venerdì 23 settembre 2016

23 settembre - da M. Spezia: SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 22/09/16



INDICE

Ufficio Stampa USB ufficiostampa@usb.it
PIACENZA: UN ASSASSINIO PADRONALE

ABD ELSALAM E’ STATO ASSASSINATO PERCHE’ SCIOPERAVA

International Communist Party icparty@interncommparty.org
COMUNICATO SULL’OMICIDIO ALLA GLS DI PIACENZA

Valerio Borghetti borghettivalerio@libero.it
DIFENDERE IL DIRITTO ALLA VITA ED ALLA GIUSTIZIA

Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo carc@riseup.net
ONORE A ABD ELSALAM, OPERAIO ASSASSINATO

Clash City Workers cityworkers@gmail.com
PIACENZA: FACCHINO GLS TRAVOLTO E UCCISO DURANTE LO SCIOPERO

Assemblea 29 giugno assemblea29giugno@gmail.com
SULLA CARTA DE “IL MONDO CHE VORREI” E SUL PROCESSO PER LA STRAGE DI VIAREGGIO


CONFERENZA STAMPA PER LA COSTITUZIONE DELLA NUOVA SEZIONE AIEA A POMPEI, SALERNO ED AVELLINO.

Pubblicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicazioni@iss.it
NUOVE PUBBLICAZIONI DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’

Unione Sindacale di Base Ospedale Gaslini ospedalegaslini.sanita@usb.it
SINDACATI CONFEDERALI COMPLICI DELLA SITUAZIONE IN CUI VERSA L’ISTITUTO GASLINI

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
SONO 100 I GUIDATORI DI TRATTORI RIMASTI SCHIACCIATI SOTTO IL MEZZO DALL’INIZIO DELL’ANNO

NotizieInMARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
A PROCESSO VERTICI UIL: “CROCIERE E GIOIELLI CON I SOLDI DEL SINDACATO”

Mari Gross mari.gross@aol.com
STRAGE VIAREGGIO: IL BOLLETTINO PREZZI DELLA “MACELLERIA FERROVIARIA”: LA PROCURA ACCUSA L’AGENZIA EUROPEA

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From: Ufficio Stampa USB ufficiostampa@usb.it
To:
Sent: Thursday, September 15, 2016 10:56 AM
Subject: PIACENZA: UN ASSASSINIO PADRONALE

COMUNICATO STAMPA
PIACENZA: LEONARDI (USB), UN ASSASSINIO PADRONALE.
CHIEDIAMO INCONTRO URGENTE A POLETTI.

“Abd Elsalam Ahmed Eldanf, 53 anni 5 figli, operaio presso il magazzino GLS di Piacenza è stato ucciso da un camion lanciato contro il picchetto che accompagnava una difficile trattativa in corso nella notte. Assieme a lui è rimasto ferito, per fortuna in maniera lieve, un altro facchino”, lo comunica Pierpaolo Leonardi, dell’Esecutivo nazionale USB.
“Pur non essendo un precario” - sottolinea Leonardi - “Abd Elsalam lottava contro la precarietà e per il rispetto degli accordi sottoscritti, a prezzo di dure lotte, tra l’USB e la GLS costantemente messi in discussione dall’azienda”.
“Le responsabilità dell’azienda sono incontrovertibili” – prosegue il dirigente USB - “sia per il clima di ricatto e di schiavitù che vige nei suoi depositi, attuato grazie alla totale complicità di tutte le altre sigle sindacali, sia per aver incitato i camionisti dell’azienda a sfondare il picchetto. Altrettanto incontrovertibili le responsabilità del Governo nella destrutturazione dei diritti dei lavoratori, che sono la vera causa dell’assassinio di Abd Elsalam Ahmed Eldanf”.
Annuncia il sindacalista: “La USB ha dichiarato lo sciopero immediato di tutto il settore della logistica a livello nazionale dalle 5.00 di oggi, 15 settembre, alle 5.00 del 16 settembre, con blocco dei magazzini e delle merci e ha invitato le proprie strutture di fabbrica ad organizzare scioperi e fermate di protesta. Alle 13.30 a Piacenza ci sarà una conferenza stampa nel piazzale antistante la GLS, mentre a Roma, alle ore 15.00, abbiamo indetto una mobilitazione sotto gli uffici del Ministro del Lavoro in via Veneto, dove l’USB chiede di incontrare il Ministro Poletti. In tutte le principali città italiane si svolgeranno in giornata presìdi di protesta presso gli Uffici del Governo. Infine, il prossimo sabato 17, manifestazione a Piacenza dalle ore 12.00”, conclude Leonardi.

Roma, 15 settembre 2016
Ufficio Stampa Unione Sindacale di Base
Rossella Lamina
cellulare: 347 42 12 769
fax: 06 54 07 04 48

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From: Piattaforma Comunista piattaforma_comunista@lists.riseup.net
To:
Sent: Thursday, September 15, 2016 4:23 PM
Subject: ABD ELSALAM E’ STATO ASSASSINATO PERCHE’ SCIOPERAVA

ABD ELSALAM E’ STATO ASSASSINATO PERCHE’ SCIOPERAVA CONTRO IL PADRONE, IN DIFESA DEGLI INTERESSI DI CLASSE
La notte del 14 settembre Abd Elsalam Ahmed Eldanf, un compagno operaio egiziano iscritto al sindacato USB, è stato investito e travolto da un camion davanti al magazzino GLS di Piacenza durante uno sciopero con picchetto. E’ morto poco dopo. Un altro operaio è rimasto ferito.
L’assassinio è avvenuto dopo che un responsabile aziendale aveva incitato un camionista crumiro a forzare il blocco, sotto lo sguardo degli agenti di polizia presenti sul posto a tutela degli interessi dei proprietari.
Il brutale assassinio di Abd Elsalam si inserisce nel clima di violenza, minacce, ricatti, violazione degli accordi da parte dei padronali, nonché di attacchi polizieschi, contro gli operai della logistica, protagonisti di dure lotte contro lo sfruttamento capitalistico, che in questo settore assume connotati schiavistici.
Non di “omicidio stradale” si è trattato, ma di omicidio per il profitto.
Non è certo un caso che l’assassinio del compagno sia avvenuto durante uno sciopero, fondamentale arma di lotta dei lavoratori contro lo strapotere padronale, che oggi viene attaccata dai padroni e dal governo Renzi fautore del Jobs Act per fiaccare la resistenza operaia.
I collaborazionisti sindacali (da sempre a fianco dei padroni e dei loro governi) sono i primi complici di questo infame assassinio.
Inchiniamo le nostre bandiere alla memoria del combattivo compagno Abd Elsalam, impegnato a difendere gli interessi di classe degli sfruttati, e porgiamo le condoglianze a sua moglie e ai suoi cinque figli.
Partecipiamo e sosteniamo le iniziative di solidarietà, di sciopero e di lotta, a cominciare dallo sciopero generale della logistica.
Basta con il maledetto sistema di sfruttamento capitalistico, ci vuole la rivoluzione socialista!

