INDICE
Clash
City Workers cityworkers@gmail.com
PRECARI,
RICATTABILI E UCCISI SUL LAVORO
Rete Nazionale Sicurezza sui luoghi di lavoro e
territori bastamortesullavoro@gmail.com
TARANTO: PRESENTAZIONE LIBRO “ILVA LA TEMPESTA PERFETTA”
Maria Nanni mariananni1@gmail.com
8 MAGGIO: UNO SCIOPERO STRAORDINARIO
Daniele
Barbieri pkdick@fastmail.it
CONSEGUENZE
DIRETTE DELLA FIRMA DEL TTIP
Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
ANCORA UNA MORTE NEL LAPIDEO
Francesco Ficiarà frank ficiar
PRESENTAZIONE LIBRO “LA STORIA OPERAIA NON
SI ISOLA”
Muglia La
Furia fmuglia@tin.it
Fulvio Aurora fulvio.aurora@gmail.com
COMUNICATO STAMPA: LUIGI MARA E LA THYSSENKRUPP DI
TORINO
Enrico Cardinali spartacok@alice.it
LUIGI MARA CI HA LASCIATO
Clash
City Workers cityworkers@gmail.com
MASSA
CARRARA: 8 ORE DI SCIOPERO, BASTA MORTI SUL LAVORO
Associazione Italiana Esposti Amianto <aiea.mi@tiscali.it
AIEA:
SOLLECITO AL 5X1000
FERROVIERI: BASTA CONTRATTI A PERDERE
Enzo Ferrara
e.ferrara@inrim.it
RASSEGNA CINEMA &
AMBIENTE 2016
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From: Clash City
Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent:
Saturday, May 07, 2016 10:56 PM
Subject: PRECARI, RICATTABILI
E UCCISI SUL LAVORO
Ripubblichiamo con piacere un articolo sintetico e
chiaro apparso su La
Città Futura, in cui Carmine Tomeo commenta i recenti dati
INAIL sull’aumento dei morti sul lavoro registrato nel 2015 rispetto al 2014.
Un aumento del 16%(!) che si accompagna paradossalmente a una diminuzione del
numero degli infortuni. Ma la matrice è comune: il dilagare della precarietà,
quella ormai diventata norma con l’abolizione dell’articolo 18, che rende i
lavoratori sempre più ricattabili e ostacola le denunce di infortunio mentre li
ammazza.
“Dobbiamo rinunciare ad una quantità di regole inutili... Robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l’Unione europea e l’Italia che si devono adeguare al mondo”. L’affermazione, poi maldestramente ritrattata, è di Giulio Tremonti ai tempi in cui occupava il dicastero dell’Economia nel governo Berlusconi, che nel periodo in cui fu in carica mise pesantemente mano alla legislazione in materia di sicurezza sul lavoro, ovviamente (stando le premesse), peggiorandola rispetto alle tutele dei lavoratori.
Cosa c’entra quella
citazione con la situazione odierna? C’entra molto, perché da quell’ultimo
governo Berlusconi fino all’attuale governo Renzi, la sicurezza sul lavoro è
sempre stata oggetto di modifiche, a volte fatte passare per semplificazioni
burocratiche, il cui filo conduttore è stata la riduzione delle misure di
sicurezza dei lavoratori. E qual è la situazione odierna lo ha detto anche l’INAIL
nel giorno della Festa dei Lavoratori: nel 2015 i lavoratori morti a seguito di
un infortunio sono aumentati del 16% rispetto al 2014. Quasi 1.200 lavoratori
non sono più tornati a casa dal lavoro, lo scorso anno e dal computo sono
esclusi i lavoratori non iscritti all’INAIL.
Ora si lancia l’allarme,
per la verità subito smorzato dallo stesso ente assicurativo, che a conclusione
della sua nota “ricorda che l’interpretazione nei confronti dei dati di periodo
richiede cautele”.
L’INAIL mette
comunque in evidenza due dati: oltre all’aumento delle morti sul lavoro, anche
la flessione del 3,9% delle denunce di infortunio. Quale interpretazione si può
dare mettendo insieme questi due dati? A colpo d’occhio (ma l’INAIL non
fornisce dati sull’indice di gravità degli infortuni), che se gli infortuni
sono complessivamente diminuiti ma sono aumentati quelli mortali, il lavoro è
diventato più rischioso. Dal governo Berlusconi a oggi, si diceva, tutti i
governi, nessuno escluso, hanno tentato di allentare quelli che vengono spesso
definiti lacci e lacciuoli per le imprese, ma che per i lavoratori significa
eseguire una mansione in sicurezza.
Berlusconi, Monti,
Letta e ora Renzi, tutti sono intervenuti per semplificare la materia che poi,
a ben vedere, significava esonerare le aziende da “fastidiosi orpelli”, come
spesso vengono definite attività come la formazione dei lavoratori, i documenti
di valutazione dei rischi, la tenuta dei registri infortuni.
Ma c’è un altro
aspetto da considerare, che più propriamente potremmo chiamare “fil noir” che
unisce i governi da Berlusconi a Renzi: l’aumentato
grado, sia quantitativo che qualitativo, del lavoro precario, che interviene
negativamente sull’adozione di misure di sicurezza e salute dei lavoratori.
Da Berlusconi fino a Renzi, passando per Monti e Letta, gli interventi dei
governi in materia contrattuale sono stati per una deregolamentazione delle
regole e per lo sfaldamento dell’unità dei lavoratori. L’articolo 8 della
famigerata manovra di Ferragosto del 2011 del governo Berlusconi, è ancora là
che punta come una spada di Damocle sulla testa dei lavoratori, consentendo
alle aziende di andare in deroga a contratti di lavoro e alle leggi. La riforma
Fornero ha avviato il lavoro concluso con il governo Renzi, che l’introduzione
del Jobs Act ha esteso il lavoro precario a una platea di lavoratori molto più
ampia che in passato e che tendenzialmente coinvolgerà tutti i lavoratori
indistintamente.
Cosa c’entra con gli
infortuni sul lavoro la precarietà lavorativa? Già nel 2007 l’Agenzia europea
per la sicurezza e la salute sul lavoro metteva in guardia sui rischi emergenti
per la salute e la sicurezza dei lavoratori che “spesso sono la conseguenza di
trasformazioni tecniche o organizzative”. Al primo posto dei fattori di
rischio, l’Agenzia metteva “l’uso di più contratti di lavoro precari, insieme
alla tendenza verso una produzione snella (produzione di beni e servizi
eliminando gli sprechi) e il ricorso all’outsourcing (l’uso di imprese esterne
per svolgere il lavoro)”. Tutte forme di lavoro e organizzazione del processo
produttivo oggi consolidate. In questo contesto, sottolineava l’Agenzia
europea, “I lavoratori con contratti precari tendono a svolgere i lavori più
pericolosi, a lavorare in condizioni peggiori e a ricevere meno formazione in
materia di salute e sicurezza sul lavoro”.
