E' ora di riprendersi queste date in una fase in cui c'è la necessità di lotta al moderno fascismo e unità internazionalisti dei lavoratori.
Slai Cobas per il sindacato di classe, Milano
Negozi aperti a Milano il 25
aprile e il Primo maggio. I sindacati: "Sciopereremo"
Cgil, Cisl e
Uil chiamano alla mobilitazione i lavoratori del settore: "Queste aperture
non generano business". Palazzo Marino: "Basta con gli appelli ad
abbassare le saracinesche, non servono a nulla"
di LAURA
ASNAGHI
18 aprile
2014
A Milano sul
fronte del commercio vince la deregulation. Le feste sono fonte di business e
le saracinesche restano alzate. Se si esclude la giornata di Pasqua, la sola festività
che sarà rispettata dalla maggioranza dei negozianti di Milano, a partire da
Lunedì dell’Angelo in avanti ci sarà una no-stop di aperture, con grandi
magazzini e boutique in piena attività sia il 25 aprile sia il Primo maggio.
Alla deregulation aderisce anche da Eataly, inaugurato da poco nell’ex sede dello Smeraldo. Oscar Farinetti, il patron di questa catena alimentare di grande successo, che negli anni passati aveva chiuso i suoi punti vendita in occasione del 25 aprile, anche in segno di rispetto per la memoria del padre partigiano, stavolta ha fatto marcia indietro. E così anche il suo megastore di Eataly spalancherà i battenti il 25 aprile e il Primo maggio. In difesa di queste due festività, però, sono scesi in campo unitariamente i sindacati confederali, dichiarando lo sciopero. Il Comune, da parte sua, si chiama fuori da questo match. «Basta appelli - spiega l’assessore al Commercio, Franco D’Alfonso - Per due anni, con il sindaco, abbiamo sollecitato i negozianti a tenere le saracinesche abbassate. Inizialmente c’era l’accordo, poi è saltato tutto: inutile ripetere questa esperienza».
Ma il sindacato non si arrende. «Lo sciopero è importante. Vogliamo consentire ai dipendenti del commercio di partecipare ai due cortei, quello che celebra la liberazione e quello dedicato alla festa dei lavoratori, senza che possano subire ritorsioni», spiega Graziella Carneri, il segretario generale della Filcams Cgil di Milano. In tutti centri della grande e piccola distribuzione è partita la campagna di informazione sullo sciopero proclamato da Cgil, Cisl e Uil. «Queste aperture non generano business - prosegue Carneri - E’ da sei anni che c’è la crisi e le aperture nei giorni di festa non hanno portato alcun posto di lavoro. La verità è che la gente non ha soldi da spendere».
Ma non la pensa così Mario Resca, il presidente di Confimprese, schierato dalla parte di chi “tiene le saracinesche aperte per risollevare i flussi cassa e vendere”. «Non dimentichiamo - ricorda Resca - che Milano è diventata un importante polo turistico non solo per chi fa business, ma anche per chi è interessato al nostro eccezionale patrimonio culturale». E conclude: «Il commercio è fondamentale per assicurare lo sviluppo: chiudere significa non capire che la realtà è cambiata».
Quest’anno le due festività non cadono a ridosso della domenica. Il 25 aprile è un venerdì e il Primo maggio un giovedì e questo, secondo i commercianti, “favorirà l’affluenza di pubblico nei punti vendita. «Se si esclude Pasqua, il corso resterà sempre
Alla deregulation aderisce anche da Eataly, inaugurato da poco nell’ex sede dello Smeraldo. Oscar Farinetti, il patron di questa catena alimentare di grande successo, che negli anni passati aveva chiuso i suoi punti vendita in occasione del 25 aprile, anche in segno di rispetto per la memoria del padre partigiano, stavolta ha fatto marcia indietro. E così anche il suo megastore di Eataly spalancherà i battenti il 25 aprile e il Primo maggio. In difesa di queste due festività, però, sono scesi in campo unitariamente i sindacati confederali, dichiarando lo sciopero. Il Comune, da parte sua, si chiama fuori da questo match. «Basta appelli - spiega l’assessore al Commercio, Franco D’Alfonso - Per due anni, con il sindaco, abbiamo sollecitato i negozianti a tenere le saracinesche abbassate. Inizialmente c’era l’accordo, poi è saltato tutto: inutile ripetere questa esperienza».
Ma il sindacato non si arrende. «Lo sciopero è importante. Vogliamo consentire ai dipendenti del commercio di partecipare ai due cortei, quello che celebra la liberazione e quello dedicato alla festa dei lavoratori, senza che possano subire ritorsioni», spiega Graziella Carneri, il segretario generale della Filcams Cgil di Milano. In tutti centri della grande e piccola distribuzione è partita la campagna di informazione sullo sciopero proclamato da Cgil, Cisl e Uil. «Queste aperture non generano business - prosegue Carneri - E’ da sei anni che c’è la crisi e le aperture nei giorni di festa non hanno portato alcun posto di lavoro. La verità è che la gente non ha soldi da spendere».
Ma non la pensa così Mario Resca, il presidente di Confimprese, schierato dalla parte di chi “tiene le saracinesche aperte per risollevare i flussi cassa e vendere”. «Non dimentichiamo - ricorda Resca - che Milano è diventata un importante polo turistico non solo per chi fa business, ma anche per chi è interessato al nostro eccezionale patrimonio culturale». E conclude: «Il commercio è fondamentale per assicurare lo sviluppo: chiudere significa non capire che la realtà è cambiata».
Quest’anno le due festività non cadono a ridosso della domenica. Il 25 aprile è un venerdì e il Primo maggio un giovedì e questo, secondo i commercianti, “favorirà l’affluenza di pubblico nei punti vendita. «Se si esclude Pasqua, il corso resterà sempre
aperto —
spiega Gabriel Meghnagi, il presidente AscoBaires — E' assurdo chiudere le
porte in faccia a chi resta i città e ai turisti in arrivo». Di uguale parere
Alessandro Prisco (Ascoduomo): «Ormai Milano è una città sempre più aperta».
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Riproduzione riservata 18 aprile
2014
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