martedì 8 luglio 2014

7 luglio: BOLIVIA: A DIECI ANNI SI PUO' ESSERE SFRUTTATI

In Bolivia approvata una legge che consente il lavoro infantile.


Sino ad ora l’età minima per poter lavorare erano i 14 anni. Il parlamento boliviano l’ha abbassata a 10. I bambini devono ottenere l'autorizzazione dei Difensori dell'infanzia - una ipocrita condizione che servirà solo a legittimare ancora di più la barbarie dello sfruttamento minorile. 
La legge dice che i bambini tra i 10 e i 12 anni potranno lavorare per conto proprio sotto la supervisione dei genitori, a patto che l'attività "non pregiudichi la loro formazione educativa" - una condizione che spesso invece di attutire lo sfruttamento lo aumenta, mettendoci il carico dell'oppressione familiare e del ricatto morale; per non parlare della "formazione educativa" che è chiaramente una tragica menzogna, che serve solo a mettere in pace la nera coscienza dei parlamentari.
La legge prosegue stabilendo che tra i 12 e i 14 anni è possibile un'attività dipendente da terzi con gli stessi benefici degli adulti, ma con un orario di lavoro di sei e non di otto ore - parlare di "benefici degli adulti" è fare dello "spirito ad un funerale", al posto di "benefici" si dovrebbe scrivere "con lo stesso sfruttamento degli adulti". Ma a questo, per dei bambini, si aggiungono i disastrosi effetti fisici permanenti per dei corpi ancora in sviluppo e morali per il degrado spirituale che questo sfruttamento comporta - come Marx ed Engels denunciavano più di 150 anni fa.

La stampa boliviana, e non solo, tende a giustificare questa legge dicendo che il parlamento nel farla ha tenuto conto della realtà di fatto che vede decine di migliaia di bambini nella necessità di lavorare per mantenere se stessi, i fratelli o la famiglia. Una "giustificazione" che è invece è un atto di accusa: il parlamento invece di fare leggi per vietare o quantomeno limitare lo sfruttamento dei bambini, ora ne dà una legittimazione!
La realtà è che il parlamento ha fatto la legge solo per difendere i profitti sporchi dei padroni boliviani, nei cui soldi c'è il sangue, i muscoli, la pelle, l'anima strappata e violentata dei bambini.

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