INDICE
Alessandra Cecchi alexik65@gmail.com
RECENSIONE LA FABBRICA DELLA
FELICITA’
Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
LA RETORICA INCOMBE A PROPOSITO DELLA GIORNATA CONTRO LE MORTI SUL LAVORO
Muglia La
Furia fmuglia@tin.it
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
L’OSSERVATORIO INDIPENDENTE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO
CITATO ANCHE NEL
GIORNALE DEGLI ITALIANI DELL’ONU
Muglia La
Furia fmuglia@tin.it
Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
COMUNICATO DEL “COMITATO
PER LA
REINTEGRAZIONE DI SANDRO GIACOMELLI”
Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
AMIANTO
SCIOPERO MACCHINISTI E CAPITRENO TOSCANA 8 MAGGIO
Mario Murgia murgia.mario50@virgilio.it
26 APRILE: INCONTRO CON
IL DIRETTORE GENERALE DELL’INAIL
Mario Murgia murgia.mario50@virgilio.it
CONVEGNO ROMA CAMERA DEPUTATI: SUBITO PIANO AMIANTO
Mario Murgia murgia.mario50@virgilio.it
GIORNATA PER LE VITTIME DELL’AMIANTO, SE NON SI
BONIFICA SI CONTINUERA’ A MORIRE
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
REPORT MORTI SUL LAVORO NEI PRIMI 4 MESI DEL 2016
Sicurezza e Lavoro direttore@sicurezzaelavoro.org
PARTE IL TOUR PER LA SICUREZZA SUL LAVORO
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From: Alessandra
Cecchi alexik65@gmail.com
To:
Sent:
Tuesday, April 26, 2016 9:21 AM
Subject: RECENSIONE
LA FABBRICA DELLA
FELICITA’
UN
ROMANZO AVVELENATO
Gran libro “La fabbrica della felicità” di Giulio
Di Luzio: dunque i media (quelli presunti grandi) non ne parleranno
“E’ meglio
morire del male che di fame” oppure “Non fa niente che io crepo ma mio figlio deve
lavorare lì” (sottinteso: come “indennizzo”): frasi simili ne ho sentite anche
io varie volte da chi è nelle fabbriche della morte o da chi vive nei pressi e “gode”
della ricchezza indotta e dei veleni connessi. Ma ne ho ascoltate anche di
opposte, per fortuna: “bisogna distruggere un sistema che non mette limiti al
profitto anche se questo significa dare ai padroni licenza di uccidere” così mi
scrisse anni fa in una lettera/volantino un giovane/vecchio amico “operaiaccio”.
Mi sono
fermato più volte a riflettere leggendo il romanzo “La fabbrica della felicità” (148 pagine per 14 euro) appena
uscito da Stampa Alternativa, esordio narrativo del giornalista e blogger
Giulio Di Luzio. Rivedevo così i volti di amici operai e di persone che ho
conosciuto, magari di corsa, quando facevo due strani mestieri cioè il
militante (del gruppo Lotta Continua) prima e poi il giornalista. Non credo che
si possa essere neutrali neppure facendo il cronista, tanto è evidente che l’intera
organizzazione del lavoro si preoccupa di fare risparmiare ai padroni tutti i
soldi possibili, persino quelli che dovrebbero servire per tutelare la salute
di chi lavora dentro le aziende o di chi vive lì intorno.
E’ soprattutto
la chimica a uccidere come in “La
fabbrica della felicità”, basato su una tragica storia vera. Qui il
primo veleno è la bugia del padrone buono venuto dal Nord per aiutare i poveri
terroni.
E’ bravo Di
Luzio a mostrare la strana alleanza fra il giovane medico Nicola La Porta (all’inizio “barricato
nel mondo chiuso e ovattato della medicina e del suo potere indiscusso sull’uomo”)
e Maurizio Russo, operaio ingenuo, scrupoloso e così stakanovista da esser
diventato un capoturno. Impareranno molto l’uno dall’altro.
La voce
narrante è spesso affidata al figlio: sono belli alcuni passaggi (i riti della
domenica, i “sassi parlanti” gli studi come risarcimento sociale) dove i fatti
sono immersi nella sua crescita difficile, nelle ignoranze, incertezze e paure.
“Una enorme
nube biancastra”; è “l’incidente” del 26 settembre 1976 ma ci vorranno quasi 20
anni perché Maurizio Russo sappia di cosa si è ammalato, come e perché... per
poi scoprire anche i medici di fabbrica sapevano, da subito, ma hanno taciuto.
A esempio “arsenico” dev’essere una mala parola se nessuno fra quelli in camice
bianco o in cravatta la pronuncia mai. Come fra i “tecnici” che sembrano avere
una scienza infusa, però nei reparti non vengono.
Non
racconterò la storia: anche se non è un “giallo” ci sono molti colpi di scena,
psicologie, intrecci che sarebbe sbagliato rivelare. Leggetelo, è un gran
libro.
In fabbrica “si
parlava di tutto: dalle cosce delle dive... al calcio”. Di tutto “tranne che di
salute”; a quella ci pensa “il commendatore”, com’è buono e non bisogna fargli “uno
sgarbo” mettendo in giro certe voci.
Chiuso il
libro, molte immagini, persone e frasi restano in mente: Renato, “l’operaio
topo”; i giornalisti asserviti; “Perché se qualcuno ha sbagliato non deve
pagare?”; il medico di fabbrica che fa fortuna e l’altro che carriera non farà
ma spiega “il gradino più alto è accanto al paziente”; “la grattatrice”; il
sindacato assente quando servirebbe; il coraggio e l’amore di alcune donne; “il
male che cammina”; le toghe nere e l’avvocatessa controcorrente; gli
interrogativi che ronzavano “come le zanzare ad agosto, ne schiacci due e ne
trovi altre dieci”.
Se leggete
questo libro fra tutte le infamie quella sui crostacei forse vi sembrerà frutto
di pazzia... invece è cronaca “giudiziaria”.
C’è una
frase del dottor La Porta
che vale citare quasi per intero: “Nella nostra formazione la malattia non ha
nulla a che vedere con la storia di chi lavora... E’ questo l’errore”. Negli
anni ‘70 molti (relativamente molti, diciamo qualche migliaio di persone)
compresero quell’errore cercando, in fabbrica e fuori, di trovare un’altra
strada, un diverso sapere, nuove alleanze.
Nella bella
prefazione scrive Gianni Vattimo: “vale la pena di salutare questo libro con
sincero entusiasmo”.
Sottoscrivo
in pieno. Sempre evviva Stampa Alternativa per il coraggio.
Nei “ringraziamenti
finali” Giulio Di Luzio conferma che è tutto vero (quell’operaio si chiamava
Nicola Lo Vecchio), ma trasformare le vicende in romanzo ovviamente gli ha
consentito una maggiore libertà narrativa, soprattutto nella psicologia.
In apertura
del romanzo c’è la frase di una canzone di Pierangelo Bertoli: “i crimini
contro la vita li chiamano errori”. Teniamole a mente queste poche, chiare
parole e soprattutto quando (quasi ogni giorno) ascoltiamo “la voce del padrone”
fedelmente amplificata dalla stragrande maggioranza dei media.
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To:
Sent:
Wednesday, April 27, 2016 6:09 PM
Subject: LA
RETORICA INCOMBE
A PROPOSITO DELLA GIORNATA CONTRO LE MORTI SUL LAVORO
Ormai le
morti sul lavoro non fanno più notizia, destinate alla cronaca locale o in
qualche caso a quella giudiziaria con un lungo iter burocratico per il
risarcimento ai familiari.
La Giornata
Mondiale per la Salute
e per la Sicurezza
sul Lavoro si celebrerà giovedì 28 aprile ma non c’è niente da celebrare.
Di lavoro e
sul lavoro si continua a morire a ritmi impressionanti, cifre tra le più
elevate d’Europa per non parlare poi delle innumerevoli malattie professionali
senza riconoscimento, degli infortuni che nonostante la diminuzione delle
ore lavorate sono in aumento.