Questo accade,
ovviamente, perché i lavoratori
precari, a causa dello stato di ricattabilità cui sono soggetti, sono meno
propensi a pretendere il rispetto delle norme di sicurezza. Allo stesso modo,
quegli stessi lavoratori più difficilmente denunceranno un infortunio. E questa
constatazione porta ad un’ulteriore possibile considerazione rispetto al dato
(abbastanza anomalo) che vede la diminuzione delle denunce di infortunio mentre
aumentano i casi mortali: che gli infortuni non sempre vengono denunciati.
Complice anche il lavoro nero e la foglia di fico offerta con i voucher che, spesso
vengono pagati lo stesso giorno dell’infortunio, il che sottintende un utilizzo
furbesco del lavoro accessorio liberalizzato dal Jobs Act e con cui si nasconde
il lavoro nero, nel quale il lavoratore è assolutamente ricattabile e perciò
più a rischio anche nella sua incolumità.
Ecco, quindi, che l’indignazione
non basta se davvero si intende fare qualcosa sul fronte della sicurezza nei
luoghi di lavoro, per evitare che si muoia sul lavoro più che in guerra.
Occorre restituire ai lavoratori condizioni di lavoro dignitose, fuori dalla
logica del ricatto. Ma non sarà alcuna concessione di governo a ridare ai
lavoratori una maggiore forza contrattuale. Come abbiamo visto, da Berlusconi
fino a Renzi, tutti i governi si sono mossi per favorire gli interessi
padronali, il cui approccio di classe alla questione è sintetizzabile in una
risposta di Marchionne, che interrogato sulla salute compromessa di molti
lavoratori FIAT (era il 2011 e non esisteva ancora FCA) a causa dei ritmi di
lavoro, così rispondeva a chi lo intervistava: “Noi facciamo automobili e l’auto
nel mondo si fa in questo modo. Chi viene in fabbrica lo sa”.
E’ necessario, quindi,
aprire una stagione di lotta che non si limiti a miglioramenti contrattuali, ma
che pretenda di intervenire sull’organizzazione del lavoro. Significa, cioè,
fare una lotta che sia anche politica e di classe. Si potrà porre un vero
argine alle morti sul lavoro, solo quando i lavoratori organizzati riusciranno
a riequilibrare i rapporti di forza in modo da poter intervenire sulle
condizioni reali di lavoro e sulla organizzazione del processo produttivo.
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From: Rete
Nazionale Sicurezza sui luoghi di lavoro e territori bastamortesullavoro@gmail.com
To:
Sent: Monday,
May 09, 2016 12:53 PM
Subject: TARANTO:
PRESENTAZIONE LIBRO “ILVA LA TEMPESTA PERFETTA”
Dopo aver fatto nelle scorse settimane il giro di
presentazione dal nord al sud: Pisa, Massa, Milano, Schio (Vicenza), Napoli,
Catania, il Libro “ILVA La tempesta perfetta” torna ad essere presentato a
Taranto, il giorno primo della ripresa del maxi processo ILVA.
Il libro verrà presentato alla Libreria
Mondadori, via De Cesare il giorno 16 maggio alle ore 20.
Intervengono:
Gianmario Leone: giornalista
Giancarlo Girardi: ex lavoratore ILVA
Bonetto di Torino: avvocato e legale parti civili
al processo ILVA
Per informazioni:
cellulare: 347 53 01 704
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From: Maria
Nanni mariananni1@gmail.com
To:
Sent: Monday,
May 09, 2016 10:50 PM
Subject: 8 MAGGIO:
UNO SCIOPERO STRAORDINARIO
Niente, non
c’è stato proprio niente da fare.
Nonostante
le ore (e i giorni?) spese ad architettare le contromosse riesumando ai treni
ogni abile e arruolabile e a sperticarsi con tutti i mezzi, anche i più
dissimulati, per far scorrere senza dolore alcuno il primo sciopero sulla vertenza “doppie composizioni” e
contro il clima oppressivo e sanzionatorio dell’azienda, la nostra dirigenza ha
trovato di fronte un’opposizione che non lascia (ad essa) intravedere niente di
buono all’orizzonte.
Capita
infatti che non sia più sufficiente la schiera degli operosi al suo servizio (quella dei “signorsì” per capirsi e
quella “costretta” allo straordinario di sciopero) perché cresce, contro ogni
previsione, quella parte di personale che prende coscienza dell’insostenibilità
dell’operato aziendale e comincia a percepire che le cose cambiano se ci
adoperiamo, INSIEME, verso il cambiamento.
E allora,
guardando oggi ai molteplici significati della grande adesione allo sciopero, a
quello spirito di condivisione, di sostegno reciproco, con i tanti e le tante
che hanno contribuito (ognuno con le proprie possibilità e competenze) alla sua
riuscita, non si può che guardare con fiducia al prosieguo di questa vertenza.
Tutto questo ci rafforza e ci permetterà di affrontarne anche altre all’ordine
del giorno.
Crediamo che questa partecipazione corale costituisca di per sé un
messaggio forte del personale dei treni, un mandato dei lavoratori:
giudicheranno da chi sarà raccolto.
Ci dispiace
per l’occasione persa ancora da quei colleghi/e che, pensandosi soli e
rassegnati, hanno tentennato anche questa volta, oggettivamente aiutando l’azione
della controparte. Ma potrete ancora scioperare. Vi ritroverete coi vostri
colleghi e colleghe, capaci di ri-cementare quella solidarietà e alimentare
quella consapevolezza che in molti credevano perdute.
Avanti così! Chi lotta può perdere, chi non
lotta ha già perso!
9 maggio
2016
Attivisti CUB
- CAT - USB
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From: Daniele Barbieri pkdick@fastmail.it
To:
Sent: Tuesday, May 10, 2016
7:35 AM
Subject: CONSEGUENZE
DIRETTE DELLA FIRMA DEL TTIP
di Susan George
CONSEGUENZE
DIRETTE DELLA FIRMA DEL TTIP
La
conseguenza diretta per le persone è che molto probabilmente il cibo che
importiamo sarebbe trattato chimicamente, sarebbe geneticamente modificato e
non sarebbe etichettato. Non sapresti veramente cosa c’è nel tuo cibo. Potresti
comprare pollo che è stato lavato con cloro, manzo cresciuto con ormoni,
potresti avere cibo biosintetico prodotto con un gene di una pianta e un altro
di un animale, e tutto questo non sarebbe etichettato.
