IL
SIGNIFICATO POLITICO DEL PROCESSO ILVA
Nel Convegno
della Rete tenutosi l'11 gennaio a Taranto abbiamo affermato che ci
trovavamo di fronte al più grande processo che ci sia mai stato nel nostro
paese e riguarda la più grande fabbrica nel nostro paese, tra l'altro una
fabbrica ancora in attività, con una classe operaia ancora tutta al lavoro.
Questo
processo si fa in una città abbastanza grande, non “morta” ma viva, sede anche
della Base Nato nel Mediterraneo e di tante altre fabbriche.
Esso sarà di
fatto la “madre” di tutti i processi; somiglia a quelli dell'Eternit, della
Thyssen, di Marghera, ma è qualcosa di più.
Si tratterà
quindi di una battaglia nazionale, strategica nella guerra di classe contro il
capitale, che colpisce al cuore il suo sistema, a partire dalla condizione
operaia.
La Rete è il
centro di proiezione nazionale di questa battaglia e agisce da fronte di tutte
le forze che si possono unire contro il capitalismo che uccide, tramite la Rete
possiamo unire esperienze molto importanti. Le energie che vogliamo attivare
sono quelle che ci sono sul campo, non contano chi sono ma la funzione che
svolgono e che ci troviamo sulla stessa strada.
La sicurezza
e la salute del lavoro è l'anello debole del sistema imperialista a livello
mondiale, vediamo anche l'esplosione che c'è stata in Giappone, gli scontri in
Vietnam in cui 8 operai che lottavano per la sicurezza sono morti, ciò che
succede in Bangladesh, in Pakistan, ecc.
E nella
crisi le condizioni di sicurezza possono solo peggiorare. Nella fase di crisi è
proprio sulla condizione operaia e sulla sicurezza sui posti di lavoro che il
capitalismo mostra tutta la sua irriformabilità, e la sicurezza diventa nervo
scoperto del sistema capitalista. Il capitalismo che uccide rappresenta il
cuore di questo sistema che deve essere abbattuto.
Il processo
contro l'Ilva per i morti sul lavoro e per il profitto ha come obiettivo la
“rivolta”, dimostrare che il Tribunale va attaccato. E questo gli operai e le
masse lo vedranno con la loro esperienza: questo processo non darà nulla. Anche
altri processi hanno già dimostrato che si può ammazzare e non pagare nulla.
Vogliamo
forti sanzioni in questo processo ma per noi la vera sanzione è la rivolta.
Solo la
rivoluzione può risolvere il problema. La Rete lo rivendica apertamente e usa
anche i processi per dimostrarlo. Vogliamo il processo contro padron Riva non
per seminare illusioni, ma per maturare questa consapevolezza attraverso
l'esperienza diretta.
In questa
società o c'è il primato del padrone o il primato degli operai. Ogni cosa in
questo sistema di classe è legato ai rapporti di forza.
Vogliamo
impegnarci a fondo nei processi non per illuderci di avere giustizia, ma per
dimostrare la legittimità di un'altra giustizia e la necessità della conquista
del potere politico per imporla.
Tutti i
soggetti e associazioni che si trovano su questa strada diventano interlocutori
di questo percorso, e la Rete è lo strumento per unire tutte le forze
necessarie in questa battaglia.
Il
Convegnodell'11 gennaio è stato un buonissimo segnale: per la partecipazione di
forze locali che prima ci hanno osteggiato; perchè ha portato la linea chiara
della giustizia e risarcimenti per tutti; perchè ha affermato la strada del
“processo popolare” che vive nella forma della costituzione di parte civile,
non a recuperare soldi, ma per agire come “giuria popolare in nome del popolo
italiano” per una giustizia reale.
La giustizia
reale è contraria alla giustizia formale.
Dobbiamo
portare un “reparto” selezionato in Tribunale come tipologia dei settori di
lavoratori, di masse popolari uccise e ammalate.
