Strage di Viareggio: dalla Cassazione una sentenza politica, anche
contro i lavoratori.
La
sicurezza si paga: per noi semplici RLS quasi 80.000 euro di spese
legali
Viareggio,
29 marzo 2021. Al nostro giudizio fortemente negativo sul merito
della sentenza di Cassazione per la Strage di Viareggio, per la
mancata applicazione del Testo unico sulla sicurezza del lavoro, si
aggiunge un grave fatto che ci riguarda direttamente come
Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza che hanno partecipato
al processo in qualità di parte civile: siamo stati chiamati, dai
legali delle FS, a versare una somma complessiva di quasi 80.000 euro
destinate a risarcire agli imputati le ingenti spese legali dei primi
due gradi di giudizio, oltreché a pagare le spese processuali del
terzo grado di giudizio.
La
Corte (leggi il dispositivo), avendo escluso l’applicazione delle
aggravanti previste per la violazione delle norme sulla sicurezza del
lavoro per l’immane disastro ferroviario, ha delegittimato tutte le
parti civili di rappresentanza dei lavoratori – sindacati e RLS –
già riconosciute in primo e secondo grado, con la conseguenza degli
addebiti economici.
La
strage di Viareggio è ormai tragicamente nota a tutti. Erano le
23.45 circa del 29 giugno 2009 quando, nella stazione, un treno merci
carico di gas GPL deragliò e si compì l’immane tragedia: 32
morti, decine di feriti gravissimi, un intero quartiere distrutto. Il
processo che ha coinvolto varie società, amministratori delegati e
manager, l’8 gennaio 2021 dopo quasi 12 anni, è giunto ad un esito
tanto inatteso quanto pericoloso per il futuro della sicurezza sul
lavoro e delle ferrovie.
La
controversa sentenza della Corte di Cassazione ha incomprensibilmente
determinato un ribaltamento delle decisioni del Tribunale di Lucca in
1° grado (2017) e confermate dalla Corte d’Appello di Firenze
(2019), le quali avevano riconosciuto le responsabilità delle
società e dei manager coinvolti, ha ritenuto non applicabile il
Testo unico sulla sicurezza del lavoro e le relative aggravanti. Ha
dichiarato conseguentemente prescritto l’omicidio colposo, pur
condannando in via definitiva alcuni degli imputati per il reato di
disastro ferroviario, rimandato ad un appello bis altri e prosciolto
tutte le imprese.
Oltre
all’amarezza di una decisione così clemente nei confronti del
potere, rappresentato dalle imprese e dal sistema economico
finanziario del settore, subiamo oggi la gravissima conseguenza
dell’addebito delle spese legali da affrontare come singoli
lavoratori.
E’
evidente che il pagamento di somme così elevate rappresenta un vero
problema per tutti i soggetti coinvolti – e anche per quei
sindacati che pure possiedono maggiori strumenti – ma per noi
risulta un onere gravissimo, quasi insormontabile. Sottolineiamo che
non abbiamo mai ricevuto un centesimo dei risarcimenti riconosciuti
nei primi due gradi di giudizio.
A
fronte dell’impegno di questi anni, ad una sentenza percepita come
profondamente ingiusta si va a sommare un’ulteriore ingiustizia cui
far fronte con evidenti ripercussioni sulla nostra vita privata.
In
questi oltre 11 anni, con i familiari delle vittime e con i tanti
cittadini di Viareggio che hanno vissuto da vicino la tragedia,
assieme a centinaia di ferrovieri di tutta Italia, abbiamo condiviso
la battaglia per sicurezza, verità e giustizia, abbiamo messo a
disposizione la nostra esperienza diretta offrendo un contributo e un
supporto di conoscenze, di carattere tecnico, documenti, prove e
testimonianze, sia per la formazione delle determinazioni processuali
che nella incessante opera per la divulgazione e la comprensione
presso l’opinione pubblica delle regole di dettaglio del
funzionamento del sistema ferroviario, un ambito specialistico con
processi produttivi sconosciuti ai più. E lo rifaremmo con la stessa
convinzione.
L’attacco
frontale a questa partecipazione delle figure di rappresentanza dei
lavoratori, è politico, pericoloso e inaccettabile, quasi a relegare
questa tragedia alla sola sfera privata dei soli congiunti diretti,
“ammonendo” le singole parti civili con la mannaia economica
delle spese legali. Nelle pieghe del dispositivo della sentenza,
letto nell’aula della Cassazione l’8 gennaio scorso, c’è il
tentativo di fiaccarci anche individualmente e l’obiettivo
ideologico di dissuadere chiunque, in futuro, ad occuparsi delle
vicende processuali per questi disastri, nonostante i ferrovieri
siano sempre coinvolti e spesso anche vittime.
Siamo
determinati a respingere questa deriva giudiziaria e questa ondata di
cultura intimidatoria con la forza dell’unità e solidarietà
dimostrata in questi anni tra familiari, cittadini di Viareggio,
associazioni democratiche, sindacati, enti, ferrovieri, viaggiatori e
da tutti coloro che hanno a cuore la sicurezza. Soprattutto perché
se non affrontata e risolta collettivamente, questa vicenda rischia
di divenire un micidiale deterrente alla partecipazione civica dei
lavoratori nella difesa dei diritti individuali e collettivi e per la
tutela della salute nei luoghi di lavoro, nonché alle battaglie
sociali per la sicurezza ferroviaria.
Lanciamo
un appello per un sostegno diffuso, anche economico, per far fronte
alle conseguenze di questa sentenza che – se subita passivamente –
rischia di neutralizzare quell’indispensabile anticorpo interno e
di controllo del sistema produttivo nelle ferrovie, rappresentato
dagli stessi lavoratori.
Da
parte nostra confermiamo l’impegno a proseguire la battaglia sul
fronte legale e soprattutto sui nostri luoghi di lavoro, che sono i
binari, officine, treni e stazioni, tutti luoghi in cui anche
cittadini e viaggiatori devono sentirsi al sicuro.
Per la
sottoscrizione abbiamo aperto un apposito conto corrente.
IBAN:
IT96V0760103200001053269260
intestato a Dante De
Angelis.
Per i versamenti la
causale è:
“Contributo di
solidarietà per spese legali e processuali RLS Processo Viareggio”.
I lavoratori RLS
coinvolti:
Vincenzo Cito
(Torino), Filippo Cufari (Livorno), Dante De Angelis, (Roma),
Maurizio Giuntini (Pisa), Alessandro Pellegatta (Milano), Giuseppe
Pinto (Bologna)
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Il Comunicato della
Corte di Cassazione relativo alla sentenza
Fonte:
https://www.cortedicassazione.it/