E’ notizia
di pochi giorni fa quella riportata dall’INAIL che denuncia come i voucher
rappresentino non solo uno strumento per sottopagare la forza lavoro ma anche l’uso
che ne viene fatto: il voucher compare nel giorno di un infortunio quasi a
giustificare e a coprire il lavoro nero.
Al 31
dicembre 2015 registriamo 1.172 vittime sul lavoro, una media di 98
infortuni mortali al mese (24 alla settimana e più di tre al giorno).
163 sono i
morti in più rispetto al 2014, pari al 16% del totale, numeri che da soli
confermano la ecatombe di cui ormai si parla solo in occasione della giornata
mondiale dimenticandosi che le normative che hanno precarizzato il lavoro, che
non hanno diminuito la giornata lavorativa, ma anzi innalzato l’età
pensionabile, sono alla base di questo sterminio silenzioso e di cui i padroni
pubblici e privati sono responsabili e conniventi insieme al Governo
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To:
Sent:
Thursday, April 28, 2016 4:15 PM
Alla vigilia del 28 aprile, Giornata
mondiale per la sicurezza sul lavoro, VEGA Engineering – Osservatorio Sicurezza
sul lavoro, ha comunicato i dati relativi agli infortuni accaduti nei primi 3
mesi dell’anno nel Triveneto.
16 le vittime registrate tra gennaio
e marzo 2016 in
occasione di lavoro. Erano state 26
a fine marzo 2015.
In Veneto si contano 9 vittime, 4 in Trentino Alto Adige e 3 in Friuli Venezia Giulia.
A fronte del calo generalizzato di
infortuni mortali, non si può non rilevare come la provincia di Bolzano rimanga
sempre in testa a questa terribile classifica.
Sono infatti Bolzano e Verona le
province in cui si registra il maggior numero di vittime (3); seguite da
Vicenza, Treviso e Udine (2), Belluno, Padova, Pordenone e Trento (1).
Per quanto riguarda, poi, l’incidenza
di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa è il Trentino Alto Adige a
far registrare il dato peggiore in Triveneto con un indice di 8,4% contro una
media nazionale di 5,8%. Un indicatore, quest’ultimo, che porta il Trentino
Alto Adige al 4° posto nella graduatoria nazionale.
Intanto, in Italia nel primo
trimestre 2016 sono stati 130 gli infortuni mortali rilevati in occasione di
lavoro e 46 quelli in itinere.
Anche a livello nazionale, come a
Nordest (sebbene in misura decisamente minore) emerge un decremento della
mortalità in occasione di lavoro e pari all’8,5 per cento.
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To:
Sent:
Thursday, April 28, 2016 4:15 PM
Lo
stress lavoro correlato, è il tema scelto da ILO (Organizzazione internazionale del lavoro) per la “Giornata mondiale per la salute e la
sicurezza sul lavoro” che, come ogni anno, si celebra oggi 28 aprile.
Con la giornata del 28
aprile ILO intende richiamare l’attenzione sui mutamenti epocali in atto nel
mondo del lavoro, e che vedono in quello psicosociale uno dei rischi maggiori
per la salute e la sicurezza.
Con i ritmi di lavoro
dettati dalle comunicazioni in tempo
reale e gli alti livelli di concorrenza, la frontiera tra lavoro e vita privata
diventa sempre più difficile da identificare. Inoltre, a causa dei cambiamenti
importanti nelle relazioni industriali e dell’attuale recessione economica, i
lavoratori sono confrontati ai cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e
alle ristrutturazioni, alla diminuzione delle opportunità lavorative, all’aumento
della precarietà, alla paura di perdere il lavoro, ai licenziamenti massicci e
alla disoccupazione, e alla diminuzione della stabilità finanziaria, con serie
conseguenze per la loro salute mentale e per il loro benessere.
Nel frattempo le
Organizzazioni Sindacali europee denunciano che in Europa ogni anno sono oltre 3.500 le vittime di infortuni sul
lavoro (di cui oltre 1.000 in
Italia) mentre sono più di 100.000
le persone che muoiono per malattie (tumori) contratte sul luogo di
lavoro.
Secondo le Organizzazioni
Sindacali europee, “il modo migliore per proteggere i lavoratori dalle malattie
e dagli infortuni è attraverso leggi a livello europeo e nazionale”. La tutela
della salute, scrivono in un appello, “non deve essere liberalizzata e
privatizzata”, e “leggi forti dovrebbero essere sostenute da una forte
applicazione e un forte sistema di rappresentanti per la salute e sicurezza sul
lavoro”.
Per vedere la pagina web
dell’ILO:
Franco
Mugliari alias Muglia La Furia
mail: fmuglia@tin.it
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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Friday, April 29, 2016 9:41 AM
Subject: L’OSSERVATORIO INDIPENDENTE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO CITATO ANCHE NEL GIORNALE DEGLI
ITALIANI DELL’ONU
E’
un onore che sia stato citato l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul
lavoro che ho fondato il 1° gennaio 2008 nel giornale degli italiani dell’ONU:
Purtroppo
è proprio Bologna la città dove sono cresciuto che mai una volta si sia
interessata dell’Osservatorio da cui prende il nome, a partire dal sindaco
Virgilio Merola che pur conosco personalmente per la mia attività di
pittore-scultore, città alla quale ho donato opere importantissime della mia
attività artistica. ma così gira il mondo. Tra l’altro il blog è uno dei più
visitati, da centinaia di italiani e stranieri ogni giorno.
*
* * * *
CANADA RICORDA CADUTI ITALIANI SUL LAVORO
IN ITALIA I MORTI OLTRE 1.700 NEL 2015, TREND IN AUMENTO
Toronto, 28 aprile
Dal 1900 in avanti circa mille
italiani hanno perso la vita in incidenti letali sul lavoro nella provincia
canadese dell’Ontario: molti di loro giovani, rimasti uccisi nelle miniere,
durante la costruzione di strade e ferrovie, nei cantieri edili.
A loro ha reso
omaggio l’Ambasciatore a Ottawa Gian Lorenzo Cornado partecipando oggi a
Toronto, presso i “Villa Colombo Memorial Gardens”, all’inaugurazione del
Memoriale ai caduti italiani sul lavoro.
Erano presenti alla
cerimonia, nell’International Workers Memorial Day (IWMD), il Ministro per il
Commercio Internazionale del Canada, Chrystia Freeland, intervenuto in
rappresentanza del Primo Ministro Trudeau, il Console Generale d’Italia a
Toronto, Giuseppe Pastorelli, il Ministro del Lavoro dell’Ontario, Kevin Flynn
e il Sindaco di Toronto, John Tory.
Davanti al monumento,
sulle cui undici colonne sono iscritti i nomi di ciascun lavoratore italiano
rimasto ucciso rintracciati dal comitato organizzatore coordinato da
Marino Toppan, l’ambasciatore ha letto il messaggio inviato dal Presidente
della Repubblica, Sergio Mattarella, con il quale il Capo dello Stato, nel
ricordare il sacrificio dei caduti sul lavoro italiani in Ontario e nel rendere
omaggio “ai numerosi italiani che hanno contribuito allo sviluppo e alla crescita
economica dell’Ontario e di tutto il Canada”, ha voluto sottolineare come l’inaugurazione
del Memoriale ci richiami “a un’attenta riflessione sul ruolo che ancora oggi l’immigrazione
esercita nello sviluppo economico e sociale dei nostri Paesi e sull’opportunità
di dedicare continua attenzione al delicato tema della sicurezza sui luoghi di
lavoro”.
Il Workers
Memorial Day è nato negli Usa nel 1970. la data del 28 aprile era stata scelta
per celebrare l’Occupational Health and Safety Act che era entrato in vigore
quel giorno. In Canada la giornata viene osservata dal 1985.
In Italia, secondo i
dati dell’INAIL, solo nel 2015 i morti sul lavoro sono stati 1.172 (+16,15%
rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014) a cui si sommano i 184 infortuni
fatali che si sono verificati in Italia dall’inizio dell’anno, registrati dall’osservatorio
indipendente di Bologna del metalmeccanico in pensione Carlo Soricelli.
