giovedì 3 dicembre 2015

3 dicembre - Il grido di Rabbia, ma anche la Determinazione a non arrendersi di un familiare delle vittime della Thyssen



Lettera al ministro dai parenti Thyssen: "Ancora tutti liberi i responsabili del rogo"
La sorella di uno dei sette operai morti nell'acciaieria otto anni fa scrive a Orlando
 


di SARAH MARTINENGHI


01 dicembre 2015





"NON mi arrendo e non avrò pace fino a quando mio fratello non avrà giustizia: devono andare in galera, invece sono ancora tutti liberi". Laura Rodinò è la sorella di Rosario, morto nel rogo dell'acciaieria a soli 26 anni. Con sua sorella e sua madre, fa parte di quel nucleo di familiari delle vittime della Thyssen che non si sono mai persi un'udienza, o una tappa, a Torino del processo.

Laura Rodinò, cosa le fa più rabbia? "Sono passati otto anni da quel giorno terribile in cui abbiamo perso i nostri cari. Ci sono stati quattro processi e "loro" (gli imputati, ndr) sono ancora tutti liberi. E' vergognoso e inaccettabile".
Ancora non è stata scritta la parola fine su questa vicenda giudiziaria..
"No, infatti, adesso la difesa ricorrerà in Cassazione ancora una volta, perché a loro non basta che le condanne siano state diminuite. Ma vogliamo capire cosa sta succedendo: nessuno si degna di dircelo. Per questo ho deciso di scrivere delle lettere".

A chi vuole indirizzarle?
"La prima in Procura generale, al magistrato Vittorio Corsi (che ha sostenuto l'accusa in appello, ndr), perché voglio capire quando potrò vederli in carcere. La seconda al ministro della giustizia Andrea Orlando: non è possibile che in questo paese si dia la possibilità a degli assassini di restare liberi. Sono morte delle persone, ma in Italia c'è sempre la possibilità di aggirare le norme, e questo non è giusto... ".
Ci sono state indagini lampo e un primo grado molto veloce. Poi, il "ping pong" che ha visto il processo rimbalzare in appello due volte. Oltre alla sentenza della Cassazione, ci sono altre questioni rimaste sospese?
"Sì, non abbiamo mai più avuto notizie di una serie di procedimenti "collaterali" che erano stati aperti e di cui non sappiamo più nulla. C'erano i testimoni indagati per falsa testimonianza. E la procura aveva aperto un'inchiesta per le verifiche di controllo che venivano segnalate in anticipo. Non abbiamo mai più saputo nulla di che fine abbiano fatto, se siano andati avanti, se siano archiviati o prescritti ".
Voi avevate riposto molta fiducia nella tesi della procura dell'omicidio volontario con dolo eventuale, poi riformata negli altri gradi di giudizio in omicidio colposo. Sperate ancora nella giustizia?
"Io posso dire che la rabbia si è amplificata. Non mi fermerò fino a quando non li avrò visti in carcere. Il dolo c'era eccome, ma nel caso della Thyssen si sono verificate molte circostanze, a nostro avviso ingiuste, che hanno portato a rivedere il reato e le pene. Quando dico che non mi fermerò, è perché ho anche intenzione di chiedere la revisione del processo di appello. Noi continuiamo a soffrire e ad assistere a cose spiacevoli: i nostri cari vengono pure presi in giro da qualcuno senza che nessuno faccia nulla".
A cosa si riferisce?
"Su Facebook, c'è una persona che continua a pubblicare commenti ignobili e pesanti anche sulle vittime della Thyssen. Siamo andati alla polizia postale, ma lui continua...".


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