TARANTO – Ieri in presidio da
soli, oggi accompagnati dalle famiglie. I 57 operai dell’Itas, azienda
appaltatrice Ilva, creditrice non privilegiata del siderurgico per il quale ha
lavorato per oltre vent’anni, torneranno questa mattina a protestare insieme a
madri, mogli e figli. Manifesteranno tutti insieme davanti all’ingresso della
direzione per rivendicare gli stessi diritti e lo stesso trattamento riservato
ai dipendenti Ilva, loro sì creditori privilegiati. La protesta sarà coordinata
anche oggi, così come accaduto ieri, dall’Usb, l’Unione sindacale di base per
il lavoro privato.
«Questi 57 lavoratori – dichiara Francesco Rizzo, rappresentante del sindacato – hanno perso il lavoro dopo venti anni di servizio per conto dell’unica committente dell’Itas: l’Ilva di Taranto. E dal momento che la maggior parte di loro risiede nel quartiere Tamburi, vicinissimo allo stabilimento, adesso vengono penalizzati due volte. La prima, come residenti, costretti a subire da anni gli effetti devastanti dell’inquinamento industriale; la seconda come lavoratori, licenziati proprio a causa della crisi dell’Ilva». Da quel che si sa, l’Itas, che per ora ha fatto ricorso alla mobilità per tutto il personale al completo, non ha alcuna possibilità di ripartire, destinata com’è a cessare le sue attività se l’Ilva non assolverà al pagamento dei suoi debiti o se non si troverà una soluzione alternativa. «Il caso – sottolinea Rizzo – non è purtroppo nuovo in questo periodo ed è analogo a quello dei lavoratori di Riva Fire, i quali, però, saranno riassorbiti dall’Ilva in amministrazione straordinaria. E’ assurdo, dunque, che su uno stesso territorio unità al servizio per una stessa azienda ricevano trattamenti diversi solo perché in uno dei due casi si tratta di una realtà privata. Oltretutto, i lavoratori dell’Itas sono quasi tutti oltre i 40 anni e con professionalità specifiche nel settore in cui da sempre lavorano». Per questo l’Usb ritiene urgente «un tavolo di confronto, gestito da una politica seria, che si adoperi per ricollocare in servizio tutti coloro che sono rimasti senza lavoro a causa delle note vicende legate all’Ilva, in particolare quelli dell’Itas». Richieste che il sindacato avanza a maggior ragione dopo i «chiarimenti» di qualche giorno fa circa lo sblocco delle risorse per l’Ilva tra prestito da 400 milioni, garantito dallo Stato, e soldi sequestrati ai Riva (un miliardo e 200 milioni). I primi da usare negli investimenti industriali, i secondi nella bonifica ambientale. «Se – afferma Rizzo – le notizie di questi giorni dovessero essere vere, visto che si parla di miliardi di euro, non ci sarebbero più alibi per il Governo, i commissari e il loro management. Ma per tutti i lavoratori deve esserci lo stesso trattamento, mettendo fine ad un monopolio di concessioni e favoritismi scandalosi di cui ancora oggi godono Fim, Fiom e Uilm». [pamela giufrè]
«Questi 57 lavoratori – dichiara Francesco Rizzo, rappresentante del sindacato – hanno perso il lavoro dopo venti anni di servizio per conto dell’unica committente dell’Itas: l’Ilva di Taranto. E dal momento che la maggior parte di loro risiede nel quartiere Tamburi, vicinissimo allo stabilimento, adesso vengono penalizzati due volte. La prima, come residenti, costretti a subire da anni gli effetti devastanti dell’inquinamento industriale; la seconda come lavoratori, licenziati proprio a causa della crisi dell’Ilva». Da quel che si sa, l’Itas, che per ora ha fatto ricorso alla mobilità per tutto il personale al completo, non ha alcuna possibilità di ripartire, destinata com’è a cessare le sue attività se l’Ilva non assolverà al pagamento dei suoi debiti o se non si troverà una soluzione alternativa. «Il caso – sottolinea Rizzo – non è purtroppo nuovo in questo periodo ed è analogo a quello dei lavoratori di Riva Fire, i quali, però, saranno riassorbiti dall’Ilva in amministrazione straordinaria. E’ assurdo, dunque, che su uno stesso territorio unità al servizio per una stessa azienda ricevano trattamenti diversi solo perché in uno dei due casi si tratta di una realtà privata. Oltretutto, i lavoratori dell’Itas sono quasi tutti oltre i 40 anni e con professionalità specifiche nel settore in cui da sempre lavorano». Per questo l’Usb ritiene urgente «un tavolo di confronto, gestito da una politica seria, che si adoperi per ricollocare in servizio tutti coloro che sono rimasti senza lavoro a causa delle note vicende legate all’Ilva, in particolare quelli dell’Itas». Richieste che il sindacato avanza a maggior ragione dopo i «chiarimenti» di qualche giorno fa circa lo sblocco delle risorse per l’Ilva tra prestito da 400 milioni, garantito dallo Stato, e soldi sequestrati ai Riva (un miliardo e 200 milioni). I primi da usare negli investimenti industriali, i secondi nella bonifica ambientale. «Se – afferma Rizzo – le notizie di questi giorni dovessero essere vere, visto che si parla di miliardi di euro, non ci sarebbero più alibi per il Governo, i commissari e il loro management. Ma per tutti i lavoratori deve esserci lo stesso trattamento, mettendo fine ad un monopolio di concessioni e favoritismi scandalosi di cui ancora oggi godono Fim, Fiom e Uilm». [pamela giufrè]
Nessun commento:
Posta un commento