Ultime
repliche dei difensori all’udienza preliminare. Guariniello contesta al magnate
svizzero l’omicidio volontario di 258 persone a causa dell’amianto
16/06/2015
silvana mossano
16/06/2015
silvana mossano
torino
Martedì 14
luglio, a Torino, il gup Federica Barbieri deciderà se rinviare a giudizio il
magnate svizzero Stephan Schmidheiny che i pm Raffaele Guariniello e Gianfranco
Colace chiedono di processare per l’omicidio doloso di 258 persone morte a
causa dell’amianto lavorato negli stabilimenti Eternit italiani.
Questa
mattina si è praticamente chiusa l’udienza preliminare (in realtà uno dei
difensori si è riservato di terminare gli argomenti di replica nella prossima
data a metà luglio, ma è più che altro una formalità): i legali dello svizzero,
Guido Carlo Alleva e Astolfo Di Amato, hanno richiamato il principio del «ne
bis in idem», sostenendo che non si può processare una seconda volta la stessa
persona per lo stesso reato. E, a parere loro, l’attuale procedimento,
cosiddetto Eternit Bis, riguarda le stesse condotte già contestate allo
svizzero nel processo Eternit Uno (che la Cassazione, a novembre 2014, aveva
dichiarato prescritto).
Di avviso
diverso la Procura, che ribadisce la distinzione tra il precedente caso per
disastro ambientale doloso e l’attuale per omicidio volontario
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