Noi non
siamo perchè si costituiscano parte civile i sindacato confederali, la Fiom,
che da corresponsabili della situazione a cui si è arrivati vorrebbero passare
per “vittime”.
Ma riteniamo che anche i sindacati di base, come l'Usb, non abbiamo diritto a costituirsi come parte civile, perchè non c'erano in fabbrica e non hanno svolto negli anni all'Ilva un ruolo di lotta contro l'attacco alla sicurezza e alla salute di padron Riva.
Ma riteniamo che anche i sindacati di base, come l'Usb, non abbiamo diritto a costituirsi come parte civile, perchè non c'erano in fabbrica e non hanno svolto negli anni all'Ilva un ruolo di lotta contro l'attacco alla sicurezza e alla salute di padron Riva.
Se noi
riusciamo, se faremo questo processo con uno stile di combattimento, il
processo Ilva farà epoca e avrà una proiezione anche internazionale. Ma per
questo la bandiera rossa del proletariato deve apparire.
Le sedute
del processo vedranno calare a Taranto tutte le televisioni, giornali. Ci saranno
vari momenti in cui dovremo sfruttare questa situazione per fare iniziative
nazionali.
Si tratta di
un programma di lavoro dei prossimi 3 anni, perchè la previsione minima che si
fa anche in tribunale. Va preparata una campagna politica di spiegazione, di
informazione, di organizzazione di forze.
Vi sono
state nella storia delle Rete altre vicende esemplari, e anche oggi dobbiamo
vedere quali battaglie sostenere, indipendentemente se la Rete è presente in
quelle realtà. Alla Thyssen noi non c'eravamo eppure abbiamo costruito una
manifestazione tutta organizzata da Taranto e ha contribuito fortemente alla
nascita dell'associazione “Legami d'acciaio”. E' chiaro che ci vuole una forza
sul territorio, ma è importante l'azione d'avanguardia della Rete.
Sintonizzati
col processo di Taranto sono le vicende della Thyssen e dell'Eternit, che
abbiamo portato ad esempio, per il tipo di condanna, per la partecipazione, per
la linea portata degli operai e familiari, per la presenza dei gruppi
rivoluzionari che è bene che ci siano perchè la borghesia deve avere paura - la
Rete non è per le brave persone ma per creare nelle situazioni di parte civile
una situazione rivoltosa; i processi vanno avanti se i padroni si prendono
paura (vedi Thyssen).
Questi due
processi hanno influenza sul processo Ilva. Il 24 aprile il verdetto sarà
rovesciato sulla Thyssen, sostenendo che la colpa è quasi esclusivamente degli
operai. Questo avrà conseguenza sul processo di Taranto. Anche per Eternit si
persegue un ridimensionamento tappa dopo tappa.
La Rete sarà
presente a Roma il 24 aprile, come in occasione del processo Eternit.
I governi
hanno proceduto nella linea di smantellamento dei vincoli di sicurezza nelle
fabbriche (vedi, decreto “mille proroghe”, quello sulle “semplificazioni”,
ecc.). Quindi la lotta contro il governo resta la nostra parola d'ordine.
In fabbrica
la situazione è andata nettamente indietro, degli Rls non si sente parlare più,
ma dove vi sono le forze occorre fare battaglie su questo, stabilendo un
rapporto tra battaglia locale e nazionale. Quando la Rete affronta un problema
in un posto di lavoro, serve per affrontare il problema della sicurezza in
quello come nelle grandi fabbriche come l'Ilva, e oggi dobbiamo utilizzare le
piccole battaglie locali per parlare dell'Ilva, perchè è sulle battaglie
importanti ed emblematiche che vive la Rete.
. Quest'anno
la battaglia Ilva è quasi più al processo non ai cancelli. Gli operai dell'Ilva
contano qualcosa se entrano nel processo, perchè qui si gioca una parti le
sorti dell'Ilva.
RETE
NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E SUI TERRITORI - Taranto
bastamortesullavoro@gmail.com
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