15/09/16
Piattaforma Comunista per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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From: International Communist Party icparty@interncommparty.org
To:
Sent: Thursday, September 15, 2016 11:14 PM
Subject: COMUNICATO SULL’OMICIDIO ALLA GLS DI PIACENZA

Cari Compagni,
di seguito nostro comunicato su quanto accaduto alla GLS di Piacenza.
Saluti

OMICIDIO DI CLASSE
La notte scorsa, al magazzino GLS di Piacenza, nel corso di uno sciopero indetto dall’Unione Sindacale di Base, un operaio che stava partecipando al picchetto è stato travolto e ucciso da un camionista che, incitato dagli aguzzini dell’azienda, cercava di forzare il blocco.
Nonostante la stampa borghese si guardi bene dal parlarne, episodi analoghi sono accaduti cento volte negli scioperi che in questi ultimi 6 anni hanno infiammato il settore della logistica e solo per caso fino ad oggi non avevano causato dei lutti. Questo omicidio dimostra la durezza delle condizioni e dello scontro in questo settore lavorativo, così come in altri dove ci sono stati episodi simili, come nell’industria dei macelli e fra i braccianti.
La lotta rivendicava l’assunzione a tempo indeterminato di 13 operai assunti con contratti a tempo determinato. Il lavoratore ucciso era già assunto in modo stabile dal 2003, quindi non si batteva solo per sé, ma per gli altri suoi compagni in condizioni peggiori. Lottava contro la precarietà per tutta la classe operaia, italiani e immigrati, lui, egiziano, padre di 5 figli.
Lottava per tutta la classe operaia, e in realtà ad ucciderlo non è stato solo un crumiro, è stata tutta la classe borghese, tutta interessata a spezzare il movimento operaio cresciuto in questi anni nella logistica affinché non si estenda al resto della classe lavoratrice.
E’ la borghesia intera (gli industriali, la finanza, la macchina repressiva dello Stato, i suoi burattini seduti in parlamento) ad aver voluto le leggi che peggiorano sempre più le condizioni di vita dei lavoratori. E’ la irreversibile, storica crisi economica del capitalismo, non solo italiano, ma del mondo intero, che richiede, per la difesa dei profitti, di aumentare sempre più lo sfruttamento e la repressione contro i lavoratori.
I lavoratori devono apprendere la lezione. I partiti che affermano essere possibile per la classe operaia una vita pacifica e dignitosa nel capitalismo, che predicano la collaborazione di classe, con le aziende e con lo Stato, nell’interesse di un inesistente bene comune che chiamano “economia nazionale”, questi partiti non fanno altro che disarmare i lavoratori nella lotta contro la classe dominante, che oggi li spinge nella miseria e domani li spingerà al macello in una nuova guerra mondiale, che va maturando di giorno in giorno. E’ questo infatti l’unico mezzo che ha il sistema capitalistico per uscire dalla crisi di sovrapproduzione: distruggere le merci in eccesso, compresa la merce forza-lavoro, per poi rilanciare un nuovo folle ciclo di accumulazione, come è avvenuto dopo la seconda guerra mondiale.
La lotta di classe è quindi inevitabile e va combattuta. E’ necessario opporre alla forza del padronato la grande forza unita dei lavoratori. Per questo serve uno strumento fondamentale che oggi manca: il sindacato di classe.
CGIL, CISL e UIL sono sindacati di regime, le organizzazioni che più e meglio legano la classe operaia, sottoposta ai colpi della classe dominante. Dalla seconda metà degli anni settanta, fuori e contro i sindacati di regime, sono nati i sindacati di base che hanno rappresentato un primo passo verso un vero sindacato di classe.
Ma in quasi quaranta anni questo obiettivo non è stato ancora raggiunto, non è stata superata la divisione e la concorrenza fra le diverse sigle, e questo a causa, oltre che del sabotaggio del nemico di classe per mezzo dei sindacati di regime, dell’opportunismo politico delle dirigenze del sindacalismo di base.
Oggi il sacrificio di questo nostro fratello di classe non deve essere vano ma sia a monito della necessità di una risposta comune dei sindacati di base all’aggressione padronale!
L’unità nell’azione di tutti i lavoratori, sia inquadrati nei sindacati di base sia mobilitati dai sindacati di regime, è la migliore arma per smascherare il ruolo di CGIL, CISL e UIL e per far maturare la nascita del sindacato di classe.
Ma il sindacato può solo porre un freno allo sfruttamento. La lotta sindacale è una palestra necessaria, ma la lotta di classe può vincere solo nel suo campo decisivo, che è quello politico. Per questo è necessario il partito comunista rivoluzionario, armato della necessaria teoria, del programma, della esperienza storica. Solo conquistando il potere la classe lavoratrice internazionale potrà distruggere il capitalismo, eliminare lo sfruttamento e fermare la guerra.

International Communist Party

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From: Valerio Borghetti borghettivalerio@libero.it
To:
Sent: Thursday, September 15, 2016 11:41 PM
Subject: DIFENDERE IL DIRITTO ALLA VITA ED ALLA GIUSTIZIA

Oggi, più che mai, vogliamo ricordare le parole scritte nel nostro cuore e nel primo comma dell’articolo 36 della Carta Costituzionale: “Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
Ed è per questo che oggi, un altro uomo, un lavoratore che manifestava per affermare quel sacrosanto principio di libertà e dignità, ha perso la vita!
Ancora una volta, con la rabbia che si fatica a reprimere, siamo qui a raccontare il nostro dolore per la morte di questa persona, per cause legate al mondo del lavoro, che sta diventando sempre più un campo di battaglia.
La logica del profitto rende il lavoro sempre più precario, pericoloso, privo di diritti, calpestando, deridendo, annientando la vita delle persone.
In un mondo (del lavoro), dove si camuffano i rapporti di lavoro dietro cooperative, mascherando capitali ed imprenditori, spesso senza scrupoli, morire di lavoro o per questioni ad esso legate è molto facile.
Tutti parlano di tutele ma sono soltanto vuote parole.
Chi è morto oggi manifestava per chiedere la difesa del posto di lavoro. Mentre, per tutta risposta, ha pagato dando la propria vita, ancora una volta, la parte più debole e indifesa.
A tutto questo ci opponiamo chiedendo chiarezza e giustizia.

Azione Civile Gruppo Lavoro

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From: Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo carc@riseup.net
To:
Sent: Friday, September 16, 2016 6:16 PM
Subject: ONORE A ABD ELSALAM, OPERAIO ASSASSINATO

