ILVA - IL GIOCO DELL'OCA, SI TORNA
AL PUNTO DI PARTENZA: ARCELOR MITTAL
(da Sole 24
Ore) - "...Dopo le prime indiscrezioni su una possibile azione dei turchi
di Erdermir, è tornato a circolare il nome del colosso franco-indiano
ArcelorMittal, indicato con tutta probabilità per una partnership con
Marcegaglia... inoltre, è stato rilanciato (nonostante le parziali smentite di
venerdì scorso) anche un eventuale ruolo finanziario di Leonardo Del Vecchio,
azionista di riferimento di Luxottica. L’alleanza Marcegaglia-ArcelorMittal non
è una novità: i due gruppi, che vantano da tempo rapporti di consuetudine,
avevano presentano congiuntamente, nel novembre del 2014, un’offerta non
vincolante per Ilva. Poi il nuovo piano studiato dal Governo Renzi ha azzerato il
percorso...". Ma com'è la situazione di
ArcelorMittal: "...il gruppo ha un debito di 16 miliardi di dollari... (poi bisogna
considerare anche) i rischi rappresentati da un potenziale intervento
dell'antitrust per scoraggiare un'eccessiva concentrazione nel comparto... In
un’eventuale cordata, Marcegaglia avrebbe un ruolo di minoranza (l’ipotesi è un
15% del sodalizio a fronte di un 85% di Mittal, quote residuali escluse)"
La Marcegaglia poi ha chiuso
lo stabilimento di Taranto per la produzione di "energia alternativa"
e ora si butta sull'Ilva...
Da un testo diffuso tempo fa
all'Ilva dallo Slai Cobas:
"il
gruppo Arcelor Mittal come bravi padroni badano alla loro convenienza:
prendersi ciò che gli può servire dello stabilimento e "buttare" il
resto, compreso prima di tutto gli operai che non servono; comprarlo a pochi
soldi - e non impegnarne di suoi per accollarsi il risanamento; fare
soprattutto un'operazione volta a bloccare la concorrenza di altri paesi. Lo
scopo di Arcelor Mittal è quello, infatti, di "fregare" la
concorrenza, avere più peso nell'economia mondiale, scalare la sua quotazione
in borsa. Per cui l'Ilva è soprattutto un'operazione finanziario e di
occupazione di aree.
Un'operazione
che gli deve costare poco, per cui assisteremo ad una svendita dello
stabilimento di Taranto come e peggio dei tempi di Riva, e "se" gli
indiani penseranno di produrre, si terranno solo la parte che loro
considereranno produttiva, tagliando tutto il resto. Il forte ridimensionamento
dell'Ilva è pertanto certo, anche per questa sovracapacità della produzione
dell'acciaio in Europa, in cui vi è una lotta tra i vari capitalismi per
difendere le proprie quote produttive.
Ecco come
descrive Mittal l'ex ambasciatore in India, Armellini.
Mittal è un
capitalista, non un buon padre di famiglia. Se acquisterà l'Ilva, i sindacati
si preparino.
"la
fortuna di Mittal è stata nella grande intuizione di comprare le aziende in
crisi, quando la domanda di acciaio era calata... investe nel momento giusto su
aziende che nessuno vuole... con Mittal all'Ilva potrebbe arrivare una svolta
più grande della privatizzazione con cui lo Stato consegnò nel 1995 alla
famiglia Riva il suo maggiore centro siderurgico... "... Mittal ha sempre
razionalizzato le aziende acquistate: ciò che gli serve lo tiene, il resto lo
chiude... Mittal i suoi calcoli li sa fare... non si fa certo avanti perchè gli
piace Taranto o perchè è innamorato dell'Italia...". E le condizioni di
lavoro? "Diciamo che Mittal fa il capitalista... non gliene importa niente
di tutto il resto. Se può fa quello che vuole... Mittal sicuramente non è un
imprenditore compassionevole... i problemi anbientali? Mittal probabilmente li
risolverebbe perchè non vorrebbe avere grane... elimina i problemi ambientali
ma si porrebbe un problema serio con i sindacati. Mittal punta a ottimizzare
l'azienda, non ad aumentare i posti di lavoro...".
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