Napoli: McDonald's costretta a ritirare i 34
licenziamenti, ma...
Dopo
scioperi, anche ad oltranza, che hanno portato alla chiusura del punto vendita
di Piazza Municipio per più di una settimana, presidi a Napoli e a Roma e una mobilitazione che è
cresciuta di settimana in settimana, in un clima di
solidarietà montante, la McDonald's-Napoli Futura è stata costretta a ritirare i licenziamenti
di 34 lavoratori. Questo avveniva lo scorso 14 marzo, in occasione dell’ultimo
tavolo di trattativa con istituzioni locali e rappresentanti sindacali. Il
proprietario di Napoli Futura, Guido Freda, solo la settimana prima,
aveva dichiarato, con non-velata minaccia: "Scioperare rischia solo
di aggravare la situazione. Invece di salvare i posti di lavoro, potremmo
perderne altri", ma i fatti raccontano tutta un'altra storia: solo grazie
al protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori, non solo da chi era stato
direttamente coinvolto dai provvedimenti di allontanamento dal posto di lavoro,
ma anche di coloro che hanno compreso che questa lotta era anche una ipoteca
sul loro futuro, è stato possibile “salvare” i posti di lavoro. Infatti subito
dopo i primi due weekend di sciopero nei tre punti vendita colpiti dai
licenziamenti, Napoli Piazza Municipio, Casoria e Afragola, la mobilitazione si
è estesa anche agli altri sei del gruppo Napoli Futura. Cosa che ha garantito
una costante e numerosa partecipazione al presidio permanente, che si teneva
nel capoluogo, ed un progressivo successo della mobilitazione fino
all’ottenimento del tavolo di trattativa con le istituzioni e con Freda, dando
così una svolta decisiva alla vertenza. Purtroppo, quella che vi dobbiamo
raccontare non è un'esperienza che rappresenta una vittoria completa
sull'arroganza padronale. La McDonalds-Napoli Futura, piegata a sedersi al
tavolo delle trattative e a reintegrare i licenziati, ben conscia della
difficile situazione di molte lavoratrici e lavoratori, che hanno famiglie a
carico e che sono in un'età nella quale è estremamente difficile essere
“riassorbiti” dall'attuale mercato del lavoro, ha esercitato tutto il suo
potere di ricatto. Infatti, alla presenza dell'Assessore regionale al lavoro
Nappi, l'accordo sottoscritto prevede l'inserimento di alcune clausole di fatto
peggiorative delle condizioni lavorative: cassa integrazione a 5000 ore mensili
per 80 lavoratori e lavoratrici di tutti e 9 i punti vendita, mobilità
interesercizio tra i diversi negozi della regione per i dipendenti part-time,
griglie di turnazione decise non più ogni tre settimane, ma ogni settimana,
conferimento di mansioni in precedenza non previste (anche per gli R.S.A.),
aumento della flessibilità oraria e dei carichi di lavoro soprattutto nei
weekend e rinuncia a tutti gli esposti per condotta antisindacale presentati
contro la proprietà nel corso degli ultimi mesi. Chiaramente la speranza di
Freda & co. è di fiaccare i dipendenti, rendendogli la vita impossibile, ma
riteniamo che ancora una volta stiano sottovalutando la vitalità espressa da
questa lotta. Se le lavoratrici e i lavoratori da una parte hanno accettato
questa clausole, chi per mere cause legate alla propria sussistenza e chi,
anche se con ottime possibilità di vincere la causa di lavoro in tribunale, per
non rompere l'unità realizzatasi tra di loro, dall'altra hanno dimostrato in
questi intensi mesi che non hanno paura e che quella della firma dell’accordo è
solo una tappa da cui ripartire insieme per riaffermare la propria dignità, una
volta tornati sul posto di lavoro. Questo accordo non “rende tutti
contenti”, come ha affermato, pavoneggiandosi, l'assessore Nappi, ma manda un
forte segnale: le condotte antisindacali, i licenziamenti arbitrari, le
condizioni sfiancanti non possono scivolare sul corpo dei lavoratori. Siamo
solo all’inizio! Nelle prossime settimane seguiremo con attenzione le varie
fasi del reintegro delle lavoratrici e i lavoratori, e resteremo al loro fianco
durante i prossimi appuntamenti di un nuovo ciclo della mobilitazione, quello
che li vedrà impegnati in vista dello sciopero nazionale di maggio per il
rinnovo del contratto collettivo nazionale di categoria.
Da Clash
City Workers
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