Champagne! Ne avranno stappate almeno un paio i
padroni per brindare a Renzi... e alla sua Legge di stabilità che regala
miliardi
"Gli
facciamo un monumento" ha
detto di rimando a queste parole Bombassei, addirittura anche "se
riesce a fare la metà di ciò che dice". Mentre un altro padrone,
Pesenti, nota che "In effetti… si vede che qui c'è una certa
sintonia".
La
"sintonia" di Renzi con i padroni è totale: ha annunciato che nella
Legge di stabilità, la vecchia Finanziaria, da 30 miliardi che il governo ha
preparato e che sarà presentata domani c'è, tra l'altro, l'abbattimento
dell'Irap del 50%.!
Ed è logico
che i padroni siano più che contenti, visto "il disegno del governo – come
riporta il sole 24 ore di oggi - che punta a rendere più 'appetibile' per le
imprese il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, semplificando la
flessibilità in uscita (con la revisione della disciplina sul reintegro) e con
consistenti sconti fiscali." Cioè la cancellazione dell'articolo 18 e
soldi ai padroni, appunto!
Quanto
risparmieremo, si dicono fregandosi le mani, con questo taglio?
“Dal 2015 il
costo del lavoro sarà integralmente deducibile dalla base imponibile
dell'imposta regionale sulle attività produttive [Irap]. Una misura che in
termini di riduzione del carico fiscale su imprese e autonomi vale 6,5
miliardi di euro.... (Renzi ha fatto bene i "compiti a casa"!)
"A beneficiarne saranno comunque tutte le imprese, anche se l'intervento, così come ipotizzato, finisce per premiare soprattutto le imprese medio-grandi (labour intensive) [Cioè quelle con più operai]. Per le piccole e piccolissime imprese i risparmi di imposta potrebbero variare tra il 5% e 9%, toccare il 35% di risparmio per le Pmi e addirittura il 65% per unità operative medio-grandi." E certo queste cifre suscitano entusiasmo!
"A beneficiarne saranno comunque tutte le imprese, anche se l'intervento, così come ipotizzato, finisce per premiare soprattutto le imprese medio-grandi (labour intensive) [Cioè quelle con più operai]. Per le piccole e piccolissime imprese i risparmi di imposta potrebbero variare tra il 5% e 9%, toccare il 35% di risparmio per le Pmi e addirittura il 65% per unità operative medio-grandi." E certo queste cifre suscitano entusiasmo!
"Un
taglio del carico fiscale sulle imprese da 6,5 miliardi di euro potrebbe
migliorare il Pil già a partire dal 2015 di 1,6 miliardi e toccare i sette
miliardi a regime, a conclusione del triennio della legge di stabilità
2015-2017. Non solo. In termini di maggiore spinta all'occupazione [che si
avrebbe, forse, solo se i padroni licenziassero operai "vecchi" con
nuovi senza diritti] il taglio della componente lavoro dal calcolo del valore
della produzione potrebbe valere anche fino da 0,2 a 0,3 punti percentuali,
così come sui consumi che a regime potrebbero crescere di 0,4 punti."
Senza volerlo il padrone con questa misera percentuale del possibile aumento
dei consumi ci dice la verità, e cioè che i benefici di questa manovra sono
tutti a favore dei capitalisti e non delle masse.
Il taglio del costo del lavoro dall'imponibile Irap si andrà ad aggiungere alla riduzione del 10% sulle aliquote dell'imposta regionale introdotta con il decreto Irpef di maggio.
E quanto
risparmieremo, si dicono fregandosi le mani, con l'altro taglio ai contributi
per i lavoratori?
"Risparmi
di 8.500 euro l'anno per ogni assunto!" Titola il Sole 24 ore.
"Dal
2015 un imprenditore potrà risparmiare tra gli 8.550 e gli 8.850 euro per ogni
neoassunto con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti con reddito
di 22mila euro lordi. La cifra risparmiata potrà salire a 9.542 euro, in
caso di stabilizzazione di un lavoratore che aveva un contratto a tempo
determinato."
