Ammortizzatori
negati per un paradosso burocratico e intanto li "liquida" anche il
curatore fallimentare
di ROBERTA
RAMPINI
Arese (Milano), 12 dicembre 2015 -
Licenziati ingiustamente nel febbraio 2011, nonostante la sentenza della
Corte d’Appello emessa il 26 giugno 2013 che disponeva il loro reintegro e il
pagamento degli stipendi arretrati, non sono mai tornati al lavoro. Eppure nei
giorni scorsi sono stati licenziati ancora, questa volta dal curatore
fallimentare. È l’odissea dei 42 operai ex Innova Service, l’azienda che si
occupava delle portinerie, pulizia e manutenzione dell’area ex Alfa Romeo di
Arese, ex tute blu della fabbrica automobilistica. Erano in attesa che
il Ministero del Lavoro concedesse la cassa integrazione straordinaria per
un anno e invece sono stati beffati per l’ennesima volta e hanno ricevuto le
lettere di licenziamento firmate dal curatore fallimentare, Marco Bellini:
«A luglio avevano firmato un Accordo per la cassa integrazione straordinaria da
marzo 2015 a marzo 2016, per noi rappresentava una boccata d’ossigeno, in
cambio avevamo rinunciato ad altre rivendicazioni nei confronti di Innova
Service - dichiara Renato Parimbelli, delegato sindacale Slai Cobas e ex
operaio - invece è arrivata la brutta notizia. Il Ministero facendo
un’ispezione ha scoperto che Innova Service non ha diritto alla cassa perché
all’Inps risulta iscritta come azienda che si occupa di caccia e pesca. È una
cosa assurda, per anni abbiamo ricevuto lo stipendio come metalmeccanici,
nella realtà abbiamo svolto altri lavori e ora scopriamo che Innova Service per
l’Inps si occupava di altro.
È uno scandalo e la conferma che Innova è stata
mandata ad Arese per licenziare gli ultimi operai rimasti e far fuori lo Slai
Cobas». Con la lettera di licenziamento in mano, l’auspicio che il Ministero
del Lavoro possa comunque intervenire e concedere la cassa integrazione, gli
operai si sono messi in fila per iscriversi nelle liste di disoccupazione. «Ma
non ci fermiamo - avverte una di loro - andremo avanti per avere giustizia.
L’Inps è convinto che Innova Service abbia rispettato la sentenza e che ci
abbia reintegrato e così ci chiede indietro un anno di disoccupazione, è una
vergogna». Una beffa nella beffa, una vicenda sindacale senza precedenti.
E il famoso «Accordo Pavone», sottoscritto dal commissario prefettizio Anna
Pavone con proprietà dell’area e Innova Service? «Abbiamo preso solo 20.000
euro a testa, ma non è stato rispettato e non ci hanno neppure chiamato per i
colloqui d’assunzione al centro commerciale», risponde Parimbelli. Lo Slai
Cobas andrà avanti, a fianco dei lavoratori: «Abbiamo denunciato le porcherie
succedutesi negli anni, chiediamo alla Procura di indagare perché gli unici a
pagare sono stati i lavoratori, abbiamo scoperto cose molto più gravi di quelle
risapute e attendiamo che venga fatta chiarezza», dichiara Corrado Delle Donne,
dei Cobas.
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