La Rete Nazionale per la Sicurezza e Salute sui posti
di Lavoro e sul Territorio invita a partecipare il 24 aprile Roma presidio alle
ore 9 davanti al palazzo della Cassazione a piazza Cavour
Thyssen, chiediamo garanzie
Scritto da Familiari vittime Thyssen
Mercoledì 02 Aprile 2014
Sottolineiamo l'inopportunità della designazione del
Relatore nel processo che si terrà alla Cassazione a Sezioni Unite, in
considerazione delle opinioni apertamente manifestate e delle posizioni assunte
in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Siamo le madri di cinque operai deceduti a seguito del
terribile incendio avvenuto alla Thyssen Krupp di Torino, il 6 dicembre 2007.
Abbiamo seguito, pur se ciò rinnovava ogni volta il nostro dolore, tutte le
udienze, nessuna esclusa, dei processi di I e di II grado, abbiamo sentito le raccapriccianti
deposizioni dei testimoni che hanno visto i corpi in fiamme dei nostri figli,
abbiamo assistito alle false e tendenziose deposizioni testimoniali di alcuni
dipendenti e dirigenti di Thyssen Krupp, che la stessa Corte d'Assise ha
ritenuto tali da richiedere l'apertura di un fascicolo per falsa testimonianza
ed abbiamo con soddisfazione accolto la lettura della sentenza di I grado che
ha condannato l'Amministratore Delegato di Thyssen Krupp per omicidio
volontario con dolo eventuale, e gli altri imputati per omicidio colposo con
previsione dell'evento in danno dei nostri figli.
Con dolore abbiamo, poi, accolto la sentenza di II
grado che, pur confermando la responsabilità degli imputati, li ha accomunati
tutti nella responsabilità per omicidio colposo, riducendo le pene irrogate.
Ora, sui ricorsi proposti dal Procuratore Generale di
Torino e dagli imputati, il Primo Presidente della Corte di Cassazione ha
assegnato la decisione alle Sezioni Unite, per la delicatezza del caso in
esame, e su questa decisione concordiamo; ma ciò che ci ha preoccupato é stato
il fatto che é stato nominato come Relatore del processo un Giudice che più
volte, in passato, si era espresso in pubbliche occasioni quali convegni, e con
scritti, proprio su alcuni dei temi in discussione, assumendo una posizione, in
tema di determinazione dei confini della colpa nei processi per infortunio sul
lavoro e per malattie professionali che certamente non garantisce una serena e
non prevenuta partecipazione di quel Giudice a un giudizio così delicato, per i
risvolti che certamente avrà non solo sul processo in corso, ma anche su future
situazioni analoghe, in cui si verterà su identiche questioni.
Preoccupate da una simile scoperta, abbiamo pensato di
segnalare la situazione al Presidente della Repubblica ed al Primo Presidente
della Corte di Cassazione, sollecitando un loro intervento che evitasse che su quel
processo potessero addensarsi delle ombre; il Presidente della Repubblica ci ha
onorato della sua risposta, attraverso una lettera del Segretario Generale
Dott. Carbone che, pur spiegando che il
Presidente della Repubblica non aveva competenze sulla questione, ci informava
di avere anch'egli trasmesso al Primo presidente della Cassazione la nostra richiesta
di intervento; viceversa, nessuna risposta ci é pervenuta dal Primo Presidente.
In un estremo tentativo di giungere al processo in
condizioni di serenità, senza timori o sensazioni di dubbio, abbiamo pensato di
rivolgerci direttamente al Consigliere Relatore, cui abbiamo indirizzato una
lettera nella quale nel dare atto delle sue riconosciute doti di
professionalità e di correttezza, abbiamo tuttavia sottolineato la nettezza
delle posizioni da lui assunte in tema di responsabilità dei datori di lavoro
in processi per infortuni sul lavoro e/o per malattie professionali, e proprio
per questo, lo abbiamo pregato di volersi astenere dal partecipare a quel giudizio,
per di più in un ruolo così importante come quello del Relatore.
Nemmeno in questo caso abbiamo avuto risposta alcuna.
A questo punto, non ci resta che segnalare la
situazione agli organi di stampa, perché l'opinione pubblica possa valutare la
situazione.
Ci teniamo a fare chiarezza su un punto.
Abbiamo sempre nutrito e continuiamo a nutrire la
massima fiducia nella giustizia, nella capacità di giudizio del Collegio e
nemmeno contestiamo, ovviamente, la libertà di giudizio del Consigliere
Relatore; riteniamo, però, che il Giudice debba essere ed apparire neutrale e
trasparente, senza nemmeno un'ombra di possibile sbilanciamento verso una delle
parti; viceversa, la lettura di pubblicazioni del Consigliere Relatore e
l'esame di suoi interventi in pubblici convegni destano in noi forti perplessità e preoccupazioni; ricordiamo
solo, sul punto, come quel Giudice sia sostenitore di quella tesi detta del
"danno consentito", vale a dire di un danno insito in un'attività
produttiva, in tutto o in parte
ineliminabile; quel Giudice, poi, ha sostenuto l'esigenza di un atteggiamento
meno rigorista, in tema di responsabilità per colpa del datore di lavoro, criticando
anche la giurisprudenza prevalente della Suprema Corte di Cassazione accusata
di una visione in cui "penetrano le esigenze di tutela, le istanze
risarcitorie, il moralismo che per definizione ha tanta parte nel concetto
stesso di colpa. Penetra forse la voglia dei giudici di
condannare".
Ripetiamo: Non è in discussione, ovviamente, il
diritto del Consigliere Relatore di sostenere le proprie posizioni e di battersi
perché le stesse si affermino; ciò che vogliamo, con forza, sottolineare è
l'inopportunità della sua designazione a Relatore nel processo che si terrà
avanti la Corte di Cassazione a Sezioni Unite e di futuro estensore della
sentenza, e ciò in considerazione delle opinioni apertamente manifestate e
delle posizioni costantemente assunte in materia di responsabilità nella
specifica materia della sicurezza sui luoghi di lavoro; proprio la delicatezza
del processo, segnalata dallo stesso Primo Presidente della Corte di Cassazione
sconsigliava e sconsiglia, a nostro modesto, ma convinto, parere, una simile
scelta che appare contraria a quei principi di neutralità, terzietà e
trasparenza dei giudici che devono caratterizzare lo svolgimento dei processi.
Noi abbiamo la massima fiducia nella giustizia e
proprio per questo chiediamo un processo equo, celebrato da Giudici che siano
ed appaiano imparziali anche nei confronti delle vittime.
Delle nostre perplessità e preoccupazioni desideriamo che sia informata l'opinione
pubblica.
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