Ieri a nel
corso dello sciopero dei lavoratori della logistica, al Catt di Grugliasco
(Torino), è morto di infarto il mercataro Giuseppe Di Cesare.
I mass media
padronali (tutti, tranne poche eccezioni) ne hanno approfittato per gettare
fango contro i lavoratori in sciopero, contro il SiCobas e contro i solidali.
Stefano Di
Cesare, figlio di Giuseppe, dice: «Non è colpa dei manifestanti». E intanto
salta fuori il ritardo della Croce Rossa e la violenza feroce degli sbirri
contro lavoratori inermi.
Il figlio dell’ambulante morto al Caat: “Non è colpa dei manifestanti”
Stefano De Cesare ha 22 anni. È il figlio di Giuseppe, l’ambulante di 49
anni ucciso da un infarto al Caat di Grugliasco. Ed è proprio il 22enne, mentre
sui giornali e sedi politiche rimbalza la tesi che l’ambulante sia morto
d’infarto a causa del litigio con i manifestanti, a togliere ogni dubbio. «Si è
trattato di una tragica fatalità – dice – non credo che le persone con cui ha
discusso siano responsabili della sua morte. Non ce l’ho con loro. È stata solo
una fatalità».
Stefano lavorava col padre al banco di ortufrutta di famiglia in corso
Cincinnati a Torino, che un tempo era del nonno. «Siamo una famiglia storica di
mercatali, racconta Barbara, sorella di Giuseppe – ci conoscono un po’
dappertutto». Anche per questo ai mercati generali i colleghi di Giuseppe
osserveranno un minuto di raccoglimento. Intanto Stefano, che vive a Givoletto
con la sua famiglia parla ancora del padre «Papà era un grande lavoratore e ci
mancherà tanto», conclude. Parole di cordoglio per Giuseppe De Cesare anche dal
sito di riferimento del network antagonista piemontese, infoaut. «Alla famiglia
e ai conoscenti della persona che è venuta a mancare, va tutto il nostro
cordoglio e la nostra vicinanza per la perdita di una persona cara» scrivono in
un editoriale.
Mentre a poche ore dalla morte di Giuseppe De Cesare è polemica sui
soccorsi. Il 49enne poteva salvarsi se sul posto ci fosse stato un presidio
sanitario? È la domanda che si pongono in molti e in particolare i Si Cobas.
Infatti, nonostante la forte presenza delle forze dell’ordine non c’erano
ambulanze anche se c’erano già stati dei tafferugli e già un lavoratore aveva
avuto un malore.
Non solo. Come fa notare Francesco La Torraca dei Si Cobas, «Al centro del
Caat non c’è neanche un presidio sanitario».
Sotto accusa anche l’intervento dell’ambulanza che sarebbe arrivata,
secondo i testimoni, ascoltati anche dalla polizia che indaga sugli scontri,
con 45 minuti di ritardo. «Non capiamo perché, nonostante la manifestazione in
corso e le forze dell’ordine in assetto militare, non ci fosse neppure
un’ambulanza. Quella che ha soccorso il povero ambulante è arrivata dopo 45
minuti…»
Ma quest’affermazione viene contestata dal 118 che dal suo ufficio stampa
fa sapere che l’ambulanza sarebbe invece arrivata dopo 15 minuti di cui 9 di tragitto.
Tornando alla manifestazione, i Cobas sostengono che i militanti dei centri
sociali, finiti sul banco degli imputati sia per Stefano Esposito del Pd e
Maurizio Marrone di FdI. Invece La Torraca, punta l’indice verso la polizia «La
scorsa notte le forze dell’ordine hanno difeso l’illegalità».
Per quanto riguarda invece i militanti dei centri sociali, La Torraca
spiega: «Sono rimasti in disparte, anche perché non ci interessava che
diventasse il loro sciopero. La tensione è scoppiata quando è uscito un camion
ad alta velocità nonostante lo sciopero. Ma gli antagonisti erano dietro e
stavano tranquilli, i protagonisti della manifestazione sono stati i
lavoratori. Non ci fossero stati gli antagonisti – conclude – sarebbe successa
la stessa cosa se non peggio».
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