AL PRESIDENTE REGIONE
PUGLIA, MICHELE EMILIANO
all'Assessore al Lavoro, Sebastiano Leo
Alla Dr.ssa Titti De Simone
epc al Sindaco, Stefano Comune Taranto
All'Assessore al lavoro, Francesco Cosa
OGGETTO: LEGGE SUL "REDDITO DIDIGNITA'" IN PUGLIA - necessarie modifiche - richiesta incontro
all'Assessore al Lavoro, Sebastiano Leo
Alla Dr.ssa Titti De Simone
epc al Sindaco, Stefano Comune Taranto
All'Assessore al lavoro, Francesco Cosa
OGGETTO: LEGGE SUL "REDDITO DIDIGNITA'" IN PUGLIA - necessarie modifiche - richiesta incontro
Lo Slai
cobas per il sindacato di classe di Taranto e l'organizzazione Disoccupati
Organizzati hanno letto con attenzione il testo della Legge per l'introduzione
in Puglia del "Reddito di dignità".
Noi siamo chiaramente favorevoli ad una misura che - come accade in vari paesi della UE - dia finalmente un sostegno economico in attesa del lavoro ai disoccupati e a chi ha perso il lavoro ed è privo di ammortizzatori sociali. Nel merito, però, riteniamo che i criteri del "reddito di dignità" che codesta Regione ha stabilito non siano ancora quelli che possano costituire un effettivo sostegno a tutti i disoccupati.
Noi siamo chiaramente favorevoli ad una misura che - come accade in vari paesi della UE - dia finalmente un sostegno economico in attesa del lavoro ai disoccupati e a chi ha perso il lavoro ed è privo di ammortizzatori sociali. Nel merito, però, riteniamo che i criteri del "reddito di dignità" che codesta Regione ha stabilito non siano ancora quelli che possano costituire un effettivo sostegno a tutti i disoccupati.
- Si tratta di una misura di reddito molto basso,
che chiamarlo di "dignità" sembra un eufemismo: il massimo sarebbero
600 euro ma devi essere una famiglia di 5 persone. Vale a dire poco più di 100
euro al mese a persona. Per le altre famiglie il "reddito di dignità"
andrebbe proporzionalmente ridotto. E facendo un pò di conti, a una famiglia
con 2 persone andrebbero meno di 250 euro, con cui, è evidente, non si
riuscirebbe neanche a mangiare. In questo modo più che "reddito di
dignità", si può chiamare di "elemosina"
- Viene ristretta enormemente la platea dei
beneficiari: solo famiglie che non superano i 3000 euro. Quindi, basta che
un componente della famiglia faccia dei lavoretti, che non avrebbe diritto al
reddito. .
- Viene riferito alle "famiglie", non a
tutti i disoccupati. Un provvedimento, quindi, che da un lato si presenta
di fatto "ideologico-politico", di affermazione della famiglia e
della famiglia tradizionale con uomo, donna, figli; dall'altro è estremamente
penalizzante per giovani, donne che vogliono andare via dalla famiglia,
acquisire un'indipendenza, ma che proprio per la mancanza di lavoro o reddito
non possono farlo.
- Per le donne, poi si presenta doppiamente
penalizzante, lì dove, invece, un reddito collegato alla persona e non alla
famiglia permetterebbe a molte donne di liberarsi di situazioni familiari
fortemente oppressive o anche violente.
Quindi, così com'è attualmente questa legge non risponde alla rivendicazione generale dei disoccupati e delle disoccupate.