Onore a Abd Elsalam, operaio assassinato mentre difendeva, praticandoli, i diritti conquistati dagli operai e dalle masse popolari con il sangue e con le lotte dei decenni passati.
Il Capitalismo uccide e distrugge! Operai e lavoratori sovvertiamo la società dei padroni, costruiamo la rivoluzione socialista!
Per farla finita con il capitalismo dobbiamo costruire il socialismo. Gli operai e i lavoratori che alimentano la resistenza contro i padroni, quelli che hanno la bandiera rossa nel cuore, quelli che non sono rassegnati, quelli che remano contro la corrente del senso comune delle “libertà di mercato” e dei “legittimi interessi dei padroni” possono e devono contribuire alla costruzione della rivoluzione socialista. Noi ci rivolgiamo principalmente a loro. I padroni non hanno riguardi e sempre meno ne avranno. Noi abbiamo da perdere solo le catene e abbiamo un mondo da conquistare. Usiamo ogni lotta di resistenza, ogni battaglia e ogni mobilitazione per costruire un nuovo sistema economico e sociale, organizzato e gestito dai lavoratori.
Abd Elsalam Ahmed Eldanf è stato ucciso, schiacciato da un TIR che ha forzato un picchetto durante uno sciopero alla GLS di Piacenza, sotto gli occhi “distratti” delle forze di polizia (presenti per difendere gli interessi dei padroni) e con i dirigenti dell’azienda che aizzavano l’autista. E’ l’emblema dello stato in cui versano il paese e la società. Dimostra concretamente come e quanto gli apparati e le istituzioni dello Stato sono al servizio della borghesia e dei padroni.
“Nessuna protesta”, dice la Procura di Piacenza: “al momento dell’omicidio non era in corso alcuno sciopero, si è trattato di un incidente stradale”. Nella migliore tradizione delle cosche mafiose lancia un messaggio trasversale, col sangue di un operaio in lotta ancora in terra, a tutti gli operai, a tutti i lavoratori a tutte le masse popolari: “Abd Elsalam è stato ucciso perché scioperava, ma noi non abbiamo visto niente, Abd Elsalam è morto per una fatalità”.
Ecco la dimostrazione che non esiste (e non può esistere nella società borghese) lo Stato al di sopra delle classi, ma esiste lo stato borghese come strumento della lotta di classe: non esistono “i cittadini”, “l’interesse comune”, “la legge al di sopra delle parti”; esiste lo Stato borghese, esistono i suoi apparati, le sue istituzioni ed esiste la sua legge (in certi casi applicata, in altri aggirata, in altri ancora violata a seconda di chi si trova a giudicare) che sono uno strumento in mano ai ricchi, ai padroni, ai capitalisti e al clero per combattere la loro guerra contro gli operai e le masse popolari.
Abd Elsalam è stato ucciso perché pretendeva il rispetto di accordi che i padroni stavano violando, il rispetto di condizioni di lavoro e del diritto a un lavoro dignitoso.
E’ stato ucciso mentre il Jobs Act di Renzi e Marchionne mostra i suoi frutti (licenziamenti, precarietà diffusa, ricatti); mentre è in corso la battaglia contro la riforma della Costituzione e per l’applicazione delle sue parti progressiste che i vertici della Repubblica Pontificia hanno sempre e sistematicamente violato; mentre è in corso una battaglia decisiva per difendere quanto rimane del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e per estenderlo a tutte le categorie (nella logistica è ordinaria amministrazione che non sia applicato).
Abd Elsalam è stato ucciso e la sua morte si aggiunge alle migliaia di chi muore per “incidenti” sul lavoro, per il terremoto, per i continui disastri ambientali, per la malasanità, ecc.
Questi morti sono gli effetti della sottomissione del nostro Paese alla Comunità Internazionale degli imperialisti e ai suoi agenti locali (Renzi & Co), artefici delle speculazioni su lavoro, ambiente e territori, dello smantellamento della scuola e della sanità pubblica, delle privatizzazioni e smantellamento dei servizi e delle speculazioni immobiliari che stanno portando alla rovina milioni di persone.
Per ognuna di queste “emergenze”, si accendono altrettanti focolai di ribellione e di lotta in tutto il paese, cresce il distacco e il disprezzo delle masse popolari contro i padroni e le loro istituzioni.
Chiedere o pretendere che qualche anima pia della classe dominante (il Papa o uno “più a sinistra” di Renzi) inverta il corso delle cose significa illudersi che il boia possa essere clemente.
L’omicidio di Abd Elsalam è uno squarcio che deve fare riflettere.
Per prima cosa sul fatto che il suo omicidio e i tentativi di insabbiamento della procura di Piacenza non sono una dimostrazione di forza, ma di vigliaccheria e debolezza della classe dominante. Il governo dà mano libera a padroni grandi e piccoli e i padroni non si fanno scrupoli ad alzare il livello dello scontro: Marchionne ha aperto la strada alla FIAT (ora FCA) e a ruota tutti lo seguono. Ma alzare il livello dello scontro, scendere nel campo della criminalità aperta e conclamata (preludio al terrorismo organizzato dei padroni contro gli operai e le masse popolari) è una strada rischiosa per la classe dominante. Scelse quella via agli inizi del secolo scorso con il fascismo, ma l’impresa si è trasformata, nel giro di pochi anni, in una disfatta che ha rischiato di costargli tutto.
In secondo luogo, nella lotta fra le classi, qualunque classe dominante (storicamente superata) opprime la classe che prenderà il suo posto alla direzione della società. E’ successo alle forze feudali che hanno represso, oppresso e perseguitato la borghesia dalla quale sono state soppiantate con le rivoluzioni borghesi; succede con la borghesia imperialista che perseguita, opprime e reprime la classe operaia che la soppianterà con la rivoluzione socialista.
I tempi che viviamo sono quelli in cui la classe operaia è chiamata a sovvertire l’ordine borghese, imporre un suo ordine e costruire una società nuova e superiore. O questa strada si schiude, e i comunisti hanno il compito di schiuderla, perseguirla, percorrerla farla percorrere agli operai e al resto delle masse popolari organizzate, oppure la classe dominante porterà il paese alla guerra: guerra fra poveri e guerra fra stati e paesi.
In terzo luogo, le lotte per rivendicare migliori condizioni di vita e di lavoro sono legittime, giuste e necessarie, ma dobbiamo considerare che i loro risultati sono parziali e transitori: se gli operai non instaurano il socialismo i padroni torneranno sistematicamente alla carica per riprendersi quello che avevano dovuto cedere, per riprendersi anche gli interessi. Questa è la storia delle lotte rivendicative e della lotta di classe in Italia negli ultimi 50 anni, l’inversione di rotta fu inaugurata ufficialmente da Giorgio Benvenuto (segretario generale della UIL) negli anni ‘70 del secolo scorso “è arrivato il momento in cui gli operai devono restituire una parte di quello che hanno conquistato”.
Occorre costruire l’alternativa al capitalismo, il socialismo.
Onore a Abd Elsalam, assassinato mentre difendeva, praticandoli, i diritti conquistati con le lotte dei decenni passati. Per onorare il suo contributo alla lotta di classe, per combattere la stessa lotta, operai e lavoratori in tutte le parti d’Italia e di diverse organizzazioni sindacali si sono mobilitati, si stanno mobilitando e continueranno a farlo. La sua generosità e la sua solidarietà siano di esempio affinché in ogni azienda privata si costituiscano organizzazioni operaie che si occupano dell’azienda (con lotte rivendicative e imparando a gestire senza il padrone i processi di produzione) e che escono dall’azienda (lotta politica, far valere l’organizzazione, l’esperienza di lotta, il prestigio e il peso della classe operaia anche fuori) per costruire, indipendentemente dalle tessere sindacali, una rete di solidarietà e iniziativa comune con le mille forme di organizzazione che le masse popolari promuovono nei territori.
Occuparsi dell’azienda e uscire dall’azienda è il primo passo nel processo di costruzione dal basso del nuovo potere per far valere ciò che è legittimo per gli interessi delle masse popolari, anche se per le autorità e le istituzioni della classe dominante è illegale.
E’ la base materiale per imporre ai vertici della Repubblica Pontificia un governo di emergenza della classe operaia e delle masse popolari organizzate (il Governo di Blocco Popolare) e avanzare nella costruzione della rivoluzione socialista.

Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo
Via Tanaro, 7
20128 Milano
telefono e fax; 02 26 30 64 54
e-mail: carc@riseup.net

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From: Clash City Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent: Sunday, September 18, 2016 11:49 AM
Subject: PIACENZA: FACCHINO GLS TRAVOLTO E UCCISO DURANTE LO SCIOPERO