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To:
Sent: Friday,
April 29, 2016 4:22 PM
Credo siano in pochi a sapere, anche tra quelli che hanno partecipato ad una delle tante iniziative realizzate in giro per l’Italia, che il tema scelto dall’ILO (Organizzazione internazionale del lavoro) per la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro è lo “Stress sul lavoro: una sfida comune”.
Almeno così pare a leggere i titoli delle iniziative promosse e realizzate
nel quadro della manifestazione che vanno sotto il nome di “Italia loves sicurezza”: “Un
abbraccio per la sicurezza”, “Piccoli leader”, “Olimpiadi della sicurezza”, “Piccoli
lavoratori crescono”, “Giochiamo con la sicurezza”, ecc. (http://www.fondlhs.org/italia-loves-sicurezza-2016)
Chi fa merita rispetto (alcuni organizzatori di iniziative sono anche miei
amici) e poi voglio pensar bene, al grande lavoro di coinvolgimento fatto,
però... però qualche perplessità nasce soprattutto a causa degli
slogan utilizzati dal principale artefice della giornata: “Diventa anche tu un Ambasciatore della
sicurezza” (e fin qui passi), ma l’idea di diventare “Safety Evangelist”, no grazie
davvero.
Una visione messianica e salvifica (per
sé stesso probabilmente) che non solo non mi piace, ma che mi fa
addirittura paura. Se ci sono “evangelisti”
ci sarà pure un “vangelo” (e un
libro che pretende di salvarti la vita c’è
e viene proposto) e magari c’è anche un “messia” (o qualcuno che crede di esserlo, e temo che ci sia anche
quello).
Per quanto mi riguarda, ho deciso di assecondare
la campagna promossa da Carlo Soricelli dell’Osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro per un Primo Maggio con il lutto al braccio in ricordo di tutte le vittime del lavoro (http://cadutisullavoro.blogspot.it).
A due anni dalla sua morte, il mio ricordo
va oggi a Rino Pavanello uno che
alla sicurezza dei lavoratori ha dedicato la sua vita.
A seguire un ricordo di Rino Pavanello,
scritto da Rocco Vitale che ringrazio.
Franco
Mugliari alias Muglia La Furia
mail: fmuglia@tin.it
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ANCORA VIVO IL RICORDO DI RINO PAVANELLO
PROBLEMI DI IERI E DIFFICOLTÀ DI OGGI, QUALE
PROSPETTIVA?
di Rocco Vitale
Il 26 aprile di due anni fa veniva a mancare Rino Pavanello. Fondatore ed
animatore dell’Associazione Ambiente e Lavoro a lui deve molto tutto il mondo
della sicurezza non solo per l’impegno personale ma per la grande opera ed
attività di coinvolgimento che ci hanno portato, assieme, a far crescere il
sistema della sicurezza sul lavoro.
Lo ricordiamo sempre con nostalgia ed affetto consapevoli di come in breve
tempo sono cambiati i tempi e le modalità sia dell’azione che della
rappresentanza. Le difficoltà di chi opera nel nostro settore sono lampanti ed
evidenti. Potremmo anche dire che il cammino riformatore si è fermato e pochi,
brevi, interventi a spot non incidono nell’azione sulla prevenzione degli
infortuni che non accennano a diminuire.
Ma è il tema complessivo della salute e della sicurezza e della prevenzione
che segna il passo aprendo un divario nell’intero sistema economico sociale del
paese.
Negli ultimi anni vi è stato, bisogna riconoscerlo e darne atto, un
grandissimo impegno e profusione di risorse (qualche volta spese anche male)
nel sviluppare la formazione della sicurezza sul lavoro. Ma il tema della
cultura della sicurezza non va a periodi e soprattutto non finisce mai. Resta
un problema quotidiano che deve essere affrontato ogni giorno e si risolve
proprio affrontandolo ogni giorno. Infatti la formazione continua sta a
indicare che il percorso deve proseguire.
L’ultima battaglia che con Rino Pavanello avevamo intrapreso non si è mai
svolta. Sono tutti spariti. A gennaio del 2014 iniziavano a circolare (in modo
riservato per davvero) le prime bozze di revisione dell’Accordo Stato Regioni
relativo ai RSPP datato 2006 e che, nella sostanza, rivedeva sia la tematica
specifica dell’Accordo ma con nuove indicazioni metodologiche e di merito che
riguardavano l’interno comparto della formazione della sicurezza. Come eravamo
abituati ci eravamo passati i file e impostato tre colonne. Una con il testo
vigente e le altre due per le nostre osservazioni. Avevamo analizzato articolo
per articolo, punto per punto con lo scopo di farne oggetto di discussione e di
intervento.
La sua scomparsa ed il cambiamento del quadro politico ha fermato ogni
iniziativa. Vi è stato un sussulto lo scorso anno con contributi ed
osservazioni, le più disparate, e credo che la presenza di Rino sarebbe servita
ad andare avanti nel mentre il tutto, ad oggi, si è fermato. La confusione è
sovrana: non si sa neppure chi è, al momento, il referente delle Regioni. Se si
aspetta ancora un po’ si arriva al referendum di ottobre che nella modifica del
Titolo V della Costituzione, all’art. 117, cancella definitivamente qualsiasi
competenza regionale in ordine alla salute e sicurezza sul lavoro con buona
pace di nuovi Accordi Stato Regioni.
Ricordo gli ultimi incontri con Rino per preparare quella manifestazione,
da lui fortemente voluta, del Workers Memorial Day, Giornata internazionale per
la sicurezza sul lavoro, che si è svolta senza di lui due giorni dopo la sua
scomparsa.
Ma, il mese prima, nel marzo del 2014, era stata occasione di un confronto
sull’entrata in vigore della “Qualificazione dei formatori” prevista dal
Decreto 6 marzo 2013. Assieme a Rino avevamo lavorato per stendere un testo da
sottoporre prima di tutto alla Commissione sulle morti bianche e,
successivamente, alla Commissione consultiva che aveva il compito di elaborare
i criteri di qualificazione della figura del formatore.
La nostra proposta, di cui la Commissione, ne riprendeva il sistema dei criteri
è stata via via snaturata e ne usciva un Decreto pastocchio, che per
accontentare tutti, indicava criteri talmente semplici e banali che non negava
a nessuno la patente di formatore docente qualificato. Ricordo brevemente come
la nostra proposta prevedeva tre tipologie di formatori: il formatore senior
(colui che possiede titoli ed esperienza per svolgere questo compito) il
formatore junior (un sistema per dare la possibilità ai giovani di
intraprendere la possibilità di divenire formatore) ed infine il formatore
aziendale. Su quest’ultima figura avevamo intravisto la possibilità affinché
preposti, dirigenti e RSPP interni potessero svolgere, con una adeguata
formazione, il ruolo di docenti all’interno della propria azienda. Un sistema
lungimirante e di sviluppo della cultura della sicurezza che, oggi, molti
perseguono anche se con difficoltà ed in assenza di indirizzi e prospettive.
La nostra riunione, però, come nello stile di Rino non era un piangisteo o
una rassegnazione. L’articolo 3 del Decreto prevedeva che, dopo il 18 marzo del
2015, la Commissione
poteva rielaborare eventuali proposte migliorative dell’efficacia dei criteri
previsti. Eravamo pronti a questa nuova battaglia che non è mai cominciata e,
come tante altri monitoraggi e promesse di revisione, sono andate in
cavalleria!
Ricordare Rino significa alzare la voce e chiedere a pugno duro queste
legittime richieste di osservanza delle leggi. Pavanello non era un estremista.
Figlio della cultura riformista socialista milanese sapeva che bisognava
portare a casa dei risultati passo dopo passo. Ogni mezzo era buono per farsi
sentire ed ascoltare ma con un disegno preciso di agire all’interno della legge
e delle istituzioni per quella che un tempo si chiamava “l’elevazione sociale e
morale dei lavoratori”. I termini, oggi, saranno pur cambiati ma il problema
resta lo stesso!
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To:
Sent: Friday,
April 29, 2016 4:25 PM
Subject: COMUNICATO
DEL “COMITATO
PER LA
REINTEGRAZIONE DI SANDRO GIACOMELLI”
Sabato 23
aprile, a Pisa, si è tenuta la “giornata” per l’unità e la solidarietà di classe.
