Amianto nella sede Atc, parte
l’inchiesta: la Procura indaga per lesioni colpose
tizianoivani
La Spezia - Ci sarebbe amianto disseminato
ovunque negli uffici Atc in via del Canaletto. Tanto da spingere la
Procura ad aprire un’indagine ipotizzando un reato ben preciso: lesioni
colpose. Per anni gran parte degli impiegati della partecipata spezzina dei
trasporti avrebbe lavorato in una struttura dove, secondo un perizia effettuata
dagli esperti di Nec Labs, sarebbero presenti «fibre di asbesto e fibre
artificiali vetrose». I dipendenti Atc sarebbero stati esposti a un rischio
per la propria salute. Il sostituto procuratore Luca Monteverde sta
valutando gli indizi che, di volta in volta, vengono raccolti dagli
investigatori. Il procedimento risulta aperto verso ignoti ma il magistrato
sospetta che il reato si sia consumato. L’esposto, presentato nel dicembre
scorso da Alessandro Nannini, membro dell’Esecutivo Nazionale dei Cobas, ha
fornito diversi spunti investigativi agli inquirenti.
Da quanto trapela, sembra
che l’indagine stia per entrare in una fase saliente. Il complesso in via del
Canaletto è stato “abbandonato” da impiegati e dirigenti Atc da almeno un paio
di mesi: gli uffici sono stati trasferiti nella nuova sede in via Leopardi.
Inoltre, l’azienda sta organizzando una gara per la messa in sicurezza e lo
smaltimento dell’amianto in via del Canaletto. Prima ancora che si proceda con
i lavori, però, gli investigatori della polizia giudiziaria dovranno
effettuare un nuovo sopralluogo per cristallizzare lo stato della
struttura: tra le perizie effettuate sull’area da Nec Labs e Asl, ci sarebbero
differenze piuttosto significative. L’amministratore delegato di Atc, Renato
Goretta, ha dichiarato a più riprese che le «polveri di asbesto non solo sono
risultate entro i limiti di legge ma sono proprio assenti». Di recente, il
legale del sindacato, l’avvocato Massimo Lombardi, è tornato alla carica
chiedendo alla Procura il sequestro preventivo dell’area. Nella denuncia dei
Cobas vengono ipotizzati diversi problemi nel «sistema di climatizzazione,
in cui è presente eternit che, per quanto a nostra conoscenza, non è sottoposto
a idoneo trattamento per evitare la dispersione delle particelle nell’ambiente».
Nell’incartamento si fa riferimento anche a presunte «irregolarità» nel
sopralluogo effettuato dagli esperti dell’azienda sanitaria spezzina. I
denuncianti nutrono dubbi anche perché in un primo momento era stato firmato un
accordo (verbale del 10 marzo 2015) in cui Atc, sindacato e Asl si
impegnavano a effettuare i rilievi il 17 marzo scorso. Senza che i
rappresentanti sindacali venissero avvisati, però, il sopralluogo è stato
effettuato tre giorni più tardi. In più, il tutto non sarebbe avvenuto durante
l’orario di lavoro, come previsto invece dalla legge del 2008 sugli «obblighi
del datore di lavoro».
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