Stamattina appena svegli abbiamo appreso una terribile notizia: un operaio, durante un picchetto fuori alla GLS di Piacenza, è stato travolto e ucciso da un TIR che voleva forzare il blocco.
Una morte che ci fa rabbia perché mostra plasticamente cosa conti davvero per chi comanda: il profitto. Un obiettivo che viene prima di ogni cosa: che ci chiede di essere flessibili, di lavorare la notte, i festivi, a chiamata, di essere più produttivi, di lavorare 20 ore di cui la metà non retribuite (situazione piuttosto diffusa proprio nei magazzini della logistica), che spinge il governo Renzi a ridurre i poteri delle ispezioni INAIL e sostituire le regole sulla sicurezza con delle semplici autocertificazioni da parte dell’azienda. Quella sete di profitto che arriva a schiacciare le persone, se queste si organizzano per difendere quel briciolo di diritti che ci sono rimasti sui posti di lavoro.
E’ quello che è successo questa notte ad un operaio egiziano di 53 anni, Abdesselem el Danaf, che stava scioperando insieme ai colleghi davanti alla Seam di Piacenza, azienda in appalto alla GLS, uno dei colossi della logistica dove le lotte di questi anni hanno dimostrato il contrasto insanabile tra gli interessi di multinazionali sempre più ricche e quelli di lavoratori sempre più sfruttati. Ma anche dove tanti lavoratori si son organizzati per rispondere a questa situazione, per strappare condizioni di lavoro più umane.
La situazione della GLS è comune a tante aziende e cooperative che si occupano di logistica, ma purtroppo anche a tante altre aziende, fabbriche: i lavoratori stavano protestando per la regolarizzazione di 13 contratti. Contratti che sarebbero già dovuti essere regolarizzati ma, ovviamente, i padroni sono venuti meno agli accordi.
Per questo ieri USB aveva indetto un’assemblea tra tutti i lavoratori per discutere del mancato rispetto degli accordi raggiunti a maggio sul reintegro dei lavoratori a termine. A causa dello scorretto atteggiamento della Seam, i lavoratori hanno deciso di entrare immediatamente in sciopero, bloccando l’ingresso dello stabilimento piacentino. Come abbiamo spesso visto in queste occasioni la tensione è palpabile, perché gli scioperi nella logistica fanno male ai padroni, toccano direttamente le loro tasche. Quante volte abbiamo visto queste scene? La lunghissima fila di camion fermi all’ingresso. Le provocazioni dei crumiri vicini all’azienda e gli incitamenti agli autisti a forzare i blocchi, le grida “schiacciali, schiacciali”.
Tante volte è andata bene. Talvolta si è scampata la tragedia per un soffio, come accaduto ai mercati generali di Torino dove l’anno scorso una solidale finì all’ospedale investita da un furgoncino. Questa volta purtroppo la tragedia si è verificata. Come riferisce il comunicato dell’USB, il camionista è stato a lungo incitato da un responsabile vicino all’azienda che lo spronava: “Vai, vai”. Così alla fine il TIR ha investito il lavoratore che è deceduto e le forze dell’ordine hanno salvato il camionista dal linciaggio degli altri facchini.
Una morte che aggiungiamo alle migliaia che ogni giorno perdono la vita sul lavoro perché i padroni vogliono risparmiare sulla sicurezza, sulla prevenzione, vogliono imporre ritmi insostenibili.
Ma questa volta ci fa anche più male perché quel lavoratore è stato ucciso proprio mentre stava lottando per cambiare questa situazione, per ottenere condizioni di lavoro più dignitose. Per questo l’hanno ucciso. Perché il profitto di padroni e multinazionali non è compatibile con il rispetto della vita delle persone. Perché vale più il loro guadagno della vita umana. Ma è veramente possibile vivere in un costante clima di terrore, violenza fisica e psicologica solo perché si chiede il rispetto dei propri diritti? E’ possibile morire perché si pretende un lavoro dignitoso?
Come questa notte hanno gridato i facchini di Piacenza “ammazzateci tutti”, e anche se lo state già facendo con i limiti al diritto di sciopero, gli stipendi da fame, i carichi di lavoro insostenibili noi e nessuno mai si lascerà intimidire o fermare.
Tutta la nostra solidarietà ai compagni di Piacenza, alla famiglia del compagno travolto e a tutti quelli che quotidianamente e coraggiosamente resistono e lottano!
Intanto alle 11 di questa mattina USB ha annunciato una conferenza stampa a Piacenza, mentre anche gli altri sindacati presenti nel settore della logistica, SiCobas e ADLCobas, hanno annunciato che nella giornata di oggi organizzeranno iniziative di solidarietà e sostegno al lavoratore, alla famiglia ed a tutti i facchini piacentini.

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From: Assemblea 29 giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Friday, September 09, 2016 7:34 AM
Subject: SULLA CARTA DE “IL MONDO CHE VORREI” E SUL PROCESSO PER LA STRAGE DI VIAREGGIO

Viareggio. 
Mercoledì 7 settembre, anche il Comune di Camaiore (LU) ha approvato il documento dell’Associazione dei familiari “Il Mondo che vorrei”. Ad oggi, tutti i comuni della Versilia lo hanno sottoscritto. Il 30 giugno 2016, giorno successivo al 7° anniversario della strage ferroviaria, il comune di Forte dei Marmi è stato il primo a metterlo in votazione e ad approvarlo. Poi sono seguiti gli altri.
L’amministrazione comunale di Viareggio non ha seguito il loro esempio. In 38 giorni non ha trovato il tempo per farlo; doveva approfondirlo... e sicuramente doveva pensare ad altro.
Ogni commento su questa assurda “negligenza” è puramente superfluo.
A seguire il volantino diffuso in 3.000 copie alla festa de “Il Fatto Quotidiano” tenuta dal 2 al 4 settembre in Versiliana a Marina di Pietrasanta. Nei tre giorni è stata esposta anche la mostra “Incancellabile”.
Le udienze processuali riprendono lunedì 12 settembre alle 9:30 a Lucca (Polo fieristico, località Sorbana). Proseguono il 14 ed il 15 settembre per le requisitorie dei Pubblici Ministeri. E avanti sino a fine ottobre con gli avvocati di parte civile, gli avvocati degli imputati, la sentenza (prevista per fine ottobre-primi di novembre).

Le parole sono sempre le stesse, sempre i soliti convenevoli, poi quando c’è da operare si nascondono, non rispondono o indugiano. Sono consapevoli che le persone si stancano e dimenticano, sono certi che il tempo gioca a loro favore.
L’abbiamo scritto per gli ultimi tragici fatti accaduti in Italia. Abbiamo visto i soliti riti di ordinanza e di pura formalità, l’abbiamo scritto perché noi l’abbiamo Già vissuto il 29 giugno 2009 e lo viviamo ancora oggi.
Il Mondo che Vorrei non può impedire tragedie come San Giuliano di Puglia, Casalecchio di Reno, Moby Prince, L’Aquila, Modena, Tyssen Krupp, Genova, Andria e Corato, Viareggio e Amatrice.
Noi non siamo Amministratori Delegati, Dirigenti, Ministri, Presidenti del Consiglio, siamo Padri, Madri, Sorelle, Fratelli, Nonni, Nonne e Zii e come tali possiamo solo decidere di non delegare.
Come possiamo dare in mano la nostra speranza, la nostra vita a chi non riesce o non vuole conoscere, capire, approfondire e studiare ciò che è avvenuto a Viareggio.
Come possiamo affidare le nostre aspettative a chi davanti ad una telecamera si dimostra solidale e poi quando deve decidere ed essere veramente efficace all’interno delle istituzioni o deve prendere la responsabilità Morale e Politica si tira indietro.
Noi lo abbiamo deciso per noi stessi, sulla strage di Viareggio non possiamo e non vogliamo delegare.
Sette anni di studi con avvocati, sette anni di processo (oltre 100 udienze), sette anni di confronti con i nostri periti, sette anni dove abbiamo dovuto incontrare e raccontare il nostro dolore a istituzioni Presidenti, Ministri, Senatori e Onorevoli. Sette anni dove ancora aspettiamo la VERITA’ e la GIUSTIZIA in un’aula di Tribunale e tutto questo lo abbiamo scritto in un documento la “CARTA” de IL MONDO CHE VORREI. (riportato a seguire)
L’abbiamo presentata a Viareggio al Consiglio Comunale aperto il 9 giugno 2016 e chi ha voluto dimostrare concretamente che sulla pelle bruciata delle 32 vittime non si può continuare a prendere in giro i familiari e che il dolore e la verità non si possono eludere, lo ha fatto senza giri di parole sottoscrivendo il nostro documento:
-         Comitato Nazionale “Noi Non Dimentichiamo”: sottoscritta
-         Regione Toscana: sottoscritta e approvata all’unanimità
-         Provincia di Lucca: sottoscritta e approvata all’unanimità
-         Diocesi di Lucca: sottoscritta
-         Comune di Forte Dei Marmi: sottoscritta e approvata all’unanimità
-         Comune di Seravezzza: sottoscritta e approvata all’unanimità
-         Comune di Stazzema: sottoscritta e approvata all’unanimità
-         Comune di Massarosa: sottoscritta e approvata all’unanimità
-         Comune di Pietrasanta: sottoscritta e approvata all’unanimità
All’appello manca il nostro Comune, questo ferisce noi familiari, ferisce nuovamente una città intera.
Siamo certi chi nuovamente sarà alla guida della città saprà sanare questa nuova ferita, ci aspettiamo che la prossima amministrazione avrà il coraggio e l’onesta di votare come prima mozione del suo incarico il nostro documento.
Vogliamo ricordare che il Processo sulla sicurezza delle Ferrovie Italiane e sui controlli del trasporto di merci pericolose, dove lo stato Italiano si è defilato accettando i soldi delle assicurazioni rinunciando alla costituzione di parte civile, è ancora in corso e ad oggi non si è ancora chiuso il primo grado.
Tuttavia a causa della legge italiana a Febbraio 2017 due dei cinque reati l’incendio colposo e le lesioni colpose andranno in PRESCRIZIONE.
I familiari coinvolti a causa dell’imperizia, della negligenza e dell’incuria dell’uomo, non ci stanno. Noi non accettiamo che si eluda la responsabilità e la verità, per noi è disumano che; Uomini, Donne, Ragazzi, Ragazze e Bambini bruciati vivi nella sicurezza delle proprie case siano nuovamente uccisi con una legge fatta dagli uomini. E se gli uomini hanno la volontà, come tali possono cambiarla.
IL MONDO CHE VORREI ONLUS e ASSEMBLEA 29 GIUGNO