Gli
americani senza dubbio vogliono sbarazzarsi delle Indicazioni Geografiche
Protette (IGP). Ciò significa che non si potrebbe vendere il prosciutto come
prosciutto di montagna, ma solo come prosciutto. Forse un vino potrebbe
mantenere l’indicazione geografica, ma potrebbero indicare il nome champagne
come generico e si potrebbe produrre champagne in California, non dovrebbe
necessariamente provenire dalla regione francese di Champagne.
Nell’ambito
della salute le aziende farmaceutiche stanno cercando di sbarazzarsi dei
medicinali generici. Hanno già avuto successo obbligando le aziende di
medicinali generici a ripetere tutti gli studi clinici che avevano dovuto fare
per medicinali identici, ma che avevano un marchio. Per poter fare un
medicinale generico si deve fare tutto di nuovo: studi clinici, test in cieco,
ecc. In questo modo i medicinali saranno più costosi.
Tornando al
settore dell’agricoltura, è molto probabile che perderemmo un gran numero di
agricoltori perchè se si abbassassero le tariffe doganali agricole ci sarebbe
un’invasione di mais americano e cereali di base che inonderebbe la Spagna e che rovinerebbe
molti agricoltori. Esattamente nello stesso modo in cui i “campesinos”
messicani sono stati rovinati dall’Accordo di Libero Commercio del Nord
America, il NAFTA.
Ci sarebbero
altri impatti che sono impossibili da prevedere ora, ma la Commissione europea ha
iniziato dicendo “oh, questo significherà un aumento del PIL, e ogni famiglia
europea di 4 persone avrà 560 euro in più”, ma questo studio che hanno fatto è
stato totalmente confutato. E’ stato dimostrato che era basato su modelli
totalmente irrealistici. Usano un modello, non ci potrete credere…, in cui non
esiste la disoccupazione. Considerano una piena occupazione costante, perchè se
non ci sono posti di lavoro in un settore, ci sono in un altro, e così via.
Cosicché
questo è il modello che utilizzano. Di fatto, altri economisti hanno dimostrato
che questo trattato comporterebbe una perdita di posti di lavoro, perderemo
anche più posti di lavoro di adesso e non ci sarebbero benefici, o ci sarebbero
in forma molto marginale da qui a vent’anni, per cui non farebbe differenza.
Allo stesso
tempo, però, è un regalo per le corporazioni transnazionali, ed è di questo che
tratta il TTIP. Si tratta di dare alle multinazionali la libertà di poter
denunciare i governi se approvano una legge che non gli piace.
Abbiamo
molti esempi, perchè in centinaia di trattati bilaterali esiste questo sistema
giudiziario privato. Per esempio, il governo egiziano ha aumentato il salario
minimo e un’azienda, un’importante azienda francese, Veolia, gli ha fatto causa
perchè avrebbe dovuto pagare di più i suoi lavoratori. Questo caso ancora non
si è ancora concluso, ma c’è un altro caso che invece lo è, per esempio l’Ecuador,
che non ha autorizzato una compagnia petrolifera americana a trivellare in una
certa zona. Gli hanno detto che si trattava di una zona protetta e che lì non
si poteva trivellare. L’azienda ha detto: vi facciamo causa, e hanno vinto. Ora
l’Ecuador ha una multa di 1,8 miliardi di dollari, che è molto per un paese
piccolo e abbastanza debole.
Quindi
avremmo un potere giudiziario privatizzato dove gli investitori potrebbero fare
causa ai governi per qualunque legge che, a loro giudizio, pregiudicasse i loro
profitti.
L’altra cosa
è che le multinazionali vogliono essere presenti dove e quando si fanno le
regole. Se la Volkswagen
emette molto più CO2 di quanto aveva detto, ora tutti sanno dello scandalo
della Volkswagen. Questo probabilmente diventerebbe legale, perchè se le
multinazionali facessero leggi, le farebbero su misura per loro.
Loro dicono
che vogliono armonizzare le regole, ma questo significa toccare il fondo. In
generale, non sempre ma in generale, le regole europee sono più forti e
protezioniste di quelle americane.
Vorrei fare
l’esempio delle sostanze chimiche. L’Europa, negli ultimi decenni, ha eliminato
12.000 sostanze chimiche, che sono vietate nei nostri mercati. Nello stesso
arco di tempo gli americani ne hanno eliminate 5.
Dipende dal
sistema americano, dall’agenzia che regola le sostanze chimiche, dichiarare,
entro un lasso di tempo di tre mesi, l’illegalità di una sostanza con l’obbligo
di ritirarla dal mercato. E’ molto difficile ottenere ciò dall’agenzia di
regolamentazione, in un periodo di tempo così breve.
Vedete, in
Europa diciamo che dubitiamo, che abbiamo dubbi sulla sicurezza di un prodotto
o di un processo e pertanto diciamo no finché non si dimostri la sua sicurezza,
il sistema è opposto. Negli Stati Uniti la sostanza è sicura finché non si
dimostra che è nociva, mentre in Europa è nociva finché non si dimostra che è
sicura.
Quindi queste
cose cambierebbero la nostra vita quotidiana, e per il resto non posso dire
molto perchè il documento è segreto, ancora non è stato firmato. Nemmeno i
nostri rappresentanti possono saperne molto, devono giurare che non riveleranno
ciò che leggono nella stanza segreta. Non possono essere di grande aiuto, non è
colpa loro.
Ma si tratta
realmente di una minaccia alla democrazia e di un regalo alle imprese
transnazionali che già sono, come sapete, estremamente potenti.
IL POTERE DEI NUOVI ATTORI POLITICI COME ADA COLAU
Non hanno
potere reale, ma ne hanno molto simbolico. Ada Colau ha appena avuto un
incontro a Barcellona con molte città e regioni che si sono dichiarate Zone
Libere dal TTIP.
Questo ha
molto potere simbolico, non significa che possano veramente sfuggire, se il
governo spagnolo firma, ma che c’è una significativa opposizione politica e che
questa deve essere ascoltata in Europa e negli Stati Uniti.
In Francia
ci sono molte di queste zone. Lì abbiamo cominciato nel 2004 e nel 2005 perchè
avevamo una campagna riguardante un accordo a tutto campo sul commercio e i
servizi, il GATS, come parte dei negoziati con l’Organizzazione Mondiale del
Commercio (WTO). Volevano includere nel trattato molti più servizi, compresi i
servizi pubblici, e noi li abbiamo sconfitti con una campagna in cui più di
1.000 organizzazioni francesi, a livello comunale e regionale, si sono
dichiarate “zone libere dal GATS”.
