La ministra
Giannini incontra solo i Cinque sindacati monopolisti e non i COBAS: decisione
arrogante, rancorosa, illusoria e antidemocratica
I lavoratori/trici non consentiranno
compromessi sui presidi padroni e sull’assunzione stabile dei precari e decideranno,
in base alle risposte del governo, se proseguire la lotta anche oltre i due
giorni di blocco-scrutini già indetti
Oltre al ruolo nelle lotte di questi mesi, anche le elezioni del CSPI confermano la rappresentatività dei COBAS nella scuola
Oltre al ruolo nelle lotte di questi mesi, anche le elezioni del CSPI confermano la rappresentatività dei COBAS nella scuola
Prendiamo atto, assai sgradevolmente, che
la ministra Giannini ha deciso di convocare per oggi, al fine di discutere sul
conflitto in atto riguardo al Ddl “cattiva scuola”, i Cinque sindacati (Cgil,
Cisl, Uil, Snals e Gilda), che detengono il monopolio della contrattazione e
della rappresentanza, e non i COBAS. E’ una decisione arrogante (Renzi ha
affermato di non essere arrogante ma “serio”: ebbene, tale decisione di sicuro
non è seria), rancorosa, illusoria e antidemocratica. Perché: a) è evidente a
tutti il ruolo centrale che hanno avuto ed hanno i COBAS in questo conflitto,
avendo interpretato per primi e adeguatamente la volontà della netta
maggioranza dei protagonisti della scuola, spingendo i Cinque a scioperare
anche essi il 5 maggio, bloccando i quiz Invalsi, insieme agli studenti e alle
famiglie, il 6 e il 12 maggio, e convincendo poi anche i Cinque a indire una
forma di lotta, il blocco degli scrutini, per essi senza precedenti; b) la
riprova della rappresentatività dei COBAS viene anche dai risultati delle
elezioni del CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione) dove, votando
finalmente con liste nazionali, su 435 mila voti validi di docenti, ATA e
presidi, i COBAS ne hanno presi 25900, il 6% (5.95%, per essere pignoli),
avvicinandosi all’8% tra i docenti, e collocandosi nei primi tre posti in molte
province; e questo malgrado noi si sia dovuto “gareggiare” in condizioni
palesemente impari, con lavoratori in servizio di contro a migliaia di
sindacalisti di professione in grado di coprire tutto il territorio nazionale,
senza il diritto di assemblea (se non nelle ultime due settimane pre-voto,
diritto per giunta annullato da molti presidi); in una “gara” alla pari
otterremmo probabilmente il doppio di voti. Ed in ogni caso se nel Parlamento,
in base all’Italicum, si è “rappresentativi” con il 3%, tanto più lo siamo noi
(e chi ha avuto risultati analoghi) con una percentuale doppia. Ma, oltre che
antidemocratica e discriminatoria, la decisione è irrealistica ed illusoria. Si
pensa davvero di trovare un compromesso a perdere (per i lavoratori/trici, per
gli studenti e per la scuola pubblica) trattando solo con i Cinque? Fermo
restando che la riunione discriminatoria di oggi sarà un tavolo politico e non
una trattativa sindacale vera e propria – perché altrimenti dovrebbe avvenire
su materie previste dal CCNL e per sottoscrivere un contratto integrativo
nazionale – , ci si illude forse di “ammorbidire” i docenti in lotta con
qualche promessa fatta ai Cinque, i quali sanno benissimo che senza la cancellazione
dei superpoteri ai presidi padroni ed una soluzione equa per la stabilizzazione
dei precari, ogni ritirata costerebbe loro carissima in termini di consenso da
parte degli iscritti/e? Non solo il blocco degli scrutini non può essere
arrestato da eventuali compromessi suicidi, ma ogni prevaricazione avrebbe come
unico risultato quello di potenziare la lotta. Perché, è bene ricordarlo, cosa
succederà dopo i due giorni di blocco già convocati lo decideranno gli
insegnanti in lotta, dal basso e in modo solidale e partecipato: i COBAS
appoggeranno tali decisioni, con tanta più forza quanto più Renzi e il governo
tenteranno di evitare il confronto con alcuni dei principali protagonisti del
conflitto in corso.
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