«Vorrei che
per un giorno chi parla di noi come padroni a caccia di ogni mezzo per rendere
il lavoratore sempre più debole e senza protezioni facesse un breve corso,
gratuito, nelle nostre fabbriche, quelle vere che gareggiano con il mercato».
Parole sante, verrebbe da dire! Questa frase, detta al Forum della Piccola
Industria, dimostra come in questi due anni Squinzi, attuale presidente di
Confindustria, sia diventato progressivamente più sicuro di sé. Prima l'esempio
del fascismo padronale di Marchionne e ora quello del moderno fascista Renzi
gli hanno dato quella spinta che di suo non aveva, è diventato più aggressivo,
insomma fa il padrone! Anche se lui, insieme a qualche altro
"imprenditore" che si considera "lavoratore", non vogliono
che si usi questa parola, ed è a questo proposito che il vecchio Scalfari, nel
suo editoriale sulla Repubblica di ieri, si inalbera e un po' seccato gli si
rivolge così: "Caro Squinzi, lei dice a volte cose molto sensate e a
volte - mi permetta di dirlo - alcune sciocchezze. I
padroni ci sono sempre ed oggi semmai sono più forti e più ricchi di prima e
questo è un punto sul quale lei di solito sorvola…"
Il problema
è che quando tutti i dati e le responsabilità diventano sempre più chiari,
dalla crisi che non si risolve, alla disoccupazione, all'evasione fiscale, alla
corruzione… allora il capitalista si rivolge all'opinione pubblica e torna a
spacciarsi come lavoratore, cosa che i capitalisti hanno provato a fare fin
dall'inizio del loro dominio sociale, e che Marx ha sbeffeggiato a più riprese:
"Certo, anch'egli può metter direttamente mano al processo di produzione
come il suo operaio, ma allora sarà una cosa intermedia fra il capitalista e
l'operaio, sarà un !'piccolo padrone." [Il Capitale, Ed. Riuniti, pag.347]
E ancora: "Il nostro amico, che poco fa era ancora tanto fiero del suo
capitale [Squinzi quando si vanta della sua azienda!] assume d'un tratto il
contegno modesto del proprio operaio. Non ha lavorato anche lui? Non ha
compiuto il lavoro di sorveglianza, di sovraintendenza…? E questo suo lavoro
non crea valore anch'esso? ... Ma intanto il capitalista ha ripreso,
ridendo allegramente, la sua antica fisionomia. Ci ha voluto canzonare, con
tutta quella litania." Perché in fondo "…Egli è un uomo pratico,
che fuori degli affari non riflette sempre a quel che dice, [e addirittura
Scalfari glielo deve ricordare!] ma negli affari sa sempre quel che fa."
[pag. 227]
Ecco,
quindi, il no deciso sul Tfr in busta paga agli operai. "Sul Tfr non usa
mezzi termini: la risposta di Giorgio Squinzi è un «no» ben scandito
all'ipotesi del governo di mettere in busta paga il trattamento di fine
rapporto." Così riporta il quotidiano di Confindustria di ieri. Con questo
"No" ha voluto sfidare apertamente il governo Renzi. Tanto che ha ribadito
"Nulla che possa nuocere ulteriormente alle imprese è tollerabile»,
perché? Perché alle imprese medie e piccole verrebbero a mancare circa 10-12
miliardi!
E se il
governo non lo avesse capito, oltre a non toccare il Tfr bisogna senza paura
"andare avanti, invece, su una «vera e radicale riforma del mercato del
lavoro»." Insomma aboliamo l'articolo 18; e non finisce qui, perché
insieme a questo "… c'è sul tavolo la riforma complessiva del mercato del
lavoro, flessibilità in entrata e in uscita, ma anche ammortizzatori sociali e
politiche attive. … . C'è un'intera filiera della conservazione da abbattere».
La
"filiera della conservazione da abbattere" sarebbe appunto l'articolo
18 e gli altri diritti conquistati dalla classe operaia soprattutto negli anni
'60 e '70! Squinzi fa finta di dimenticare che quelli del Tfr sono soldi dei
lavoratori; che questi lavoratori di fatto li anticipano al padrone che li usa
per investire in azienda senza pagare interessi!
Ma Squinzi,
a nome di tutti i padroni, vuole una legge sul "mercato del lavoro"
cioè su operai "liberi" di essere sfruttati senza fine, anche se si
dice convinto che "non è una legge a creare occupazione…" ma la legge
la vuole, e se di leggi si tratta, anche su questo Marx [Capitale, pag. 338] ha
dato un "consiglio" agli operai: "A 'protezione' contro il
serpente dei loro tormenti, gli operai debbono assembrare le loro teste
[sott. nostra] e ottenere a viva forza, come classe, una legge di Stato,
una barriera sociale potentissima, che impedisca a loro stessi di vender
sé e la loro schiatta alla morte e alla schiavitù, per mezzo di un
volontario contratto con il capitale."
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