Questo ora è
stato nuovamente ripreso con il TTIP, pertanto credo che sia un movimento da
incoraggiare ovunque. Nel momento in cui ci sarà un sufficiente numero di
comuni nei paesi europei, si genererà una grande pressione sulla Commissione
europea, come già sta accadendo con le marce e le raccolte di firme.
Contro
questo trattato sono state raccolte 3,4 milioni di firme in tutta Europa, il
che dimostra che i cittadini sono consapevoli, ed è la prima volta che l’Europa
dell’ovest, del centro e dell’est si sono unite su uno stesso tema.
21 paesi
hanno raggiunto le loro quote, come previsto dall’Unione europea, per dire no
al CETA, che è l’accordo con il Canada e anche con il TTIP, il che è un buon
segnale. Stiamo avanzando.
SUI NUOVI MOVIMENTI EUROPEI: DIEM 25, PLAN B, NUIT DEBOUT
Non potrei
rispondere meglio di chiunque di voi sulle questioni che riguardano il futuro,
lo sapete.
Credo però
che quanti più movimenti come questi ci sono, meglio è, e ce ne sono diversi,
ce n’è uno chiamato Plan B, c’è Varoufakis con il DIEM, Movimento per la
democrazia in Europa. Ci sono altri tentativi, attualmente. In Francia ci sono
giovani che si stanno unendo, il Nuit Debout, che viene imitato da altri paesi.
Quanti più sono, meglio è.
Perchè l’Europa
sta davvero in crisi, non sentiamo di poterci fidare della Commissione,
sentiamo che è antidemocratica, non solo che c’è un deficit democratico, ma che
c’è una politica antidemocratica che ha l’obiettivo di non ascoltare ciò che
dice la gente.
Cosicché
quanti più movimenti come questi ci sono, meglio è. Il movimento DIEM di
Varoufakis dice: cercheremo di farlo in più tappe, nel corso dei prossimi 10
anni. Prima dobbiamo disfarci della segretezza, perchè siamo all’oscuro dei
piani europei e i cittadini hanno bisogno di essere informati. Quindi la prima
cosa da eliminare è l’opacità sul modo in cui siamo governati.
Inoltre è
molto importante avere un’Europa organizzata democraticamente, perchè ora il
presidente dell’Eurogruppo, il Jeroen Dijsselbloem, non è stato eletto. Mario
Draghi, capo della Banca centrale, non è stato eletto. Junker è stato eletto in
modo molto indiretto. Quindi abbiamo solo il Parlamento, ma le persone
realmente influenti sono perlopiù burocrati che non sono stati eletti. Questi
vivono nel loro mondo, lassù nella stratosfera, da qualche parte, stabilendo le
regole, e quando noi lo sappiamo è troppo tardi e non abbiamo un dibattito nel
merito.
E’ appena
accaduto qualcosa di molto pericoloso, ma non abbiamo avuto tempo per
organizzarci contro questo. Si tratta della Direttiva sul segreto commerciale,
per cui se riveli qualcosa riguardante un affare commerciale, l’impresa può
denunciarti come delatore. Ironia vuole che in questo momento, proprio questa
settimana, due giovani vengono giudicati in Lussemburgo per avere svelato le
informazioni che ci hanno permesso di sapere di Luxleaks.
Luxleaks è
il nome del sistema lussemburghese in base al quale si prendevano accordi con
dozzine, se non con centinaia, di aziende affinché queste potessero far entrare
i loro profitti in Lussemburgo come tasse, e così pagare pochissime imposte.
Così c’è
stata una relazione parlamentare in Francia che dice che se paradisi fiscali
come questo non esistessero, il governo avrebbe almeno tra i 60 e gli 80
miliardi di euro in più ogni anno da includere nel bilancio. Si tratta di
quello che abbiamo bisogno per la sicurezza sociale, di quello che abbiamo
bisogno per le scuole… e non stiamo introitando queste tasse. Dunque dobbiamo
avere un sistema fiscale che funzioni per le grandi corporazioni. Dobbiamo
avere un sistema fiscale che dica ai ricchi che devono smettere di usare i
paradisi fiscali, ecc. Perchè ai cittadini dicono “voi dovete pagare”, e noi lo
facciamo, perchè abbiamo la strada segnata, non usiamo le Isole Cayman per
metterci i nostri soldi.
Perciò credo
che quanti più sono i movimenti che si battono contro la segretezza e contro l’arbitrarietà
dei governi, che permettono ai ricchi e alle imprese ricche di sfuggire al
pagamento della loro parte di tasse per mantenere l’Europa, meglio è. Queste
sono buone cose da ottenere.
COME PUO’ CAMBIARE IL SISTEMA: “CRITICITA’ AUTO-ORGANIZZATA”
La gente
vuole sempre sapere quando le cose cambieranno e questa è una domanda a cui io
non posso rispondere. Però quello che cerco di spiegare è: esiste in ambito
scientifico un concetto chiamato “Criticità auto-organizzata”. Suona complicato
ma non lo è.
Significa
che, dal punto di vista scientifico, anche un sistema semplice come un mucchio
di sabbia riceve costantemente stimoli dal mondo esterno. Diciamo che ho qui un
mucchio di sabbia, alto così, e che un granello di sabbia cade un momento dopo
l’altro... tutto il tempo.
A un certo
punto, che né io né voi possiamo prevedere, questo granello in più di sabbia
provocherà una valanga e tutto il sistema dovrà essere riconfigurato e non sarà
più quello di prima.
Non vedo
alcuna ragione per cui non possa accadere lo stesso con la politica e con le
società. Quindi quando qualcuno dice “Sono solo una persona, che posso fare?”
io dico: unisciti a un gruppo e aiuta questo gruppo ad essere un elemento, il
granello di sabbia che fa’ sì che tutto il sistema crolli.
Non possiamo
dire quando accadrà. Ma sappiamo che un qualcosa in più può fare la differenza.
Solo un centesimo di grado in più di temperatura, in Artico o in Antartico, fa
sì che si stacchi parte di un iceberg e che quell’iceberg non esista più e che
tutto inizi a sciogliersi.
Tutti i
sistemi fisici sono così e credo che anche i sistemi umani siano così. Per
questo dico che abbiamo bisogno di te, qualunque sia la tua professione.
Abbiamo bisogno di quel documentario televisivo in più, abbiamo bisogno di
quell’articolo in più su un giornale, abbiamo bisogno di quell’organizzazione
che riunisca il proprio gruppo, e di qualcuno che dice qualcosa e
improvvisamente i politici capiscono, e all’improvviso il sistema si
riconfigura.
Quindi
questa è la
Criticità Autorganizzata nella sfera politica.