Il
pomeriggio, l’Assemblea-dibattito su “diritto
di sciopero, rappresentanza e repressione nei luoghi di lavoro” alla
presenza di 70-80 lavoratori e lavoratrici. La sera, l’Incontro con una
cinquantina di presenza. I due momenti sono stati interrotti da un buffet che
ha raccolto oltre 500 euro di sottoscrizione.
Una
giornata, che per la discussione e le presenze è andata al di là delle migliori
aspettative.
Oltre agli
interventi in programma di Sandro, licenziato dalla DNA di Pontedera, di Mimmo
e Stefania della FCA (Fiat Chrysler Automobiles) di Melfi e Termoli, di Beppe
della Same di Treviglio, di Maria di Trenitalia, sono intervenuti altri
lavoratori e lavoratrici, delegati RSU/RSA/RLS e attivisti sindacali, tra cui
Ugo, RSU metalmeccanico di Parma, Giovanni taxista di Milano, Davide della
Metro di Pisa, Gianluca operaio della Solvay di Rosignano, Gina infermiera dell’ospedale
di Carrara.
E’
intervenuta anche Daniela dell’Associazione dei familiari della strage
ferroviaria per informare sulla battaglia per la sicurezza, la verità,
la giustizia, per dire NO alla prescrizione, per invitare
tutti a Viareggio il prossimo 29 giugno in occasione del 7° anniversario e per
sottolineare l’importanza e la necessità della solidarietà avuta in questi
anni.
Il diritto di sciopero si difende
esercitandolo, la rappresentanza è
il prodotto del consenso, la repressione
si ostacola con la solidarietà ed il sostegno: sono state le “soluzioni”
ai temi del dibattito, come “soluzioni” sono la stessa lotta cosciente ed organizzata contro padroni e loro governi e l’unità tra differenti forze e realtà
sindacali.
L’unità,
elementare a dirsi, ma complicata a realizzarsi, è stato l’aspetto sicuramente
più significativo conseguito nell’esperienza del Comitato.
Chi non ha
partecipato alla giornata del 23 aprile a Pisa, e poteva farlo, ha perso una
buona occasione. Chi non ha vissuto direttamente l’esperienza del Comitato, e
poteva farne parte, ha perso un’altra buona occasione.
Chi pensa,
fin da adesso, di costruire ambiti sindacali in continuità con questa
esperienza, pone la questione dell’unità con profondo senso di responsabilità;
quell’unità necessaria a condurre con maggiore forza ed efficacia la lotta e le
mobilitazioni.
L’esperienza
del Comitato, a chi si è pubblicamente impegnato e speso per la riassunzione di
Sandro, ha insegnato molto; un’esperienza che ha dato fiducia, morale,
incoraggiamento e sostegno materiale a Sandro.
Il Comitato
ha fatto sì che Sandro non si sentisse mai solo e non fosse abbandonato a sé.
Se e quando
si pratica, la solidarietà è un’arma
formidabile ed invincibile.
Pisa, 28
aprile 2016
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From: Cobas
Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent:
Friday, April 29, 2016 6:28 PM
Subject: AMIANTO
La legge sugli ecoreati permette di perseguire i i reati di inquinamento e disastro ambientale?
A parole parrebbe di sì, ma nei fatti no
perchè mancano tutte quelle figure tecniche preposte al controllo e alla
individuazione delle responsabilità penali e civili.
Mancano perfino i controlli sui
cantieri, le province sono state soppresse e le competenze in materia
ambientale non si sa bene che fine abbiano fatto, le deleghe poi avrebbero
bisogno di personale qualificato e di un budget
Nella Giornata Mondiale delle vittime
dell’amianto ricordiamo che in Italia esistono decine di siti ancora inquinati
senza che il Governo nazionale e quello locale abbiano ancora deciso i tempi e
i costi della bonifica. Dati alla mano ci sono oltre 32 milioni di tonnellate
di amianto sul territorio italiano, l’eternit è stato messo al bando meno di 25
anni fa, quando da anni si conosceva la sua elevata pericolosità tanto è
vero che negli Stati uniti già 40 anni or sono esistevano ricerche scientifiche.
In Italia non si sa ancora quante
saranno le morti e le malattie di amianto da qui ai prossimi 20 anni, si fanno
troppe parole ma ben pochi fatti per combattere la nocività.
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From: Maria
Nanni mariananni1@gmail.com
To:
Sent:
Friday, April 29, 2016 8:50 PM
Subject: SCIOPERO
MACCHINISTI E CAPITRENO TOSCANA 8 MAGGIO
A seguire volantino
sullo sciopero di macchinisti e capitreno Toscana di domenica 8 maggio, dalle 9
alle 17.
Buonanotte.
Maria
DOPPIE COMPOSIZIONI CON UN MACCHINISTA E UN SOLO CAPOTRENO
-
dopo le DEIF (Disposizioni Emanate dall’Impresa Ferroviaria) 8.6 e 8.7 che
vogliono affermare la possibilità di fare a meno della presenza/intervento del
personale sostituendolo con un citofono;
-
dopo le assemblee dei lavoratori, le
lettere, le richieste di incontro ignorate e la mobilitazione di tanti
lavoratori anche a fronte delle ritorsioni e intimidazioni aziendali
-
in attesa degli esiti delle denunce a
istituzioni, regione, procura ed ANSF (Associazione Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria);
-
in assenza di
risposte che risolvano la questione con un capotreno per ogni sezione a
garanzia della sicurezza dei viaggiatori, del Personale di Macchina e del
Personale di Bordo
-
contro le false
soluzioni pastrocchio che non risolvono i problemi e le responsabilità nei
confronti dei trasportati e contro un futuro senza capotreno e con il
macchinista solissimo
SI SCIOPERA!!!
Personale di Macchina e del Personale di Bordo Regionale
Toscana
Dalle 9.01 alle 16.59 di domenica 8 maggio 2016
DIFENDIAMO LA NOSTRA PROFESSIONALITA’
ED IL NOSTRO LAVORO CONTRO CHI VUOLE PRIMA RENDERLO INSOSTENIBILE E POI
CANCELLARLO DEFINITIVAMENTE!!!
Attivisti
CAT-CUB-USB Toscana
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To:
Sent: Saturday, April 30, 2016 6:02 PM
Subject: 26 APRILE: INCONTRO CON IL
DIRETTORE GENERALE DELL’INAIL
RESOCONTO INCONTRO CNA CON IL DIRETTORE GENERALE DELL’INAIL
26 APRILE 2016 INCONTRO CON IL DIRETTORE GENERALE
DELL’INAIL
UN INCONTRO CON POSSIBILI
POSITIVE PROSPETTIVE PRESENTI E FUTURE
Il 26 aprile facendo
seguito a quanto è accaduto in Sardegna, il senator Felice Casson, vice presidente
della Commissione Giustizia del Senato, ha organizzato un incontro del
Direttore Generale INAIL, dottor Giuseppe Lucibello, con una delegazione dell’AIEA
(Associazione Italiana Esposti Amianto) e il CNA (Coordinamento Nazionale Amianto)
composto da Maura Crudeli, Sabina Contu, Mario Murgia, Fulvio Aurora. All’incontro
ha partecipato il senatore Carlo Pegorer, impegnato sul fronte dell’amianto;
avrebbe dovuto partecipare ma non è stato presente l’ononorevole Michele Piras
per sopraggiunti contrattempi.
Medicina Democratica
e l’AIEA hanno presentato alla Procura della repubblica di Cagliari un esposto
denuncia per i siti industriali della ex Rumianca di Assemini, ora Syndial,
dove i lavoratori sono stati esposti per lungo tempo all’amianto, senza ottenere
alcun riconoscimento sia in termini di giusto ristoro del danno sofferto
(malattia professionale), sia in termini di benefici previdenziali dovuti per
legge.
Medicina Democratica
e AIEA hanno presentato altro esposto alla Procura di Nuoro per denunciare i
numerosi casi di malattie professionali e decessi in continuo aumento, causati
dalla esposizione lavorativa ad amianto ed alle altre sostanze cancerogene, che
affliggono i lavoratori dell’ex stabilimento Anic/EniChem di Ottana.
