L'accordo di Genova per l'Ilva è in realtà una
fregatura - con 1600 euro al mese per un anno si tengono buoni i lavoratori
trasformandoli in LSU, in attesa di... essere cacciati via
L’accordo
fra azienda e organizzazioni sindacali, benedetto dal presidente della regione, Claudio
Burlando, e dal sindaco della città, Marco Doria, mette in cassa integrazione
in deroga a rotazione per un anno 765 lavoratori - su 1750 totali, dopo che già
1450 lavoratori erano stati in contratto di solidarietà.
Con una postilla: coloro che lo
vorranno saranno destinati a lavori di pubblica utilità sul territorio
del comune di Genova, intascando una “fetta” ulteriore di reddito che porterà
gli emolumenti fino al 78% di uno stipendio di sesto livello. In
sostanza, fino a un massimo di 2.322 euro lordi (contributi esclusi) che
equivalgono a 1.600-1.700 euro netti al mese.
Il costo totale dell’intervento, che durerà fino al 30 settembre 2015, stimato in circa sette milioni di euro. I fondi saranno prelevati dai finanziamenti statali erogati per realizzare la bonifica dell’area, che è ancora lontana dall’essere stata completata.
Lunedì prossimo il primo scaglione di lavoratori comincerà a lavorare per il comune di Genova. Saranno impiegati – per 30 ore settimanali – in una serie di interventi che riguardano la manutenzione di parchi pubblici e giardini, dei cimiteri e la riparazione di strade.
Fino al 31 dicembre la cassa in deroga è già finanziata e la anticiperà l’azienda, l’impegno a replicare questo meccanismo vale anche dal primo gennaio al 31 maggio 2015, poi dal primo giugno al 10 agosto i lavoratori torneranno in carico all’azienda, a meno che nel frattempo non ci siano state modifiche legislative che permetteranno di ricorrere di nuovo alla cassa in deroga, dall’11 giugno al 30 settembre potranno usufruire della cassa integrazione straordinaria, il tutto sempre con l’integrazione dei lavori di pubblica utilità, per ritornare quindi dal 30 settembre 2015 ai contratti di solidarietà se saranno necessari.
Nel frattempo evidentemente non tutti i problemi sono risolti - avverte Manganaro Fiom - è evidente che il futuro dell’Ilva dipenderà dal piano industriale e dagli eventuali acquirenti, ma almeno possiamo guardare a questa partita senza la pistola puntata alla testa»
Il governatore ligure Claudio Burlando ha dichiarato: “... passata questa fase così complicata, dobbiamo capire a regime di chi sarà l’azienda, che cosa farà, quanta gente occuperà e potremo farlo in una situazione di tranquillità per le famiglie dei lavoratori che avranno gli ammortizzatori sociali e anche la possibilità di integrare il reddito”.
Manganaro non esclude che il modello Genova possa essere esteso ad altre realtà della siderurgia nazionale, a cominciare ovviamente da Taranto. “Naturalmente i numeri di Taranto sono ben diversi dai nostri, parliamo di migliaia di lavoratori che sarebbero impiegati in lavori socialmente utili. Il vero problema, semmai, sarebbero i finanziamenti. Ci sarebbero i soldi per finanziare quegli eventuali interventi?”.
Il costo totale dell’intervento, che durerà fino al 30 settembre 2015, stimato in circa sette milioni di euro. I fondi saranno prelevati dai finanziamenti statali erogati per realizzare la bonifica dell’area, che è ancora lontana dall’essere stata completata.
Lunedì prossimo il primo scaglione di lavoratori comincerà a lavorare per il comune di Genova. Saranno impiegati – per 30 ore settimanali – in una serie di interventi che riguardano la manutenzione di parchi pubblici e giardini, dei cimiteri e la riparazione di strade.
Fino al 31 dicembre la cassa in deroga è già finanziata e la anticiperà l’azienda, l’impegno a replicare questo meccanismo vale anche dal primo gennaio al 31 maggio 2015, poi dal primo giugno al 10 agosto i lavoratori torneranno in carico all’azienda, a meno che nel frattempo non ci siano state modifiche legislative che permetteranno di ricorrere di nuovo alla cassa in deroga, dall’11 giugno al 30 settembre potranno usufruire della cassa integrazione straordinaria, il tutto sempre con l’integrazione dei lavori di pubblica utilità, per ritornare quindi dal 30 settembre 2015 ai contratti di solidarietà se saranno necessari.
