21/09/2016
noemi penna
torino
Piemonte maglia nera nei tumori alla vescica. Con
20.577 pazienti e 550 morti l’anno, nella nostra regione questa malattia ha
addirittura un'incidenza del 15% superiore al resto d'Italia. Sicuramente uno
dei fattori risiede nella popolazione più anziana rispetto alla media
nazionale. Ma non bisogna dimenticare che questo tipo di tumore è spesso una
malattia professionale, che colpisce lavoratori esposti a sostanze chimiche,
come coloranti o derivati delle lavorazioni del petrolio.
LE CAUSE
Sebbene da tempo siano stati presi provvedimenti
protettivi per i lavoratori a rischio, è possibile che oggi si vedano ancora
gli effetti delle esposizioni professionali del passato in una regione come il
Piemonte sede di industrie di vernici e dei derivati della gomma. Altro
importante fattore di rischio rimane il fumo di sigaretta, che si stima
sia responsabile di almeno il 60% di tutti i tumori della vescica.
TECNICHE "LIVE"
Il tema verrà trattato da domani alle Molinette, con
un convegno sulle tecniche chirurgiche robotiche più innovative, presieduto dai
professori Paolo Gontero e Bruno Frea della Città della Salute di Torino.
Esperti da tutto il mondo si confronteranno su uno degli aspetti più innovativi
della sua cura: l’intervento di asportazione della vescica eseguito con tecnica
robotica. In diretta dall’Università di Miami e dalle sale
operatorie delle Molinette saranno effettuati interventi di asportazione e
ricostruzione della vescica con una tecnica chirurgica considerata oggi la più
innovativa e sofisticata per debellare uno dei tumori più subdoli ed
invalidanti.
SINTOMI NON RICONOSCIBILI
Il termine "killer silenzioso" ben si addice
al tumore della vescica, se si pensa che il sintomo più frequente (la presenza
di sangue nelle urine) raramente si associa a dolore. In altri casi invece
l’esordio è ancora più subdolo, con sintomi quali i bruciori nell’urinare,
facilmente confusi con una banale cistite. Il 70% dei pazienti con tumore alla
vescica riesce a conservare intatta la propria con una buona sopravvivenza, ma
al prezzo di terapie spesso mal tollerate e controlli invasivi che si
protraggono per anni. Nel restante 30% invece la malattia è molto pericolosa
per la vita e solo un intervento tempestivo di asportazione radicale della
vescica stessa può ridurre il rischio di morte. A ciò si aggiunge l’impatto
talvolta devastante, in cui si renda necessario derivare le urine mediante un
sacchetto.
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