lunedì 14 dicembre 2015

12 dicembre - Arese, beffa per gli operai ex Innova. Cassa? No, licenziati due volte....una vicenda che ancora una volta conferma che la strada da percorrere non quella dei Ricorsi ma della Lotta e la costruzione del Sindacato di Classe



Ammortizzatori negati per un paradosso burocratico e intanto li "liquida" anche il curatore fallimentare
di ROBERTA RAMPINI 


Arese (Milano), 12 dicembre 2015 - Licenziati ingiustamente nel febbraio 2011, nonostante la sentenza della Corte d’Appello emessa il 26 giugno 2013 che disponeva il loro reintegro e il pagamento degli stipendi arretrati, non sono mai tornati al lavoro. Eppure nei giorni scorsi sono stati licenziati ancora, questa volta dal curatore fallimentare. È l’odissea dei 42 operai ex Innova Service, l’azienda che si occupava delle portinerie, pulizia e manutenzione dell’area ex Alfa Romeo di Arese, ex tute blu della fabbrica automobilistica. Erano in attesa che il Ministero del Lavoro concedesse la cassa integrazione straordinaria per un anno e invece sono stati beffati per l’ennesima volta e hanno ricevuto le lettere di licenziamento firmate dal curatore fallimentare, Marco Bellini: «A luglio avevano firmato un Accordo per la cassa integrazione straordinaria da marzo 2015 a marzo 2016, per noi rappresentava una boccata d’ossigeno, in cambio avevamo rinunciato ad altre rivendicazioni nei confronti di Innova Service - dichiara Renato Parimbelli, delegato sindacale Slai Cobas e ex operaio - invece è arrivata la brutta notizia. Il Ministero facendo un’ispezione ha scoperto che Innova Service non ha diritto alla cassa perché all’Inps risulta iscritta come azienda che si occupa di caccia e pesca. È una cosa assurda, per anni abbiamo ricevuto lo stipendio come metalmeccanici, nella realtà abbiamo svolto altri lavori e ora scopriamo che Innova Service per l’Inps si occupava di altro.
È uno scandalo e la conferma che Innova è stata mandata ad Arese per licenziare gli ultimi operai rimasti e far fuori lo Slai Cobas». Con la lettera di licenziamento in mano, l’auspicio che il Ministero del Lavoro possa comunque intervenire e concedere la cassa integrazione, gli operai si sono messi in fila per iscriversi nelle liste di disoccupazione. «Ma non ci fermiamo - avverte una di loro - andremo avanti per avere giustizia. L’Inps è convinto che Innova Service abbia rispettato la sentenza e che ci abbia reintegrato e così ci chiede indietro un anno di disoccupazione, è una vergogna». Una beffa nella beffa, una vicenda sindacale senza precedenti. E il famoso «Accordo Pavone», sottoscritto dal commissario prefettizio Anna Pavone con proprietà dell’area e Innova Service? «Abbiamo preso solo 20.000 euro a testa, ma non è stato rispettato e non ci hanno neppure chiamato per i colloqui d’assunzione al centro commerciale», risponde Parimbelli. Lo Slai Cobas andrà avanti, a fianco dei lavoratori: «Abbiamo denunciato le porcherie succedutesi negli anni, chiediamo alla Procura di indagare perché gli unici a pagare sono stati i lavoratori, abbiamo scoperto cose molto più gravi di quelle risapute e attendiamo che venga fatta chiarezza», dichiara Corrado Delle Donne, dei Cobas.
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