Nell'intervento/comizio
dello Slai Cobas
SC alla port. A di ieri avevamo preannunciato questa linea di AM e
posto la necessità, urgenza delle assemblee perchè siano i
lavoratori a discutere, e prendere nelle mani l'iniziativa. Basta con
i sindacati che altro non fanno che chiedere incontri, ora nuovamente
al Mise, mentre tutti gli operai dicono che sono spariti in fabbrica.
ArcelorMittal usa gli operai come "usa e getta" a seconda dell'andamento del mercato, così taglia i costi del lavoro e tutela i suoi profitti e gli operai devono stare in cig con la miseria di 800/900 euro al mese. Questo è inaccettabile!
ArcelorMittal usa gli operai come "usa e getta" a seconda dell'andamento del mercato, così taglia i costi del lavoro e tutela i suoi profitti e gli operai devono stare in cig con la miseria di 800/900 euro al mese. Questo è inaccettabile!
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ArcelorMittal
chiama i sindacati: si fermano impianti appena ripartiti - Redazione
del Corriere di Taranto
pubblicato il 14 Maggio 2020, 20:01
Una
convocazione non prevista per una riunione dai
contenuti inaspettati. ArcelorMittal ha convocato le
organizzazioni sindacali per comunicare alcune variazioni
rispetto all’attuale assetto di marcia dello stabilimento.
Nella fattispecie l’azienda ha comunicato che a causa di un
rallentamento
produttivo di alcuni clienti, fermerà gli impianti che erano ripartiti da alcuni giorni.
Queste le fermate previste a partire da domani: PLA dal 17 Maggio; Decapaggio da domattina a partire dalle ore 7,00; Decatreno da sabato 16 Maggio; Zincatura 2 che sarebbe dovuta ripartire dal 18 maggio resterà ferma fino a data da destinarsi, mentre Zincatura 1 continuerà regolarmente lamarcia. Sul Treno nastri 2 attualmente fermo per manutenzione è in corso di valutazione da parte di ArcelorMittal la ripartenza dello stesso impianto. Fim, Fiom, Uilm e Usb hanno evidenziato “alcune criticità rispetto alla fase che attraversa lo stabilimento siderurgico di Taranto e ritengono inaccettabili e ingiustificate le modalità con cui l’azienda, a seguito di una comunicazione di ripartenza degli stessi impianti di pochi giorni fa, modifichi di fatto, quanto precedentemente comunicato – si legge in una nota unitaria -.
Le
scriventi organizzazioni sindacali ritengono immotivate le
scelte della multinazionale ed è del tutto evidente che provi a
celarsi dietro una strategia già definita. Pertanto, riteniamo
necessario un immediato intervento da parte del Governo per
salvaguardare il futuro occupazionale e ambientale del territorio
ionico vista la sua strategicità più volte ricordata nei decreti
d’urgenza da vari governi che si sono succeduti in questi lunghi
anni di vertenza ex Ilva” concludono Fiom, Fim, Uilm e Usb.produttivo di alcuni clienti, fermerà gli impianti che erano ripartiti da alcuni giorni.
Queste le fermate previste a partire da domani: PLA dal 17 Maggio; Decapaggio da domattina a partire dalle ore 7,00; Decatreno da sabato 16 Maggio; Zincatura 2 che sarebbe dovuta ripartire dal 18 maggio resterà ferma fino a data da destinarsi, mentre Zincatura 1 continuerà regolarmente lamarcia. Sul Treno nastri 2 attualmente fermo per manutenzione è in corso di valutazione da parte di ArcelorMittal la ripartenza dello stesso impianto. Fim, Fiom, Uilm e Usb hanno evidenziato “alcune criticità rispetto alla fase che attraversa lo stabilimento siderurgico di Taranto e ritengono inaccettabili e ingiustificate le modalità con cui l’azienda, a seguito di una comunicazione di ripartenza degli stessi impianti di pochi giorni fa, modifichi di fatto, quanto precedentemente comunicato – si legge in una nota unitaria -.
Gazzetta
del mezzogiorno
Taranto,
retromarcia Mittal l’addio è più vicino
È destinato a
tornare sul tavolo del Governo il dossier Ilva. Forse già la
prossima settimana il Mise o direttamente Palazzo Chigi, ora che la
morsa del Covid-19 si è fatta meno soffocante, (video)chiameranno
tutte le parti della complessa trattativa che lo scorso 4 marzo
sembrava essere arrivata finalmente ad un punto di svolta. Invece la
crisi dell’acciaio, dovuta anche alla pandemia, ha peggiorato i
conti di ArcelorMittal, la multinazionale che gestisce in fitto il
complesso aziendale ex Ilva dal novembre 2018, e avvicinato l’addio
per il quale era stata prevista scansione temporale (novembre) e
prezzo (500 milioni di euro).
Questa settimana doveva
essere quella nella quale l’interlocuzione tra i commissari
dell’Ilva, Invitalia, Governo e ArcelorMittal doveva entrare nel
vivo, con la definizione del piano industriale da proporre ai
sindacati in vista dell’accordo con i rappresentanti dei lavoratori
da raggiungere, secondo cronoprogramma, entro maggio. Invece Lucia
Morselli, amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, per più
volte ha dato buca (l’ultima, ieri), segno evidente che o non ha
avuto il mandato ad andare avanti da Londra oppure che le condizioni
sono così cambiate da ritenere impraticabile l’ipotesi di
garantire piena occupazione ai 10.700 dipendenti al termine della
realizzazione degli interventi previsti dal piano industriale. In un
caso o nell’altro, ArcerlorMittal sarebbe fuori dalla partita
perché il Governo mai accetterebbe esuberi. A quel punto scatterebbe
la ricerca di un nuovo partner industriale da affiancare a Invitalia
e il nome che circola con maggiore insistenza è quello di Arvedi, al
quale guarderebbe anche la Morselli, almeno stando a guardare le sue
ultime mosse nell’organigramma della fabbrica, nel tentativo così
di succedere a se stessa (ma il Governo sembra avere altre idee, e
soprattutto, altri nomi sul punto).
Che la situazione stia
precipitando lo si intuisce non solo dallo sconcerto con il quale i
partecipanti al gruppo di lavoro per dare un futuro al siderurgico di
Taranto, e con esso alla siderurgia italiana, hanno appreso
dell’ennesima presa di tempo della Morselli sul piano industriale,
ma anche dall’atteggiamento dei sindacati.
Ieri pomeriggio Arcelor
Mittal ha convocato le organizzazioni sindacali per comunicare alcune
variazioni rispetto all’attuale assetto di marcia dello
stabilimento. In particolare, l’azienda ha comunicato che a causa
di un rallentamento produttivo di alcuni clienti fermerà gli
impianti che sono ripartiti da alcuni giorni, facendo una vera e
propria retromarcia. In una nota congiunta, Fim, Fiom, Uilm e Usb
evidenziano «alcune criticità rispetto alla fase che attraversa lo
stabilimento siderurgico di Taranto e ritengono inaccettabili e
ingiustificate le modalità con cui l’azienda, a seguito di una
comunicazione di ripartenza degli stessi impianti di pochi giorni fa,
modifichi di fatto, quanto precedentemente comunicato». I sindacati
ritengono che ci sia una «strategia già definita» e chiedono un
immediato intervento da parte del Governo per «salvaguardare il
futuro occupazionale e ambientale del territorio ionico vista la sua
strategicità più volte ricordata nei decreti d’urgenza da vari
governi che si sono succeduti in questi lunghi anni di vertenza ex
Ilva».
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