L’INAIL non ha
riconosciuto le malattie professionali tabellate e le rendite al superstite
poiché ritiene che le concentrazioni medie annuali di fibre di amianto
aerodisperse presenti negli ambienti lavorativi non erano superiori a 0,1 fibre/cm3.
Va sottolineato che nel passato quasi mai sono state fatte indagini in tal
senso. I calcoli attuali, secondo AIEA, sono privi di fondamento scientifico.
A seguito di tali
esposti, ci sono stati degli accertamenti eseguiti dai carabinieri dei NOE che
hanno rilevato a tutt’oggi la presenza di amianto e di sostanze cancerogene
nello stabilimento di Ottana (NU) che è stato messo sotto sequestro.
Il 4 febbraio, nella
sede di Cagliari, l’INAIL della Regione Sardegna ha indetto una Conferenza
stampa nella quale ha cercato di motivare la non sussistenza dei riconoscimenti
delle malattie professionali e dei benefici previdenziali ai lavoratori Syndial
di Assemini ed ex Anic/EniChem di Ottana.
Nei giorni
successivi, i carabinieri dei NOE, hanno effettuato ulteriori sequestri e hanno
raccolto ulteriori prove della presenza di amianto. In seguito al grande
risalto dato dai media, molti lavoratori e familiari hanno denunciato la
malattia contratta ed i decessi avvenuti per l’esposizione in fabbrica.
Il 15 marzo a Milano,
presso l’Istituto dei Tumori, c’è stata una riunione del Coordinamento
nazionale delle associazioni degli esposti all’amianto (CNA) per discutere
delle notevoli difficoltà nel far riconoscere le malattie professionali alle
varie direzioni territoriali dell’INAIL. A tal proposito si decideva di
chiedere un incontro con la direzione nazionale INAIL per avere spiegazioni
circa i diversi comportamenti decisionali.
Informato sui fatti,
il senatore Felice Casson, il cui impegno legislativo e l’iniziativa politica
in tema di amianto e di sostanze tossiche e cancerogene, oltre che di
definizione di norme in tema di giustizia, sono ben noti, si è dichiarato
favorevole sposando l’iniziativa di incontrare il Direttore Generale INAIL,
dott. Giuseppe Lucibello. Tale incontro si è tenuto il 26 aprile in Senato.
L’incontro si è
svolto in un clima sereno e collaborativo, il dottor Lucibello ha riconosciuto
le difficoltà a rispondere positivamente a molti lavoratori affetti da malattie
professionali, impegnandosi ad esaminare più approfonditamente le richieste
pervenute e riconsiderare i precedenti casi respinti in Sardegna o altrove.
Il senatore Casson,
ha proposto la costituzione di un tavolo di confronto e studio, di cui si
farebbe carico insieme ad altri suoi colleghi, per affrontare e discutere le
controversie tra la direzione dell’INAIL e i rappresentanti del CNA,
riguardanti le malattie professionali, le rendite al superstite e la
certificazione all’esposizione all’amianto necessaria per usufruire dei
benefici previdenziali e modificare anche quelle norme che ostacolano soluzioni
corrette, efficaci e condivise.
L’INAIL si è detto
favorevole ad ampliare il Registro nazionale mesoteliomi, anche ad altre patologie
asbesto correlate, con particolare riferimento all’asbestosi e ai tumori del
polmone.
L’INAIL, si è
impegnato ad acquisire la documentazione dei mesoteliomi, rilasciata dal Renam
COR (Registro Nazionale Mesoteliomi regionali), sia per quanto attiene all’origine
professionale che a quella ambientale.
Il senator Casson ha
sottolineato l’inopportunità da parte dell’INAIL di procedere oltre il primo
grado di giudizio quando esso risulta soccombente. La medesima considerazione è
stata sostenuta per la prescrizione che, formalmente, deve partire dal momento
della conoscenza dell’origine professionale della malattia da parte del
lavoratore o dei suoi superstiti.
E’ stato trattato
anche il tema del Fondo Vittime dell’Amianto, affidato all’INAIL, con la presenza
di un comitato amministratore a cui partecipano le parti sociali ed
associazioni fra cui l’AIEA. Il fondo è un emolumento aggiuntivo alla rendita
per i lavoratori che hanno contratto una malattia professionale. Recentemente
esso è stato esteso, sotto forma di “una tantum di 5.600 euro” anche a coloro
che sono stati colpiti da mesotelioma per motivi ambientali. Anche la direzione
dell’INAIL ha sottolineato la limitatezza di tale Fondo sottolineando che si
tratta di “fondi residui” da quelli riservato agli ex lavoratori. In generale
si condivide la necessità di integrare il Fondo in maniera consistente e di
fare una campagna di informazione soprattutto per gli esposti non
professionali.
A conclusione dell’incontro,
alla direzione dell’INAIL è stata consegnata una prima tranche di
documentazione relativa alla situazione dell’amianto conosciuta dall’AIEA sia
in Basilicata che in Sardegna, con particolare riferimento alle malattie
professionali non riconosciute. Tale documentazione evidenzia la differente considerazione
tenuta dalle diverse direzioni INAIL.
Il CNA e l’AIEA
ritengono che le affermazioni e le proposte enunciate durante l’incontro
possano creare, se concretizzate, le condizioni per ottenere finalmente
giustizia per le vittime, i loro famigliari e la società.
Le stesse
Associazioni chiedono ai parlamentari di prestare più attenzione ed impegno per
ottenere quelle modifiche legislative e normative che portino ad impegni
concreti, particolarmente economici, per la risoluzione definitiva del problema
amianto.
a cura di Fulvio
Aurora
Milano, 28 aprile
2016
Coordinamento Nazionale Amianto
c/o Associazione Italiana Esposti Amianto
via dei Carracci, 2
20149 Milano
---------------------
From: Mario Murgia murgia.mario50@virgilio.it
To:
Sent: Saturday, April 30, 2016 6:02 PM
Subject: CONVEGNO ROMA CAMERA DEPUTATI: SUBITO PIANO AMIANTO
L’Amianto
continua a mietere vittime!
Il
Piano Nazionale Amianto deve essere pienamente operativo!
L’Italia
libera dall’amianto. Subito!
CGIL
CISL UIL e i Presidenti delle Commissioni Salute, Ambiente e Lavoro della
Camera ne parlano con i rappresentanti del Governo, con i parlamentari, gli
istituti scientifici, le associazioni delle vittime dell’amianto, le imprese, i
sindaci, le province e le Regioni.
“Subito
il piano nazionale amianto”: è il titolo del Convegno organizzato da CGIL,
CISL, UIL che si è tenuto il 29 aprile 2016 dalle ore 9:45 nella Sala della
Regina di Palazzo Montecitorio.
Ha
aperto i lavori il Segretario confederale CISL, Giuseppe Farina. Relazione
introduttiva della Segretaria confederale UIL, Silvana Roseto.
Sono
intervenuti, tra gli altri, i Presidenti delle Commissioni Ambiente, Lavoro e
Affari sociali della Camera, rispettivamente, Ermete Realacci, Cesare Damiano,
Mario Marazziti, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De
Vincenti. Conclusioni del Segretario confederale CGIL, Fabrizio Solari
Il
video degli Convegno al link:
---------------------
To:
Sent: Saturday, April 30, 2016 6:02 PM
Subject: GIORNATA PER LE VITTIME DELL’AMIANTO, SE NON SI BONIFICA SI CONTINUERA’
A MORIRE
CASALE
MONFERRATO SARA’ AMIANTO-FREE ENTRO IL 2020. MA IN ITALIA RESTANO ALMENO 2.000
SCUOLE E 300.000 EDIFICI CONTAMINATI E IL NUMERO DELLE OLTRE 21.000 VITTIME È
DESTINATO A SALIRE
di Rosy
Battaglia
“Entro il
2020 Casale Monferrato sarà libera dall’amianto”. Questa la promessa della
sindaca Titti Palazzetti, nella città che ha pagato, con oltre tremila vittime,
il prezzo più caro a Eternit. Un modello di speranza, nel bel paese contaminato
da 300.000 siti e con 3.000 vittime ogni anno, epidemia record tra le 15.000 in Europa e le 100.000
nel mondo. Così la
Regione Piemonte si impegna, con il nuovo piano, a bonificare
entro il 2025 gli oltre 100.000 siti contaminati.
