intervista agli operai delle miniere di Gafsa
un compagno di proletari comunisti è
in tunisia per un certo periodo per studio..
e ha realizzato questa intervista - stralci -
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Il
commissariato in fiamme, il tribunale e la sede del maggiore partito presi
d’assalto, la polizia non riesce ad arginare la protesta a Metlaoui.
Il
commissariato in fiamme, il tribunale e la sede del maggiore partito presi
d’assalto e la polizia incapace di arginare i manifestanti: a Metlaoui, nella
Tunisia centrale, i minatori in rivolta stanno mettendo a dura prova la
capacità del governo di mantenere l’ordine.
Gafsa è una
regione a circa 350 km a Sud di Tunisi dove sono le miniere di fosfato a
garantire le entrate di maggior parte dei residenti e quando il governo ha
adottato delle decisioni che indeboliscono questo settore si è innescato un
domino di insoddisfazione e proteste che ha portato alla violenza di strada.
Il primo
obiettivo dei manifestanti è stata la sede del maggiore partito islamico
Ennahda, poi si sono diretti verso la sede del tribunale e quindi hanno
incendiato il commissariato.
Proteste
così violente a Gafsa non avvenivano dal 2008, quando l’allora presidente Ben
Ali le represse con un imponente uso dei militari, ma da allora la povertà di
questa regione non è diminuita anzi, secondo alcune stime locali, la
disoccupazione sarebbe aumentata dal 15 al 30 per cento. Per il nuovo esecutivo
guidato dal partito Ennahda la sfida è riuscire a rispondere alle istanze delle
famiglie dei minatori in maniera diversa da quanto fece Ben Ali.
Intervista
Le miniere di estrazione di fosfati di Metlaoui nel governatorato di Gafsa rappresentano una buona fetta del PIL tunisino. Erano gestite dalla Compagnia dei Fosfati di Gafsa, la quinta produttrice mondiale, dal 1994 fusa con lo statale Gruppo Chimico Tunisino. Nelle ultime settimane la zona è stato teatro di scioperi e malcontenti sia per questioni relative al lavoro, sia per il malcontento verso i principali partiti politici (in particolare l’islamista Ennahdha) ed infine per le condizioni economiche generali della zona che non beneficiano dei grandi profitti derivanti dall’attività mineraria. L’obiettivo principale dell’inchiesta operaia era cogliere meglio questi elementi dagli operai stessi. Obiettivo raggiunto in parte a causa delle condizioni in cui si è svolta. Non è possibile intervistare i minatori al di fuori dei cancelli come si può fare in italia davanti le fabbriche. Le miniere infatti si trovano al di fuori della città e per accedervi ci vuole un permesso da parte dell’azienda, inoltre è difficile approcciare i minatori anche in luoghi di ritrovo in città, semplicemente perchè la cittadina di Metlaoui non ha luoghi di ritrovo, a parte qualche bar sgangherato poco frequentato rispetto anche all’abitudine tunisina di stazionare per ore al bar. Abbiamo ottenuto il permesso tramite l’università El Manar di Tunisi dove studio e siamo riusciti ad accedere a due siti accompagnati da due capi. Questo tipo di visita guidata mi ha dato l’impressione che i due siti e gli operai selezionati siano stati scelti “con cura” dalla direzione... Ciononostante sono emersi anche aspetti interessanti sullo stile di vita degli operai e su cosa pensano, obiettivo che il questionario si prefiggeva. Mi hanno accompagnato il professore Zoyhaier che insegna filosofia dell’università di Tunisi, originario di Gafsa e Assoum, una mia collega tunisina anche lei di Gafsa. Il primo traduceva e poneva le domande in arabo o in francese, la seconda mi traduceva le risposte in inglese. Non è stato possibile fare delle inchieste individuali ma l’approccio con i due gruppi è stato sotto forma di capannello, come normalmente avviene quando interveniamo ai cancelli delle fabbriche, solitamente rispondeva un operaio (non sempre lo stesso) e qualche altro aggiungeva qualcosa se voleva. Di seguito il questionario somministrato ai due gruppi e le risposte collettive divise in “gruppo A” (il primo gruppo di lavoratori non propriamente minatori ma svolgenti mansioni di manutenzione dei macchinari) e il “gruppo B” (minatori intervistati sul sito di estrazione dei fosfati). C’è da sottolineare che in entrambe le imterviste erano presenti i capi. Entrambi i gruppi erano formati d circa 10 operai ciascuno.
1) Quanti
operai siete in questa miniera?
2) Ci sono
altre miniere simili a questa nella zona?