Nel frattempo evidentemente non tutti i problemi sono risolti - avverte Manganaro Fiom - è evidente che il futuro dell’Ilva dipenderà dal piano industriale e dagli eventuali acquirenti, ma almeno possiamo guardare a questa partita senza la pistola puntata alla testa»
Il governatore ligure Claudio Burlando ha dichiarato: “... passata questa fase così complicata, dobbiamo capire a regime di chi sarà l’azienda, che cosa farà, quanta gente occuperà e potremo farlo in una situazione di tranquillità per le famiglie dei lavoratori che avranno gli ammortizzatori sociali e anche la possibilità di integrare il reddito”.
Manganaro non esclude che il modello Genova possa essere esteso ad altre realtà della siderurgia nazionale, a cominciare ovviamente da Taranto. “Naturalmente i numeri di Taranto sono ben diversi dai nostri, parliamo di migliaia di lavoratori che sarebbero impiegati in lavori socialmente utili. Il vero problema, semmai, sarebbero i finanziamenti. Ci sarebbero i soldi per finanziare quegli eventuali interventi?”.
ORA RAGIONIAMO
Questo
accordo viene presentato come una "vittoria" per gli operai. E anche
a Taranto alcuni operai Ilva, "abbagliati" dal fatto che i loro
compagni di Genova, dovrebbero prendere in totale sulle 1600 euro (ma
aspettiamo di vedere i soldi effettivi...), per fare "30 ore" per
lavori socialmente utili, dicono che sarebbe buono. MA BISOGNA LEGGERE E
VALUTARE L'INTERO ACCORDO!
Primo. Esso, di fatto, annuncia la
risoluzione futura del rapporto di lavoro tra l'Ilva e gli operai. Questi, da
operai vengono trasformati in LSU! Passando da periodi di cassintegrazione in
deroga, a cig straordinaria a, forse, nuovi contratti di solidarietà.
Questo fino
a tutto il 2015 sicuramente. Poi come dicono, sia il responsabile della Fiom
sia il governatore Burlando è tutto da vedere: piano industriale, i nuovi
acquirenti... La realtà è che non c'è alcuna certezza di rientro
effettivo.
L'accordo è
fatto, come dice Burlando, per tenere tranquilli gli operai,
"tranquilli" anche nel senso di calmi, di niente lotta, mentre il
governo è impegnato a svendere gli stabilimenti Ilva, in primis Taranto, alla
Mittal o ad altri, a cui consegnare una "New company" ripulita;
mentre debiti, impegni di risanamento e gli operai esuberi verranno messi in
una "bad company"...
L'assurdo è
che in passato a Taranto abbiamo fatto grandi lotte per trasformare quelli che
allora erano gli Lsu in operai garantiti (e ci siamo riusciti); ora ci troviamo
invece che quelli che sono operai vengono trasformati in LSU.
Secondo. Come verrà pagata l'integrazione
agli operai? Con i fondi prelevati dai finanziamenti per le bonifiche
dell'area! Quindi, lo Stato non ci mette altro di suo, ma si frega i soldi
della bonifica. Gli operai saranno pure contenti di avere 1600 euro, ma avranno
ancor meno salute...
Terzo. Si dice che questo tipo di accordo
potrebbe essere esteso anche a Taranto. Ma se tanto mi dà tanto, se a Genova ha
riguardato quasi il 50% del totale degli operai, a Taranto dovrebbe riguardare
sui 5/6mila operai. Quali grandi lavoro socialmente utili potranno fare questi
operai, in una città in cui già centinaia di lavoratori precari si contendono,
le piccole manutenzioni di giardini, le riparazioni di strade, ecc.? Andranno a
contare le formiche al Parco Cimino?
Quarto. Collegato al punto di prima.
Questo accordo di fatto contrappone operai a disoccupati; perchè esso toglie
lavoro ai disoccupati. I disoccupati a Genova come a Taranto lottano per essere
assunti proprio nei servizi pubblici del Comune. Ma ora Istituzioni e Ilva
vogliono scippare ai disoccupati pure questi sbocchi lavorativi.
Quindi, va
bene che la condizione dei lavoratori dell'Ilva è diventata pesante e precaria,
ma sbaglierebbero gli operai ad accettare di essere ridotti a Lavoratori
Socialmente Utili, invece che difendere il posto di lavoro.
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