INDICE
Ufficio Stampa USB ufficiostampa@usb.it
PIACENZA: UN ASSASSINIO PADRONALE
Piattaforma Comunista piattaforma_comunista@lists.riseup.net
ABD ELSALAM E’ STATO ASSASSINATO PERCHE’ SCIOPERAVA
International
Communist Party icparty@interncommparty.org
COMUNICATO SULL’OMICIDIO ALLA GLS DI PIACENZA
Valerio Borghetti borghettivalerio@libero.it
DIFENDERE IL DIRITTO ALLA VITA ED ALLA GIUSTIZIA
Partito dei Comitati
di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo carc@riseup.net
ONORE A ABD ELSALAM, OPERAIO ASSASSINATO
Clash
City Workers cityworkers@gmail.com
PIACENZA:
FACCHINO GLS TRAVOLTO E UCCISO DURANTE LO SCIOPERO
Assemblea 29 giugno assemblea29giugno@gmail.com
SULLA CARTA DE “IL MONDO CHE VORREI” E SUL PROCESSO PER LA STRAGE DI VIAREGGIO
AIEA Valbasento info@associazioneespostiamiantovalbasento.it
CONFERENZA STAMPA PER LA COSTITUZIONE DELLA
NUOVA SEZIONE AIEA A POMPEI, SALERNO ED AVELLINO.
Pubblicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicazioni@iss.it
NUOVE PUBBLICAZIONI DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’
Unione Sindacale di Base Ospedale Gaslini ospedalegaslini.sanita@usb.it
SINDACATI CONFEDERALI COMPLICI DELLA SITUAZIONE IN CUI
VERSA L’ISTITUTO GASLINI
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
SONO 100 I GUIDATORI DI TRATTORI RIMASTI SCHIACCIATI
SOTTO IL MEZZO DALL’INIZIO DELL’ANNO
NotizieInMARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
A PROCESSO VERTICI UIL: “CROCIERE
E GIOIELLI CON I SOLDI DEL SINDACATO”
Mari Gross mari.gross@aol.com
STRAGE VIAREGGIO: IL BOLLETTINO PREZZI DELLA “MACELLERIA
FERROVIARIA”: LA
PROCURA ACCUSA L’AGENZIA EUROPEA
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From: Ufficio Stampa USB ufficiostampa@usb.it
To:
Sent:
Thursday, September 15, 2016 10:56 AM
Subject: PIACENZA: UN ASSASSINIO
PADRONALE
COMUNICATO STAMPA
PIACENZA: LEONARDI (USB), UN ASSASSINIO PADRONALE.
CHIEDIAMO INCONTRO URGENTE A POLETTI.
“Abd Elsalam Ahmed
Eldanf, 53 anni 5 figli, operaio presso il magazzino GLS di Piacenza è stato
ucciso da un camion lanciato contro il picchetto che accompagnava una difficile
trattativa in corso nella notte. Assieme a lui è rimasto ferito, per fortuna in
maniera lieve, un altro facchino”, lo comunica Pierpaolo Leonardi, dell’Esecutivo
nazionale USB.
“Pur non essendo un
precario” - sottolinea Leonardi - “Abd Elsalam lottava contro la precarietà e
per il rispetto degli accordi sottoscritti, a prezzo di dure lotte, tra l’USB e
la GLS
costantemente messi in discussione dall’azienda”.
“Le responsabilità dell’azienda
sono incontrovertibili” – prosegue il dirigente USB - “sia per il clima di
ricatto e di schiavitù che vige nei suoi depositi, attuato grazie alla totale
complicità di tutte le altre sigle sindacali, sia per aver incitato i
camionisti dell’azienda a sfondare il picchetto. Altrettanto incontrovertibili
le responsabilità del Governo nella destrutturazione dei diritti dei
lavoratori, che sono la vera causa dell’assassinio di Abd Elsalam Ahmed Eldanf”.
Annuncia il
sindacalista: “La USB
ha dichiarato lo sciopero immediato di tutto il settore della logistica a
livello nazionale dalle 5.00 di oggi, 15 settembre, alle 5.00 del 16 settembre,
con blocco dei magazzini e delle merci e ha invitato le proprie strutture di
fabbrica ad organizzare scioperi e fermate di protesta. Alle 13.30 a Piacenza ci sarà
una conferenza stampa nel piazzale antistante la GLS, mentre a Roma, alle ore 15.00, abbiamo
indetto una mobilitazione sotto gli uffici del Ministro del Lavoro in via
Veneto, dove l’USB chiede di incontrare il Ministro Poletti. In tutte le
principali città italiane si svolgeranno in giornata presìdi di protesta presso
gli Uffici del Governo. Infine, il prossimo sabato 17, manifestazione a
Piacenza dalle ore 12.00”,
conclude Leonardi.
Roma, 15
settembre 2016
Ufficio Stampa Unione Sindacale
di Base
Rossella Lamina
cellulare: 347 42 12 769
fax: 06 54 07 04 48
e-mail: ufficiostampa@usb.it
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From: Piattaforma
Comunista piattaforma_comunista@lists.riseup.net
To:
Sent:
Thursday, September 15, 2016 4:23 PM
Subject: ABD
ELSALAM E’ STATO ASSASSINATO PERCHE’ SCIOPERAVA
ABD ELSALAM E’
STATO ASSASSINATO PERCHE’ SCIOPERAVA CONTRO IL PADRONE, IN DIFESA DEGLI
INTERESSI DI CLASSE
La notte del 14 settembre Abd Elsalam
Ahmed Eldanf, un compagno operaio egiziano iscritto al sindacato USB, è stato
investito e travolto da un camion davanti al magazzino GLS di Piacenza durante
uno sciopero con picchetto. E’ morto poco dopo. Un altro operaio è rimasto
ferito.
L’assassinio è avvenuto dopo che un
responsabile aziendale aveva incitato un camionista crumiro a forzare il
blocco, sotto lo sguardo degli agenti di polizia presenti sul posto a tutela
degli interessi dei proprietari.
Il brutale assassinio di Abd Elsalam si
inserisce nel clima di violenza, minacce, ricatti, violazione degli accordi da
parte dei padronali, nonché di attacchi polizieschi, contro gli operai della
logistica, protagonisti di dure lotte contro lo sfruttamento capitalistico, che
in questo settore assume connotati schiavistici.
Non di “omicidio stradale” si è trattato,
ma di omicidio per il profitto.
Non è certo un caso che l’assassinio del
compagno sia avvenuto durante uno sciopero, fondamentale arma di lotta dei
lavoratori contro lo strapotere padronale, che oggi viene attaccata dai padroni
e dal governo Renzi fautore del Jobs Act per fiaccare la resistenza operaia.
I collaborazionisti sindacali (da sempre a
fianco dei padroni e dei loro governi) sono i primi complici di questo infame
assassinio.
Inchiniamo le nostre bandiere alla memoria
del combattivo compagno Abd Elsalam, impegnato a difendere gli interessi di
classe degli sfruttati, e porgiamo le condoglianze a sua moglie e ai suoi cinque
figli.
Partecipiamo e sosteniamo le iniziative di
solidarietà, di sciopero e di lotta, a cominciare dallo sciopero generale della
logistica.
Basta con il maledetto sistema di
sfruttamento capitalistico, ci vuole la rivoluzione socialista!
15/09/16
Piattaforma
Comunista per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
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To:
Sent:
Thursday, September 15, 2016 11:14 PM
Subject: COMUNICATO
SULL’OMICIDIO ALLA GLS DI PIACENZA
Cari
Compagni,
di seguito
nostro comunicato su quanto accaduto alla GLS di Piacenza.
Saluti
OMICIDIO DI CLASSE
La notte
scorsa, al magazzino GLS di Piacenza, nel corso di uno sciopero indetto dall’Unione
Sindacale di Base, un operaio che stava partecipando al picchetto è stato
travolto e ucciso da un camionista che, incitato dagli aguzzini dell’azienda,
cercava di forzare il blocco.