CARTA ASSOCIAZIONE IL MONDO CHE VORREI O.N.L.U.S.
Ormai da sette anni noi tutti aspettiamo la verità processuale.
Nel fare nostre le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica nell’incontro avuto il 24 settembre 2015 con i rappresentanti dell’Associazione “Il Mondo che Vorrei ONLUS” “per Viareggio ci deve essere giustizia e verità e chi ha sbagliato dovrà essere condannato”, anche noi pretendiamo verità, giustizia e sicurezza.
Riteniamo:
-         disumano non ascoltare il perenne dolore dei familiari delle Vittime;
-         inammissibile non fare alcunché per il “NO alla prescrizione per Viareggio”;
-         inaccettabile non farsi carico, da parte di chi rappresenta le Istituzioni, delle indicazioni del capo dello Stato.
Intendiamo e vogliamo adoperarci, con tutte le forze e le energie, affinché:
-         i reati per il procedimento in corso non cadano in prescrizione;
-         ai manager e agli amministratori delegati di aziende pubbliche sia imposta per Statuto la rinuncia alla prescrizione.
E’ per noi immorale che, chi accusato di gravi responsabilità in un processo come quello di Viareggio, già alla 92a udienza dal giorno dell’immane tragedia, abbia continuato a ricoprire ruoli apicali di responsabilità e gestione della cosa pubblica (da Moretti ad Elia, da Soprano a Margarita...).
Ne chiediamo, pertanto, le immediate dimissioni con sospensione dai loro incarichi pubblici e statali.
Come primi cittadini, in qualità di responsabili per la sicurezza e la salute dei nostri concittadini, nella giurisdizione di nostra competenza:
-         vogliamo essere messi a conoscenza della documentazione sulla valutazione del rischio del trasporto di merci pericolose su ferrovia, quale forma elementare di garanzia e prevenzione della sicurezza e della salute di ogni comunità.
A seguito del disastro ferroviario del 29 giugno 2009 e dalle testimonianze rese dai Vigili del Fuoco del comando di Viareggio e vista la casualità con la quale è stato rilevata la sostanza trasportata in quella notte:
-         pretendiamo che i presìdi atti al pronto intervento, come Vigili del Fuoco e Protezione Civile, siano preventivamente informati ed avvisati su orari, tempi, modalità e materiali trasportati nella tratta ferroviaria del Comune di nostra competenza, a tutela ed a garanzia della sicurezza e della salute della nostra comunità.
Facciamo nostre le proposte-raccomandazioni che la Commissione della Direzione generale per le investigazioni ferroviarie del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha elaborato il 12 maggio 2012 e il 31 maggio 2013 a seguito del disastro ferroviario di Viareggio, pretendendo che queste proposte siano, assieme alle altre, istituite dalle Ferrovie come procedure obbligatorie per la necessaria prevenzione e protezione.
Riaffermiamo la reintegrazione immediata del ferroviere Riccardo Antonini, licenziato il 7 novembre 2011 per essere stato a fianco dei familiari delle 32 Vittime ed essersi messo a disposizione, gratuitamente, come loro consulente nella ricerca della verità e per garantire quella sicurezza che avrebbe evitato la strage ferroviaria del 29 giugno 2009. Essendo, tra l’altro, consapevoli e coscienti che il licenziamento di Riccardo Antonini è strettamente ed indissolubilmente legato alla tragica notte del 29 giugno 2009.
IL MONDO CHE VORREI ONLUS VIAREGGIO
ASSOCIAZIONE FAMILIARI VITTIME 29 GIUGNO VIAREGGIO
CODICE FISCALE 91039790463
Facebook: ilmondochevorrei Onlus Viareggio

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To:
Sent: Friday, September 09, 2016 12:16 PM
Subject: CONFERENZA STAMPA PER LA COSTITUZIONE DELLA NUOVA SEZIONE AIEA A POMPEI, SALERNO ED AVELLINO.

COMUNICATO STAMPA
Mercoledì 7 settembre presso la sala stampa dell’ordine dei giornalisti di Avellino si è tenuta la conferenza stampa per presentare la nuova sezione territoriale dell’Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) di Pompei, Salerno ed Avellino.
La conferenza si è svolta in un clima sereno e costruttivo anche con la presenza di esponenti nazionali di Medicina Democratica, che hanno lodato l’iniziativa degli ex dipendenti dell’Isochimica di Avellino.
Il vice presidente nazionale Mario Murgia, ha illustrato le linee generali dell’AIEA, l’attività svolta dalla sezione della Sardegna e dalla sezione di Matera.
In particolare Mario Murgia ha insistito sulla importanza della Sorveglianza Sanitaria degli ex esposti all’amianto dipendenti dell’Isochimica e dei loro familiari. Lo stesso, ricordando la presenza di 3 casi di mesotelioma, di 2 casi di cancro alla laringe e della vasta presenza di placche pleuriche ha stimolato i responsabili della nuova sezione e dei medici presenti ad approfondire la verifica dell’iscrizione di tutti i lavoratori della Isochimica nel Registro regionale RENAM COR della Campania.
Murgia ha illustrato l’importanza di una banca dati riguardante tutti i casi di malattia professionale funzionale ad una corretta informazione riguardante il territorio e l’importanza della stampa quale mezzo di pressione anche nei confronti delle locali enti ed istituzioni.
Nella stessa conferenza stampa sono intervenuti i responsabili locali i quali rifiutando il ruolo di vittime ancora persistente e partendo dai nefasti eventi che hanno vissuto, hanno insistito nel futuro proprio impegno perché temono che le proprie energie potrebbero arrestarsi senza lasciare alcuna traccia del percorso intrapreso.
Essi hanno sottolineato la volontà di ottenere il completo riconoscimento dei propri diritti in qualità di “Contaminati da amianto”, richiederanno di potersi costituire parte civile nel procedimento penale che si aprirà il 9 dicembre 2016 con la speranza di ottenere giustizia.
Essi hanno ricordato di aver bonificato oltre 3.000 vagoni ferroviari per le ferrovie dello Stato italiano senza alcuna informazioni sui rischi che correvano, questo è un aspetto che li fa sentire molto provati sia nel fisico che nello spirito e chiedono allo Stato rispetto e dignità per loro e per i loro familiari.
Essi chiedono fermamente l’applicazione di quanto espressamente previsto nella legge di stabilità del 2016 e condividono pienamente il ricorso al TAR presentato dall’avv. Francesco Migliarotti, per l’annullamento e la sospensione dell’efficacia del decreto del Ministero del Lavoro e del Ministero dello Sviluppo Economico del 29 aprile 2016.
AIEA vice presidente nazionale
Mario Murgia
AIEA Salerno Avellino Pompei
Michele Aversa