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From: Cobas
Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent:
Tuesday, May 10, 2016 6:46 PM
Subject: ANCORA UNA
MORTE NEL LAPIDEO
Ancora una morte nel settore lapideo e questa volta la vittima è un operaio
interinale di 61 anni, un marmista con anni di esperienza, ma un’occupazione
instabile e un reddito ancora più incerto.
Ormai anche le istituzioni locali si sono rese conto dell’emergenza dopo
averla sottovalutata per anni.
Come avvenuto con l’ILVA a Taranto, l’estrazione e la lavorazione del marmo
veniva ritenuto un lavoro pericoloso, ma fonte occupazionale imprescindibile
per il territorio apuano, anche se nel corso degli anni c’erano state le
proteste dei cittadini contro l’inquinamento provocato dal continuo afflusso
dei camion.
Citiamo la cronaca di sei anni fa per rinfrescarci le idee:
“Gli abitanti del comitato anti-bisonti protestano per il passaggio nel
centro di Tendola dei camion del marmo che scendono dalle cave di Campo cecina
per raggiungere Carrara”.
“I camion transitano su una strada” - hanno detto i manifestanti - “dove
esiste un divieto per i mezzi che superano le 25 tonnellate e i nove metri di
lunghezza”.
Il caricamento e il trasporto dei blocchi sui TIR è rimasto il
solo strumento per condurre il marmo alle officine per essere prima lavorato e
poi esportato nel mondo, nessuno in questi anni si è mai posto la domanda;
esistono altri modi per portare il marmo, magari riducendo la pericolosità
nelle lavorazioni e sgravando alcune piccole frazioni dal continuo passaggio
dei camions?
Ma in questi anni spesso non si è parlato di infortuni e di morte per una
complicità culturale con l’industria del marmo, la crisi economica e sociale
che ha investito 25 anni fa il comparto lapideo apuo-versiliese ha prodotto una
desertificazione industriale e la paura di perdere anche questa fonte di lavoro
ha scoraggiato gran parte dei sindacati a praticare una costante denuncia, a
imporre orari di lavoro e processi lavorativi diversi.
Infatti, sebbene spesso fortunatamente le misure di prevenzione nei luoghi
di lavoro sono applicate (e dietro a ciò padroni e istituzioni si nascondono
come struzzi), non vengono mai presi in considerazione i ritmi e i carichi di
lavoro: si può dire che un operaio che lavora 50 ore la settimana lavora in
sicurezza?
Inoltre anche nel lapideo si sono diffuse, soprattutto dopo la crisi della
fine degli anni ‘90, le più svariate forme contrattuali: (false) partite IVA,
interinali, precari, soci di cooperativa...
Ma scopriamo anche come l’organizzazione del lavoro sia costruita su un
numero ridotto di personale, senza attenzione alle normative di sicurezza, si
lavora in pochi e a rischio della propria vita.
Gli ispettori della ASL sono pochi, ma in una area dove esiste praticamente
una sola committenza non è facile scontrarsi con i padroni del marmo e per
padroni intendiamo anche alcune cooperative che della cooperazione hanno ben
poco.
La questione non sta tra il piegarsi ad un modello produttivo che crea
morti e ricchezza per pochi e una visione ambientale che giudica le cave un
lusso inutile per mercati di nicchia, noi pensiamo che si debba ragionare sulle
condizioni di vita e di lavoro nel carrarino a partire dalle condizioni di
lavoro nelle cave, dai troppi silenzi omertosi che hanno taciuto di fronte a un
numero impressionante di morti, di feriti e di malattie professionali molte
delle quali senza riconoscimento alcuno da parte della autorità competenti.
Prendere coscienza che il marmo non dà
solo lavoro (sempre più precario e mal pagato perché quella che poteva essere
un tempo aristocrazia operaia oggi è una forza lavoro sottopagata con un
contratto da pochi soldi e sovente al nero), ma deve stare all’interno di una
gestione delle risorse del territorio su cui lavoratori e cittadini debbono
avere diritto di parola: non possiamo dimenticarci che il marmo è un bene
pubblico in concessione ai privati, è necessario che il controllo su questa
risorsa sia il più diffuso possibile.
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To:
Sent:
Wednesday, May 11, 2016 1:06 AM
Subject:
PRESENTAZIONE LIBRO “LA
STORIA OPERAIA NON SI ISOLA”
Mercoledi’
18 maggio 2016 alle ore 16.30
Presso lo Studentato
san Filippo Neri in via sant’Orsola, 48 a Modena
PRESENTAZIONE
LIBRO “LA STORIA
OPERAIA NON SI ISOLA”
Un lungo
processo, è dunque partito nel gennaio 2012 con reintegro dell’operaio Francesco
(processo d’urgenza) e in dicembre 2014 ri-licenziato da un nuovo giudice al
processo ordinario del lavoro, dunque da un anno e mezzo, a zero salario (l’indennità
di licenziamento in questo caso non è stata concessa dall’INPS).
Il 26 Maggio
2016 si aprirà al Tribunale di Bologna, l’appello.
L’assemblea
pubblica ha quindi l’obiettivo di andare oltre la solidarietà a un operaio
Fiat, avanguardia di fabbrica.
L’assemblea
permetterà al Gruppo Operaio Fiat, tramite la presentazione del loro libro “La
storia operaia non si isola”, di sviluppare alcuni ragionamenti di parte
operaia, nel quale sono esposti una raccolta di volantini e comunicati del
Gruppo Operaio della CNH di Modena dal 2013 al 2015, di cui Francesco è
componente militante da due decenni.
Inoltre è da
ricordare che Francesco vive unicamente del TFR maturato in 20 anni di lavoro
in FIAT e quindi i proventi del libro possono permettergli di pagarsi almeno le
spese legali.
GRUPPO
OPERAIO FIAT CNH
MODENA 11/05/16
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To:
Sent:
Wednesday, May 11, 2016 4:23 PM
Ho già avuto modo di
intervenire più volte sul “nuovo” profilo di responsabilità del preposto, così
come disegnato dal legislatore del Testo Unico Sicurezza sul Lavoro.
Vedi ”E DAJE AR PREPOSTO...”:
e il successivo ”E RIDAJE AR PREPOSTO...”:
in cui si faceva un’attenta
disamina dei nuovi profili di responsabilità alla luce di più recenti
interventi legislativi.
Sul ruolo del preposto, e
la sua formazione, oltre ad un intervento su Ambiente&Sicurezza del Sole 24
ore, ho pubblicato una serie di slide per i tipi di ICLHUB che possono
essere scaricate gratuitamente dal loro sito all’indirizzo:
E infine la Giurisprudenza con alcune sentenze che paiono
illuminanti.
Mi limiterò a commentarne una recentissima: Corte
di Cassazione Penale Sezione IV, Sentenza n. 8872 del 3 marzo 2016.
