(di Federico
Giusti (RSU indipendenti di Pisa)
"...Dopo
la firma dell'intesa contrattuale sulla igiene ambientale (aumento dell'orario di lavoro di
due ore a settimane, aumenti irrisori e disponibilità alla ulteriore
contrazione del diritto di sciopero), dopo la disponibilità offerta dai
sindacati al Governo per proseguire sulla strada intrapresa con il testo unico
sulla rappresentanza (minore democrazia e agibilità sindacale), arrivano
ulteriori e preoccupanti scenari sugli ammortizzatori sociali con questo
accordo partorito nei mesi estivi che ha dato vita ad una proposta congiunta
sindacati Confindustria. In questo modo si prende atto della mancata
crescita economica, degli effetti reali del jobs act (diminuiti i finanziamenti
calano vistosamente anche i nuovi contratti a tutele crescenti). Confindustria
ha bisogno di tempo e di strumenti per fronteggiare la crisi delle proprie
aziende, i sindacati sono sommersi da richieste di ammortizzatori sociali con
decine di aziende che stanno chiudendo i battenti o delocalizzano la
produzione.
Il compromesso sociale tra padroni e sindacati cerca una intesa con il Governo e augurandosi che l'Ue accordi maggiore flessibilità sul debito in rapporto al pil, provano a indirizzare parte dei fondi verso strumenti parziali che vanno a correggere le varie controriforme sugli ammortizzatori sociali.
La merce di scambio è la moderazione salariale, lo svuotamento dei contratti nazionali, accordi contrattuali al ribasso e il potenziamento di enti bilaterali, previdenza e sanità privata...
La riforma degli ammortizzatori va inquadrata in un contesto nuovo che va dalla riforma del welfare a quella della contrattazione, alla ricerca di un modello di relazioni sindacali all'insegna della collaborazione e non del conflitto.
Il compromesso sociale tra padroni e sindacati cerca una intesa con il Governo e augurandosi che l'Ue accordi maggiore flessibilità sul debito in rapporto al pil, provano a indirizzare parte dei fondi verso strumenti parziali che vanno a correggere le varie controriforme sugli ammortizzatori sociali.
La merce di scambio è la moderazione salariale, lo svuotamento dei contratti nazionali, accordi contrattuali al ribasso e il potenziamento di enti bilaterali, previdenza e sanità privata...
La riforma degli ammortizzatori va inquadrata in un contesto nuovo che va dalla riforma del welfare a quella della contrattazione, alla ricerca di un modello di relazioni sindacali all'insegna della collaborazione e non del conflitto.
Valorizzare
la contrattazione non significa per Confindustria rafforzare le materie oggetto
di contrattazione e il potere decisionale dei lavoratori e del sindacato,
significa piuttosto condividere alcuni processi che vanno dal progressivo
smantellamento degli accordi di primo livello ad una dinamica salariale al
ribasso con aumenti non in busta paga ma travestiti da previdenza e sanità
integrativa
Gli ammortizzatori sociali sono inadeguati, durano poco tempo e interessano una platea ridotta, cosi' come sono non servono neppure alle aziende, questa è la verità che si cela dietro a una ripresa economica inesistente e all'aumento della richiesta di cassa integrazione.
Quale potrà essere allora la riforma degli ammortizzatori che metterà d'accordo cgil cisl uil e Confindustria?
Basta leggere la proposta per farsene una idea.
Gli ammortizzatori sociali sono inadeguati, durano poco tempo e interessano una platea ridotta, cosi' come sono non servono neppure alle aziende, questa è la verità che si cela dietro a una ripresa economica inesistente e all'aumento della richiesta di cassa integrazione.
Quale potrà essere allora la riforma degli ammortizzatori che metterà d'accordo cgil cisl uil e Confindustria?
Basta leggere la proposta per farsene una idea.
Intanto si
cercano ammortizzatori con una durata pur sempre limitata nel tempo ma con
maggiore flessibilità rispetto alle regole attuali, si pensa anche alla
Cigs in aziende alle prese con esuberi. Il sindacato si trasformerà in una
sorta di agenzia di ricollocamento?...
