Expo. Licenziati perchè la
Questura nega il pass
articolo di
Roberto Maggioni su Il manifesto
«Vorrei semplicemente sapere cosa ho fatto di male
per non poter lavorare a Expo 2015». Anna, nome di fantasia, aveva firmato
un contratto a tempo determinato per lavorare sei mesi in uno dei padiglioni
di Expo. Ad aprile aveva partecipato al periodo di formazione entrando
anche nel sito espositivo in costruzione. Il 30 aprile è stata licenziata:
«ci dispiace» gli è stato detto dal responsabile personale del padiglione
«ma dal primo maggio — inaugurazione di Expo — non può più entrare nel sito
espositivo. E quindi dobbiamo licenziarla». Motivo? «La Questura di
Milano le ha negato il pass per entrare nel sito». Ma è la Questura
a decidere chi può lavorare dentro a Expo e chi no? Chi gli
ha affidato questo compito? Quali criteri e procedure utilizza per
fare questa preselezione? E quanto è legittimo tutto ciò? Un problema
di trasparenza e possibile discriminazione sui luoghi di lavoro,
su cui i diretti interessati chiedono chiarezza. La storia di Anna
è simile a quella di altre decine di persone, «un centinaio»
dicono dalla Cgil Milano, licenziate o a cui è stato negato il
lavoro a Expo perché non hanno superato il filtro di Prefettura
e Questura. Ma facciamo un passo indietro: come funziona questo filtro
di polizia? Ciascuna azienda o Paese che lavora dentro Expo deve mandare
alla Questura e alla Prefettura di Milano i dati anagrafici di
chi deve entrare nel sito espositivo per avere il pass che permette di accedere
a Expo, il tutto tramite una procedura informatica gestita delle piattaforme
di Expo SpA. A questo punto entra in scena il filtro e decine di
persone si sono viste rifiutare il pass senza alcuna spiegazione. «Il parere
di Questura e Prefettura non è vincolante» spiegano da Expo
SpA, la decisione finale è dunque in capo a Expo. Ma di fronte
a un parere negativo, fanno capire da Expo, nessuno si assume la responsabilità
di farli entrare. Sembrano dunque esserci ampi margini di discrezionalità.
Le risposte arrivate ai lavoratori esclusi, sono quasi tutte un
copia-incolla di questo tipo: «le regole d’ingaggio per essere accreditati
a Expo 2015 sono differenti da quelle di qualunque altro evento, in
quanto l’Expo è stata dichiarata obiettivo sensibile, nonché sito di
interesse strategico nazionale». E quindi? La domanda resta: chi
decide chi può lavorare a Expo e chi no, e in base a quali
criteri? C’è anche chi ha inviato il proprio casellario giudiziario
a Expo per provare di essere incensurato, operazione inutile: «allegare
visure o altri documenti non serve» è scritto ancora nella risposta
standard «i controlli vengono fatti in altra sede ufficiale e sono le
autorità di Polizia a gestire queste informazione». Criteri di selezione
oscuri sulla base di informazioni riservate. E che devono restare tali,
come ha detto il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico a Radio
Popolare: «Expo è un sito sensibile, di rilevanza strategica» ha
spiegato «ci sono delle attività di prevenzione i cui criteri non possono
essere resi noti perché perderebbero di efficacia». Sempre a Radio
Popolare sono andate in onda diverse testimonianze di chi si è visto
negare il pass, e che ora tramite la Cgil di Milano, San Precario
o propri avvocati, stanno facendo partire cause legali contro Expo
e le aziende che li hanno lasciati a casa. Testimonianze che parlano
di persone incensurate e che, raccontano, non si sentono di avere
nulla a che fare con problemi di «sicurezza nazionale». A meno che
non si considerino come tali l’aver lavorato con rifugiati politici,
l’aver partecipato a manifestazione contro la riforma Gelmini nel
2008, l’aver frequentato centri sociali o l’essere stato denunciato
anni fa per scritte sui muri. Tutte cose venute in mente, guardando al proprio
passato, agli esclusi. Ma questo Prefettura e Questura non lo dicono.
«Vogliamo sapere perché siamo stati licenziati e perché non possiamo
lavorare a Expo». Insomma, se esiste un «Exporeato» che li tiene fuori
dall’esposizione. «Chiediamo sia fatta chiarezza, pensiamo di essere di
fronte a una violazione dell’articolo 8 dello Statuto dei lavoratori»
dice Antonio Lareno, responsabile Expo per la Cgil di Milano, che ha chiesto
un tavolo straordinario dell’Osservatorio Expo per venerdì 29 maggio.
Tavolo a cui vorrebbe partecipare anche il Comune di Milano: «abbiamo
chiesto di farne eccezionalmente parte» ha detto Cristina Tajani, assessore
al lavoro della giunta Pisapia. «Chiediamo a Questura e Prefettura
di essere informati su procedure, normative e prassi adottate nei
casi segnalati». La vicenda finirà anche in Parlamento, il deputato di Sel
Daniele Farina ha depositato un’interrogazione parlamentare. Ma sarebbe il
caso che altri prendessero parola: chi ha perso il posto di lavoro ha il
diritto di sapere con la massima trasparenza in base a quale criteri
è successo e se tutto ciò sia legittimo o meno.
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