Nonostante
la stampa borghese si guardi bene dal parlarne, episodi analoghi sono accaduti
cento volte negli scioperi che in questi ultimi 6 anni hanno infiammato il
settore della logistica e solo per caso fino ad oggi non avevano causato dei
lutti. Questo omicidio dimostra la durezza delle condizioni e dello scontro in
questo settore lavorativo, così come in altri dove ci sono stati episodi
simili, come nell’industria dei macelli e fra i braccianti.
La lotta
rivendicava l’assunzione a tempo indeterminato di 13 operai assunti con
contratti a tempo determinato. Il lavoratore ucciso era già assunto in modo
stabile dal 2003, quindi non si batteva solo per sé, ma per gli altri suoi
compagni in condizioni peggiori. Lottava contro la precarietà per tutta la
classe operaia, italiani e immigrati, lui, egiziano, padre di 5 figli.
Lottava per
tutta la classe operaia, e in realtà ad ucciderlo non è stato solo un crumiro,
è stata tutta la classe borghese, tutta interessata a spezzare il movimento operaio
cresciuto in questi anni nella logistica affinché non si estenda al resto della
classe lavoratrice.
E’ la
borghesia intera (gli industriali, la finanza, la macchina repressiva dello
Stato, i suoi burattini seduti in parlamento) ad aver voluto le leggi che
peggiorano sempre più le condizioni di vita dei lavoratori. E’ la
irreversibile, storica crisi economica del capitalismo, non solo italiano, ma
del mondo intero, che richiede, per la difesa dei profitti, di aumentare sempre
più lo sfruttamento e la repressione contro i lavoratori.
I lavoratori
devono apprendere la lezione. I partiti che affermano essere possibile per la
classe operaia una vita pacifica e dignitosa nel capitalismo, che predicano la
collaborazione di classe, con le aziende e con lo Stato, nell’interesse di un
inesistente bene comune che chiamano “economia
nazionale”, questi partiti non fanno altro che disarmare i lavoratori nella
lotta contro la classe dominante, che oggi li spinge nella miseria e domani li
spingerà al macello in una nuova guerra mondiale, che va maturando di giorno in
giorno. E’ questo infatti l’unico mezzo che ha il sistema capitalistico per
uscire dalla crisi di sovrapproduzione: distruggere le merci in eccesso,
compresa la merce forza-lavoro, per poi rilanciare un nuovo folle ciclo di
accumulazione, come è avvenuto dopo la seconda guerra mondiale.
La lotta di classe è quindi inevitabile e va combattuta. E’ necessario opporre alla forza
del padronato la grande forza unita dei lavoratori. Per questo serve uno
strumento fondamentale che oggi manca: il sindacato di classe.
CGIL, CISL e UIL sono sindacati di regime,
le organizzazioni che più e meglio legano la classe operaia, sottoposta ai
colpi della classe dominante. Dalla seconda metà degli anni settanta, fuori e contro i sindacati di regime,
sono nati i sindacati di base che hanno rappresentato un primo passo verso un
vero sindacato di classe.
Ma in quasi
quaranta anni questo obiettivo non è stato ancora raggiunto, non è stata
superata la divisione e la concorrenza fra le diverse sigle, e questo a causa,
oltre che del sabotaggio del nemico di classe per mezzo dei sindacati di
regime, dell’opportunismo politico delle dirigenze del sindacalismo di base.
Oggi il
sacrificio di questo nostro fratello di classe non deve essere vano ma sia a
monito della necessità di una risposta comune dei sindacati di base all’aggressione
padronale!
L’unità nell’azione
di tutti i lavoratori, sia inquadrati nei sindacati di base sia mobilitati dai
sindacati di regime, è la migliore arma per smascherare il ruolo di CGIL, CISL
e UIL e per far maturare la nascita del sindacato di classe.
Ma il
sindacato può solo porre un freno allo sfruttamento. La lotta sindacale è una
palestra necessaria, ma la lotta di classe può vincere solo nel suo campo decisivo,
che è quello politico. Per questo è necessario il partito comunista
rivoluzionario, armato della necessaria teoria, del programma, della esperienza
storica. Solo conquistando il potere la classe lavoratrice internazionale potrà
distruggere il capitalismo, eliminare lo sfruttamento e fermare la guerra.
International
Communist Party
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From: Valerio Borghetti borghettivalerio@libero.it
To:
Sent:
Thursday, September 15, 2016 11:41 PM
Subject: DIFENDERE
IL DIRITTO ALLA VITA ED ALLA GIUSTIZIA
Oggi, più che mai, vogliamo ricordare le parole
scritte nel nostro cuore e nel primo comma dell’articolo 36 della Carta
Costituzionale: “Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla
quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé
e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
Ed è per questo che oggi, un altro uomo, un lavoratore
che manifestava per affermare quel sacrosanto principio di libertà e dignità,
ha perso la vita!
Ancora una volta, con la rabbia che si fatica a
reprimere, siamo qui a raccontare il nostro dolore per la morte di questa persona,
per cause legate al mondo del lavoro, che sta diventando sempre più un campo di
battaglia.
La logica del profitto rende il lavoro sempre più
precario, pericoloso, privo di diritti, calpestando, deridendo, annientando la
vita delle persone.
In un mondo (del lavoro), dove si camuffano i rapporti
di lavoro dietro cooperative, mascherando capitali ed imprenditori, spesso
senza scrupoli, morire di lavoro o per questioni ad esso legate è molto facile.
Tutti parlano di tutele ma sono soltanto vuote parole.
Chi è morto oggi manifestava per chiedere la difesa
del posto di lavoro. Mentre, per tutta risposta, ha pagato dando la propria
vita, ancora una volta, la parte più debole e indifesa.
A tutto questo ci opponiamo chiedendo chiarezza e
giustizia.
Azione Civile Gruppo Lavoro
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To:
Sent: Friday, September 16, 2016 6:16 PM
Subject: ONORE A ABD ELSALAM, OPERAIO ASSASSINATO
Onore a Abd Elsalam, operaio assassinato mentre difendeva, praticandoli,
i diritti conquistati dagli operai e dalle masse popolari con il sangue e con
le lotte dei decenni passati.
Il Capitalismo uccide e distrugge! Operai e lavoratori sovvertiamo la
società dei padroni, costruiamo la rivoluzione socialista!
Per farla finita con il capitalismo dobbiamo costruire
il socialismo. Gli operai e i lavoratori che alimentano la resistenza contro i padroni,
quelli che hanno la bandiera rossa nel cuore, quelli che non sono rassegnati,
quelli che remano contro la corrente del senso comune delle “libertà di mercato”
e dei “legittimi interessi dei padroni” possono e devono contribuire alla
costruzione della rivoluzione socialista. Noi ci rivolgiamo principalmente a
loro. I padroni non hanno riguardi e sempre meno ne avranno. Noi abbiamo da
perdere solo le catene e abbiamo un mondo da conquistare. Usiamo ogni lotta di
resistenza, ogni battaglia e ogni mobilitazione per costruire un nuovo sistema
economico e sociale, organizzato e gestito dai lavoratori.
Abd Elsalam Ahmed Eldanf è stato ucciso, schiacciato da un TIR
che ha forzato un picchetto durante uno sciopero alla GLS di Piacenza, sotto
gli occhi “distratti” delle forze di polizia (presenti per difendere gli
interessi dei padroni) e con i dirigenti dell’azienda che aizzavano l’autista.
E’ l’emblema dello stato in cui versano il paese e la società. Dimostra
concretamente come e quanto gli apparati e le istituzioni dello Stato sono al
servizio della borghesia e dei padroni.
“Nessuna protesta”, dice la Procura di Piacenza: “al
momento dell’omicidio non era in corso alcuno sciopero, si è trattato di un
incidente stradale”. Nella migliore tradizione delle cosche mafiose lancia un
messaggio trasversale, col sangue di un operaio in lotta ancora in terra, a
tutti gli operai, a tutti i lavoratori a tutte le masse popolari: “Abd Elsalam
è stato ucciso perché scioperava, ma noi non abbiamo visto niente, Abd Elsalam
è morto per una fatalità”.
