Marocco. Lotta di classe e repressione
Lo scorso 6
aprile si è svolta a Casablanca una manifestazione indetta dai principali
sindacati del paese. Circa 150.000 persone hanno contestato le scelte politiche
del governo, in un paese dove la crisi morde le vite della gran parte della
gente.
Casablanca è
tradizionalmente il cuore delle lotte dei lavoratori, in un paese dove i
“diritti” sindacali sono più leggeri della carta dove sono scritti. Chi si
iscrive al sindacato, partecipa a lotte e scioperi, rischia di essere
licenziato.
Lo stesso diritto di espressione svanisce di fronte a qualche slogan di troppo nei confronti di re Mohamed VI, che, al di là della patina innovatrice, mantiene un controllo ferreo sul paese.
Il 6 aprile, al termine della manifestazione, nonostante non vi fossero stati scontri, la polizia ha fermato 15 manifestanti, per gli slogan del settore più radicale del corteo. Nel mirino della polizia soprattutto quelli diretti contro la monarchia e il capitalismo.
Ad otto di 15 fermati il tribunale ha confermato ieri gli arresti.
La durezza degli apparati repressivi, anche extralegali, emerge anche dalle morti “sospette” di due attivisti. Uno morto in carcere, l’altro trovato per strada, dopo aver ricevuto minacce durissime, nel caso avesse continuato a partecipare alle lotte.
Lo stesso diritto di espressione svanisce di fronte a qualche slogan di troppo nei confronti di re Mohamed VI, che, al di là della patina innovatrice, mantiene un controllo ferreo sul paese.
Il 6 aprile, al termine della manifestazione, nonostante non vi fossero stati scontri, la polizia ha fermato 15 manifestanti, per gli slogan del settore più radicale del corteo. Nel mirino della polizia soprattutto quelli diretti contro la monarchia e il capitalismo.
Ad otto di 15 fermati il tribunale ha confermato ieri gli arresti.
La durezza degli apparati repressivi, anche extralegali, emerge anche dalle morti “sospette” di due attivisti. Uno morto in carcere, l’altro trovato per strada, dopo aver ricevuto minacce durissime, nel caso avesse continuato a partecipare alle lotte.
Ne abbiamo
parlato con Ahmed, un torinese di origine marocchina, che in queste settimane è
in visita alla sua famiglia ed ha partecipato alla manifestazione del 6 aprile.
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