Tema
appassionante. Oggi però vi rimando alla lettura di un efficace intervento
di Attilio Pagano dal titolo “PREPOSTI
E ABBANDONATI” che io ho modificato in “PREPOSTI E BIDONATI” e che ci costringe a una attenta riflessione
su come e in quale misura il dettato normativo e culturale siano stati compresi
e concretizzati nella realtà.
* * * * *
Scrive Attilio Pagano:
“Chi si trova a svolgere le
funzioni associate a un ruolo intermedio nella gerarchia organizzativa può dare
allo svolgimento di dette funzioni uno stile personale. Ma solo fino ad un
certo punto. Proprio la posizione
intermedia rende i preposti esposti alle aspettative di ruolo dei ruoli
gerarchici superiori e di quelli inferiori.
Il gioco combinato delle
forze culturali, degli assunti impliciti sul rapporto tra individuo
organizzazione e delle aspettative di ruolo sul controllo del lavoro sicuro,
non è guidato da scelte deliberate e intenzionali. In questo modo, spesso, la nomina dei preposti risulta slegata da un
progetto di sviluppo delle loro competenze.
Per
adempiere a un obbligo di legge, si nominano alcune persone al ruolo di
preposto ma la effettiva collocazione delle loro funzioni, viene lasciata al
gioco delle forze culturali, senza alcun controllo organizzativo o, tantomeno,
alcuno sviluppo di competenze individuali e organizzative.
Il risultato, per molti
preposti, è sentirsi catturati in una sorta di meccanismo kafkiano in cui essi
sono oggetto di aspettative di ruolo (e responsabilità) divergenti da parte dei
ruoli contigui (i capi verso l’alto e i colleghi-sottoposti verso il basso). In sostanza di essere stati fatti preposti e
poi di essere stati abbandonati ad arrangiarsi da soli con le difficoltà di
questo ruolo. Preposti e abbandonati, con buona pace del miglioramento dei
sistemi aziendali di prevenzione”.
* * * * *
Il preposto
è servito...
Ed infine ecco la sentenza cui facevo riferimento
in cui si afferma la responsabilità del preposto per omissione di vigilanza con
riferimento alla movimentazione manuale dei carichi.
* * * * *
Condannato un preposto per
omissione di vigilanza (movimentazione manuale dei carichi)
La Corte penale
Sezione IV con sentenza del 3 marzo, n. 8872 ha dichiarato inammissibile il ricorso di
un preposto, responsabile del settore ricambi, per non aver vigilato sulla
movimentazione manuale dei carichi da parte dei lavoratori.
Un dipendente era rimasto infortunato durante il
trasporto, insieme ad un collega, di un assiale, il cui peso era superiore a quello
consentito dalle disposizioni sulla movimentazione manuale dei carichi.
Di quanto accaduto il Tribunale di aveva ritenuto
responsabile il preposto del reparto dove l’infortunato svolgeva la propria
attività. Il preposto infatti, aveva chiesto al lavoratore di aiutare un
collega a portare in magazzino un assiale di peso superiore a 40 Kg, peso che doveva essere
considerato “non sopportabile” (fatta la ripartizione del peso tra i due
lavoratori) in quanto superava la soglia del di 15 Kg stabilita dalla
competente Commissione medica per uno dei due. Infatti, il dipendente
infortunatosi, aveva già subito una lombalgia durata oltre 4 mesi e non poteva
essere adibito a quell’attività e a quel rischio in quanto portatore di una
patologia pregressa.
L’omissione delle cautele previste dalla legge era
aggravata dal fatto, conosciuto dallo stesso preposto, che l’infortunato era
stato assunto nella quota riservata agli affetti da disabilità e, proprio
per tale motivo, era stato destinato a mansioni d’ufficio, quale l’etichettatura
dei pezzi in magazzino.
Il preposto avrebbe dovuto vigilare sulla
movimentazione dei carichi a mano per evitare o, comunque, ridurre, il rischio
di lesioni dorso lombari, anche tenuto conto delle particolari condizioni
fisiche del dipendente infortunato.
Aggiunge la sentenza: “Del resto tale conclusione si pone in linea con il costante orientamento
di questa Corte secondo il quale il preposto, titolare di una posizione di
garanzia a tutela dell’incolumità dei lavoratori, risponde degli infortuni loro
occorsi in violazione degli obblighi derivanti da detta posizione di garanzia
purché, come nel caso di specie, sia titolare dei poteri necessari per impedire
l’evento lesivo in concreto verificatosi”.
La
Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha
pertanto confermato il giudizio di condanna della Corte di Appello che aveva
ritenuto l’imputato responsabile dell’infortunio verificatosi.
* * * *
Infine una domanda, la solita: cosa si aspetta a
prendere atto, anche a livello contrattuale, di quello che norma e
giurisprudenza delineano ma, soprattutto, di quanto accade realmente nei luoghi
di lavoro, ed agire per la “valorizzazione” dei preposti attraverso una precisa
definizione del suo ruolo a livello contrattuale, l’individuazione di criteri
per la selezione, la sua formazione e qualificazione e perché no, per una
adeguata gratificazione economica?
Franco
Mugliari alias Muglia La Furia
mail: fmuglia@tin.it
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From:
Fulvio Aurora fulvio.aurora@gmail.com
To:
Sent:
Saturday, May 14, 2016 10:30 AM
Subject: COMUNICATO
STAMPA: LUIGI MARA E LA
THYSSENKRUPP DI TORINO
Oggi [14/05/16]
si celebra il funerale di Luigi Mara, fondatore di Medicina Democratica quarant’anni
fa insieme al professor Giulio Maccacaro.
Oggi è
uscita la sentenza definitiva della Corte di Cassazione di condanna degli
imputati della ThyssenKrupp.
Luigi Mara
ha finalmente avuto ragione.
Occorre
dedicare a lui questa sentenza e questa vittoria. Sono passati quasi 8 anni
dall’inizio del processo con l’accusa di omicidio doloso da parte del
Procuratore della Repubblica Raffaele Guariniello. Successivamente la Corte d’Assise d’Appello di
Torino ha derubricato l’omicidio doloso in omicidio colposo, pur mantenendo
elevate le pene.
In tutto
questo Luigi Mara ha avuto una gran parte, con l’aiuto di altri esperti di
Medicina Democratica (Thieme e Colombo) ha prodotto un grosso dossier su tutta
la vicenda Thyssen, esponendola puntualmente davanti al Tribunale di Torino.
Questo grande lavoro si è aggiunto a quello del Pubblico Ministero e degli
altri consulenti che è stato in grado di provare la fondatezza delle accuse
arrivando alla sentenza finale della Cassazione di ieri in tarda serata. Si
consideri che Medicina Democratica è l’unico ente collettivo che è rimasto nel
processo fino alla fine, mentre tutti gli altri, enti pubblici e sindacati,
hanno accettato una transazione che li escludeva.