Ecco la dimostrazione che non esiste (e non può esistere nella società
borghese) lo Stato al di sopra delle classi, ma esiste lo stato borghese come
strumento della lotta di classe: non esistono “i cittadini”, “l’interesse
comune”, “la legge al di sopra delle parti”; esiste lo Stato borghese, esistono
i suoi apparati, le sue istituzioni ed esiste la sua legge (in certi casi
applicata, in altri aggirata, in altri ancora violata a seconda di chi si trova
a giudicare) che sono uno strumento in mano ai ricchi, ai padroni, ai
capitalisti e al clero per combattere la loro guerra contro gli operai e le
masse popolari.
Abd Elsalam è stato ucciso perché pretendeva il
rispetto di accordi che i padroni stavano violando, il rispetto di condizioni
di lavoro e del diritto a un lavoro dignitoso.
E’ stato ucciso mentre il Jobs Act di Renzi e Marchionne mostra i suoi
frutti (licenziamenti, precarietà diffusa, ricatti); mentre è in corso la
battaglia contro la riforma della Costituzione e per l’applicazione delle sue
parti progressiste che i vertici della Repubblica Pontificia hanno sempre e
sistematicamente violato; mentre è in corso una battaglia decisiva per difendere
quanto rimane del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e per estenderlo a
tutte le categorie (nella logistica è ordinaria amministrazione che non sia
applicato).
Abd Elsalam è stato ucciso e la sua morte si aggiunge alle migliaia di chi
muore per “incidenti” sul lavoro, per il terremoto, per i continui disastri
ambientali, per la malasanità, ecc.
Questi morti sono gli effetti della sottomissione del nostro Paese alla
Comunità Internazionale degli imperialisti e ai suoi agenti locali (Renzi &
Co), artefici delle speculazioni su lavoro, ambiente e territori, dello
smantellamento della scuola e della sanità pubblica, delle privatizzazioni e
smantellamento dei servizi e delle speculazioni immobiliari che stanno portando
alla rovina milioni di persone.
Per ognuna di queste “emergenze”, si accendono altrettanti focolai di
ribellione e di lotta in tutto il paese, cresce il distacco e il disprezzo
delle masse popolari contro i padroni e le loro istituzioni.
Chiedere o pretendere che qualche anima pia della classe dominante (il Papa
o uno “più a sinistra” di Renzi) inverta il corso delle cose significa
illudersi che il boia possa essere clemente.
L’omicidio di Abd Elsalam è uno squarcio che deve
fare riflettere.
Per prima cosa sul fatto che il suo omicidio e i
tentativi di insabbiamento della procura di Piacenza non sono una dimostrazione
di forza, ma di vigliaccheria e debolezza della classe dominante. Il governo dà
mano libera a padroni grandi e piccoli e i padroni non si fanno scrupoli ad
alzare il livello dello scontro: Marchionne ha aperto la strada alla FIAT (ora
FCA) e a ruota tutti lo seguono. Ma alzare il livello dello scontro, scendere
nel campo della criminalità aperta e conclamata (preludio al terrorismo
organizzato dei padroni contro gli operai e le masse popolari) è una strada
rischiosa per la classe dominante. Scelse quella via agli inizi del secolo
scorso con il fascismo, ma l’impresa si è trasformata, nel giro di pochi anni,
in una disfatta che ha rischiato di costargli tutto.
In secondo luogo, nella lotta fra le classi, qualunque
classe dominante (storicamente superata) opprime la classe che prenderà il
suo posto alla direzione della società. E’ successo alle forze feudali che
hanno represso, oppresso e perseguitato la borghesia dalla quale sono state
soppiantate con le rivoluzioni borghesi; succede con la borghesia imperialista
che perseguita, opprime e reprime la classe operaia che la soppianterà con la
rivoluzione socialista.
I tempi che viviamo sono quelli in cui la classe operaia è chiamata a
sovvertire l’ordine borghese, imporre un suo ordine e costruire una società
nuova e superiore. O questa strada si schiude, e i comunisti hanno il compito
di schiuderla, perseguirla, percorrerla farla percorrere agli operai e al resto
delle masse popolari organizzate, oppure la classe dominante porterà il paese
alla guerra: guerra fra poveri e guerra fra stati e paesi.
In terzo luogo, le lotte per rivendicare migliori
condizioni di vita e di lavoro sono legittime, giuste e necessarie, ma dobbiamo
considerare che i loro risultati sono parziali e transitori: se gli operai non
instaurano il socialismo i padroni torneranno sistematicamente alla carica per
riprendersi quello che avevano dovuto cedere, per riprendersi anche gli
interessi. Questa è la storia delle lotte rivendicative e della lotta di classe
in Italia negli ultimi 50 anni, l’inversione di rotta fu inaugurata
ufficialmente da Giorgio Benvenuto (segretario generale della UIL) negli anni ‘70
del secolo scorso “è arrivato il momento in cui gli operai devono restituire
una parte di quello che hanno conquistato”.
Occorre costruire l’alternativa al capitalismo,
il socialismo.
Onore a Abd Elsalam, assassinato mentre difendeva, praticandoli, i diritti
conquistati con le lotte dei decenni passati. Per onorare il suo contributo
alla lotta di classe, per combattere la stessa lotta, operai e lavoratori in
tutte le parti d’Italia e di diverse organizzazioni sindacali si sono
mobilitati, si stanno mobilitando e continueranno a farlo. La sua generosità e
la sua solidarietà siano di esempio affinché in ogni azienda privata si
costituiscano organizzazioni operaie che si occupano dell’azienda (con lotte
rivendicative e imparando a gestire senza il padrone i processi di produzione)
e che escono dall’azienda (lotta politica, far valere l’organizzazione, l’esperienza
di lotta, il prestigio e il peso della classe operaia anche fuori) per
costruire, indipendentemente dalle tessere sindacali, una rete di solidarietà e
iniziativa comune con le mille forme di organizzazione che le masse popolari
promuovono nei territori.
Occuparsi dell’azienda e uscire dall’azienda è il primo passo nel processo
di costruzione dal basso del nuovo potere per far valere ciò che è legittimo
per gli interessi delle masse popolari, anche se per le autorità e le
istituzioni della classe dominante è illegale.
E’ la base materiale per imporre ai vertici della Repubblica Pontificia un
governo di emergenza della classe operaia e delle masse popolari organizzate
(il Governo di Blocco Popolare) e avanzare nella costruzione della rivoluzione
socialista.
Partito dei Comitati
di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo
Via Tanaro, 7
20128 Milano
telefono e fax; 02 26 30 64 54
e-mail: carc@riseup.net
sito: www.carc.it
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From: Clash
City Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent: Sunday, September 18, 2016
11:49 AM
Subject: PIACENZA: FACCHINO
GLS TRAVOLTO E UCCISO DURANTE LO SCIOPERO
Stamattina
appena svegli abbiamo appreso una terribile notizia: un operaio, durante un picchetto fuori alla GLS di Piacenza, è stato
travolto e ucciso da un TIR che voleva forzare il blocco.
Una
morte che ci fa rabbia perché mostra plasticamente cosa conti davvero per chi
comanda: il profitto. Un obiettivo che viene prima di ogni cosa: che ci
chiede di essere flessibili, di lavorare la notte, i festivi, a chiamata, di
essere più produttivi, di lavorare 20 ore di cui la metà non retribuite (situazione
piuttosto diffusa proprio nei magazzini della logistica), che spinge il governo
Renzi a ridurre i poteri delle ispezioni INAIL e sostituire le regole sulla
sicurezza con delle semplici autocertificazioni da parte dell’azienda. Quella
sete di profitto che arriva a schiacciare le persone, se queste si organizzano
per difendere quel briciolo di diritti che ci sono rimasti sui posti di lavoro.
