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SINDACALE, DAL 1908
"SIGNOR PRESIDENTE, HO UCCISO UN UOMO, LAVORANDO".
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
SERGIO MATTARELLA
"Signor Presidente,
chi Le scrive, lo scorso 20 dicembre ha ucciso un uomo
lavorando: aveva poggiato il collo sulla rotaia in attesa che io passassi
guidando un treno nella stazione di Roma Nomentana.
Per me è stata la seconda volta e credo che l'80% dei
macchinisti abbia avuto almeno un episodio di questo tipo. Si passano alcune
ore di intenso stress che tolgono anni di vita, condizionano il tuo modo di
lavorare, per anni, rendendolo sicuramente più "faticoso".
A questo si aggiunga lo stress di venire indagati con
quel che ne consegue: atti giudiziari che arrivano a casa, contatti con
avvocati, tutte cose che coinvolgono
anche la famiglia condizionandone l'armonia.
Signor Presidente,
chi Le scrive, lo ha già fatto lo scorso 9 febbraio
2015, per chiedere un Suo intervento atto a correggere una palese ingiustizia:
l’errore contenuto nell’art. 24 comma 18, della Legge Fornero (erroneo utilizzo
della parola “articolo” anzichè “comma”) a causa del quale l’età pensionabile
del personale mobile delle ferrovie è stato aumentato di ben nove anni, unico
caso al mondo.
Prima di allora, questa categoria di ferrovieri andava
in pensione all’età di 58 anni e, si badi bene, non per un privilegio di casta,
ma per il riconoscimento al disagio e all’usura che la salute e la vita sociale
di questi lavoratori ha sempre subito e ancora subisce durante l’intera loro
vita.
Probabilmente anche per una tutela nei confronti dell’utenza,
tenuto conto di quale possa essere la garanzia che, in materia di sicurezza
pubblica, dei lavoratori anziani possano offrire all?utenza ferroviaria
soprattutto in caso di emergenza.
Forse Lei non è a conoscenza che l’aspettativa di vita
dei macchinisti sia di 64,5 anni e siamo
certi che Lei sia d’accordo col fatto che pretendere che chi è stato spremuto
notte e giorno, ha mangiato quando e dove ha potuto,ha sacrificato amici,
famiglia e salute, vada in pensione a 67 anni, sia indegno di un Paese europeo,
di un Paese civile, di un Paese la cui Costituzione definisca il diritto alla
salute come l’unico “fondamentale”, essendo il presupposto del godimento di
tutti gli altri.
Signor Presidente,
in occasione del recente scambio di auguri con i rappresentanti delle
istituzioni, Lei ha giustamente voluto ricordare che “Sono di importanza
primaria la trasparenza, la correttezza e l’etica".
Tali requisiti sono infatti le basi irrinunciabili ed
insostituibili di un Governo ed un Parlamento che intendano garantire una
credibilità all’interno di un Paese.
Oggi, a causa di un banale errore contenuto nella
legge Fornero, che lo stesso Parlamento ha formalmente riconosciuto nei propri atti, ma anche volontariamente ignorato coi governi
Letta e Renzi, noi lavoratori e le nostre famiglie subiamo questa grave
ingiustizia.
Siamo dunque a rivolgerci a Lei come garante di tutti
i cittadini e della correttezza delle nostre Istituzioni affinchè intervenga
sul nostro caso per restituirci ciò che dovrebbe semplicemente essere già
nostro, non elemosinato, avendolo sudato col garantire la mobilità altrui senza
mai obiettare nulla davanti alla pioggia, al freddo, al sonno, alla fame, all’impossibilità
di essere presenti alle feste coi propri cari.
Solo Lei può restituirci quanto ci è stato finora
ingiustamente negato senza una spiegazione.
Con l’occasione Le auguriamo un felice anno
nuovo".
Marco Crociati
30 dicembre 2015
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