ESTRATTO RICORSO TAR DEL LAZIO
I lavoratori della Isochimica, tutti ammalati a causa della prolungata esposizione all’amianto, dopo un forte interessamento della Politica sono riusciti ad ottenere in via legislativa un riconoscimento della propria situazione per un accompagnamento alla pensione in deroga alla legge Fornero.
Detto riconoscimento è intervenuto nell’ambito della legge di stabilità del 2015 e di quella del 2016. Sono occorse due leggi finanziarie perché con la prima nessun lavoratore Isochimica avrebbe potuto beneficiare di un accompagnamento alla pensione in deroga alla legge Fornero.
La seconda legge finanziaria ha demandato la concreta attuazione della norma ad un decreto del ministero delle politiche sociali che, intervenuto in data 10/06/16, ha sovvertito la spirito e la finalità della norma.
La legge prevede che gli ammalati debbano essere accompagnati alla pensione in quanto la malattia è incompatibile con l’attività lavorativa.
Ebbene il Ministero ha previsto che solo i disoccupati possano beneficiare della norma. Ciò sta a significare che gli “occupati” anch’essi ammalati del medesimo male come i “disoccupati”, devono essere doppiamente puniti.
Ancora vengono introdotte soglie in base alle quali solo gli ammalati con circa 32 anni di servizio possono beneficiare della norma e non anche gli ammalati che hanno meno contributi.
Il Ministero, con un vero e proprio colpo di spugna, ha peggiorato la situazione riportandola all’indomani della prima legge finanziaria che escludeva tutti i lavoratori dai benefici, noncurante del fatto che lo stesso legislatore della prima finanziaria aveva superato quelle criticità con la seconda.
Per tale ragione l’AIEA, di concerto con alcuni lavoratori, ha deciso di impugnare innanzi al TAR del Lazio il decreto del Ministero.

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From: Pubblicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicazioni@iss.it
To:
Sent: Wednesday, September 14, 2016 9:23 AM
Subject: NUOVE PUBBLICAZIONI DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’

RAPPORTO ISTISAN 16/21
1° Simposio internazionale. Nuove strategie per gli interventi di prevenzione dello stress da lavoro. Sassari-Alghero, 8-10 luglio 2015. Atti.
Giuliana Solinas, Anna De Santi, Salvatore Fadda, Gianfranco Scano e Giulia Abis
2016.
I riassunti e il testo completo sono accessibili da:
Attivando i segnalibri è possibile navigare nel documento.
RAPPORTI ISTISAN 16/22
Sistema informativo nazionale per la sorveglianza delle esposizioni pericolose e delle intossicazioni: casi rilevati nel 2012. Settimo rapporto annuale.
Laura Settimi, Franca Davanzo, Elisabetta Urbani, Felice Giordano, Luciana Cossa
2016.
I riassunti e il testo completo sono accessibili da:
Attivando i segnalibri è possibile navigare nel documento.

Pubblicazioni
Istituto Superiore di Sanità
Settore Attività Editoriali
Viale Regina Elena 299
00161 Roma
telefono 06 49 90 22 60

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From: Unione Sindacale di Base Ospedale Gaslini ospedalegaslini.sanita@usb.it
To:
Sent: Wednesday, September 14, 2016 10:57 AM
Subject: SINDACATI CONFEDERALI COMPLICI DELLA SITUAZIONE IN CUI VERSA L’ISTITUTO GASLINI

COMUNICATO STAMPA USB OSPEDALE GASLINI
SINDACATI CONFEDERALI COMPLICI DELLA SITUAZIONE IN CUI VERSA L’ISTITUTO GASLINI
Abbiamo letto con rammarico il comunicato stampa a nome CGIL e UIL Gaslini su Repubblica di domenica 11 settembre e ci siamo sentiti in dovere di rispondere e chiarire la situazione che sta affrontando l’Istituto Gaslini, della quale i sindacati così detti “complici” o “firmaioli”, termine utilizzato a livello nazionale per definirli, ne sono la causa insieme a un’amministrazione sorda alle richieste dei lavoratori.
Classe sindacale che ormai da tempo ha rinunciato a lottare per la tutela dei diritti dei lavoratori, diventando sindacato di servizi, broker assicurativi o spacciatori di fondi pensioni i cui vertici sono occupati da i loro dirigenti.
Sindacati corrotti passati dalla parte del potere politico o aziendale di turno, basta guardare le firme sui vari contratti e riforme proposte dal governo nei diversi settori del pubblico impiego e del lavoro privato per capire, basta guardare l’immobilita nel proporre una seria contrapposizione, con manifestazioni o scioperi di protesta che ormai non superano le 3 ore di lavoro.
In questo panorama l’Istituto Gaslini non fa eccezione, stesse dinamiche e stessi atteggiamenti portati avanti ormai da anni.
Nonostante questo, abbiamo cercato fin dall’inizio dell’elezione della nuova RSU di collaborare per il bene comune, senza partire con pregiudizi dettati da quello che succede a livello nazionale, proponendo azioni forti che potessero contrapporsi ai dictact aziendali, ma purtroppo nulla di tutto questo è accaduto.
L’unica cosa che siamo riusciti a estrapolare a questa RSU è stato un comunicato stampa congiunto per la carenza di personale e altre criticità, minacciando di chiedere le dimissioni del coordinatore RSU CGIL.
Comunicato che recitava: “Comunichiamo già fin da ora che se alle nostre richieste non faranno seguito iniziative concrete sarà inevitabile arrivare all’apertura di una vertenza sindacale con la dichiarazione dello stato di agitazione del personale e la predisposizione delle relative forme di lotta da mettere in campo”.
Inutile dire che niente di tutto questo è avvenuto, l’amministrazione ha continuato imperterrita nei suoi piani, le altre sigle sindacali sono rimaste a guardare e noi ci siamo ritrovati nuovamente soli a denunciare le criticità dell’Istituto, con comunicati stampa e presidi contro la carenza di personale, contro la continua esternalizzazione dei servizi interni, lo sfruttamento dei lavoratori delle ditte in appalto e la svendita del patrimonio dell’Istituto.
In fine, un comunicato stampa sulla nostra contrarietà al nuovo piano strategico dell’Istituto, al quale, a differenza degli altri sindacati, invitati “selezionati” come noi a presenziare in Regione all’evento, abbiamo risposto declinando l’invito con un comunicato molto duro, che chiarisce una volta per tutte la nostra posizione e riassume il nostro pensiero su una politica che vuole privatizzare la sanità pubblica e su una casta sindacale, diventati ormai semplici notai delle volontà dirigenziali.
Come delegati RSU USB Gaslini continueremo a batterci a muso duro in questa realtà decadente, diventando la vera alternativa contro queste piccole lobby di potere, proponendo fin da subito, nel prossimo incontro RSU, la nostra richiesta irrevocabile di dimissioni del coordinatore RSU CGIL, per porre così fine a questa presa in giro, continuando da soli, come delegati RSU a denunciare le diverse criticità presenti, come la carenze di personale e di sicurezza sul posto di lavoro, collaborando con associazioni, forze politiche e chiunque stia a cuore le sorti di questo Istituto attivandoci con ogni forma di lotta per tutelare i lavoratori a livello regionale e nazionale con iniziative come il prossimo convegno regionale intitolato “La Sanità che vogliamo” in vista dello sciopero generale del 21 ottobre contro le politiche del governo Renzi dettate dall’unione europea.
Per l’occupazione, il lavoro e lo stato sociale!!!
Per una sanità pubblica!!!