E’
quello che è successo questa notte ad un operaio egiziano di 53 anni,
Abdesselem el Danaf, che stava scioperando insieme ai colleghi davanti alla
Seam di Piacenza, azienda in appalto alla GLS, uno dei colossi della logistica
dove le lotte di questi anni hanno dimostrato il contrasto insanabile tra gli
interessi di multinazionali sempre più ricche e quelli di lavoratori sempre più
sfruttati. Ma anche dove tanti lavoratori si son organizzati per rispondere a
questa situazione, per strappare condizioni di lavoro più umane.
La
situazione della GLS è comune a tante aziende e cooperative che si occupano di
logistica, ma purtroppo anche a tante altre aziende, fabbriche: i lavoratori stavano protestando per la regolarizzazione di 13 contratti.
Contratti che sarebbero già dovuti essere regolarizzati ma, ovviamente, i
padroni sono venuti meno agli accordi.
Per
questo ieri USB aveva indetto un’assemblea tra tutti i lavoratori per discutere
del mancato rispetto degli accordi raggiunti a maggio sul reintegro dei
lavoratori a termine. A causa dello scorretto atteggiamento della Seam, i
lavoratori hanno deciso di entrare immediatamente in sciopero, bloccando l’ingresso
dello stabilimento piacentino. Come abbiamo spesso visto in queste occasioni la
tensione è palpabile, perché gli scioperi nella logistica fanno male ai
padroni, toccano direttamente le loro tasche. Quante volte abbiamo visto queste
scene? La lunghissima fila di camion fermi all’ingresso. Le provocazioni dei
crumiri vicini all’azienda e gli incitamenti agli autisti a forzare i blocchi,
le grida “schiacciali, schiacciali”.
Tante
volte è andata bene. Talvolta si è scampata la tragedia per un soffio, come
accaduto ai mercati generali di Torino dove l’anno scorso una solidale finì all’ospedale
investita da un furgoncino. Questa volta purtroppo la tragedia si è verificata.
Come riferisce il comunicato dell’USB, il camionista è stato a lungo incitato
da un responsabile vicino all’azienda che lo spronava: “Vai, vai”. Così alla
fine il TIR ha investito il lavoratore che è deceduto e le forze dell’ordine
hanno salvato il camionista dal linciaggio degli altri facchini.
Una
morte che aggiungiamo alle migliaia che ogni giorno perdono la vita sul lavoro
perché i padroni vogliono risparmiare sulla sicurezza, sulla prevenzione,
vogliono imporre ritmi insostenibili.
Ma
questa volta ci fa anche più male perché quel lavoratore è stato ucciso proprio
mentre stava lottando per cambiare questa situazione, per ottenere condizioni
di lavoro più dignitose. Per questo l’hanno ucciso. Perché il profitto di
padroni e multinazionali non è compatibile con il rispetto della vita delle
persone. Perché vale più il loro guadagno della vita umana. Ma è veramente
possibile vivere in un costante clima di terrore, violenza fisica e psicologica
solo perché si chiede il rispetto dei propri diritti? E’ possibile morire
perché si pretende un lavoro dignitoso?
Come
questa notte hanno gridato i facchini di Piacenza “ammazzateci tutti”, e anche
se lo state già facendo con i limiti al diritto di sciopero, gli stipendi da
fame, i carichi di lavoro insostenibili noi e nessuno mai si lascerà intimidire
o fermare.
Tutta la
nostra solidarietà ai compagni di Piacenza, alla famiglia del compagno travolto
e a tutti quelli che quotidianamente e coraggiosamente resistono e lottano!
Intanto
alle 11 di questa mattina USB ha annunciato una conferenza stampa a Piacenza,
mentre anche gli altri sindacati presenti nel settore della logistica, SiCobas
e ADLCobas, hanno annunciato che nella giornata di oggi organizzeranno
iniziative di solidarietà e sostegno al lavoratore, alla famiglia ed a tutti i
facchini piacentini.
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From:
Assemblea 29 giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Friday,
September 09, 2016 7:34 AM
Subject: SULLA
CARTA DE “IL MONDO
CHE VORREI” E SUL PROCESSO PER LA STRAGE DI VIAREGGIO
Viareggio.
Mercoledì 7
settembre, anche il Comune di Camaiore (LU) ha approvato il documento dell’Associazione
dei familiari “Il Mondo che vorrei”. Ad oggi, tutti i comuni della Versilia lo
hanno sottoscritto. Il 30 giugno 2016, giorno successivo al 7° anniversario
della strage ferroviaria, il comune di Forte dei Marmi è stato il primo a
metterlo in votazione e ad approvarlo. Poi sono seguiti gli altri.
L’amministrazione
comunale di Viareggio non ha seguito il loro esempio. In 38 giorni non ha
trovato il tempo per farlo; doveva approfondirlo... e sicuramente doveva
pensare ad altro.
Ogni commento su questa assurda “negligenza” è puramente superfluo.
Ogni commento su questa assurda “negligenza” è puramente superfluo.
A seguire il
volantino diffuso in 3.000 copie alla festa de “Il Fatto Quotidiano” tenuta dal
2 al 4 settembre in Versiliana a Marina di Pietrasanta. Nei tre giorni è stata
esposta anche la mostra “Incancellabile”.
Le udienze
processuali riprendono lunedì 12 settembre alle 9:30 a Lucca (Polo fieristico,
località Sorbana). Proseguono il 14 ed il 15 settembre per le requisitorie dei
Pubblici Ministeri. E avanti sino a fine ottobre con gli avvocati di parte
civile, gli avvocati degli imputati, la sentenza (prevista per fine
ottobre-primi di novembre).
Le
parole sono sempre le stesse, sempre i soliti convenevoli, poi quando c’è da
operare si nascondono, non rispondono o indugiano. Sono consapevoli che le
persone si stancano e dimenticano, sono certi che il tempo gioca a loro favore.
L’abbiamo
scritto per gli ultimi tragici fatti accaduti in Italia. Abbiamo visto i soliti
riti di ordinanza e di pura formalità, l’abbiamo scritto perché noi l’abbiamo
Già vissuto il 29 giugno 2009 e lo viviamo ancora oggi.
Il
Mondo che Vorrei non può impedire tragedie come San Giuliano di Puglia,
Casalecchio di Reno, Moby Prince, L’Aquila, Modena, Tyssen Krupp, Genova,
Andria e Corato, Viareggio e Amatrice.
Noi
non siamo Amministratori Delegati, Dirigenti, Ministri, Presidenti del
Consiglio, siamo Padri, Madri, Sorelle, Fratelli, Nonni, Nonne e Zii e come
tali possiamo solo decidere di non delegare.
Come
possiamo dare in mano la nostra speranza, la nostra vita a chi non riesce o non
vuole conoscere, capire, approfondire e studiare ciò che è avvenuto a
Viareggio.
Come
possiamo affidare le nostre aspettative a chi davanti ad una telecamera si
dimostra solidale e poi quando deve decidere ed essere veramente efficace all’interno
delle istituzioni o deve prendere la responsabilità Morale e Politica si tira
indietro.
Noi
lo abbiamo deciso per noi stessi, sulla strage di Viareggio non possiamo e non
vogliamo delegare.
