Nella 2° parte abbiamo visto che l'operaio produce esso la ricchezza
che però gli è estranea e nello stesso tempo produce il potere che lo domina,
che gli è nemico, il capitale. Più si sviluppa la ricchezza, la società e più,
relativamente, si impoverisce la condizione dell’operaio.
Quindi, salario e profitto stanno in rapporto inverso. “Il profitto sale
nella misura in cui il salario diminuisce e diminuisce nella misura in cui il
salario sale”; ma "per quanto il salario possa aumentare, il profitto del
capitale aumenta in modo sproporzionatamente più rapido”.
Da "Lavoro salariato e
capitale" di MARX
3° PARTE
Qui riprendiamo in maniera sintetica appunti sul salario che poi Marx ha sviluppato nel testo “Lavoro salariato e capitale”.
“Il salario aumenta quando aumenta
la domanda di lavoro" da parte dei capitalisti. Ma "questa domanda
aumenta quando aumenta il capitale che il lavoro mette in moto, cioè quando
aumenta il capitale produttivo”. Quindi “una condizione fondamentale
dell’aumento del salario consiste nella crescita del capitale produttivo e in
una sua crescita il più possibile rapida. Pertanto, per l’operaio la
condizione fondamentale di una situazione passibile (di aumento del salario)
sta dunque... nell’accrescere al massimo la potenza del suo nemico (il
Capitale)”.
Ma “se il capitale cresce
rapidamente, cresce in modo incomparabilmente più rapido la concorrenza fra gli
operai” “perchè l’aumento del capitale porta: ad un lavoro su vasta scala, e
quindi ad una nuova divisione del lavoro che lo semplifica ancora di più; poi
all’introduzione di macchinari su vasta scala e all’introduzione di nuove
macchine. Cioè, dunque, nella misura in cui cresce il capitale cresce la
concorrenza tra gli operai, perchè la divisione del lavoro è semplificata ed
ogni settore lavorativo diventa accessibile a chiunque”.
La crescita del capitale porta ad
una crescita della parte di capitale convertita in macchinario, ad un
accrescimento della riserva di materie prime (perchè si produce molto di più in
meno tempo) e quindi della parte di capitale convertita in materie prime. Ma
che succede a quella parte del capitale destinata al mantenimento dell’operaio,
ad essere convertita in salario? “La parte del capitale produttivo destinata al
salario non cresce nella stessa misura delle parti destinate al macchinario ed
alle materie prime (anzi) cresce la sproporzione tra il capitale investito
in materie prime e macchine e il capitale destinato al salario”. Quindi,
questa parte si ridurrà sempre più rispetto alle altre due parti.
Perchè e che avviene? Investendo il
capitale nei macchinari, il capitalista ora farà produrre l’operaio 3,4,5 volte
più di prima, al posto dei 100 operai di prima ora ne ha bisogno solo di 50; licenzierà
quindi 50 oppure i 100 operai “dovranno lavorare per lo stesso prezzo che
veniva offerto prima a 50 lavoratori. C’è dunque sovrabbondanza di operai
sul mercato”. Ma anche considerando che il capitalista sviluppa la produzione
in modo tale da non licenziare o anzi assumere altri operai, questa produzione
dovrà essere aumentata in “modo mostruoso... La sovraproduzione viene così
accelerata e alla crisi seguente il numero dei disoccupati sale più che mai”.
“Questa è una legge universale
derivante dalla natura stessa del rapporto capitale-lavoro. “Di questa legge
... che trasforma persino la condizione più vantaggiosa per l’operaio - la
crescita veloce del capitale produttivo - in una situazione svantaggiosa, i
borghesi ne hanno fatto una legge naturale, mentre invece si tratta di
una legge sociale... Essi non hanno capito che, nella crescita del capitale, è
inclusa la crescita di questa contraddizione... La forza produttiva, in
particolare la forza sociale degli operai stessi, non viene pagata loro, ma è
addirittura diretta contro di loro”.
Da questa legge del capitale
derivano delle assurdità:
Dal rapporto capitale-lavoro deriva
che “il numero degli operai è sempre troppo elevato rispetto alla domanda di
lavoro... (ma) a prescindere dall’assurdità che l’intera classe operaia non può
decidere di non fare più figli, la loro situazione stessa li porta, al
contrario, a trovare nel piacere sessuale, il principale piacere della vita e a
svilupparlo unilateralmente. Dopo aver ridotta al minimo vitale l’esistenza
degli operai, la borghesia pretende adesso di ridurre al minimo anche
l’attività di riproduzione”.
Ma a parte l’assurdità, la stessa borghesia, per altro verso, vuole che si facciano figli per sostituire operai giovani (carne fresca) ad operai adulti e perchè ha sempre bisogno di un esercito operaio di riserva da usare come pressione/ricatto verso gli operai occupati, per abbassare loro il salario e peggiorare le condizioni di lavoro e i suoi diritti: “lo scopo fondamentale del borghese, nei confronti dell’operaio, sta proprio nell’avere la merce lavoro a basso prezzo, il che risulta possibile soltanto se la disponibilità di tale merce è notevole rispetto alla domanda della medesima...”.
Ma a parte l’assurdità, la stessa borghesia, per altro verso, vuole che si facciano figli per sostituire operai giovani (carne fresca) ad operai adulti e perchè ha sempre bisogno di un esercito operaio di riserva da usare come pressione/ricatto verso gli operai occupati, per abbassare loro il salario e peggiorare le condizioni di lavoro e i suoi diritti: “lo scopo fondamentale del borghese, nei confronti dell’operaio, sta proprio nell’avere la merce lavoro a basso prezzo, il che risulta possibile soltanto se la disponibilità di tale merce è notevole rispetto alla domanda della medesima...”.
Marx conclude lo scritto su “Lavoro
salariato e capitale”, analizzando il lato progressivo del lavoro salario - Questa parte è importante contro
tutte le teorie (reazionarie ma rivestite di un'aria di "sinistra")
che contro le brutture del capitalismo sognano e propugnano di far girare
indietro la ruota della storia.
Primo - ”... senza questi rapporti
di produzione non si sarebbero potuti creare neppure i mezzi di produzione, gli
strumenti materiali di liberazione del proletariato e di fondazione di una
nuova società, nè il proletariato stesso avrebbe preso la strada dell’unione e
dello sviluppo su cui può veramente rivoluzionare la vecchia società e se
stesso”.
Secondo - “... ha abolito ogni
patriarcalismo, in quanto contattare, comprare e vendere, è la sola relazione
ed il rapporto monetario è il solo rapporto che rimane tra datore di lavoro e
operai”.
Terzo - “l’apparenza sacrale di
tutti i rapporti della vecchia società, soprattutto" - spirituali,
culturali, ecc. usati per subordinare, opprimere, mantenere nell'ignoranza le
masse - è caduta, in quanto essi hanno preso l’aspetto di puri rapporti
monetari...”.
Quarto - “da quando il lavoro è
stato ridotto a merce... tutti i lavoro fisici sono perciò diventati
infinitamente facili e semplici per una futura organizzazione della
società...”.
Quinto - “avendo constatato,
attraverso la loro vendita universale, che possono staccarsi e separarsi da
tutto, gli operai si sono liberati dalla subordinazione ad un rapporto
determinato...”.
(CONTINUA AL PROSSIMO GIOVEDI')
(CONTINUA AL PROSSIMO GIOVEDI')
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