Durante il periodo di cassa integrazione straordinaria saranno utilizzati i lavoratori dentro percorsi di ricollocazione, il cosiddetto «piano operativo di ricollocazione» con una sorta di offerta conciliativa un po' come prevedono le tutele crescenti del jobs act. Evitare insomma il conflitto, anticipare i percorsi di formazione e riqualificazione del lavoratore in cassa per procedere a una rapida sua ricollocazione, accaparrarsi un nuovo business, quello della formazione, studiare soluzioni alternative alla indennità di mobilità soppressa...
Durante il periodo di cassa integrazione straordinaria saranno utilizzati i lavoratori dentro percorsi di ricollocazione, il cosiddetto «piano operativo di ricollocazione» con una sorta di offerta conciliativa un po' come prevedono le tutele crescenti del jobs act. Evitare insomma il conflitto, anticipare i percorsi di formazione e riqualificazione del lavoratore in cassa per procedere a una rapida sua ricollocazione, accaparrarsi un nuovo business, quello della formazione, studiare soluzioni alternative alla indennità di mobilità soppressa...
Ci aspettiamo
anche percorsi finalizzati a un accordo economico preventivo con i lavoratori
da mettere a casa, una sorta di incentivo per sfoltire gli organici, ovviamente
con la mediazione indispensabile del sindacato e la benevolenza del Governo che
sarà chiamato a fare la sua piccola parte...
Ma questi lavoratori in esubero dove saranno concretamente ricollocati? Basta una formazione quando il mercato del lavoro è asfittico?
Ma questi lavoratori in esubero dove saranno concretamente ricollocati? Basta una formazione quando il mercato del lavoro è asfittico?
La
soppressione delle Province e delle politiche attive di indirizzo e formazione
in materia di lavoro a cosa è servito? A trasferire ai soggetti privati queste
competenze, anzi a enti e percorsi cogestiti da padroni e sindacati, tutti
insieme appassionatamente schierati a favore delle privatizzazioni
Attenzione che nella proposta sindacati e confindustria non sono previsti oneri aggiuntivi per le imprese (quando mai...) ma solo la possibilità di rivedere gli ammortizzatori sociali aumentandone la durata e la platea con piani di rinserimento coatti definiti piani operativi di ricollocazione
La speranza sindacale, di cgil cisl uil, è quella di allungare un poco il brodo degli ammortizzatori ma lasciando campo libero a una gestione dei lavoratori da parte di enti bilaterali, fondi previdenziali dentro i quali siedono con le parti datoriali; quanto poi al contributo di mobilità (lo 0,30%), cesserà definitivamente dal 2017 ma invece di rivedere questa insana decisione del Governo si pensa di coinvolgere i fondi interprofessionali (che tanto si pagano in parte i lavoratori con i mancati aumenti contrattuali o con l'assenza di un reddito minimo), per raggiungere quel contributo da destinare alla formazione o all’integrazione dell’assegno di ricollocazione o della Naspi
Insomma non esiste alcuna volontà di rivedere le politiche passive del lavoro ma di renderle solo funzionali ai processi di ristrutturazione capitalista con il sindacato che archivia definitivamente ogni interesse di classe (smarrito da lustri) per assumere il comodo ruolo di cogestore delle politiche sociali.
Attenzione che nella proposta sindacati e confindustria non sono previsti oneri aggiuntivi per le imprese (quando mai...) ma solo la possibilità di rivedere gli ammortizzatori sociali aumentandone la durata e la platea con piani di rinserimento coatti definiti piani operativi di ricollocazione
La speranza sindacale, di cgil cisl uil, è quella di allungare un poco il brodo degli ammortizzatori ma lasciando campo libero a una gestione dei lavoratori da parte di enti bilaterali, fondi previdenziali dentro i quali siedono con le parti datoriali; quanto poi al contributo di mobilità (lo 0,30%), cesserà definitivamente dal 2017 ma invece di rivedere questa insana decisione del Governo si pensa di coinvolgere i fondi interprofessionali (che tanto si pagano in parte i lavoratori con i mancati aumenti contrattuali o con l'assenza di un reddito minimo), per raggiungere quel contributo da destinare alla formazione o all’integrazione dell’assegno di ricollocazione o della Naspi
Insomma non esiste alcuna volontà di rivedere le politiche passive del lavoro ma di renderle solo funzionali ai processi di ristrutturazione capitalista con il sindacato che archivia definitivamente ogni interesse di classe (smarrito da lustri) per assumere il comodo ruolo di cogestore delle politiche sociali.
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