Ariel Acevedo
Dirigente USB Pubblico Impiego
Coordinamento nazionale USB sanità
Delegato RSU Istituto Gaslini

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Friday, September 16, 2016 9:29 AM
Subject: SONO 100 I GUIDATORI DI TRATTORI RIMASTI SCHIACCIATI SOTTO IL MEZZO DALL’INIZIO DELL’ANNO

E 100! Sono l’incredibile numero di 100 i guidatori di trattori rimasti schiacciati sotto il mezzo dall’inizio dell’anno nell’indifferenza della politica.
Il Ministro Martina lo vediamo sempre ad inaugurare manifestazioni agroalimentari. E la vita di chi lavora la terra? Tutti gli anni oltre il 30% delle morti per infortuni sui luoghi di lavoro sono in agricoltura.
Arriviamo già all’incredibile numero di 100 morti schiacciati dal trattore dall’inizio dell’anno.
AIUTIAMO NOI CITTADINI DI BUONA VOLONTA’ A SENSIBILIZZARE SU QUESTE TRAGEDIE.
La politica non lo fa e non mette a disposizione risorse per queste tragedie. A morire con questo mezzo sono lavoratori dai vent’anni a ottantacinque. ma mi chiedo, a cosa servono il Governo e il Parlamento se non si occupano di queste cose.
Complessivamente dall’inizio dell’anno sono morti per infortuni oltre 900 lavoratori. Di questi ben 462 sui luoghi di lavoro: gli altri sulle strade e in itinere che per lo Stato sono a tutti gli effetti morti sul lavoro. Se in regola.
Non dimentichiamoci poi di tutti i lavoratori che muoiono sulle strade e che lavorano in nero. in tanti dal sud al centro-nord e viceversa.
Chiedo ai media di occuparsi ancora una volta di queste tragedie. Ogni trasmissione televisiva, radiofonica, di siti Internet che se ne occupano, possono aiutare a sensibilizzare i guidatori dei trattori e i loro familiari.
Ma non dimentichiamoci anche degli altri lavoratori che muoiono lavorando. Un giovane di 21 anni è morto ieri nella provincia di Parma schiacciato da un escavatore che guidava. Luigi Pusca di 60 anni è morto a Tarvisio schiacciato dallo stesso mezzo. Il centesimo agricoltore morto dall’inizio dell’anno si chiamava Filiberto Salemme di 72 anni e la tragedia nella provincia dell’Aquila.
Io trascorro come volontario diverse ore al giorno a monitorare queste tragedie, trascurando le mie passioni e la famiglia: tu non hai cinque minuti di tempo per parlare di queste morti con chi conosci?
Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

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From: NotizieInMARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
To:
Sent: Saturday, September 17, 2016 10:05 PM
Subject: A PROCESSO VERTICI UIL: “CROCIERE E GIOIELLI CON I SOLDI DEL SINDACATO”

ACCUSE AL SEGRETARIO BARBAGALLO E AL SUO PREDECESSORE ANGELETTI
“I DUE VIAGGI NEI MARI D’EUROPA SONO COSTATI 16.000 EURO CIASCUNO”
Questa “brutta notizia” pubblicata ieri dal quotidiano on line, La Repubblica, apre degli inquietanti interrogativi sul ruolo del sindacato “istituzionalizzato”.
Come lavoratori siamo già consapevoli di queste “anomalie” (perché testimoni diretti delle distorsioni nell’operato e nelle scelte dei vertici sindacali in questi ultimi anni) che contribuiscono ai continui peggioramenti in atto nel mondo del lavoro.
Tuttavia, ferma restando la presunzione di innocenza per gli interessati, riteniamo necessario stigmatizzare le dinamiche all’interno di alcuni “apparati” sindacali, poiché la vicenda non riguarda affatto solo gli iscritti alla UIL, né solo i lavoratori dipendenti.
Sono proprio questi gravi episodi, oggi al vaglio della Magistratura, che in qualche modo spiegano le pessime scelte di politica sindacale, quali contratti e accordi a perdere, tesseramenti poco trasparenti, creando forti dubbi anche sulle varie modalità di finanziamento “indiretto”, come CAAF, patronati, partecipazione a enti bilaterali, fondi previdenziali, assicurativi, ecc.
Di fronte a queste notizie appare chiaro come gli obbiettivi sindacali primari, ovvero la tutela e il miglioramento delle condizioni di lavoro di milioni di cittadini, abbiano progressivamente lasciato sempre più spazio a comportamenti individuali inqualificabili che stanno determinando una pericolosa decadenza del sindacato, proprio in un periodo storico in cui esiste una necessità impellente del sindacato (quello vero, sano, onesto, trasparente e democratico), a tutela dei “lavoro” e che rappresenti un fattore di riequilibrio nei rapporti economici nell’interesse non soltanto dei lavoratori, ma dell’intera società.

