Noi non
dimentichiamo!
Non
accetteremo colpi di spugna! Nessuna impunità per i padroni assassini della
Thyssenkrupp!
Siamo qui per dirlo forte.
Con queste
parole gridate al microfono di fronte alla Cassazione di Piazza Cavour a Roma,
si è aperto stamattina il presidio indetto in occasione della sentenza del
processo Thyssenkrupp.
Un presidio
indetto dalla Rete Nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e
territori che ha raccolto l’appello di familiari e operai della Thyssen,
portando delegazioni del comitato 5 aprile di Roma, altre delegazioni da
Taranto, Milano, Ravenna, L’Aquila. Erano presenti delegazioni di associazioni
di familiari e altri comitati di vittime da lavoro e nocività venute da Torino,
Casale Monferrato, Viareggio, Taranto, organizzazioni sindacali di base, USB,
SLAI COBAS per il sindacato di classe, USI, della Cgil di Torino, e
l’Associazione Esposti Amianto.
Udienza dopo
udienza, la Rete ha seguito tutto lo svolgimento dei processi come parte della
guerra di classe tra operai e padroni, presenziando e dando sistematica
controinformazione delle varie udienze in primo grado e in appello, organizzato
manifestazioni e presidi.
La
mobilitazione permanente ai processi ha portato a ottenere una condanna senza
precedenti, fino ad oggi, per i responsabili della strage dei sette operai
bruciati vivi nell’incendio alla linea 5 dello stabilimento Thyssenkrupp di
Torino il 7 dicembre 2007. Senza precedenti era stata anche l’imputazione per
padroni e dirigenti della fabbrica, omicidio volontario, per la deliberata e
dolosa inosservanza delle procedure e norme di sicurezza in uno stabilimento
che ormai avevano già deciso chiudere e che è costata la vita degli operai.
L’imputazione
era poi stata derubricata in appello a omicidio colposo, con sensibile
riduzione delle pene. Oggi la Cassazione si pronuncerà sui ricorsi sia della
procura di Torino che della difesa. Una pronuncia che avrà certamente un peso
sullo sviluppo ed esito dei prossimi processi e può essere un segnale di
continuità nell’impunità dei padroni assassini o di una parziale inversione di
tendenza. Mentre al microfono si alternavano gli interventi dei compagni della
Rete, le tante troupe dei telegiornali hanno seguito con collegamenti frequenti
la giornata. Gli interventi hanno rinnovato le denuncia di un sistema che
produce morte non per fatalità, ma per profitto. di una sostanziale impunità di
cui godono nelle aule dei Tribunali i padroni Questi interventi hanno
ricostruito le fasi della vicenda mentre, contemporaneamente, all’interno del
Tribunale si susseguivano le interminabili arringhe degli avvocati degli
imputati che hanno dilatato i tempi per la riunione dei giudici in camera di
consiglio. Il “microfono aperto” in piazza ha denunciato l’infame provocazione
di uno degli imputati riportate dal quotidiano on line La Repubblica
preoccupato di finire in galera e non potere così vedere crescere la propria
nipotina! Infine sono stati anticipati i prossimi passi della lotta contro i
padroni assassini. Primi fra tutti una nuova mobilitazione per la prossima
pronuncia della Cassazione per il processo Eternit, già calendarizzata in
maggio, e, ancora più importante, la campagna per una costituzione popolare di
parte civile al processo contro Padron Riva, che inizia a Taranto il prossimo
19 giugno. Su questo c’è da registrare l’interesse a prendere parte in qualche
modo alla mobilitazione di alcuni familiari degli operai Thyssen e
dell’associazione esposti amianto di Casale Monferrato. A metà pomeriggio,
arrivano le prime notizie dall’aula. La Procura generale, che in cassazione è
l’equivalente della pubblica accusa negli altri gradi di giudizio, non
raccoglie le ragioni del ricorso della Procura di Torino e conferma la
derubricazione del reato da omicidio volontario a colposo. Inoltre, la stessa
Procura Generale accoglie il ricorso della difesa e chiede la revoca della
provisionale a favore di Medicina Democratica, ultima parte civile rimasta. La
cosa non fa certo ben sperare. Mentre scriviamo i giudici sono ancora in camera
di consiglio (vi sono entrati alle 19.30) e si vocifera del rischio di un
rinvio della sentenza.
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