Gli sviluppi delle indagini stanno
scoprendo retroscena inquietanti.
Solo 'dopo' i morti si interviene...
Prima si licenzia !
Ciao
Dante De Angelis
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fonte: http://bari.repubblica.it/cronaca/2016/09/22/news/scontro_fra_treni_si_indaga_su_altri_episodi-148286083/
Solo 'dopo' i morti si interviene...
Prima si licenzia !
Ciao
Dante De Angelis
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fonte: http://bari.repubblica.it/cronaca/2016/09/22/news/scontro_fra_treni_si_indaga_su_altri_episodi-148286083/
Scontro fra treni,
il rischio fu segnalato nel 2014 ma Regione e ministero non intervennero
Lo scontro fra treni dello scorso 12
luglio
Inchiesta sulla strage della
Ferrotramviaria: sulla linea tra Bari e Barletta si era rischiata un'altra
collisione e l'azienda licenziò un macchinista e segnalò il caso ma poco dopo
la concessione fu rinnovata
di GIULIANO FOSCHINI
22 settembre 2016
A
dicembre 2014 sulla linea della Ferrotranviaria tra Bari e Barletta si era
rischiato un altro disastro ferroviario per "un errore umano". Due treni
partirono incolonnati uno con l'altro e per un soffio si evitò la collisione.
L'azienda aprì un'indagine che portò anche al licenziamento di un macchinista,
inviando tutti gli atti all'Ustif, l'ufficio del ministero che deve
sovrintendere alla sicurezza. E alla Regione, che è proprietaria
dell'infrastruttura sui quali i treni viaggiano. Nessuno però mosse un dito. Al
contrario, fu firmata una nuova concessione che ha permesso all'azienda di
continuare a far viaggiare i treni sulla tratta tra Andria e Corato senza alcun
sistema automatico di controllo.
La circostanza è stata acquisita agli atti dell'inchiesta sullo scontro fra treni del 12 luglio scorso in cui morirono 23 persone, coordinata dal procuratore di Trani, Francesco Giannella, e inevitabilmente sposta un pezzo dell'indagine a un piano diverso, il "secondo livello": chi ha rilasciato le autorizzazioni e avrebbe dovuto controllare sulla tratta concessa a Ferrotranviaria ha fatto tutto quello che era nelle proprie disponibilità per far circolare i treni in maniera sicura?
Il
mancato incidente di dicembre 2014 aveva dimostrato la "fallibilità"
del sistema del controllo telefonico: un errore umano, questa volta di un
capotreno che era partito nonostante il segnale di stop, aveva messo a rischio
la vita di centinaia di persone. In quel caso nulla accadde per fortuna e per
l'abilità del macchinista della seconda carrozza (non si trattò di due treni
che partirono contemporaneamente in direzioni opposte, come il 12 luglio
scorso, ma di vetture che partirono nella stessa direzione, incolonnate). Il
punto è che l'evento, regolarmente denunciato da Ferrotramviaria, che appunto
avviò anche un'indagine interna, non mise in allarme i controllori. Nessuno
mosse un dito. Accettando, passivamente, che le vetture continuassero a
circolare nonostante il progetto di raddoppio dei binari, che avrebbe messo in
sicurezza la tratta, fosse ulteriormente slittato. Esiste poi anche un
ulteriore giallo. Alcuni dipendenti avrebbero raccontato agli investigatori di
altri casi simili (incidenti sfiorati perché i treni non rispettavano
'l'incrocio'). Ma di questi casi non v'è traccia nei registri. Ora polizia e la
Polfer stanno facendo domande in attesa di leggere la relazione tecnica dei
periti scelti dalla Procura. La dinamica dell'incidente appare ormai abbastanza
chiara. Il capostazione di Andria, Vito Piccarreta, alle 10,58 ha fatto partire
il treno Et1021 diretto a Corato nonostante fosse partito il treno in direzione
opposta, l'Et1016, fosse già partito. A causare probabilmente l'errore il
ritardo del treno precedente, l'Et1642, che arrivò alla stazione di Andria con
23 minuti di ritardo, esattamente all'orario in cui sarebbe dovuta arrivare la
vettura successiva. Piccarreta, in sostanza, ha scambiato i due treni e ha dato
il via libera convinto che non stesse arrivando nessuno in direzione opposta. E
lo ha fatto, avrebbero accertato le indagini, senza avvertire il collega di
Corato. Per questo nessuno si sarebbe potuto accorgere della collisione se non
il macchinista e il capotreno (morto nell'incidente) dell'Andria-Corato.
"Una catena di errori umani" la definiscono gli inquirenti. Che però
non possono accontentarsi di questa spiegazione per chiudere il caso.
L'obiettivo è capire, appunto, se qualcuno potesse accorgersi della fallibilità
del sistema. E il perché di quell'errore umano. La polizia ha raccolto in
questo mese di indagini una serie di testimonianze da parte di alcuni
dipendenti che hanno raccontato come le cose fossero cambiate negli ultimi
tempi. L'avvio della navetta per l'aeroporto, le rigidissime politiche sui
ritardi visti i collegamenti con l'aerostazione, avevano abbassato
drasticamente i tempi di attesa tra un treno e l'altro (le corse erano
praticamente raddoppiate) pur lasciando invariato non tanto il numero di
personale quanto i sistemi di sicurezza: pur trattandosi di un binario unico,
nella zona tra Andria e Corato dove è accaduto l'incidente, non c'era nè un
sistema automatico di controllo né tantomeno uno meccanico, come il conta assi,
che con una spesa di circa 600mila euro avrebbe evitato la tragedia. Questo perché
era in previsione la realizzazione del raddoppio della tratta: i finanziamenti
c'erano da quasi otto anni, i progetti erano pronti ma la burocrazia (partendo
dagli espropri) avevano allungato i tempi. Ora la guardia di finanza, che sta
seguendo la tranche del fascicolo affidato al sostituto Michele Ruggiero, sta
indagando sulle cause di questi ritardi assassini. Per accertarne le
responsabilità.
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