Camionisti schiavi spiati in
bagno. I datori di lavoro rischiano il processo
Violenza
privata e minacce: «Li costringevano a truccare i tachigrafi»
di Mario
Consani
Milano, 26 ottobre 2015 - Anche i
camionisti schiavi ogni tanto si ribellano. Non ce la facevano più con
i turni di lavoro massacranti dalle 12 alle 20 ore al giorno per cinque
giorni la settimana dal lunedì al venerdì. E il sabato, poi, niente riposo:
tutti in azienda a lavare il proprio camion. E non finiva lì. Stando alle
indagini della Procura, pause durante il servizio non ne potevano proprio
prendere: per mangiare un panino al volante e via. E se a qualcuno scappava
la pipì, al cellulare dovevano far sentire persino il rumore dello sciacquone.
Del resto, gli spostamenti di tutti gli autisti erano tenuti d’occhio «in tempo
reale mediante Gps». Così, dopo la denuncia di alcuni dei dipendenti, ora i
titolari dell’azienda di autotrasporti Ltm srl. di Arconate, padre e figlio,
uno amministratore unico l’altro amministratore di fatto, rischiano il
processo con accuse pesanti e variegate, dalla violenza privata
all’omissione dolosa di cautele in materia di infortuni sul lavoro, fino alla
violenza o minaccia per costringere altri a commettere un reato. Perché, stando
alle accuse, il contratto di lavoro stipulato con i camionisti prevedeva anche
l’obbligo non scritto ma vincolante - pena il licenziamento - di usare due
diverse “card” teoricamente appartenenti a due persone diverse, per fingere che
al volante si dessero il cambio due autisti mentre invece era uno solo a
utilizzarle entrambe, in violazione delle leggi a tutela della sicurezza
stradale e per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. E sempre allo
stesso scopo, stando al capo di imputazione, i titolari della Lmt srl. autotrasporti
avrebbero anche costretto almeno otto camionisti - uno romeno e sette
italiani - a «mettere il disco cronotachigrafo sulla posizione di
“riposo” in tutti i casi in cui il veicolo era fermo, ma l’autista era
impegnato in altre attività di lavoro» per esempio di carico o scarico delle
merci o di sorveglianza durante queste operazioni. In questo modo avrebbero
anche alterato «le risultanze del dispositivo con riguardo alla registrazione
dei periodi di riposo effettivo da parte del conducente». A giorni l’udienza
preliminare davanti al giudice.
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