Nelle
giornate di studi per i sindaci liberi dall’amianto, in corso nella città
piemontese, insieme alle iniziative di AFEVA (Associazione Familiari Vittime
Amianto), verrà presentato anche un documento, coordinato dall’ANCI
(Associazione Nazionale Comuni Italiani), davanti ai rappresentanti del
ministero dell’Ambiente, delle commissioni di inchiesta parlamentari sulle
ecomafie e sugli infortuni sul lavoro. Così Casale Monferrato continua a
marcare stretto il governo Renzi a beneficio di tutte le comunità contaminate d’Italia.
IL PIANO
NAZIONALE AMIANTO NON FINANZIATO E LE SCUOLE DA BONIFICARE
E se nella
giornata internazionale in ricordo delle vittime dell’amianto brilla per l’assenza
il ministro della Salute, per contro non mancherà l’ex ministro Renato Balduzzi,
colui che proprio a Casale l’8 aprile 2013 aveva presentato il Piano nazionale
amianto. Piano che ancora giace senza finanziamenti in conferenza
Stato-Regioni, mentre nella legge di Stabilità sono state messe in campo
risorse per 45 milioni l’anno, dal 2015 al 2017. Fondi a pioggia, ma non ancora
insufficienti, secondo Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di
Legambiente: “Chiediamo al Governo un impegno ancora maggiore sul tema dell’amianto
su scala nazionale, per avviare da subito le bonifiche di tutti i siti
industriali e la rimozione dell’amianto dagli edifici e dalle strutture ancora
contaminate”. Come le oltre duemila scuole e i luoghi pubblici ad alta
frequentazione. E i 6.913 stabilimenti industriali ancora da bonificare che,
secondo la mappa del ministero dell’ambiente, non ancora aggiornata, sono
invece 779.
LE INDAGINI
DELLA COMMISSIONE D’INCHIESTA SUGLI INFORTUNI
E proprio
dalla senatrice Camilla Fabbri, presidente della Commissione d’inchiesta del
Senato sugli infortuni sul lavoro, che ha fortemente voluto l’Assemblea
nazionale amianto del 30 novembre scorso, arriva la sollecitazione alle stesse
istituzioni centrali e regionali: “Per vincere la battaglia contro l’amianto
occorre coordinamento e trasparenza” - conferma la senatrice a Wired - “per
questo stiamo lavorando, come promesso, al testo unico sull’amianto che
presenteremo entro il 30 novembre 2017, che dovrebbe riunire le oltre 400 norme
regionali e nazionali sull’amianto”.
Intanto,
continua l’attività di indagine della commissione, vedi l’audizione all’Associazione
Italiana Esposti Amianto (AIEA) e Medicina Democratica, che ha portato nelle
aule del Senato le testimonianze drammatiche degli ex-operai degli stabilimenti
Enichem e Montefibre dell’area industriale di Ottana, a cui INAIL ha negato il
riconoscimento di esposizione all’amianto. Così come le ispezioni alle
fabbriche contaminate, tra cui l’ex-Isochimica di Avellino, per spingere ad un’accelerazione
delle bonifiche. “Su Isochimica sono stati stanziati fondi nella legge di
stabilità e sarà audito anche il presidente della regione Campania”, sottolinea
Fabbri, che annuncia un’altra iniziativa sul patrocinio gratuito a carico dello
stato, in accordo con il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, per tutti i
cittadini che potranno costituirsi parte civile nei processi.
IL RITARDO
DEI PIANI REGIONALI E LA
MAPPATURA NAZIONALE INCOMPLETA
Se Casale
Monferrato si conferma la buona pratica nazionale contro l’asbesto, da imitare
e sostenere, per mappatura, bonifiche, smaltimento, cure mediche, (in attesa
della prossima udienza del processo Eternit bis il 31 maggio), moltissimo
rimane da fare negli altri comuni e nelle altre regioni italiane.
Secondo le
stime di Wired, appunto, oltre 300.000 edifici e siti sono ancora contaminati.
Dato ricavabile sommando i dati di mappatura aggiornati di Piemonte e Lombardia
nel 2015, sollecitati dalla nostra inchiesta un anno fa, e i dati della mappa
ministeriale pubblicati a dicembre 2015, che riporta 41.350 siti contaminati.
Secondo il censimento di Legambiente nel rapporto Liberi dall’amianto, Abruzzo,
Calabria, Molise, Puglia, Sardegna sono ancora sprovviste di un Piano regionale
approvato o in via di approvazione. Censimenti e mappature vanno a rilento in
dieci regioni su venti.
SE NON SI
BONIFICA, SI CONTINUERA’ A MORIRE
Intanto
però, l’amianto ha causato 21.483 vittime accertate da INAIL, solo per
mesotelioma, tra il 1993 e il 2012 di cui ben 4.215 in Lombardia, a cui
si aggiungono le persone che si sono ammalate nel frattempo. Dati sottostimati,
ricordiamolo: secondo l’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), sono
almeno 3.000 vittime l’anno, una ogni otto ore, almeno tre persone al giorno.
Prima si bonifica, quindi, prima calerà il numero delle persone esposte e di
conseguenza il numero di coloro che potrebbero ammalarsi.
Perché l’amianto,
oltre essere causa del tumore maligno marker, il mesotelioma, è causa di almeno
altri dieci tipi di tumore alle vie respiratorie e agli organi interni, come
accertato dallo IARC (International Agency for Research on Cancer). Tanto che
la stessa INAIL ha ammesso che andrebbe estesa l’attività di sorveglianza
epidemiologica anche alle altre neoplasie amianto-correlate. E come emerge dal
V rapporto Registro Nazionale dei casi di Mesotelioma (ReNaM) di INAIL, pubblicato dopo mesi di sollecitazioni da parte
di Wired, il 30 novembre 2015, l’esposizione di tipo ambientale o ignota, è in
aumento, fino al 23,1% con picchi al 30%, come in Lombardia.
IL DOPPIO
RUOLO DI INAIL
Eppure,
perdura il continuo braccio di ferro tra gli ex-lavoratori esposti all’amianto
e l’ente pubblico reputato, anche con la riforma di Tito Boeri, presidente dell’INPS,
all’accertamento dell’esposizione alla fibra, requisito per accedere ai
benefici pensionistici e alle indennità per la minore aspettativa di vita. Un
ultimo caso emblematico, quello dell’ex-operaio della Breda di Sesto San
Giovanni, Silvestro Cappelli, colpito di tumore alla laringe, raccolto dal
Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro.
L’INAIL si è
sempre rifiutata di riconoscere al lavoratore la malattia professionale,
nonostante avesse certificato nel 2006 la sua esposizione all’amianto,
costringendolo ad andare in causa per far valere i suoi diritti. Nell’udienza
di primo grado, il tribunale di Monza, nei giorni scorsi, ha riconosciuto l’eziologia
professionale fra cancro alla laringe e l’esposizione all’amianto con il 60% di
danno biologico, condannando l’INAIL al risarcimento e alla costituzione di una
rendita.
IL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON RISPONDE, IL PAPA ACCOGLIE
Un braccio
di ferro continuo, come ribadisce da Bologna, Salvatore Fais, ex esponente
sindacale delle Officine grandi riparazioni, che è arrivato a scrivere per la
seconda volta, al presidente della repubblica, Sergio Mattarella, senza ottenere
però nessuna risposta. “Eppure i dati ufficiali dell’Emilia Romagna dicono che
fino a giugno del 2015 i decessi per mesotelioma in regione sono stati 2.588,
di cui solo 853 per cause professionali”. Bisogno di giustizia che ha spinto le
delegazioni degli ex esposti e familiari delle vittime dell’amianto dalla
Sicilia, dalla Basilicata e dalla Lombardia a chiedere e ottenere un’audizione
a papa Francesco. I lavoratori venuti a contatto con l’asbesto nei luoghi di
lavoro in Italia sono stati oltre 560.000. Per solo 1.500 di essi, sono in
corso 50 processi, in tutta Italia.
