifiche su alcuni punti (sanità universale e gratuita al di là della dicotomia pubblico-privato, immigrazione, lotte operaie di queste settimane, divieti di sciopero, spese militari) che riteniamo un arricchimento di quanto finora prodotto e quindi da assumere.

I compagni dello Slai Cobas per il sindacato di classe esprimevano inoltre un dissesto sulla rivendicazione al punto 12 relativa alla richiesta della chiusura dell'Ilva. Riteniamo che, come osservato da questi compagni, effettivamente la questione non sia stata sufficientemente discussa, quindi, in attesa di un confronto più specifico nel merito, di "congelarla" e quindi non menzionarla nel testo.

Infine, Classe contro Classe (e in misura più smussata lo Slai), proponevano di dare minore centralità sul testo al tema della patrimoniale.
Su questo punto, pur chiarendo e specificando che la parola d'ordine "fare pagare la crisi ai padroni" non si riduce sic et simpliciter alla patrimoniale, come SI Cobas esprimiamo la nostra contrarietà ad annacquare la centralità di questa rivendicazione agitatoria in questa fase, fatta propria in queste settimane da migliaia di lavoratori e disoccupati e contro la quale (e non è un caso) si stanno scatenando le ire del fronte padronale e della quasi totalità delle loro marionette politico-istituzionali.

Nel testo che vi inviamo abbiamo provato ad implementare al meglio le osservazioni di cui sopra.
Specifichiamo altresì che il testo si propone non tanto di fare una sintesi dello "status quo" tra i rispettivi pezzi e organizzazioni che compongono il Patto d'azione, bensì di verificare la sua concreta praticabilità nel vivo delle lotte e dello scontro di classe....

Infine una riflessione sul metodo di lavoro assunto finora. I ritardi nell'elaborazione della mozione mettono a nudo l'estrema difficoltà a fare funzionare una rete larga facendo leva solo sulla spinta del SI Cobas, visti gli innumerevoli impegni con cui dobbiamo fare i conti. Per quanto ci riguarda, siamo noi i primi a sollecitare un maggior protagonismo degli altri "nodi" dal punto di vista organizzativo ed operativo, e ci impegniamo a porre la questione nella prossima assemblea che vi proponiamo nella settimana successiva al 1 maggio.
Saluti rossi. 

Da Slai cobas per il sindacato di classe
Quando si firma un patto d'azione si considera che questo è un terreno di una necessaria lotta anche all'interno di esso, per affermare contenuti e forme di organizzazione che rispecchino effettivamente gli interessi generali della lotta di classe.
Abbiamo già con emendamenti indicato alcune modifiche all'impianto iniziale della mozione. Qualcuna è stata accettata altre no. E' evidente che il nostro intendimento è, all'interno dell'unità, far sentire forte e chiara la voce dei lavoratori, precari, disoccupati, migranti perchè si vada oltre e meglio, su alcuni punti fondamentalmente:
primo, la questione dell'allargamento del fronte di lotta e delle organizzazioni sindacali e rappresentanze sindacali che attualmente sottoscrivono il patto. Su questo dobbiamo scontrarci innanzitutto apertamente con il settarismo autoreferenziale dell'Usb nazionale, al servizio di una prassi spesso volta alla conciliazione, con accordi, ecc.; ma anche contro le influenze di questo orientamento esistenti in alcune delle organizzazioni che aderiscono al patto. 
secondo, sulle campagne. Come la lotta va allargata, così le campagne vanno definite con strutture e metodi differenti e devono guardare  al di là dell'area attuale del 'patto d'azione'. Ciò vale per la questione delle spese militari, per la questione dell'amnistia, ecc
terzo, restano le nostre obiezioni su come è messa la questione della patrimoniale.

SLAI COBAS per il sindacato di classe
30 aprile

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