Sette
anni di studi con avvocati, sette anni di processo (oltre 100 udienze), sette
anni di confronti con i nostri periti, sette anni dove abbiamo dovuto
incontrare e raccontare il nostro dolore a istituzioni Presidenti, Ministri, Senatori
e Onorevoli. Sette anni dove ancora aspettiamo la VERITA’ e la GIUSTIZIA in un’aula di
Tribunale e tutto questo lo abbiamo scritto in un documento la “CARTA” de IL
MONDO CHE VORREI. (riportato a seguire)
L’abbiamo
presentata a Viareggio al Consiglio Comunale aperto il 9 giugno 2016 e chi ha
voluto dimostrare concretamente che sulla pelle bruciata delle 32 vittime non
si può continuare a prendere in giro i familiari e che il dolore e la verità
non si possono eludere, lo ha fatto senza giri di parole sottoscrivendo il
nostro documento:
-
Comitato
Nazionale “Noi Non Dimentichiamo”: sottoscritta
-
Regione
Toscana: sottoscritta e approvata all’unanimità
-
Provincia
di Lucca: sottoscritta e approvata all’unanimità
-
Diocesi
di Lucca: sottoscritta
-
Comune
di Forte Dei Marmi: sottoscritta e approvata all’unanimità
-
Comune
di Seravezzza: sottoscritta e approvata all’unanimità
-
Comune
di Stazzema: sottoscritta e approvata all’unanimità
-
Comune
di Massarosa: sottoscritta e approvata all’unanimità
-
Comune
di Pietrasanta: sottoscritta e approvata all’unanimità
All’appello
manca il nostro Comune, questo ferisce noi familiari, ferisce nuovamente una
città intera.
Siamo
certi chi nuovamente sarà alla guida della città saprà sanare questa nuova
ferita, ci aspettiamo che la prossima amministrazione avrà il coraggio e l’onesta
di votare come prima mozione del suo incarico il nostro documento.
Vogliamo
ricordare che il Processo sulla sicurezza delle Ferrovie Italiane e sui
controlli del trasporto di merci pericolose, dove lo stato Italiano si è
defilato accettando i soldi delle assicurazioni rinunciando alla costituzione
di parte civile, è ancora in corso e ad oggi non si è ancora chiuso il primo
grado.
Tuttavia
a causa della legge italiana a Febbraio 2017 due dei cinque reati l’incendio
colposo e le lesioni colpose andranno in PRESCRIZIONE.
I
familiari coinvolti a causa dell’imperizia, della negligenza e dell’incuria
dell’uomo, non ci stanno. Noi non accettiamo che si eluda la responsabilità e
la verità, per noi è disumano che; Uomini, Donne, Ragazzi, Ragazze e Bambini
bruciati vivi nella sicurezza delle proprie case siano nuovamente uccisi con
una legge fatta dagli uomini. E se gli uomini hanno la volontà, come tali
possono cambiarla.
IL
MONDO CHE VORREI ONLUS e ASSEMBLEA 29 GIUGNO
CARTA
ASSOCIAZIONE IL MONDO CHE VORREI O.N.L.U.S.
Ormai da sette anni noi tutti aspettiamo la verità
processuale.
Nel fare nostre le parole pronunciate dal Presidente
della Repubblica nell’incontro avuto il 24 settembre 2015 con i rappresentanti
dell’Associazione “Il Mondo che Vorrei ONLUS” “per Viareggio ci deve essere
giustizia e verità e chi ha sbagliato dovrà essere condannato”, anche noi
pretendiamo verità, giustizia e sicurezza.
Riteniamo:
-
disumano
non ascoltare il perenne dolore dei familiari delle Vittime;
-
inammissibile
non fare alcunché per il “NO alla prescrizione per Viareggio”;
-
inaccettabile
non farsi carico, da parte di chi rappresenta le Istituzioni, delle indicazioni
del capo dello Stato.
Intendiamo e vogliamo
adoperarci, con tutte le forze e le energie, affinché:
-
i
reati per il procedimento in corso non cadano in prescrizione;
-
ai
manager e agli amministratori delegati di aziende pubbliche sia imposta per
Statuto la rinuncia alla prescrizione.
E’ per noi immorale che, chi accusato di gravi
responsabilità in un processo come quello di Viareggio, già alla 92a udienza
dal giorno dell’immane tragedia, abbia continuato a ricoprire ruoli apicali di
responsabilità e gestione della cosa pubblica (da Moretti ad Elia, da Soprano a
Margarita...).
Ne chiediamo, pertanto, le immediate dimissioni con
sospensione dai loro incarichi pubblici e statali.
Come
primi cittadini, in qualità di responsabili per la sicurezza e la salute dei
nostri concittadini, nella giurisdizione di nostra competenza:
-
vogliamo
essere messi a conoscenza della documentazione sulla valutazione del rischio
del trasporto di merci pericolose su ferrovia, quale forma elementare di
garanzia e prevenzione della sicurezza e della salute di ogni comunità.
A
seguito del disastro ferroviario del 29 giugno 2009 e dalle testimonianze rese
dai Vigili del Fuoco del comando di Viareggio e vista la casualità con la quale
è stato rilevata la sostanza trasportata in quella notte:
-
pretendiamo
che i presìdi atti al pronto intervento, come Vigili del Fuoco e Protezione
Civile, siano preventivamente informati ed avvisati su orari, tempi, modalità e
materiali trasportati nella tratta ferroviaria del Comune di nostra competenza,
a tutela ed a garanzia della sicurezza e della salute della nostra comunità.
Facciamo
nostre le proposte-raccomandazioni che la Commissione della
Direzione generale per le investigazioni ferroviarie del Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti ha elaborato il 12 maggio 2012 e il 31 maggio 2013 a seguito del disastro
ferroviario di Viareggio, pretendendo che queste proposte siano, assieme alle
altre, istituite dalle Ferrovie come procedure obbligatorie per la necessaria
prevenzione e protezione.
Riaffermiamo
la reintegrazione immediata del ferroviere Riccardo Antonini, licenziato il 7
novembre 2011 per essere stato a fianco dei familiari delle 32 Vittime ed
essersi messo a disposizione, gratuitamente, come loro consulente nella ricerca
della verità e per garantire quella sicurezza che avrebbe evitato la strage
ferroviaria del 29 giugno 2009. Essendo, tra l’altro, consapevoli e coscienti
che il licenziamento di Riccardo Antonini è strettamente ed indissolubilmente
legato alla tragica notte del 29 giugno 2009.
IL MONDO CHE VORREI ONLUS VIAREGGIO
ASSOCIAZIONE
FAMILIARI VITTIME 29 GIUGNO VIAREGGIO
CODICE
FISCALE 91039790463
Sito web: www.ilmondochevorreiviareggio.it
Facebook: ilmondochevorrei Onlus
Viareggio
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From:
AIEA Valbasento info@associazioneespostiamiantovalbasento.it
To:
Sent:
Friday, September 09, 2016 12:16 PM
Subject: CONFERENZA
STAMPA PER LA
COSTITUZIONE DELLA NUOVA SEZIONE AIEA A POMPEI, SALERNO ED
AVELLINO.
COMUNICATO STAMPA
Mercoledì 7 settembre presso la sala stampa dell’ordine dei giornalisti
di Avellino si è tenuta la conferenza stampa per presentare la nuova sezione
territoriale dell’Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) di Pompei,
Salerno ed Avellino.
La conferenza si è svolta in un clima sereno e costruttivo anche con la
presenza di esponenti nazionali di Medicina Democratica, che hanno lodato l’iniziativa
degli ex dipendenti dell’Isochimica di Avellino.
Il vice presidente nazionale Mario Murgia, ha illustrato le linee
generali dell’AIEA, l’attività svolta dalla sezione della Sardegna e dalla
sezione di Matera.
In particolare Mario Murgia ha insistito sulla importanza della
Sorveglianza Sanitaria degli ex esposti all’amianto dipendenti dell’Isochimica
e dei loro familiari. Lo stesso, ricordando la presenza di 3 casi di
mesotelioma, di 2 casi di cancro alla laringe e della vasta presenza di placche
pleuriche ha stimolato i responsabili della nuova sezione e dei medici presenti
ad approfondire la verifica dell’iscrizione di tutti i lavoratori della
Isochimica nel Registro regionale RENAM COR della Campania.
Murgia ha illustrato l’importanza di una banca dati riguardante tutti i
casi di malattia professionale funzionale ad una corretta informazione
riguardante il territorio e l’importanza della stampa quale mezzo di pressione
anche nei confronti delle locali enti ed istituzioni.
