“All’ombra dell’ex Prolafer più alto il
rischio di malattie”
Incidenza di tumori sette volte superiore per chi ha abitato vicino alla
fonderia tra 1980 e 1994. I risultati di uno studio sulle patologie
respiratorie a Trino
19/11/2015
roberto maggio
trino
Chi ha abitato nel raggio di ottocento
metri dalla Prolafer, l’ex fonderia di Trino in funzione dal 1959 al 1992, ha
rischiato di ammalarsi di tumore o di una patologia all’apparato respiratorio
molto di più rispetto a chi ha abitato in altre zone della città. A dirlo sono
i primi risultati dell’Osservatorio socio-ambientale trinese, uno studio
realizzato da Christian Salerno e Lucio Palin, ricercatori in Epidemiologia
ambientale e Statistica medica dell’Università del Piemonte orientale, che
analizza la presenza (attuale o passata) di inquinanti nell’ambiente e
l’insorgenza di malattie nella popolazione.
La relazione
La prima fase dello studio ha preso in
analisi 950 residenti nella zona attorno alla Prolafer, e ha confrontato i dati
raccolti tramite questionario (età, lavoro, stile di vita, decessi in famiglia)
con la restante popolazione di Trino (circa 6.500 abitanti). I ricercatori
hanno analizzato la mortalità per cause tumorali e cronico-degenerative dal
1970 al 2013, per capire se è aumentata nel periodo di attività della fonderia
e diminuita dopo la sua chiusura. Ed è andata proprio così, stando ai primi
risultati. Nel periodo 1980-1994 i decessi per patologie respiratorie sono
stati fino a cinque volte superiori tra i residenti della zona Prolafer
rispetto ad altri quartieri. La minore incidenza delle malattie è tra il
1970 e il 1979, cioè nei primi anni di apertura della fabbrica, e dopo il 1995,
quando la fonderia era già chiusa da tre anni. Tra ’80 e ’94 il rischio di
morire per tumore tra corso Casale, via Gramsci e via Piave è stato in media il
doppio rispetto ad altre zone di Trino; in particolare la mortalità per tumore
all’apparato digerente è tre volte superiore, così come per il colon-retto,
mentre il rischio di morire per cancro allo stomaco è stato di sette volte
superiore; per leucemia e mielomi addirittura dieci volte maggiore rispetto al
resto di Trino. I rischi variano molto in base al lavoro: per il mieloma, ad
esempio, il pericolo era molto maggiore per chi ha lavorato in fonderia
rispetto a chi ha lavorato in un cementificio.
Ortaggi a rischio
«E’ verosimile - sono le prime conclusioni
dello studio - che parte della riduzione di rischio sia associabile alla
chiusura della Prolafer. La calo delle patologie respiratorie è stato repentino
e duraturo, mentre per i tumori è stata molto meno spiccata». Salerno e
Palin ipotizzano anche le cause per i tumori all’apparato digerente:
«Un’ipotesi credibile è legata al consumo di ortaggi e verdure coltivate negli
spazi adiacenti la Prolafer. L’esposizione potrebbe essere diretta, per via
aerea, o indiretta con i vegetali contaminati dalla deposizione, e per la
presenza di inquinanti nei terreni coltivati». Vista la parziale bonifica che è
stata fatta del terreno attorno la fonderia, «diviene doveroso - dicono -
monitorare il suolo con carotaggi e prelievi di ortaggi per stabilire la
presenza di sostanze pericolose». Lo studio analizzava anche il rischio di
insorgenza di malattie gravi (tra gli abitanti della zona Prolafer) in
relazione al tipo di occupazione. Per chi ha lavorato nel comparto della
chimica il rischio di leucemia è stato di 4 volte superiore; chi ha lavorato
nei cementifici ha rischiato nove volte di più di sviluppare un tumore alla
laringe; alla centrale nucleare Fermi il rischio di mesiotelioma è stato 19
volte maggiore.
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