bene siamo
vogliosi di lottare in italia contro i padroni indiani, come lottano gli operai
indiani
c’è tanto da imparare
Slai Cobas per il sindacato di classe
Solo ArcelorMittal sembra in grado di chiudere torna sul tavolo l'ipotesi
della vendita a pezzi
Regge da più di dieci anni e a rappresenta il fulcro su cui poggia il futuro di Cornigliano. È l'accordo di programma, che potrà rivelarsi ancor più utile adesso, visto che il governo ha deciso di riprovare con la vendita del gruppo siderurgico. C'è un nuovo decreto, che supera il precedente che aveva ipotizzato la nascita di una "newco", e c'è pure una data entro cui lanciare l'operazione, giugno 2016. Ora bisognerebbe cercare i compratori ma, come ha più volte spiegato il presidente di Federacciai Tonino Gozzi, pare difficile trovare qualche acquirente tricolore in grado di caricarsi sulle spalle, ancor prima del rilancio produttivo, il costo esorbitante del risanamento ambientale. Avanti gli altri, insomma.
O meglio avanti l'unico che
oggi pare in grado di reggere finanziariamente l'operazione, vale a dire il
numero uno al mondo del comparto, quella ArcelorMittal che è riduttivo
considerare "indiana", visto che è una multinazionale operativa in
tutti i continenti e che dal quartier generale asiatico ha mosso alla conquista
di ogni tipo d'acciaio, rilevando in Europa il gigante Arcelor. Ora
ArcelorMittal sembrerebbe disponibile a tornare in pista. Si era già candidata
una prima volta, quando nel 2014 sembravano mature le condizioni per una
cessione dalla famiglia Riva a nuovi soggetti privati. Potrebbe ufficialmente
ricandidarsi a breve, adesso che l'Ilva è nelle mani dei commissari. Compagno
di cordata, in questa nuova avventura, sarà ancora il gruppo italiano
Marcegaglia. Istituzioni e sindacati sono nuovamente in stato d'allerta, perché
il timore non è per il nuovo azionista in sé, quanto per il piano industriale
che lo stesso potrebbe presentare, prefigurando riduzioni della produzione e di
conseguenza degli organici. Anche per questo, forse, si torna a parlare
dell'ipotesi di una cessione a pezzi del gruppo, che pareva accantonata e che
ora ritorna, Taranto da una parte (con una produzione massima di 9 milioni di
tonnellate di prodotto), Cornigliano e Novi Ligure dall'altra, pronta ad
aprirsi a nuovi soci e nuovi clienti. Uno scenario che prende corpo mentre il
gruppo in gestione commissariale mostra segnali di ripresa, nuovi manager a
guidare, nuovi clienti italiani (Snam) ed esteri (anche da Francia e Stati
Uniti), nuovi prodotti e investimenti. E fra i più attivi su questo fronte
proprio Cornigliano, sempre tenuto nella massima considerazione dai clienti per
la sua logistica, davvero unica nel panorama internazionale. Con un futuro già
scritto che prevede il rilancio della banda stagnata e cromata.Regge da più di dieci anni e a rappresenta il fulcro su cui poggia il futuro di Cornigliano. È l'accordo di programma, che potrà rivelarsi ancor più utile adesso, visto che il governo ha deciso di riprovare con la vendita del gruppo siderurgico. C'è un nuovo decreto, che supera il precedente che aveva ipotizzato la nascita di una "newco", e c'è pure una data entro cui lanciare l'operazione, giugno 2016. Ora bisognerebbe cercare i compratori ma, come ha più volte spiegato il presidente di Federacciai Tonino Gozzi, pare difficile trovare qualche acquirente tricolore in grado di caricarsi sulle spalle, ancor prima del rilancio produttivo, il costo esorbitante del risanamento ambientale. Avanti gli altri, insomma.
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