Nella stessa conferenza stampa sono intervenuti i responsabili locali i
quali rifiutando il ruolo di vittime ancora persistente e partendo dai
nefasti eventi che hanno vissuto, hanno insistito nel futuro proprio impegno
perché temono che le proprie energie potrebbero arrestarsi senza lasciare alcuna
traccia del percorso intrapreso.
Essi hanno sottolineato la volontà di ottenere il completo riconoscimento
dei propri diritti in qualità di “Contaminati da amianto”, richiederanno di
potersi costituire parte civile nel procedimento penale che si aprirà il 9
dicembre 2016 con la speranza di ottenere giustizia.
Essi hanno ricordato di aver bonificato oltre 3.000 vagoni ferroviari per
le ferrovie dello Stato italiano senza alcuna informazioni sui rischi che
correvano, questo è un aspetto che li fa sentire molto provati sia nel fisico
che nello spirito e chiedono allo Stato rispetto e dignità per loro e per i
loro familiari.
Essi chiedono fermamente l’applicazione di quanto espressamente previsto
nella legge di stabilità del 2016 e condividono pienamente il ricorso al TAR
presentato dall’avv. Francesco Migliarotti, per l’annullamento e la sospensione
dell’efficacia del decreto del Ministero del Lavoro e del Ministero dello
Sviluppo Economico del 29 aprile 2016.
AIEA vice presidente nazionale
Mario Murgia
AIEA Salerno Avellino Pompei
Michele
Aversa
ESTRATTO RICORSO TAR DEL LAZIO
I lavoratori
della Isochimica, tutti ammalati a causa della prolungata esposizione all’amianto,
dopo un forte interessamento della Politica sono riusciti ad ottenere in via
legislativa un riconoscimento della propria situazione per un accompagnamento
alla pensione in deroga alla legge Fornero.
Detto
riconoscimento è intervenuto nell’ambito della legge di stabilità del 2015 e di
quella del 2016. Sono occorse due leggi finanziarie perché con la prima nessun
lavoratore Isochimica avrebbe potuto beneficiare di un accompagnamento alla
pensione in deroga alla legge Fornero.
La seconda
legge finanziaria ha demandato la concreta attuazione della norma ad un decreto
del ministero delle politiche sociali che, intervenuto in data 10/06/16, ha
sovvertito la spirito e la finalità della norma.
La legge
prevede che gli ammalati debbano essere accompagnati alla pensione in quanto la
malattia è incompatibile con l’attività lavorativa.
Ebbene il
Ministero ha previsto che solo i disoccupati possano beneficiare della norma.
Ciò sta a significare che gli “occupati” anch’essi ammalati del medesimo male
come i “disoccupati”, devono essere doppiamente puniti.
Ancora
vengono introdotte soglie in base alle quali solo gli ammalati con circa 32
anni di servizio possono beneficiare della norma e non anche gli ammalati che
hanno meno contributi.
Il
Ministero, con un vero e proprio colpo di spugna, ha peggiorato la situazione
riportandola all’indomani della prima legge finanziaria che escludeva tutti i
lavoratori dai benefici, noncurante del fatto che lo stesso legislatore della
prima finanziaria aveva superato quelle criticità con la seconda.
Per tale
ragione l’AIEA, di concerto con alcuni lavoratori, ha deciso di impugnare
innanzi al TAR del Lazio il decreto del Ministero.
---------------------
To:
Sent:
Wednesday, September 14, 2016 9:23 AM
Subject: NUOVE
PUBBLICAZIONI DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’
Il Settore
Attività Editoriali dell’Istituto Superiore di Sanità segnala che sono disponibile
online.
RAPPORTO ISTISAN 16/21
1°
Simposio internazionale. Nuove strategie per gli interventi di prevenzione
dello stress da lavoro. Sassari-Alghero, 8-10 luglio 2015. Atti.
Giuliana
Solinas, Anna De Santi, Salvatore Fadda, Gianfranco Scano e Giulia Abis
2016.
2016.
I riassunti e il testo completo sono
accessibili da:
Attivando i segnalibri è possibile
navigare nel documento.
RAPPORTI ISTISAN 16/22
Sistema
informativo nazionale per la sorveglianza delle esposizioni pericolose e delle
intossicazioni: casi rilevati nel 2012. Settimo rapporto annuale.
Laura
Settimi, Franca Davanzo, Elisabetta Urbani, Felice Giordano, Luciana Cossa
2016.
2016.
I riassunti e il testo completo sono
accessibili da:
Attivando i segnalibri è possibile
navigare nel documento.
Pubblicazioni
Istituto Superiore di Sanità
Settore Attività Editoriali
Viale Regina Elena 299
00161 Roma
telefono 06 49 90 22 60
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From: Unione
Sindacale di Base Ospedale Gaslini ospedalegaslini.sanita@usb.it
To:
Sent:
Wednesday, September 14, 2016 10:57 AM
Subject:
SINDACATI CONFEDERALI COMPLICI DELLA SITUAZIONE IN CUI VERSA L’ISTITUTO GASLINI
COMUNICATO STAMPA USB OSPEDALE GASLINI
SINDACATI CONFEDERALI COMPLICI DELLA SITUAZIONE IN CUI
VERSA L’ISTITUTO GASLINI
Abbiamo letto con rammarico il comunicato
stampa a nome CGIL e UIL Gaslini su Repubblica di domenica 11 settembre e ci
siamo sentiti in dovere di rispondere e chiarire la situazione che sta
affrontando l’Istituto Gaslini, della quale i sindacati così detti “complici” o
“firmaioli”, termine utilizzato a livello nazionale per definirli, ne sono la
causa insieme a un’amministrazione sorda alle richieste dei lavoratori.
Classe sindacale che ormai da tempo ha
rinunciato a lottare per la tutela dei diritti dei lavoratori, diventando
sindacato di servizi, broker assicurativi o spacciatori di fondi pensioni i cui
vertici sono occupati da i loro dirigenti.
Sindacati corrotti passati dalla parte del
potere politico o aziendale di turno, basta guardare le firme sui vari
contratti e riforme proposte dal governo nei diversi settori del pubblico
impiego e del lavoro privato per capire, basta guardare l’immobilita nel
proporre una seria contrapposizione, con manifestazioni o scioperi di protesta
che ormai non superano le 3 ore di lavoro.
In questo panorama l’Istituto Gaslini non
fa eccezione, stesse dinamiche e stessi atteggiamenti portati avanti ormai da
anni.
Nonostante questo, abbiamo cercato fin
dall’inizio dell’elezione della nuova RSU di collaborare per il bene comune,
senza partire con pregiudizi dettati da quello che succede a livello nazionale,
proponendo azioni forti che potessero contrapporsi ai dictact aziendali, ma
purtroppo nulla di tutto questo è accaduto.
L’unica cosa che siamo riusciti a
estrapolare a questa RSU è stato un comunicato stampa congiunto per la carenza
di personale e altre criticità, minacciando di chiedere le dimissioni del
coordinatore RSU CGIL.
Comunicato che recitava: “Comunichiamo già
fin da ora che se alle nostre richieste non faranno seguito iniziative concrete
sarà inevitabile arrivare all’apertura di una vertenza sindacale con la
dichiarazione dello stato di agitazione del personale e la predisposizione
delle relative forme di lotta da mettere in campo”.
Inutile dire che niente di tutto questo è
avvenuto, l’amministrazione ha continuato imperterrita nei suoi piani, le altre
sigle sindacali sono rimaste a guardare e noi ci siamo ritrovati nuovamente
soli a denunciare le criticità dell’Istituto, con comunicati stampa e presidi
contro la carenza di personale, contro la continua esternalizzazione dei
servizi interni, lo sfruttamento dei lavoratori delle ditte in appalto e la
svendita del patrimonio dell’Istituto.
