LA SENTENZA
SOLVAY: UNA VERGOGNA SENZA PARI
E’ molto difficile, per chi ha seguito tutto l’iter di
questo processo, dare un senso a quanto successo lunedì quattordici dicembre
nell’aula di Corte di Assise del Palazzo di Giustizia di Alessandria. Un gruppo
di giudici – in parte togati, in parte civili – guidati dalla dottoressa Sandra
Capacci, presidente del Tribunale, ha letteralmente fatto a pezzi quattro anni
di indagini e tre di udienze. Se ne sono rese conto le persone che affollavano,
al momento della lettura del dispositivo, la piccola aula; in quel momento è
calato un silenzio a metà tra l’incredulo e l’indignato: nessuno ha avuto la
forza di urlare la propria protesta contro quanto appena ascoltato. Il collegio
giudicante è riuscito nell’impresa, invero assai ardua se si valutano le
semplici risultanze dibattimentali, di derubricare il reato da “disastro
ambientale doloso” a “colposo”. Durante le testimonianze è venuto fuori, in
modo indiscutibile, che le varie aziende che si sono succedute nel polo chimico
di Spinetta Marengo – Montedison, Enimont, Solvay – sono decenni che interrano
fusti di materiale contenente cromo al di sotto del terreno dove sorge
l’azienda. A chi scrive risulta assai arduo credere che, chi si comporta in
questo modo, possa non rendersi conto che, così facendo, potrebbe causare
l’inquinamento della falda acquifera sottostante lo stabilimento. Tant’è, la
presidente ed i suoi collaboratori hanno accolto in pieno le assurde pretese
della difesa dei padroni avvelenatori: così facendo hanno partorito un vero
mostro giuridico. I tre maggiori dirigenti imputati – Carlo Cogliati (per il
quale il pm Riccardo Ghio aveva chiesto la condanna a anni 18 di reclusione),
Bernard De Laguiche (anni 18) e Pierre Jacques Joris (anni 18) – sono stati
assolti dai reati a loro ascritti “per non aver commesso il fatto”, mentre per
Giulio Tommasi (anni 10) ha ordinato “il non luogo a procedere per intervenuta
prescrizione”. Alla fine gli unici ad essere condannati – se così si può dire –
ad anni due e mesi sei ciascuno, sono stati i pesci piccoli: Salvatore
Francesco Boncoraglio (anni 15 e mesi 6), Luigi Guarracino (anni 15 e mesi 6),
Giorgio Carimati (anni 16 e mesi 9) e Giorgio Canti (anni 15 e mesi 6). Va
infine detto che i rei dovranno risarcire alcune parti civili per un ammontare
che definire ridicolo è un eufemismo – si va da un minimo di diecimila ad un
massimo di cinquantamila Euro – oltre alla rifusione delle spese di
costituzione.
Bosio (Al),
14 dicembre 2015
Stefano Ghio
- Rete sicurezza Alessandria/Genova
http://pennatagliente.wordpress.com
di seguito articolo della Stampa
Cromo nelle falde, 8 dirigenti di Ausimont e Solvay a
processo ad Alessandria: quattro condanne
Il verdetto
dopo quattro anni di indagini e tre di processo. Le condanne a due anni e sei
mesi ciascuno a Francesco Boncoraglio, Luigi Guarracino, Giorgio Carimati e
Giorgio Canti. Il reato è disastro colposo
14/12/2015
silvana
mossano
Sono passati
sette anni da quando nel sottosuolo del polo chimico di Spinetta Marengo, alle
porte di Alessandria, vennero scoperti cromo esavalente e più di venti altri
sostanze tossiche. Oggi, dopo oltre cinquanta udienze, la Corte d’Assise - che
ha ascoltato tesi d’accusa (a sostegno dell’incriminazione di avvelenamento
doloso delle acque contestato a 8 dirigenti Ausimont e Solvay) e tesi a difesa
(secondo cui le acque destinate a uso alimentare non erano inquinate) -, ha
inflitto ai manager imputati quattro condanne. Condannati a due anni
e sei mesi ciascuno: Francesco Boncoraglio, Luigi Guarracino, Giorgio Carimati
e Giorgio Canti. Il reato è disastro colposo. Il pubblico ministero
Riccardo Ghio aveva chiesto complessivamente 127 anni di reclusione,
diversificati a seconda dei ruoli. Lo stesso magistrato che,con Arpa e Noe, ha
condotto la gigantesca inchiesta, è sempre stato convinto che ci fu dolo nel
nascondere la portata dell’avvelenamento delle falde di uno dei bacini idrici
più ricchi del Piemonte, per non dover fare una costosissima bonifica (che
infatti non ci fu). Queste le condanne che erano state chieste: 18 anni per
Carlo Cogliati, Bernard De Laguiche, e Pierre Jacques Joris; 16 anni e 9 mesi
per Giorgio Carimati; 15 anni e 6 mesi per Salvatore Francesco Boncoraglio,
Giorgio Canti, Luigi Guarracino; 10 anni a Giulio Tomasi. Le parti civili – per
decine di persone che si sono ammalate di tumore o loro eredi - condividono la
tesi del pm. E il ministero dell’Ambiente ha chiesto un risarcimento di 100
milioni.
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