Diciamo
ancora una volta finalmente e diciamo ancora una volta grazie a Luigi Mara.
Grazie
Luigi, il tuo lavoro è servito.
Tutti i
processi nei quali ti sei impegnato a partire dal primo, ormai lontano nel
tempo, contro il Petrolchimico di Marghera hanno portato ad una maggiore
determinazione nei famigliari delle vittime e in tutti coloro che lottano per
eliminare la nocività nei luoghi di lavoro e nell’ambiente; a richiedere
giustizia, sempre e comunque, nonostante i tempi lunghi e le difficoltà di ogni
tipo; non solo, ma hanno aumentato anche fra i cittadini una la presa di
coscienza dei diritti, in particolare, quello costituzionale di tutela della
salute.
Milano 15
maggio 2016
Medicina
Democratica
Movimento di
lotta per la salute onlus
via dei
Carracci, 2
20149 Milano
---------------------
To:
Sent:
Saturday, May 14, 2016 6:04 PM
Subject: LUIGI
MARA CI HA LASCIATO
Con profondo
dolore abbiamo ricevuto la notizia della scomparsa di Luigi, nostro amico e
compagno di lotta in tante battaglie.
Alcuni di
noi hanno conosciuto Luigi nel 1976, dopo lo scoppio di un reattore dell’ICMESA
di Seveso di proprietà della Hoffman La Roche di Basilea da cui fuoriuscì la nube di
diossina che investì il territorio circostante, un crimine di pace come lo
definì la rivista Sapere e il dottor Giulio Maccacaro, fondatore di Medicina
Democratica insieme a Luigi Mara.
Essi furono
i primi a denunciare la multinazionale Roche per l’avvelenamento del territorio
che provocò danni immensi agli esseri viventi devastando il territorio con la
diossina e altre sostanze cancerogene.
Luigi Mara
(laureato in chimica e biologia), sempre in prima fila nella lotta per la
difesa della salute in fabbrica e nel territorio non si è mai fatto affascinare
dalla scienza dei padroni e dai vantaggi che da questa poteva ricevere, ha
fatto una scelta di campo e di vita al servizio della classe operaia e
proletaria. Si è sempre occupato della salute e dell’ambiente nei processi
produttivi, delle condizioni operaie di lavoro e di prevenzione dei rischi,
delle nocività e dell’inquinamento ambientale.
Alla fine
degli anni ‘60 è stato uno dei lavoratori del “Gruppo di Prevenzione e Igiene
Ambientale” del consiglio di fabbrica della Montedison di Castellanza (VA).
Luigi era un
tipo sanguigno che non aveva paura di manifestare i suoi sentimenti, come
quando affermò pubblicamente (in un’intervista alla RAI, a caldo, subito dopo l’assoluzione
dei manager della Franco Tosi nell’aprile 2015, lui, che fu uno dei consulenti
delle parti civili) “Per i giudici non
esistono le morti per amianto, questo palazzo è un cancro. Sembra che finora
abbiamo solo scherzato viene solo voglia di vomitare”.
Con Luigi
abbiamo partecipato a manifestazioni, convegni, seminari. Luigi era anche
consulente del nostro Comitato, di Medicina Democratica e dell’Associazione Italiana
Esposti Amianto e recentemente siamo stati spesso insieme in tribunale a
Milano, condividendo la rabbia per le assoluzioni dei manager nei processi dell’Enel
di Turbigo e della Franco Tosi di Legnano responsabili della morte per amianto
di decine di lavoratori, e la gioia perché finalmente le vittime, con la
condanna dei dirigenti assassini della Pirelli di Milano, avevano avuto un poco
di giustizia.
Nel momento
del dolore ci stringiamo alla sua famiglia, alla figlia, l’avvocato Laura Mara (legale delle parti civili
del nostro Comitato, di
Medicina Democratica e dell’Associazione Italiana Esposti Amianto) perché la
loro perdita è anche profondamente nostra.
Ciao Luigi,
siamo orgogliosi di averti conosciuto e di aver lottato al tuo fianco.
Luigi, chi
ti ha conosciuto non ti dimenticherà; il tuo lavoro non andrà perso.
Grazie per
tutto quello che hai fatto per gli operai e gli sfruttati.
Milano, 13
maggio 2016
Comitato per la Difesa della Salute nei
Luoghi di Lavoro e nel Territorio
e-mail: cip.mi@tiscali.it
---------------------
From: Clash City
Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent: Sunday,
May 15, 2016 9:20 AM
Subject: MASSA CARRARA: 8 ORE
DI SCIOPERO, BASTA MORTI SUL LAVORO
Martedì 11 maggio, sono stati in sciopero i lavoratori delle cave di
marmo contro l’ennesimo omicidio.
Come ci racconta un cavatore e rappresentante dei lavoratori COBAS non
si tratta di causalità: “stiamo parlando di una guerra, come numeri è come
essere in guerra”.
I numeri, confermati anche dalle statistiche ufficiali INAIL:
parlano chiaro: le morti sul lavoro sono in aumento e la causa è il
peggioramento delle condizioni di lavoro.
Eppure, i mass media, nel descrivere l’episodio, parlano di “una vittima
della montagna, del marmo”. Al contrario, se ascoltiamo chi su questa montagna
ci lavora da anni, sentiremo parlare di: tempi di lavoro, malattie
professionali, età di pensionamento, sicurezza. Sentiremo parlare di diritti
negati e della necessità di conquistarli!
Qui di seguito, l’intervento del lavoratore COBAS e la proclamazione
dello sciopero:
LAVORATORI!!!
Siamo per l’ennesima
volta a piangere per il dramma delle morti bianche!!!
Dopo la tragedia
avvenuta nel Bacino di Gioia il 14 aprile scorso
dove due compagni di lavoro muoiono schiacciati e sotterrati da una frana del
monte, ci ritroviamo davanti ad un’altro incidente mortale avvenuto nel settore
della trasformazione del marmo, un operaio rimane schiacciato dalle lastre di
marmo.
Perché
il nostro settore è così pericoloso?
Perché
non si riesce a fermare questo stillicidio?
INFORTUNI CASUALI?
CHIEDIAMO LA VERITA’!!
Il Cobas del Marmo
dichiara per il giorno di mercoledì 11 Maggio LUTTO DI OTTO ORE di tutte le
lavorazioni del settore lapideo della provincia di Massa Carrara!!!
Ritroviamoci tutti
insieme al funerale di Carlo Morelli per dare l’ultimo saluto a un nostro compagno
di lavoro.