In fine, un comunicato stampa sulla nostra
contrarietà al nuovo piano strategico dell’Istituto, al quale, a differenza
degli altri sindacati, invitati “selezionati” come noi a presenziare in Regione
all’evento, abbiamo risposto declinando l’invito con un comunicato molto duro,
che chiarisce una volta per tutte la nostra posizione e riassume il nostro
pensiero su una politica che vuole privatizzare la sanità pubblica e su una
casta sindacale, diventati ormai semplici notai delle volontà dirigenziali.
Come delegati RSU USB Gaslini continueremo
a batterci a muso duro in questa realtà decadente, diventando la vera alternativa
contro queste piccole lobby di potere, proponendo fin da subito, nel prossimo
incontro RSU, la nostra richiesta irrevocabile di dimissioni del coordinatore
RSU CGIL, per porre così fine a questa presa in giro, continuando da soli, come
delegati RSU a denunciare le diverse criticità presenti, come la carenze di
personale e di sicurezza sul posto di lavoro, collaborando con associazioni,
forze politiche e chiunque stia a cuore le sorti di questo Istituto attivandoci
con ogni forma di lotta per tutelare i lavoratori a livello regionale e
nazionale con iniziative come il prossimo convegno regionale intitolato “La Sanità che vogliamo” in
vista dello sciopero generale del 21 ottobre contro le politiche del governo
Renzi dettate dall’unione europea.
Per l’occupazione, il lavoro e lo
stato sociale!!!
Per una sanità pubblica!!!
Ariel Acevedo
Dirigente USB Pubblico Impiego
Coordinamento nazionale USB sanità
Delegato RSU Istituto Gaslini
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From: Carlo Soricelli
carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Friday,
September 16, 2016 9:29 AM
Subject: SONO 100
I GUIDATORI DI TRATTORI RIMASTI SCHIACCIATI SOTTO IL MEZZO DALL’INIZIO DELL’ANNO
E 100! Sono
l’incredibile numero di 100 i guidatori di trattori rimasti schiacciati sotto
il mezzo dall’inizio dell’anno nell’indifferenza della politica.
Il Ministro
Martina lo vediamo sempre ad inaugurare manifestazioni agroalimentari. E la
vita di chi lavora la terra? Tutti gli anni oltre il 30% delle morti per infortuni
sui luoghi di lavoro sono in agricoltura.
AIUTIAMO NOI
CITTADINI DI BUONA VOLONTA’ A SENSIBILIZZARE SU QUESTE TRAGEDIE.
La politica
non lo fa e non mette a disposizione risorse per queste tragedie. A morire con
questo mezzo sono lavoratori dai vent’anni a ottantacinque. ma mi chiedo, a
cosa servono il Governo e il Parlamento se non si occupano di queste cose.
Complessivamente
dall’inizio dell’anno sono morti per infortuni oltre 900 lavoratori. Di questi
ben 462 sui luoghi di lavoro: gli altri sulle strade e in itinere che per lo
Stato sono a tutti gli effetti morti sul lavoro. Se in regola.
Non
dimentichiamoci poi di tutti i lavoratori che muoiono sulle strade e che
lavorano in nero. in tanti dal sud al centro-nord e viceversa.
Chiedo ai
media di occuparsi ancora una volta di queste tragedie. Ogni trasmissione
televisiva, radiofonica, di siti Internet che se ne occupano, possono aiutare a
sensibilizzare i guidatori dei trattori e i loro familiari.
Ma non
dimentichiamoci anche degli altri lavoratori che muoiono lavorando. Un giovane
di 21 anni è morto ieri nella provincia di Parma schiacciato da un escavatore
che guidava. Luigi Pusca di 60 anni è morto a Tarvisio schiacciato dallo stesso
mezzo. Il centesimo agricoltore morto dall’inizio dell’anno si chiamava
Filiberto Salemme di 72 anni e la tragedia nella provincia dell’Aquila.
Io trascorro
come volontario diverse ore al giorno a monitorare queste tragedie, trascurando
le mie passioni e la famiglia: tu non hai cinque minuti di tempo per parlare di
queste morti con chi conosci?
Carlo
Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
---------------------
To:
Sent: Saturday, September 17, 2016 10:05 PM
Subject: A PROCESSO VERTICI UIL: “CROCIERE
E GIOIELLI CON I SOLDI DEL SINDACATO”
ACCUSE AL SEGRETARIO
BARBAGALLO E AL SUO PREDECESSORE ANGELETTI
“I DUE VIAGGI NEI MARI D’EUROPA
SONO COSTATI 16.000 EURO CIASCUNO”
Questa “brutta notizia” pubblicata ieri dal
quotidiano on line, La
Repubblica, apre degli inquietanti interrogativi sul ruolo
del sindacato “istituzionalizzato”.
Come lavoratori siamo già
consapevoli di queste “anomalie”
(perché testimoni diretti delle distorsioni nell’operato e nelle scelte dei
vertici sindacali in questi ultimi anni) che contribuiscono ai continui
peggioramenti in atto nel mondo del lavoro.
Tuttavia, ferma restando
la presunzione di innocenza per gli interessati, riteniamo necessario
stigmatizzare le dinamiche all’interno di alcuni “apparati” sindacali, poiché la vicenda non riguarda affatto
solo gli iscritti alla UIL, né solo i lavoratori dipendenti.
Sono proprio questi gravi episodi, oggi al
vaglio della Magistratura, che in qualche modo spiegano le pessime scelte
di politica sindacale, quali contratti e accordi a perdere, tesseramenti poco
trasparenti, creando forti dubbi anche sulle varie modalità di finanziamento “indiretto”, come CAAF, patronati,
partecipazione a enti bilaterali, fondi previdenziali, assicurativi, ecc.
Di fronte a queste notizie appare chiaro come
gli obbiettivi sindacali primari, ovvero la tutela e il miglioramento delle
condizioni di lavoro di milioni di cittadini, abbiano progressivamente lasciato
sempre più spazio a comportamenti individuali inqualificabili che stanno
determinando una pericolosa decadenza del sindacato, proprio in un periodo
storico in cui esiste una necessità impellente del sindacato (quello vero,
sano, onesto, trasparente e democratico), a tutela dei “lavoro” e che
rappresenti un fattore di riequilibrio nei rapporti economici nell’interesse
non soltanto dei lavoratori, ma dell’intera società.
Da La Repubblica
ROMA, 16 settembre 2016
In crociera con i
soldi della UIL. E’ l’accusa di cui devono rispondere il Segretario Nazionale Carmelo Barbagallo e il suo predecessore Luigi Angeletti: i due sono infatti imputati per concorso
in appropriazione indebita con altri sei esponenti di spicco del sindacato. Ma
non è tutto, perché i Pubblici Ministeri Stefano Pesci e Paolo Marinaro
sostengono che, tra il marzo del 2010 e il maggio del 2012, i soldi della UIL
siano stati spesi anche per l’acquisto di gioielli da Swarovski per oltre 7.000
euro e un soggiorno al “California Camping Village”, in Toscana.
Con Barbagallo e Angeletti si trovano a processo numerosi altri dirigenti
della UIL: Goffredo Patriarca, Giuseppe
Caronia, Romano Bellissima, Salvatore Bosco, Luigi Simeone e Ubaldo Conti.
A inchiodarli ci sono i movimenti bancari. Che rivelano anche le curiose
motivazioni con cui le vacanze sono state contabilizzate: la causale che ha
permesso di sbloccare i 16.456 euro indispensabili per finanziare la vacanza di
Angeletti e Barbagallo dava questa indicazione: “Contributo per progetto
condiviso”. Proprio così veniva spiegato, il 22 marzo del 2010, dal conto
corrente di UIL Trasporti, UIL
Pensionati e UIL Pubblica amministrazione il bonifico a favore di Costa
Crociere.
Angeletti, allora segretario nazionale, e Barbagallo al vertice del
confederale UIL si sono poi imbarcati con altri tre sindacalisti, Salvatore
Bosco, Romano Bellissima e i “rispettivi accompagnatori”, come si legge nel
capo d’imputazione, per la crociera “Costa Atlantica, Terra dei Vichinghi”. Ma
non è l’unica vacanza che i due segretari si sarebbero concessi a spese del
sindacato.
