domenica 12 ottobre 2014

9 ottobre: Continua la FORMAZIONE OPERAIA - 4° PARTE - ENGELS SUL CONFLITTO CAPITALE - LAVORO SALARIATO E SUL NUOVO ORDINE SOCIALE

Dall’Introduzione di F. Engels all’edizione del 1891
F. Engels in questa introduzione spiega in maniera chiarissima e sintetica su cosa si base lo sfruttamento dell’operaio e perchè esso è la fonte del profitto capitalista.

Nello stesso tempo, Engels spiega come proprio dal conflitto: produzione di enormi ricchezze nelle mani di pochi borghesi e impoverimento degli operai e della maggioranza della popolazione nasce la possibilità, necessità di un “nuovo ordine sociale”.
Da "Lavoro salariato e capitale" di MARX

4° E ULTIMA PARTE

”... che cosa avviene dopo che l’operaio ha venduto al capitalista la sua forza lavoro, cioè dopo che l’ha posta a sua disposizione, per un salario convenuto, giornaliero o a cottimo? Il capitalista conduce l’operaio nella sua officina o fabbrica, dove già si trovano tutti gli oggetti necessari per il lavoro, le materie prime, le materie ausiliarie... gli utensili, le macchine. E qui l’operaio comincia a sgobbare. Poniamo che il suo salario giornaliero sia di tre marchi.... Supponiamo che... con il suo lavoro di dodici ore l’operaio aggiunga alla materia prima impiegata un nuovo valore di sei marchi, un nuovo valore che il capitalista realizzerà con la vendita del pezzo finito. Di questo importo egli paga all’operaio tre marchi, e gli altri tre se li tiene per sè. Se l’operaio produce in dodici ore un valore di sei marchi, in sei ore produce un valore di tre marchi. Quindi dopo aver lavorato sei ore egli ha già restituito al capitalista l’equivalente di tre marchi, ricevuti come salario. Dopo sei ore di lavoro, tutti e due sono pari; nessuno dei due deve più un soldo all’altro.
“Un momento! - esclama ora il capitalista - io ho noleggiato l’operaio per un giorno intero, per dodici ore. Sei ore non sono che una mezza giornata. Avanti dunque, al lavoro, fino a che anche le altre sei ore siano passate. Solo allora saremo pari!” E in realtà l’operaio deve attenersi al suo contratto “liberamente” concluso, con il quale si impegna a lavorare dodici ore intere, per un prodotto di lavoro che costa sei ore...
...la forza lavoro è una merce, una merce come ogni altra, ma ciò nonostante una merce tutta affatto speciale. Essa ha cioè la proprietà specifica di essere forza produttrice di valore, di essere fonte di valore, anzi di essere, se viene impiegata in modo appropriato, fonte di un valore maggiore di quello che essa possiede... e di quello che costa; ad ogni nuova scoperta scientifica, ad ogni nuovo perfezionamento tecnico questa eccedenza del suo prodotto giornaliero sul suo costo giornaliero aumenta, cioè si riduce quella parte della sua giornata di lavoro in cui l’operaio produce l’equivalente del suo salario, e si allunga perciò d’altro lato quella parte della giornata in cui egli deve regalare al capitalista il suo lavoro senza essere pagato...
... questi valori prodotti dagli operai non appartengono agli operai. Essi appartengono ai proprietari delle materie prime, delle macchine, degli strumenti, del capitale anticipato, i quali permettono a questi proprietari di comperare la forza lavoro della classe operaia. Di tutta la massa di prodotti da essa fabbricata, alla classe operaia ne viene restituita solo una (minima) parte...”.
...Ma questa successione sempre più rapida di invenzioni e di scoperte, questo rendimento del lavoro umano che aumenta di giorno in giorno in misura sinora inaudita, fa sorgere un conflitto, in cui l’odierna economia capitalistica deve perire...
...Da un lato ricchezze incommensurabili, una sovrabbondanza di prodotti che i compratori non riescono ad assorbire. Dall’altro lato la grande massa della società proletarizzata, trasformata in salariati, e resa perciò incapace di appropriarsi quella sovrabbondanza di prodotti. La scissione della società in una piccola classe smisuratamente ricca e in una grande classe di salariati nullatenenti fa sì che questa società soffoca nella sua stessa sovrabbondanza, mentre la grande maggioranza dei suoi membri è appena protetta, e spesso non lo è affatto, dall’estrema indigenza. Questo stato di cose diventa di giorno in giorno più assurdo e più inutile. Esso deve venire eliminato, esso può essere eliminato.
Un nuovo ordine sociale è possibile, nel quale spariranno le attuali differenze di classe e nel quale - forse dopo un breve periodo di transizione, un po’ travagliato ma ad ogni modo molto utile dal punto di vista morale - grazie allo sfruttamento secondo un piano e all’ulteriore sviluppo delle esistenti immense forze produttive di tutti i membri della società, ad un uguale obbligo al lavoro corrisponderà una situazione in cui anche i mezzi per vivere, per godere la vita, per la educazione e lo sviluppo di tutte le facoltà fisiche e spirituali saranno a disposizione di tutti, in modo uguale e in misura sempre crescente”.

(fine - DAL PROSSIMO GIOVEDI': "COS'E' LA CRISI?")

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