Da La Repubblica
http://www.repubblica.it
di Guseppe Scarpa
ROMA, 16 settembre 2016
In crociera con i soldi della UIL. E’ l’accusa di cui devono rispondere il Segretario Nazionale Carmelo Barbagallo e il suo predecessore Luigi Angeletti: i due sono infatti imputati per concorso in appropriazione indebita con altri sei esponenti di spicco del sindacato. Ma non è tutto, perché i Pubblici Ministeri Stefano Pesci e Paolo Marinaro sostengono che, tra il marzo del 2010 e il maggio del 2012, i soldi della UIL siano stati spesi anche per l’acquisto di gioielli da Swarovski per oltre 7.000 euro e un soggiorno al “California Camping Village”, in Toscana.
Con Barbagallo e Angeletti si trovano a processo numerosi altri dirigenti della UIL: Goffredo Patriarca, Giuseppe Caronia, Romano Bellissima, Salvatore Bosco, Luigi Simeone e Ubaldo Conti.
A inchiodarli ci sono i movimenti bancari. Che rivelano anche le curiose motivazioni con cui le vacanze sono state contabilizzate: la causale che ha permesso di sbloccare i 16.456 euro indispensabili per finanziare la vacanza di Angeletti e Barbagallo dava questa indicazione: “Contributo per progetto condiviso”. Proprio così veniva spiegato, il 22 marzo del 2010, dal conto corrente di UIL Trasporti, UIL Pensionati e UIL Pubblica amministrazione il bonifico a favore di Costa Crociere.
Angeletti, allora segretario nazionale, e Barbagallo al vertice del confederale UIL si sono poi imbarcati con altri tre sindacalisti, Salvatore Bosco, Romano Bellissima e i “rispettivi accompagnatori”, come si legge nel capo d’imputazione, per la crociera “Costa Atlantica, Terra dei Vichinghi”. Ma non è l’unica vacanza che i due segretari si sarebbero concessi a spese del sindacato.
Gli inquirenti, infatti, contestano un altro episodio. Un viaggio con le stesse persone e modalità del precedente, del costo di 16.000 euro pagato il 27 maggio del 2011. Questa volta il gruppo si è imbarcato sulla “Costa Favolosa”, una nave extralusso con cinema, casinò, spa, discoteca, shopping center e teatro. Dal capo d’imputazione non emerge in quale delle 1.508 cabine abbiano soggiornato Barbagallo, Angeletti e compagni. Non meno lussuosa è la “Costa Deliziosa”, nave in cui sono saliti a bordo altri sindacalisti UIL per un viaggio nei mari dell’Europa del nord dal valore totale di 16.000 euro.
Le accuse di spese indebite della Procura contro i vertici del sindacato guidato da Barbagallo non si fermano unicamente alle crociere. A dicembre del 2010 sarebbe partito un altro pagamento, una sorta di regalo di un sindacalista a favore di un collega, sempre coi soldi della UIL. In pratica Goffredo Patriarca, all’epoca dei fatti tesoriere della sezione trasporti, si sarebbe “appropriato della somma di 2.900 euro” - emerge dal capo d’imputazione - “per pagare un soggiorno a Ubaldo Conti”. La vacanza in questione (“California camping village” a Marina di Montalto, per due settimane ad agosto del 2010) Conti non l’avrebbe però passata da solo. Con lui anche la madre e il nipote spesati dal sindacato.
Ma gli acquisti, forse più singolari, sono quelli effettuati da Swarovsky. Patriarca con la carta di credito di UIL Trasporti, sostengono i Pubblici Ministeri Pesci e Marinaro, si sarebbe concesso 4 acquisti nella nota gioielleria. In un caso avrebbe speso 2.800 euro, in un altro 1.700, e poi ancora 1.935 e l’ultima volta 630 euro. Acquisti non da poco, tutti effettuati tra gennaio e settembre del 2011 e sempre nello stesso negozio a Roma.
La prima udienza del processo si è tenuta ieri di fronte al Giudice Marco Genna, della Nona Sezione Penale del Tribunale capitolino, e al Pubblico Ministero Cinzia De Aglio.

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From: Mari Gross mari.gross@aol.com
To:
Sent: Sunday, September 18, 2016 7:52 PM
Subject: STRAGE VIAREGGIO: IL BOLLETTINO PREZZI DELLA ‘MACELLERIA FERROVIARIA’, LA PROCURA ACCUSA L’AGENZIA EUROPEA

Da Il Tirreno
DISASTRO FERROVIARIO: IL PROCESSO
di Donatella Francesco
Polo fieristico di Lucca, l’argomento sul tavolo è il dispositivo chiamato detettore anti svio. Che l’ERA (Agenzia europea per la sicurezza ferroviaria) non ha ancora oggi dichiarato obbligatorio sui carri che trasportano merci pericolose. Installare o meno il sistema che si accorge che il treno sta deragliando e ne arresta la marcia è ancora lasciato all’adozione volontaria delle singole imprese ferroviarie.
Con buona pace della task force che la stessa ERA ha mandato in giro tra Europa ed Italia un attimo dopo le immagini di Viareggio in fiamme a fare il giro del mondo. Salvo poi diventare, in questi sette anni, le più scomode da mostrare e raccontare, tanto che mai processo di tali dimensioni fu così nascosto agli occhi dell’opinione pubblica.
L’ERA non ha mai scelto. Ma nella tabella da macelleria, come ha voluto sottolineare il Pubblico Ministero, ci sono i prezzi di vite umane perse e feriti in caso di deragliamento. Confrontati con i costi per dotare i carri del dispositivo anti svio: “Ogni carro allestito con un sistema molto più evoluto anche dell’antisvio sarebbe venuto a costare tra i seimila e gli ottomila euro”, sono le cifre ricordate in aula dal Pubblico Ministero Giuseppe Amodeo.
Ma per l’ERA costano meno “quelle tre vite umane l’anno” che si possono statisticamente perdere se si verifica un deragliamento di treni che trasportano merci pericolose.
In aula c’è chi ha testimoniato, senza nulla omettere, che c’era un progetto al quale dentro Trenitalia (la stessa società di FS che oggi sta sperimentando l’adozione dell’anti svio) si è lavorato per valutare se attrezzare o meno i carri merci che l’azienda avrebbe dovuto acquistare se avesse deciso di investire nel settore del trasporto merci e merci pericolose su rotaia. Finì che non se ne fece di niente, dopo l’analisi del rapporto tra costi e benefici, illustrata in aula da Giannino.
Ma, sono le parole di Amodeo, pesanti come quelle del collega: “il settore merci pericolose per Trenitalia non faceva vetrina, non era strategico. Era l’Alta velocità che consentiva di fare apparizioni brillanti”. La conclusione è densa di amarezza. E per i familiari delle vittime in aula è l’ennesimo pugno nello stomaco che l’intera storia del disastro ferroviario di sette anni fa riserva loro: “Interessava altro. Questa è la verità. Dura, intollerabile verità”.
La conclusione dell’intervento di Amodeo è la citazione di una persona che molto ha fatto e fa per la sicurezza in ferrovia, anche sopportandone le conseguenze del suo agire sulla propria vita personale: “Dante De Angelis, un macchinista e non un ferroviere da salotto. Colui che ha ricordato come i treni svizzeri attraversino tutta l’Italia e che non gli è mai capitato di intervenire su un rilevatore anti svio che fosse andato in allarme. Aggiungendo che se qualcuno dicesse di non tirare un freno d’allarme perché altrimenti succederebbe un guaio direi che quello di treni non ne capisce nulla”.
Per completare la storia del rilevatore di svio va ricordato quello che scrive l’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria: “Vista la criticità connessa al trasporto di merci pericolose, l’OTIF (Organizzazione sovrannazionale per i trasporti internazionali ferroviari) aveva previsto nel RID (Regolamento del trasporto ferroviario internazionale di merci pericolose) a partire dal 1° gennaio 2011, il requisito di dotare i carri trasportanti merce pericolosa del rilevatore di deragliamento. Tale posizione era stata unitariamente sostenuta dall’Italia in sede OTIF”.
Esattamente quanto mostrato in aula, carteggio alla mano, dal Pubblico Ministero Giannino: “Ecco una e-mail del Ministero dei trasporti ed infrastrutture con la quale l’Italia dichiara la ferma convinzione di introdurre nel RID 2013 l’obbligo del dispositivo anti svio per i carri trasportanti merci pericolose a partire da quelli più vetusti. Come era quello di Viareggio”.
A distanza di quattro anni dalla strage di Viareggio la preoccupazione che un disastro simile potesse ripetersi era ancora alta e vi era, aggiunge Giannino “forte preoccupazione da parte Italia”. Il cui Ministero, in quella comunicazione, ricordava che “le conseguenze dell’incidente di Viareggio sarebbero state molto più limitate se il carro che è deragliato fosse stato invece attrezzato con il dispositivo che ne avrebbe impedito la corsa al primo accenno di deragliamento”.
Le leggi del mercato, invece, fanno sì che ancora oggi si stia discutendo dell’obbligatorietà o meno dell’adozione di una “facile ed economica soluzione che richiede un tempo relativamente breve per essere montata e costi assolutamente esigui”, conclude Salvatore Giannino.
Una soluzione tecnica, ricorda Amodeo, che per le Ferrovie italiane “non è un alieno, visto che lo conoscono dal 1998. Da allora ad oggi ci sarebbe stato davvero un bel po’ di tempo per sperimentarlo, prenderlo in considerazione, confrontarsi con la Svizzera”. Evitare trentadue morti.

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