VIGILARE
SULLO SMALTIMENTO E SULLE DISCARICHE
Come
ricorda, sempre Giorgio Zampetti: “Bisogna completare il censimento e gestire
con attenzione i sistemi e gli impianti per il trattamento e lo smaltimento dei
materiali contenenti amianto”. Lo smaltimento rimane, infatti, l’altro anello
debole della catena, essendo solo 24 gli impianti autorizzati (a marzo 2015) a
ricevere materiali contenenti amianto distribuiti in solo 11 Regioni (Sardegna,
Piemonte, Toscana, Emilia, Lombardia e Basilicata, Abruzzo, Friuli, Liguria,
Puglia e la Provincia
autonoma di Bolzano), ma con volumetrie a disposizione sempre in costante calo.
Su 414.000 tonnellate di rifiuti contenenti amianto ben 254.000 tonnellate sono
stati esportati principalmente in Germania e poi in altri paesi esteri (dati dell’Istituto
superiore per la protezione e la ricerca ambientale per il 2015).
E se di
questo passo “ci vorranno 85 anni per smaltire i 32 milioni di tonnellate di
cemento amianto”, citando il presidente dell’INPS Boeri, occorre vigilare
attentamente sulla filiera dello smaltimento per evitare l’infiltrazione delle
ecomafie e lo smaltimento illecito nell’ambiente. È avvenuto nell’Emilia
Romagna post terremoto, con le scuole ricostruite con i rifiuti contaminati
dall’amianto dalle aziende in odor di ‘ndragheta, stava avvenendo a Bari, per
la bonifica del sito di interesse nazionale Fibronit, appalto riaggiudicato ad
altre aziende, dopo il ricorso al Tar, contenzioso che ha bloccato i lavori per
quattro anni. Così in Piemonte, dove falsi addetti di Arpa hanno contattato i
proprietari di immobili nel biellese e nel vercellese tanto che la stessa
Agenzia regionale ha dovuto diramare un avviso pubblico per allertare i cittadini
su possibili truffe.
“Ci sono
molte situazioni anche di dimensioni più piccole, oltre i grandi siti di
interesse nazionale sparse per la penisola” - ribadisce a Wired Alessandro
Bratti, presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sulle ecomafie – “Certo
è che i costi dell’esportazione del cemento-amianto all’estero, per più della
metà dei rifiuti speciali contenenti amianto e i pochi impianti presenti in
Italia, concorrono ad un rallentamento delle stesse bonifiche”.
La
soluzione? “Come per tutta la filiera dei rifiuti in Italia occorre maggiore
controllo pubblico e certo la presenza di impianti comunali e regionali
diffusi, sul modello di Casale, potrebbe essere la soluzione per vincere le
resistenze delle popolazioni”. E per farlo occorrerà, di certo, operare con la
massima trasparenza, quella che anche Wired insieme a oltre 69.000 cittadini
italiani, sta chiedendo alle istituzioni italiane con la petizione
#AddioAmianto, sulla mappatura e sulle bonifiche della fibra killer, sui dati
epidemiologici e sulla filiera dello smaltimento. Di certo se ne riparlerà sul
palco del Wired Next Fest.
CHIEDI
TRASPARENZA SULL’AMIANTO IN ITALIA: FIRMA LA PETIZIONE #ADDIOAMIANTO
SU CHANGE.ORG
--------------------
From: Carlo
Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent:
Saturday, April 30, 2016 8:01 PM
Subject: REPORT
MORTI SUL LAVORO NEI PRIMI 4 MESI DEL 2016
Calo irrisorio delle morti sui luoghi di lavoro nei primi 4 mesi del 2016
rispetto al 30 aprile del 2015, sono 192 (oltre 400 se si aggiungono i morti
sulle strade e in itinere). Erano sui luoghi di lavoro 194 il 30 aprile 2015 (-1%).
Erano 177 sui luoghi di lavoro il 30 aprile del 2008 (+7.9%).
Purtroppo qui in Italia ci sono lavoratori di seria A e di serie B anche
su queste tragedie. Perché mai un lavoratore in nero, una Partita IVA
individuale, un carabiniere, un poliziotto, un agricoltore schiacciato dal
trattore non deve essere considerato un morto sul lavoro?
E’ questo purtroppo che accade in questi anni se si guardano solo le
statistiche ufficiali. Certo che se si cancellano delle statistiche tutti
questi morti sul lavoro il panorama diventa più roseo. Dal 1° gennaio 2008, il
giorno d’apertura dell’Osservatorio non c’è stato nessun calo. E perché mai l’INAIL
non dice mai che monitora solo i suoi assicurati e che in tantissimi non lo
sono, e tra questi anche tanti morti sul lavoro? Questi sono i misteri
italiani.
Certo che scrivere per anni che le morti sul lavoro non sono mai calate,
informare stampa e televisioni e cittadini e nessuno che va a vedere se quello
che scrivo è vero, è veramente disarmante per chi credeva e crede di poter dare
una mano a questo Paese col suo lavoro volontario.
Ancora una volta occorre ricordare che l’INAIL monitora solo i propri
assicurati e quelle che diffonde sono le denunce pervenute a questo Istituto
dello Stato. Tra queste denunce ci sono anche le morti sulle strade e in
itinere, molte di queste denunce non verranno poi accettate. Non si possono
considerare dei fantasmi i lavoratori che muoiono per infortuni e che non sono
assicurati all’INAIL. Tra questi diverse categorie che hanno assicurazioni
proprie ci sono tutte le Forze Armate, i Vigili del Fuoco, le Partite IVA individuali
che sono tantissime, gli agricoltori, ecc. Occorre poi aggiungere i lavoratori
in nero. Se non si prendono in considerazione questi lavoratori non sarà mai
possibile vedere calare questo fenomeno devastante per oltre 1.000 famiglie
ogni anno.
Ricordiamo la carneficina che ogni anno si verifica a causa dello schiacciamento
del guidatore provocata dal ribaltamento del trattore. Già 31 dall’inizio dell’anno.
Nel 2015 sono state 132, nel 2014 sono state 152. A queste occorre poi
aggiungere i trasportati, a volte anche bambini che muoiono in questo modo
atroce. Occorre urgentemente che il Ministro delle Politiche Agricole s’impegni
con determinazione nel cercare di dimezzarle, con una forte campagna
informativa sulla pericolosità del mezzo e d’incentivi per la rottamazione o
della la messa in sicurezza dei trattori vecchi.
E’ dal 2008 che denuncio queste morti, ma con scarsi risultati.
CONTINUERO’ A FARLO.
Se hai un parente o un amico che guida il trattore avvertilo del pericolo
mortale che corre guidando questo mezzo. Ricordo che oltre il 20% di tutte le
morti sui luoghi di lavoro sono provocate dal trattore. Domani è la Festa dei Lavoratori, fai un
piccolo sacrificio ovunque tu vada, indossa qualcosa di nero per manifestare la
tua solidarietà per queste tragedie che ogni anno portano il lutto in oltre 1.000
famiglie. Uniti e sensibili sconfiggeremo questo triste fenomeno.
Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti
sul lavoro
MORTI PER INFORTUNI SUI LUOGHI
DI LAVORO NEL 2016 PER REGIONE E PROVINCIA.
EMILIA ROMAGNA 20: Bologna 4, Reggio Emilia 4, Forlì Cesena 3, Modena 2,
Piacenza 2, Ravenna 2, Ferrara 1, Parma 1, Rimini 1.
VENETO 19: Padova 5,
Vicenza 5, Treviso 3, Verona 3, Venezia 2, Belluno 1.
CAMPANIA 19: Napoli 12, Salerno 5, Avellino 1, Caserta 1.
TOSCANA 17: Massa Carrara 5, Lucca 3, Arezzo 2, Livorno 2, Pisa 2, Siena
2, Pistoia 1, Prato 1.
PIEMONTE 14: Cuneo 7, Asti 3, Torino 3, Alessandria 1.
SICILIA 14: Agrigento 3, Messina 3, Caltanissetta 2, Catania 2, Enna 1, Palermo
1, Ragusa 1, Trapani 1.