Gli inquirenti,
infatti, contestano un altro episodio. Un viaggio con le stesse persone e
modalità del precedente, del costo di 16.000 euro pagato il 27 maggio del 2011.
Questa volta il gruppo si è imbarcato sulla “Costa Favolosa”, una nave
extralusso con cinema, casinò, spa, discoteca, shopping center e teatro. Dal
capo d’imputazione non emerge in quale delle 1.508 cabine abbiano soggiornato
Barbagallo, Angeletti e compagni. Non meno lussuosa è la “Costa Deliziosa”,
nave in cui sono saliti a bordo altri sindacalisti UIL per un viaggio nei mari
dell’Europa del nord dal valore totale di 16.000 euro.
Le accuse di spese
indebite della Procura contro i vertici del sindacato guidato da Barbagallo non
si fermano unicamente alle crociere. A dicembre del 2010 sarebbe partito un
altro pagamento, una sorta di regalo di un sindacalista a favore di un collega,
sempre coi soldi della UIL. In pratica Goffredo Patriarca, all’epoca dei fatti
tesoriere della sezione trasporti, si sarebbe “appropriato della somma di 2.900
euro” - emerge dal capo d’imputazione - “per pagare un soggiorno a Ubaldo Conti”.
La vacanza in questione (“California camping village” a Marina di Montalto, per
due settimane ad agosto del 2010) Conti non l’avrebbe però passata da solo. Con
lui anche la madre e il nipote spesati dal sindacato.
Ma gli acquisti,
forse più singolari, sono quelli effettuati da Swarovsky. Patriarca con la
carta di credito di UIL Trasporti, sostengono i Pubblici Ministeri Pesci e
Marinaro, si sarebbe concesso 4 acquisti nella nota gioielleria. In un caso avrebbe
speso 2.800 euro, in un altro 1.700, e poi ancora 1.935 e l’ultima volta 630
euro. Acquisti non da poco, tutti effettuati tra gennaio e settembre del 2011 e
sempre nello stesso negozio a Roma.
La prima udienza del
processo si è tenuta ieri di fronte al Giudice Marco Genna, della Nona Sezione Penale
del Tribunale capitolino, e al Pubblico Ministero Cinzia De Aglio.
---------------------
To:
Sent: Sunday,
September 18, 2016 7:52 PM
Subject: STRAGE
VIAREGGIO: IL BOLLETTINO PREZZI DELLA ‘MACELLERIA FERROVIARIA’, LA PROCURA ACCUSA L’AGENZIA
EUROPEA
Da Il Tirreno
DISASTRO FERROVIARIO: IL PROCESSO
di Donatella
Francesco
Polo fieristico di Lucca, l’argomento sul
tavolo è il dispositivo chiamato detettore anti svio. Che l’ERA (Agenzia
europea per la sicurezza ferroviaria)
non ha ancora oggi dichiarato obbligatorio sui carri che trasportano merci
pericolose. Installare o meno il sistema che si accorge che il treno sta
deragliando e ne arresta la marcia è ancora lasciato all’adozione volontaria
delle singole imprese ferroviarie.
Con buona pace della task force che la
stessa ERA ha mandato in giro tra Europa ed Italia un attimo dopo le immagini
di Viareggio in fiamme a fare il giro del mondo. Salvo poi diventare, in questi
sette anni, le più scomode da mostrare e raccontare, tanto che mai processo di tali dimensioni fu così nascosto agli occhi
dell’opinione pubblica.
L’ERA non ha mai scelto. Ma nella tabella
da macelleria, come ha voluto sottolineare il Pubblico Ministero, ci sono i prezzi di vite umane perse e feriti
in caso di deragliamento. Confrontati con i costi per dotare i carri del
dispositivo anti svio: “Ogni carro allestito con un sistema molto più
evoluto anche dell’antisvio sarebbe venuto a costare tra i seimila e gli
ottomila euro”, sono le cifre ricordate in aula dal Pubblico Ministero Giuseppe
Amodeo.
Ma per l’ERA costano meno “quelle tre vite
umane l’anno” che si possono statisticamente perdere se si verifica un
deragliamento di treni che trasportano merci pericolose.
In aula c’è chi ha testimoniato, senza
nulla omettere, che c’era un progetto al quale dentro Trenitalia (la stessa
società di FS che oggi sta sperimentando l’adozione dell’anti svio) si è
lavorato per valutare se attrezzare o meno i carri merci che l’azienda avrebbe dovuto acquistare se avesse deciso di
investire nel settore del trasporto merci e merci pericolose su rotaia.
Finì che non se ne fece di niente, dopo l’analisi del rapporto tra costi e
benefici, illustrata in aula da Giannino.
Ma, sono le parole di Amodeo, pesanti come
quelle del collega: “il settore merci
pericolose per Trenitalia non faceva vetrina, non era strategico. Era l’Alta
velocità che consentiva di fare apparizioni brillanti”. La conclusione è densa
di amarezza. E per i familiari delle vittime in aula è l’ennesimo pugno nello
stomaco che l’intera storia del disastro ferroviario di sette anni fa riserva
loro: “Interessava altro. Questa è la verità. Dura, intollerabile verità”.
La conclusione dell’intervento di Amodeo è
la citazione di una persona che molto ha fatto e fa per la sicurezza in
ferrovia, anche sopportandone le conseguenze del suo agire sulla propria vita
personale: “Dante De Angelis, un macchinista e non un ferroviere da salotto.
Colui che ha ricordato come i treni svizzeri attraversino tutta l’Italia e che
non gli è mai capitato di intervenire su un rilevatore anti svio che fosse
andato in allarme. Aggiungendo che se qualcuno
dicesse di non tirare un freno d’allarme perché altrimenti succederebbe un
guaio direi che quello di treni non ne capisce nulla”.
Per completare la storia del rilevatore di
svio va ricordato quello che scrive l’Agenzia nazionale per la sicurezza
ferroviaria: “Vista la criticità connessa al trasporto di merci pericolose, l’OTIF
(Organizzazione sovrannazionale per i trasporti internazionali ferroviari)
aveva previsto nel RID (Regolamento del trasporto ferroviario internazionale di
merci pericolose) a partire dal 1° gennaio 2011, il requisito di dotare i carri
trasportanti merce pericolosa del rilevatore di deragliamento. Tale posizione era stata unitariamente sostenuta
dall’Italia in sede OTIF”.
Esattamente quanto mostrato in aula,
carteggio alla mano, dal Pubblico Ministero Giannino: “Ecco una e-mail del Ministero
dei trasporti ed infrastrutture con la quale l’Italia dichiara la ferma convinzione di introdurre nel RID 2013 l’obbligo
del dispositivo anti svio per i carri trasportanti merci pericolose a
partire da quelli più vetusti. Come era quello di Viareggio”.
A distanza di quattro anni dalla strage di
Viareggio la preoccupazione che un disastro simile potesse ripetersi era ancora
alta e vi era, aggiunge Giannino “forte preoccupazione da parte Italia”. Il cui
Ministero, in quella comunicazione, ricordava che “le conseguenze dell’incidente di Viareggio sarebbero state molto più
limitate se il carro che è deragliato fosse stato invece attrezzato con il
dispositivo che ne avrebbe impedito la corsa al primo accenno di deragliamento”.
Le leggi del mercato, invece, fanno sì che
ancora oggi si stia discutendo dell’obbligatorietà o meno dell’adozione di una “facile
ed economica soluzione che richiede un tempo relativamente breve per essere
montata e costi assolutamente esigui”, conclude Salvatore Giannino.
Una soluzione tecnica, ricorda Amodeo, che
per le Ferrovie italiane “non è un
alieno, visto che lo conoscono dal 1998. Da allora ad oggi ci sarebbe stato
davvero un bel po’ di tempo per sperimentarlo, prenderlo in considerazione,
confrontarsi con la Svizzera”.
Evitare trentadue morti.
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