3) Quanti
minatori sul numero totale è iscritto ad un sindacato?
4) Qual è il
sindacato maggioritario?
5) Mi può
parlare dei recenti scontri avvenuti a Metaloui, perchè sono nati?
6) Secondo
lei quali sono le differenze nelle condizioni di lavoro prima e dopo la
"rivoluzione"? ci sono stati cambiamenti positivi e/o negativi? E
quali?
7) Pensa che
l'ANC ha tenuto in considerazione le necessità dei lavoratori e di voi
minatori?
8) Cosa
pensa delle prossime elezioni che si dovranno tenere entro il 2014?
9) Cosa pensa
degli attuali partiti rappresentanti all'interno della ANC?
10) Il
ministro dell'industria Bennaceur ha dichiarato che se continuano gli scioperi
come quelli che avete tenuto ultimamente, circa 27mila posti di lavoro andranno
persi. Cosa ne pensa?
11) Ha anche
dichiarato che lo sciopero alla miniera di Bassin sta creando danno
all'esportazione e all'economia del paese. Cosa ne pensa?
12) Vuole
aggiungere qualcosa liberamente?
N.B. le
prime quattro domande non sono state somministrate, ma i dati ci sono stati
forniti dal professore Zoyhaier che è membro della sezione locale dell’UGTT e
ha accesso a questi dati:
1) circa
3000 operai nella miniera di Kaffedour a Metlaoui che è la più grande, 7400
operai in tutto considerando le altre miniere del governoratorato.
2) ci sono
miniere a Maulognes, Redeyeb e Mdhilla.
3) tutti
sono iscritti al sindacato
4) oltre il
90% è iscritto all’UGTT
Gruppo A
5) Ci sono
stati scioperi riguardanti le assegnazioni di quote di lavoro, la principale
ragione degli scioperi è il lavoro, alcuni disoccupati che hanno avuto problemi
d’impiego hanno organizzato gli scioperi.
6) Nessun
cambiamento in particolare, adesso lavora un po’ più di gente per la compagnia,
questo è l’unico cambiamento. I contributi dati al governatorato di Gafsa non
sono sufficienti, la compagnia fa un sacco di profitti al giorno e in confronto
ai lavoratori viene dato niente.
7) 8) e 9)
Circa le prossime elezioni la compagnia è neutrale, non ci interessa granchè
dei partiti rappresentati nella Assemblea Nazionale Costituente, non abbiamo
un’idea ne un’orientamento chiaro, dopo aver letto i programmi elettorali
vedremo. Il nostro problema è che ora c’è più gente impiegata in miniera e
lavoriamo tutti di meno, prima della rivoluzione i lavoratori stavano meglio
perchè c’era la possibilità di fare gli straordinari e guadagnare di più, con
l’ingresso dei nuovi minatori non c’è la possibilità di fare gli straordinari e
ai nuovi neanche interessa farli.
10) Il
ministro in questione è di Gafsa. Conosciamo molto meglio la situazione noi
lavoratori che il ministro, quindi non ci interessa niente di questo tipo di
dichiarazioni. Se il ministero non ci farà problemi non ci saranno
scioperi.....
12) Vogliamo
la possibilità di fare gli straordinari, per gli operai anziani sono molto
importanti, ai giovani invece non interessano. Lavoriamo sodo e non abbiamo
niente in cambio, neanche luoghi per svagarci in città come parchi, teatri,
cinema nè per noi nè per le nostre famiglie. Metlaoui è la seconda città del
governatorato di Gafsa e ha la principale miniera e in cambio non abbiamo
niente. L’azienda fa 7 milioni di dinari di profitti al giorno (3 milioni e 211
mila euro) di questi profitti solo il 4% va al governatorato di Gafsa per
Metlaoui.
Gruppo B
5) Qui la
principale questione è stato il risultato delle graduatorie... (Stessa
risposta del gruppo A, chiedo qual è il nesso tra lo sciopero in
questione ed il fatto di aver dato fuoco alla sede locale di Ennahdha) Non
c’è nessuna relazione, qualcuno che è contro quel partito si è staccato dal
corteo e lo ha fatto.
6) Le
condizioni di lavoro sono peggiorate... (stessa risposta del gruppo A)
7) Tutti i
partiti non hanno mantenuto le promesse circa noi lavoratori.
8) e 9) (risponde
ridendo n.d.r.) di sicuro non voteremo ne Ennahdha ne Nida Tounes (partito
che ha al suo interno esponenti dell’ex regime di Ben Ali n.d.r). avranno
scarsi risultati elettorali.
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