Ferrari, premio di 4000 euro a dipendenti. "Ma se
non hanno fatto giorni di
malattia"
La fabbrica di Maranello è l'unica del gruppo Fiat ad
applicare un accordo
integrativo che premia gli operai quando aumentano i
livelli di produzione.
Ma ad alcune condizioni: "Il premio spetterà in
toto solo a coloro che non
hanno chiesto giorni di malattia, di permesso o di
congedo matrimoniale"
di Annalisa Dall'Oca | Modena | 8 aprile 2014
Un bonus di circa 4.000 euro nelle buste paga di
aprile, ma solo per chi non ha fatto assenze sul lavoro. Aumenta il fatturato e
quindi ricompensa i propri lavoratori la Ferrari di Maranello, l'unica fabbrica
italiana del Gruppo Fiat ad applicare un accordo integrativo che premia i
dipendenti quando i livelli di produzione, qualità e redditività dello
stabilimento raggiungono un segno positivo. Un bonus di 4.100 euro lordi l'anno
per gli operai, e 4.300 per gli impiegati, quindi, che, al netto della
tassazione, dovrebbe attestarsi attorno ai 3.000 euro netti. "Il premio,
però - precisa Paolo Ventrella, delegato Fiom e operaio Ferrari -spetterà in
toto solo a coloro che nel 2013 non hanno chiesto giorni di malattia, di
permesso non retribuito o di congedo matrimoniale ". Nello stabilimento
del cavallino rampante vige un accordo triennale per cui i bonus di ricompensa
riconosciuti ai dipendenti si calcolano sulla base di 4 parametri: il numero di
vetture realizzate, il fatturato, l'indice di qualità e la produttività dei
lavoratori. "Quest'anno - spiega Alberto Zanetti, segretario della Uilm di
Modena - le auto prodotte sono in lieve calo, tuttavia sono aumentate le
vetture speciali, che hanno un costo più alto e quindi accrescono i livelli di
fatturato". I lavoratori Ferrari, poi, spiega ancora la Uilm, "sono
virtuosi: l'assenteismo, a Maranello, è praticamente inesistente, e questo
incide sul bonus". Per chi non fa assenze, infatti, il premio cresce del
5%, per chi manca da 0 a 8 giorni, invece, la ricompensa non subisce
penalizzazioni, quindi è al 100%.
Ma c'è una trattenuta per i lavoratori che invece
superano quella soglia. "A differenza dei vecchi contratti unitari -
racconta Ventrella - che riconoscevano un bonus collettivo, l'accordo triennale
introduce un premio variabile individuale, che viene tagliato, cioè, sulla base
delle presenze sul posto di lavoro. Nel calcolo del contributo incidono, per
esempio, gli infortuni in itinere, i permessi non retribuiti, la legge 104, i
permessi Avis, i congedi matrimoniali, la malattia: se un operaio ricorre a una
di queste tipologie di 'assenze', automaticamente subisce delle decurtazioni
del premio". Decurtazioni che di anno in anno aumentano: "quest'anno
chi è mancato per più di 120 ore ha perso 800 euro di bonus. Chi invece è stato
assente fino a 80 ore subisce un taglio del 10%. E il prossimo anno le
percentuali aumenteranno: un'assenza fino a 80 ore corrisponderà a un meno 15%
di contributo, e oltre le 120 ore, meno 25% del bonus - calcola Ventrella -
quindi, a fronte di un fatturato record del 5% nel 2013, la Ferrari in realtà,
rispetto al primo anno in cui è entrato in vigore l'accordo, ha riconosciuto ai
lavoratori un bonus di appena 60 euro lordi".
Per Uilm, "la Ferrari sotto questo aspetto
rappresenta un esempio virtuoso, perché è l'unico marchio Fiat che alla luce di
un aumento della produttività e quindi del fatturato premia in maniera
proporzionata i propri lavoratori". E conti alla mano, la differenza tra
chi lavora alla Ferrari e chi invece è impiegato in un qualsiasi altro sito
produttivo del gruppo Fiat, in termini di bonus è sensibile. Anche se lo
stipendio riconosciuto è più o meno lo stesso, tra i 1.400 euro al mese ai
1.600, a seconda delle mansioni o dei turni, diurni oppure notturni. Nelle
altre fabbriche Fiat, dalla Cnh alla Maserati, da Pomigliano alla Iveco di
Bolzano, infatti, gli operai sono ricompensati solo sulla base della presenza
sul posto di lavoro: 0,80 centesimi l'ora, quindi circa 6 euro al giorno, per
un totale di 1.400 euro lordi l'anno, solo per chi non fa alcuna assenza.
"Solo alla Ferrari, quindi, c'è un bonus supplementare - sottolinea
Zanetti - che ridistribuisce parte degli utili anche tra coloro che
contribuiscono a realizzarli, cioè gli operai".
Utili che provengono sia dalla vendita delle vetture,
la fetta più grossa del fatturato Ferrari, sia dalla fornitura delle componenti
per auto, ad esempio i motori che Maranello fornirà alle Officine Maserati di
Grugliasco, circa 1.000 pezzi l'anno, "elemento che ha contribuito ad
accrescere la produttività dello stabilimento modenese", sia dalla vendita
di gadget e altri prodotti marchiati dal cavallino rampante in tutto il mondo,
Abu Dhabi compresa. "Ferrari è un modello virtuoso che noi vorremmo
esportare anche in altre fabbriche, del Gruppo Fiat ma non solo - sottolinea
anche Eros Panicali, segretario nazionale della Uilm - sicuramente lavoreremo
per rinnovare l'accordo triennale di Maranello, ma l'obiettivo della Uilm sarà
anche quello di arrivare ad intese simili a partire dagli stabilimenti in cui,
per esempio, non c'è il ricorso alla cassa integrazione e si producono utili".
Per Fiom, tuttavia, il modello andrebbe rivisto a
partire dalle fondamenta, e cioè l'accordo Fiat siglato nel 2011 da Fim e Uim
ma non dalle tute blu, che proprio a causa del rifiuto a sottoscrivere il
contratto vennero cacciate da tutte le fabbriche del colosso automobilistico
italiano salvo poi essere reintegrate da una sentenza della Corte
Costituzionale. "Non si può non considerare che dal 2012, anno in cui il
contratto Fiat, nato da Pomigliano, è entrato in vigore, le condizioni
lavorative sono peggiorate - sottolinea Ventrella - certo, ai lavoratori della
Ferrari è riconosciuto un premio ma in compenso siamo sottoposti a turni di
lavoro più lunghi, la notte le ore lavorative sono aumentate, gli straordinari
sono obbligatori e spesso anche i sabati. Il clima è rigido ai limiti
dell'autoritarismo. E' questa la situazione in cui siamo costretti a lavorare,
a Maranello".
Nessun commento:
Posta un commento