LOMBARDIA 11: Brescia 6, Bergamo 3, Como 2.
LAZIO 12: Roma 5, Viterbo 3, Frosinone 2, Latina 2.
PUGLIA 8: Taranto 4, Barletta Andria Trani 1, Brindisi 1, Foggia 1, Lecce
1.
SARDEGNA 8: Cagliari 4, Sassari 3, Oristano 1.
MARCHE 7: Macerata 4, Ancona 2, Ascoli Piceno 1.
ABRUZZO 7: Chieti 2, Pescara 2, Teramo 2, L’Aquila 1.
TRENTINO ALTO ADIGE 6: Bolzano 3, Trento 3.
UMBRIA 4: Terni 3, Perugia 1.
CALABRIA 4: Catanzaro 2, Cosenza 1, Reggio Calabria 1.
LIGURIA 3: Genova 2, Imperia 1.
FRIULI VENEZIA GIULIA 2: Pordenone 1, Udine 1.
MOLISE 1: Campobasso 1.
I lavoratori morti sulle autostrade, all’estero e in mare non sono
segnalati a carico delle province.
Consigliamo a tutti quelli che si occupano di queste tragedie di separare
chi muore per infortuni sui luoghi di lavoro, da chi muore sulle strade e in
itinere con un mezzo di trasporto. I lavoratori che muoiono sulle strade e in
itinere sono a tutti gli effetti morti per infortunio sul lavoro, ma richiedono
interventi completamente diversi dai lavoratori morti sui luoghi di lavoro. E
su questo aspetto che si fa una gran confusione. Ci sono categorie come i
metalmeccanici che sui luoghi di lavoro hanno pochissime vittime per infortuni,
poi, nelle statistiche ufficiali, non separando chiaramente le morti causate
dall’itinere, dalle morti sui luoghi di lavoro, risultano morire in tantissimi
in questa categoria che è numerosissima e ha una forte mobilità per recarsi o
tornare dai luoghi di lavoro.
E’ ricominciata la strage di agricoltori schiacciati dal trattore, sono
già 30 dall’inizio dell’anno, Tutti gli anni sui luoghi di lavoro il 20% di
tutte le morti per infortuni sono provocate da questo mezzo. 132 sono i morti
schiacciati dal trattore nel 2015 e 152 nel 2014. Contiamo molto della
sensibilità dei media e dei cittadini che a centinaia ogni giorno visitano il
sito. In questi nove anni di monitoraggio le percentuali delle morti nelle diverse
categorie sono sempre le stesse: l’agricoltura sempre la categoria con più
vittime, seguono l’edilizia, i servizi, i metalmeccanici e l’autotrasporto.
MORTI SUL LAVORO NEL 2015
Le morti sulle autostrade e all’estero non sono segnalate nelle province
Sono stati 678 i morti per infortuni sui luoghi di lavoro nel 2015 contro
i 661 del 2014 (+2,6%).
Erano 637 nel 2008 (+6,1%).
L’INAIL nel 2014 ha riconosciuto complessivamente 662 morti
sul lavoro, di questi il 52% sono decessi in itinere e sulle strade, ma le
denunce per infortuni mortali sono state 1.107. Crediamo che anche per il 2015
ci siano più o meno le stesse percentuali. Nel 2015 tra gli assicurati INAIL
sembra ci sia stata un’inversione di tendenza, per la prima volta dopo
tantissimi anni questo Istituto vede aumentare le denunce per infortuni
mortali. Ma le denunce non comportano necessariamente un riconoscimento dell’infortunio
mortale. Sta a noi che svolgiamo un lavoro volontario, senza interesse di
nessun tipo, far conoscere anche questo aspetto ai cittadini italiani.
---------------------
From: Sicurezza e Lavoro direttore@sicurezzaelavoro.org
To:
Sent: Thursday, April 28, 2016 11:48 AM
Subject: PARTE IL TOUR PER LA
SICUREZZA SUL LAVORO
PARTE IL TOUR PER LA SICUREZZA SUL LAVORO
PRIMA TAPPA A MONFALCONE (GORIZIA)
DAL 28 APRILE AL 17 GIUGNO 2016
Per
celebrare il 28 aprile, Giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro,
il 28 aprile 2016 parte il “Tour per la sicurezza sul lavoro”, di cui è partner Sicurezza e Lavoro, rivista e associazione da anni impegnata nella
promozione di salute, sicurezza e diritti nei luoghi di lavoro.
In
omaggio alle migliaia di vittime da amianto, come tappa iniziale è stata scelta
Monfalcone (Gorizia), città dove oltre 2.700 lavoratori sono stati esposti all’amianto
nei cantieri navali e in altri luoghi di lavoro.
“Percorreremo 4.000 km attraverso tutta
l’Italia in 51 giorni, toccando oltre 40 città, nei luoghi simbolo dell’(in)sicurezza”
– dichiara Massimiliano Quirico,
direttore di Sicurezza e Lavoro – “per riportare l’attenzione sul tema della
salute e della sicurezza di lavoratori e lavoratrici e promuovere una maggiore
sensibilizzazione, che passa necessariamente anche attraverso l’insegnamento
nelle scuole e nei centri di formazione professionale e nella tutela delle
vittime e dei loro cari”.
“A pochi giorni
dalla definitiva sentenza di Cassazione per il processo ThyssenKrupp (13 maggio
2016 a
Roma)” – conclude Massimiliano Quirico – “il viaggio che farà personalmente in
sedia a rotelle Bruno
Galvani, presidente ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi sul
Lavoro), paraplegico dall’età di 17 anni per un grave infortunio sul lavoro,
sarà un modo per non dimenticare il dramma, a volte noto, più spesso
dimenticato, di migliaia di vittime e dei loro familiari e per promuovere una
raccolta firme che solleciti interventi istituzionali su alcuni tra i più
importanti temi inerenti la sicurezza sul lavoro e la tutela delle vittime”.
Sicurezza e Lavoro
parteciperà all’organizzazione e promozione di tutte le tappe del Tour, da
quella iniziale a Monfalcone (28 aprile) sino a quella conclusiva a Roma (17
giugno), in particolare per gli appuntamenti piemontesi a Torino e Fossano (14
maggio, con incontri con le Istituzioni e un appuntamento al Salone
Internazionale del Libro, in collaborazione con Apidge e MIUR), e documenterà
il viaggio attraverso le pagine della rivista
e sui social network.
Il Tour è promosso
da ANMIL, Sicurezza e Lavoro, ANCI, ANSA, RAI TGR, con il patrocinio del Senato
della Repubblica e come partner Silicondev, Sunrise Medical, Tetramax Movie
Services, Bulla Sport.
Torino, 28 aprile
2016
INFORTUNI SUL LAVORO E MALATTIE
PROFESSIONALI IN ITALIA
PERIODO GENNAIO -
DICEMBRE 2015
INFORTUNI DENUNCIATI
ITALIA: 632.665 (rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014 in cui erano 658.514 -3,92%)
INDUSTRIA E SERVIZI:
490.589 (rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014 in cui erano 508.969 -3,61%)
AGRICOLTURA: 37.456 (rispetto al periodo gennaio-novembre 2014 in cui erano 38.612 -2,99%)
PER CONTO DELLO STATO:
104.620 (rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014 in cui erano 110.933 -5,69%)
INFORTUNI MORTALI
DENUNCIATI
ITALIA: 1.172 (rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014 in cui erano 1.009 +16,15%)
INDUSTRIA E SERVIZI: 981
(rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014 in cui erano 832 +17,90%)
AGRICOLTURA: 153 (rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014 in cui erano 150 +2,00%)
PER CONTO DELLO STATO: 38
(rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014 in cui erano 27 +40,74%)
MALATTIE PROFESSIONALI
DENUNCIATE
ITALIA: 58.998 (rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014 in cui erano 57.485 +2,63%)
INDUSTRIA E SERVIZI:
45.945 (rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014 in cui erano 45.597 +0,76%)
AGRICOLTURA: 12.251 (rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014 in cui erano 11.128 +10,09%)
PER CONTO DELLO STATO:
802 (rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014 in cui erano 760 +5,52%)
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