"Nel complesso si avrebbe un abbattimento secco del 35% del costo del lavoro sui neoassunti – spiega De Fusco – e di circa 4 punti percentuali per i vecchi lavoratori".
Perché i padroni ci tengono tanto alla cancellazione dell'Irap? Perché
per loro è “L'imposta più odiata”.
"L'Irap,
sin dalla sua nascita, si porta dietro la sgradevole immagine di 'tassa
ingiusta'. Certo – deve ammettere il giornalista - rispetto al 1997 - anno dei
primi pagamenti dell'Irap - molte correzioni, semplificazioni e riduzioni
del prelievo sono arrivate." E tali e tante che di fatto era stata già
quasi abolita! "Talvolta lo si è fatto per adeguarsi o per rimediare alle
sentenze delle Corti, dalla Cassazione alla Corte costituzionale; altre volte
per rispondere - ancorché parzialmente - all'allarme del mondo produttivo
sugli effetti devastanti di questa imposta. Nel corso degli anni, solo
per citare alcune misure volte a ridurre l'impatto dell'imposta, sono
arrivate detrazioni fisse dalla base imponibile e detrazioni legate
in modo specifico al costo del lavoro che hanno escluso dall'imposta
moltissimi soggetti economici di piccole dimensioni. Un segnale è giunto
anche con l'introduzione della possibilità di dedurre dall'Ires una quota
dell'Irap pagata. Non c'è dubbio, però, che la misura ora annunciata dal
governo rappresenti una scossa, che non può essere paragonata agli interventi
del passato."
Ma comunque
"Una misura di questo tipo appare più efficace del taglio lineare dell'aliquota
(come è stato fatto sempre dal governo Renzi poco prima dell'estate), che
produrrebbe una riduzione del prelievo "democratica" - ovvero uguale
per tutti - ma forse poco lungimirante nella fase attuale, nella quale il
lavoro [i padroni chiamano “lavoro” pure il loro profitto] ha bisogno di essere
sostenuto. Spostare tutto, come intende fare il governo sul costo del lavoro,
[il vero sogno dei padroni è che il “costo del lavoro”, cioè il salario
dell'operaio, se lo accolli tutto lo Stato!] risponde così all'esigenza di
rendere più competitive le imprese, [cioè, dateci la possibilità di fare più
profitti]..."
Dunque Renzi
dice "lo Stato si sostituirà all'imprenditore” e dà i soldi ai padroni,
non facendogli pagare i contributi per i lavoratori; toglie loro il fastidio
dell'articolo 18 cosicché possano licenziare tranquillamente, come chiede
Squinzi che attacca per questo sfacciatamente tutto lo Statuto dei lavoratori:
"Lo Statuto dei lavoratori è stato messo a punto quasi 50 anni fa e non è
più adeguato a seguire l'evoluzione che c'è stata in tutto il mondo. Non è più
adeguato ai tempi attuali. Non permette agli imprenditori di reagire con
rapidità ed efficacia alle condizioni di mercato che mutano velocemente".
Cioè non ci fa licenziare a piacere!
A questo punto quale sarebbe la
sfida lanciata da Renzi agli "imprenditori"?
Ma Squinzi è
diventato furbo e conoscendo il suo pollo tiene Renzi sulla corda, così nel
finale gli ricorda l'angoscia dei dati della crisi: i 9 punti di Pil persi dal
2007 ad oggi, il -25% di produzione industriale, il tasso di disoccupazione al
13%, che raggiunge il 44% per quanto riguarda quella giovanile per il quale il
presidente si sente "angosciato"! " e poi prima di un gelido
"valuteremo alla fine" chiude con le riforme che ancora vuole!
"Chiediamo
incentivi stabili, che non durino solo un anno" e poi le riforme: semplificazione
della pubblica amministrazione, del fisco, della magistratura,
della politica energetica...
Nel più
classico dei modi il padrone Squinzi, che rappresenta tutti i padroni d'Italia,
approfitta della crisi, causata dal suo sistema capitalista, per chiedere
riforme strutturali! E cioè poter a continuare a fare profitti senza tanti
ostacoli.
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