Scoperta un’altra casa a
“luci rosse” a Palermo
dove donne, non più
giovani, che avevano perso il lavoro,
si prostituivano per
bisogno, per campare i propri figli
La crisi del sistema capitalistico e le politiche della macelleria sociale,
portate avanti dai governi di centrodestra e di centrosinistra, nazionali e
locali, che colpiscono soprattutto le femmine, le prime ad essere licenziate,
precarizzate, sottopagate, costringono sempre più donne italiane alla
prostituzione, alla vendita del proprio corpo, per sopravvivere
Questa si chiama
barbarie, Moderno Medioevo, altro che civiltà!
Sono operaie, impiegate, commesse, non più giovani, che sono state
licenziate e non trovano più lavoro, unitamente a casalinghe, studentesse,
diplomate, laureate, che compongono la nuova schiera di donne italiane che si
prostituiscono, nella quasi totalità dei casi, per necessità.
Il racconto ai carabinieri delle tre donne fermate nei giorni scorsi, nella
casa a “luci rosse” di Via dei Cantieri, a Palermo, parla chiaro: hanno
perso il lavoro e hanno venduto il loro corpo per pagare affitto e bollette e
per mantenere i loro figli.
Lo scorso gennaio, sempre a Palermo, sono stati chiusi altri due finti
centri massaggi , dove si prostituivano anche delle giovani palermitane,
diplomate ma senza lavoro. L’intercettazione telefonica pubblicata sui giornali
in quei giorni, di seguito riportata, conferma quanto detto prima.
Dal dialogo intimo fra una delle ragazze e un suo cliente : “Come
ti trovi?” chiede il cliente-“...Bella domanda...- risponde
la giovane- … guarda io, se posso esserti sincera, lo faccio, diciamo
perché ho bisogno di soldi... perché non mi piace questo tipo di lavoro... e
lavorare con... non per i relax e i ragazzi... però diciamo io sono così... un
pochettino diciamo messa in imbarazzo... però, ti ripeto, lo faccio
esclusivamente perché ho bisogno di soldi... ma solitamente tutte le ragazze
che vengono a lavorare qui, hanno bisogno di soldi... mi sono diplomata, fare e
dire, lavoro non ce n'è...”.
Anche l’intervista che segue, rilasciata al quotidiano “Il Mattino di
Padova” lo scorso mese di gennaio da una donna padovana che, dopo essere stata
licenziata, per mantenere la famiglia è scesa a battere i marciapiedi, non
lascia dubbi, non solo su quanto la mancanza di lavoro e la crisi economica
abbiano colpito pesantemente e soprattutto il mondo femminile, ma anche su come
la prostituzione rappresenti il concentrato della violenza e dell’oppressione
sessuale delle donne, come schiave del sesso, del genere maschile, costrette a
subire quasi sempre brutali violenze da clienti e papponi, e spesso pure la
morte.
“Le donne italiane che si prostituiscono per colpa della crisi sono tante.
Non si notano perché molte lavorano in casa. Io prima ho lavorato come operaia
anche in un allevamento di maiali. Diciamo che visto ciò che faccio ora, non è
poi così diverso».
La cosa altrettanto grave è che lo Stato, con i suoi governi e le sue
istituzioni, anziché dare lavoro alle donne,per garantirne l’autonomia e una
vita dignitosa ed evitare che la dipendenza economica sia anche da ostacolo
alla rottura dei legami familiari, legami che sempre più spesso sfociano nella
violenze contro le donne e nel femminicidio, adesso vuole rinchiuderle anche nei
bordelli, nelle “case chiuse statali” che si vogliono riaprire, per tornare a
speculare, a fare profitti pure sul copro delle donne.
Or dunque, se la condizione della donna in una società è la misura del
grado di civiltà di quella società, non ci resta che confermare la natura
barbara e misogina di questa società, di cui la prostituzione (così come la
doppia oppressione, la subordinazione, delle donne, e le relazioni sociali,
familiari, uomo/donna) ne è anch’essa un prodotto.
Ma le donne non vogliono finire sotto i marciapiedi! Come abbiamo già
scritto nella piattaforma dello “SCIOPERO DELLE DONNE” del 25 novembre scorso,
le donne vogliono il lavoro e che sia dignitoso. Non vogliono più dipendere
dalla famiglia, da mariti e compagni violenti e assassini. Non vogliono essere
più precarie a vita, supersfruttate, ricattate, derise, umiliate, picchiate,
stuprate, uccise. Vogliono autodeterminazione, diritti, servizi, case. Anche le
prostitute, italiane e immigrate, devono avere un reddito minimo garantito, in
attesa di un lavoro vero, decoroso, abitazioni umane, diritti, servizi
gratuiti. Altro “tessera professionale e partita Iva “ da prostitute, per
pagare le mazzette allo Stato pappone.
TUTTA LA VITA DEVE
CAMBIARE! QUESTTO SISTEMA, CHE E’ ALLA BASE ANCHE DELLA PROSTITUZIONE, SI DEVE
ROVESCIARE!
Lavoratrici Policlinico aderenti SLAI Cobas per il sindacato di classe ed
MFPR
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