India. Toyota non ottiene il
"pentimento" dei lavoratori
- Lunedì, 31 Marzo 2014 20:17
- Patrizia Cortellessa
Blocco
finito, la produzione può riprendere, gli operai possono tornare al lavoro. Non
prima, però, di aver sottoscritto una sorta di “garanzia di buona condotta” ad
personam. La maggior parte degli operai rifiuta di firmare e non torna in
fabbrica.
Toyota
Kirloskar Motor India (Tkm), sussidiaria della casa automobilistica
nipponica che il 16 marzo scorso dopo scioperi, proteste e un lungo
braccio di ferro con il sindacato aveva deciso di chiudere i due stabilimenti
nello stato del Karnataka, vicino Bangalore e di mandare a casa circa 6.400
lavoratori, dopo 8 giorni di chiusura ha deciso di riprendere la produzione e
il 24 marzo ha “invitato” i lavoratori a tornare in fabbrica. A condizione,
però, di quell’impegno scritto sulla “buona condotta” e dopo aver licenziato 17
lavoratori sindacalizzati.
Più di
qualcuno ha firmato e ha varcato i cancelli, ma la maggior parte – il 65 per
cento della forza lavoro, vale a dire circa 4.200 persone – si sono rifiutati
di tornare nelle due fabbriche e continuano a scioperare, rivendicando migliori
condizioni di lavoro e un salario più alto. Il sindacato continua a dirsi
disponibile ad un confronto con l’azienda – ricordiamo che la trattativa va
avanti da 10 mesi e che ci sono stati sette incontri al ministero del lavoro di
Karnataka - ma senza ricatti e condizioni imposte e chiede la revoca del
licenziamento dei 17 lavoratori.
Intanto,
visto che il blocco ha significato perdite in termini di profitto e che il
braccio di ferro diventa sempre più duro, Toyota Kirkoskar Moror India corre ai
ripari, come può correre ai ripari, in questo caso, il padrone di turno. Visto
che per riavviare la produzione e tornare a sfornare automobili – 310.000 unità
l’anno, prima del blocco, soprattutto per il mercato interno – le maestranze sono
insufficienti, Tkm ha annunciato la contrattualizzazione di altri 1.000
lavoratori – in sostituzione di chi è in sciopero - che si vanno ad aggiungere
ai 2.000 apprendisti che Tkm sta utilizzando dal momento della riapertura delle
due fabbriche. E la lotta continua.
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