Il Segretario Cobas
Marmo Dino Novembri
Carrara lì 10/05/16
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To:
Sent:
Sunday, May 15, 2016 7:10 PM
Subject: AIEA: SOLLECITO AL 5X1000
Firmate questa mail e inoltratela a tutti i vostri
conoscenti.
Questo mezzo di finanziamento è vitale per la nostra
attività.
Avete delle incertezze a chi versare il vostro
5x1000?
Non tentennate sostenete AIEA onlus composta solo da
volontari.
Il vostro sostegno è indispensabile per continuare a
difendere i diritti degli esposti amianto e la battaglia per bonificare il
territorio da questa fibra killer.
Quest’anno riceveremo dal 5x1000 2014 euro 3.615,06
cifra minima per continuare.
Visitate il sito: www.associazioneitalianaespostiamianto.org
Grazie comunque...
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To:
Sent: Sunday, May 15, 2016 2:06 PM
Subject: FERROVIERI:
BASTA CONTRATTI A PERDERE
Mercoledì 18 maggio alle ore 10.00 presso la Sala del Consiglio
Metropolitano piano ballatoio, davanti alle Laziali (via Giolitti, 231 Roma)
ASSEMBLEA NAZIONALE
DEI FERROVIERI
BASTA
CONTRATTI A PERDERE!
Riduzione
dell’orario di lavoro
No alla
privatizzazione delle FS
Sicurezza
per il lavoro
Pensione
Democrazia
sindacale
Mercoledì 18
maggio ore 10:00
Sala del
Consiglio Metropolitano
via
Giolitti, 231
VERSO LO
SCIOPERO NAZIONALE DEI FERROVIERI DEL 24-25 MAGGIO
CAT -
Coordinamento Autorganizzato Trasporti
CUB
Trasporti
SGB -
Sindacato Generale di Base
USB - Unione
Sindacale di Base
---------------------
To:
Sent: Sunday, May 15, 2016 9:58 PM
Subject: RASSEGNA CINEMA & AMBIENTE 2016
CENTRO STUDI SERENO REGIS
RASSEGNA CINEMA & AMBIENTE 2016
Da sabato 30 maggio a lunedì 6 giugno 2016
Sala Gabriella Poli Via Garibaldi n. 13, Torino
LUNEDI’ 30/05 ORE 20.45 “ATTENTI AL TRENO” (48’) DI MAURA CRUDELI E
FEDERICO ALOTTO
In attesa dell’udienza fissata per il 31 maggio 2016 alla Corte
Costituzionale sul possibile avvio del procedimento Eternit Bis per omicidio
volontario di oltre 250 persone vittime del mesotelioma da amianto proponiamo
un documentario sugli stabilimenti Savigliano, città del Pendolino. Nella ex
Fiat Ferroviaria, nei reparti addetti alla coibentazione delle carrozze dei
treni, una fitta nebbia, una nuvola polverosa si attaccava ai vestiti e
inesorabilmente si insinuava nelle narici scendendo giù fin dentro ai polmoni...
Finanziato dalla Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) Onlus
Piemonte, sezione di Savigliano.
Interviene Armando Vanotto di AIEA Savigliano
VENERDI’ 03/06 ORE 18.00 “DEVIL COMES TO KOKO” (49’) DI ALFIE NZE
Opera prima, evoca due brutali episodi che hanno tragicamente interessato la Nigeria: la sanguinosa
invasione inglese di Benin City nel 1897 e lo scandalo dei rifiuti tossici
scaricati nel 1987 a
Koko, un villaggio del Delta del Niger.
Apparentemente scollegate fra loro, le due invasioni si fondono in un’unica
inquietante storia.
Un immaginifico viaggio in una terra troppo ricca, da sempre preda di
violente conquiste e saccheggi. Le riprese sono state effettuate a Benin City e
nel villaggio di Koko in Nigeria, oltre che nello spazio occupato di Macao, a
Milano.
Segue dibattito.
SABATO 04/06 ORE 18.00 “LA TRAGEDIA ELECTRONICA”
(86’) DI
MIGUEL CORRAL
Un uomo passa con un carico di rifiuti elettronici in periferia di Accra,
capitale del Ghana. Cammina spingendo pestando dischi rotti, carcasse di
computer e video. Con lui cammina Mike Anane un giornalista ecologista.
Prodotto da Mediapro in collaborazione con diverse televisioni pubbliche
(TVE, Arte France, Al Jazeera) riflette con esempi semplici su una realtà
complessa che le società dei paesi industrializzati tendono a rimuovere dalla
propria coscienza: il destino dei rifiuti elettronici che generiamo in quantità
industriali, il loro riciclaggio e il loro traffico illegale dall’Europa e
dagli Stati Uniti fino alle discariche del Ghana, della Cina e di Haiti.
Segue dibattito.
LUNEDI’ 06/06 ORE 20.45 “I VAJONT” (70’) DI LUCIA VASTANO, MAURA
CRUDELI E FEDERICO ALOTTO
Il Vajont è come un fiume in cui sfociano i torrenti del profitto, del
potere e dell’indifferenza. Nei Vajont si inciampa, sempre e ovunque. Mezzo
secolo fa, il Monte Toc si suicidò gettandosi nel lago formato da una diga che
non andava costruita.
A rileggere quella pagina di storia, di cui persino lo Stato fu
riconosciuto responsabile, si vedono similitudini con vicende più recenti, con
lo stesso copione, del prima e del dopo.
Il ripetersi della Storia senza insegnamento è il tema del film: il
profitto che prevarica sicurezza, dignità e rispetto della vita, la solitudine
dei superstiti, i media che si cibano delle disgrazie e del dolore, il business
della ricostruzione e del malaffare. E poi l’indifferenza di tutti, pronti a voltare
pagina con facilità. Broni e la fabbrica d’amianto, il porto di Genova dove una
nave abbatte la Torre
piloti, l’Aquila post terremoto, Viareggio con un quartiere esploso, Paderno
Dugnano con i morti in fabbrica.
Infine, simbolicamente una vicenda più lontana: Bhopal, 3 dicembre 1984,
raccontata da Arun Gandhi e Vandana Shiva.
Interviene Lucia Vastano.
La rassegna quest’anno è dedicata a Luigi Mara
(1940-2016), fondatore di Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute, attivista dei
diritti dei lavoratori e dell’ambiente, sempre in prima fila nella lotta in
difesa della salute in fabbrica e nel territorio.
Enzo
Ferrara
Istituto
Nazionale di Ricerca Metrologica INRIM
Divisione
Nanoscienze e Materiali
Strada
delle Cacce, 91
10135
Torino
telefono:
011 39 19 8 37
fax: 011 39 19 834
cellulare: 339 85 55 744
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