"Negro di m...". E
due lavoratori denunciano il capo della coop: "Ci tratta come
schiavi"
L'esposto è
stato presentato da due dipendenti della cooperativa L'Operosa, che lavora per
il San Raffaele. "È duro con tutti, ma se sei straniero ai suoi occhi vali
di meno e non hai nemmeno il diritto parlare"
di FRANCO
VANNI
24 marzo
2014
«Negro di
m...». «Quelli della tua razza sono tutti maiali». «Farò in modo che ti
licenzino». E ancora: «Puzzi, non ti lavi, sei un barbone», «ti metto le mani addosso»,
«non ti do le ferie», «te la farò pagare, ti squarto». Sono le frasi contenute
nelle querele che due lavoratori della cooperativa L’Operosa hanno presentato
al giudice di pace di Milano nei confronti del loro capo. Assieme ai colleghi
che lavorano con loro allo smaltimento dei rifiuti farmaceutici chiedono ai
vertici della casa di cura di trasferire chi - a loro dire - li maltratta. «Ci
tratta come schiavi — dice Ibrahim Diaa, egiziano, manovale a 900 euro al mese
e delegato sindacale per la sigla di base Ambiente Lavoro Solidarietà — ci
umilia, ci insulta. È duro con tutti i dipendenti, ma se sei straniero ai suoi
occhi vali di meno, non hai nemmeno il diritto parlare, di esistere».
A maggio comincerà il processo di fronte al giudice di pace relativo ai presunti insulti e minacce fatti dal responsabile smaltimento rifiuti per la cooperativa nei confronti di un lavoratore cingalese. A settembre si terrà invece l’udienza relativa al caso analogo sollevato da un altro lavoratore, questa volta italiano, che ha presentato due distinte denunce per episodi di ingiurie (senza ovviamente connotati razzisti). Gli insulti e le minacce a cui fanno riferimento le querele sarebbero riferiti a un periodo compreso fra il 27 settembre 2012 e i primi mesi del 2013. Il responsabile dovrà rispondere per i reati di ingiuria e minacce, con l’aggravante di avere abusato della relazione d’ufficio esistente con la persona offesa.
«Nel caso del dipendente cingalese — dice l’avvocato Marziano Pontin, che assiste i lavoratori — chiederò che venga contestata anche l’aggravante della finalità razzista». Nell’aula del giudice di pace — competente in primo grado per i reati contestati — i lavoratori che hanno deciso di denunciare hanno prodotto cinque dichiarazioni sottoscritte in totale da 21 colleghi, che confermano il loro racconto. «Molti hanno sentito gli inaccettabili insulti razzisti — dice Francesco Casarolli, segretario nazionale del sindacato Las — ma nonostante questo, né la cooperativa né il San Raffaele hanno fin qui preso provvedimenti».
L’ultima comunicazione scritta da parte dei lavoratori a cooperativa e ospedale risale al 16 gennaio passato. E la scorsa settimana, dopo l’ennesimo episodio di insulti, i rappresentanti sindacali hanno incontrato nuovamente L’Operosa, che peraltro sul suo sito internet vanta di avere sottoscritto «un avanzato codice etico». «Ci hanno risposto che avrebbero fatto verifiche, come fanno da quasi due anni senza poi intervenire»,
A maggio comincerà il processo di fronte al giudice di pace relativo ai presunti insulti e minacce fatti dal responsabile smaltimento rifiuti per la cooperativa nei confronti di un lavoratore cingalese. A settembre si terrà invece l’udienza relativa al caso analogo sollevato da un altro lavoratore, questa volta italiano, che ha presentato due distinte denunce per episodi di ingiurie (senza ovviamente connotati razzisti). Gli insulti e le minacce a cui fanno riferimento le querele sarebbero riferiti a un periodo compreso fra il 27 settembre 2012 e i primi mesi del 2013. Il responsabile dovrà rispondere per i reati di ingiuria e minacce, con l’aggravante di avere abusato della relazione d’ufficio esistente con la persona offesa.
«Nel caso del dipendente cingalese — dice l’avvocato Marziano Pontin, che assiste i lavoratori — chiederò che venga contestata anche l’aggravante della finalità razzista». Nell’aula del giudice di pace — competente in primo grado per i reati contestati — i lavoratori che hanno deciso di denunciare hanno prodotto cinque dichiarazioni sottoscritte in totale da 21 colleghi, che confermano il loro racconto. «Molti hanno sentito gli inaccettabili insulti razzisti — dice Francesco Casarolli, segretario nazionale del sindacato Las — ma nonostante questo, né la cooperativa né il San Raffaele hanno fin qui preso provvedimenti».
L’ultima comunicazione scritta da parte dei lavoratori a cooperativa e ospedale risale al 16 gennaio passato. E la scorsa settimana, dopo l’ennesimo episodio di insulti, i rappresentanti sindacali hanno incontrato nuovamente L’Operosa, che peraltro sul suo sito internet vanta di avere sottoscritto «un avanzato codice etico». «Ci hanno risposto che avrebbero fatto verifiche, come fanno da quasi due anni senza poi intervenire»,
dice
Casarolli. E Mario Bosio, delegato sindacale e già lavoratore nel reparto,
rincara: «Evidentemente i modi inaccettabili del responsabile non dispiacciono
così tanto a chi lo ha messo dov’è e da tempo lo difende, altrimenti si
sarebbero mossi da tempo».
©
Riproduzione riservata 24 marzo
2014
Nessun commento:
Posta un commento