Anche noi di Assemblea 29 giugno ci uniamo
al coro dei familiari delle 309 Vittime de L'Aquila: VER-GO-GNA!
Grandi Rischi, assoluzione definitiva per
i 6 esperti. Condanna solo per De Bernardinis
3°
e ultimo grado di giudizio per il processo ai membri della C ommissione Grandi
Rischi.
I giudici della quarta sezione penale
della Corte suprema - presieduta da Fausto Izzo - dopo 10 ore di Camera di
Consiglio, alle 19.40, hanno confermato il giudizio d'Appello. Assoluzione definitiva per 6 dei 7 membri
della Commissione: Franco Barberi, all'epoca presidente vicario della
Commissione grandi rischi, Enzo Boschi, all’epoca presidente
dell’Istituto di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore
del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre
e responsabile del Progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica
all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore ufficio rischio
sismico di Protezione civile. Confermata la condanna per Bernardo De
Bernardinis, a 2 anni di reclusione. E' stato riconosciuto anche in
Cassazione il 'nesso causale' tra le sue dichiarazioni e la morte di
alcune tra le vittime del sisma. "Più scosse ci sono, meglio è, significa
che sta rilasciando energia", disse già prima della riunione, in una
intervista in cui ribadiva una affermazione che tutti i sismologi convengono
sia stata sbagliata. Non c'è alcuna correlazione infatti - positiva o negativa
- tra la distribuzione nel tempo di scosse piccole e grandi. "Lo stato ha
riconosciuto il fatto che mia sorella ed i miei nipoti non sono morti per il
terremoto, fatto naturale, ma perché la Protezione civile ha rassicurato la
città dell'Aquila, e con concausa specifica mia sorella ed altri
aquilani", ha sottolineato Pier Paolo Visione, fratello di Daniela,
morta con i due figli piccoli la notte del sisma. "È un qualcosa che
stava per sfuggire di mano e che non ci avrebbe permesso di puntare al mandante
che spero ora riconosca le sue responsabilità. Sono addolorato per le altre
parti civili escluse. E per tutti gli aquilani esclusi". "La Corte ha
confermato in toto, senza modificare un punto, la sentenza di appello. Sono
rimasti in Camera di consiglio 10 ore per fare un copia e incolla di quella
sentenza", ha dichiarato a NewsTown l'Avvocato di parte Civile Wania
della Vigna. La sentenza non ha accolto nemmeno le richieste del
Procuratore Generale Maria Giuseppina Fodaroni che aveva chiesto, per il
solo De Bernardinis, il ritorno in Appello per riconsiderare il nesso causale
per le parti civili - non ammesse dalla sentenza di appello - di Piccinini,
Rambaldi, Fioravanti, Hamade e di tutte quelle legate al crollo della Casa
dello studente.
I
familiari delle vittime: "Da Cassazione nessuna giustizia"
"Era un po' quello che mi aspettavo
rispetto a quello che ho ascoltato in aula - ha affermato a questo giornale Ilaria
Carosi, che nella scossa del 6 aprile 2009 ha perduto la sorella Claudia
- il procuratore aveva richiesto l'assoluzione per sei e la condanna per De
Bernardinis: non poteva andare altrimenti. Abbiamo visto la riunione della
Commissione sempre come una cosa unica, è unica sarebbe dovuta essere
l'attribuzione delle colpe". "Mi sembra invece - continua Carosi -
che la conferma della condanna a De Bernardinis abbia rappresentato la ricerca
del capro espiatorio da dare in pasto ai parenti delle vittime: ma, come hanno
detto bene ieri Antonio Valentini e Attilio Cecchini (due
difensori aquilani delle parti civili autodefinitisi sopravvissuti, ndr)
fu presa in giro un'intera città, non solo noi". "Pensavamo che
avremmo trovato giustizia, invece così non è stato". Questo il commento di
Maria Grazia Piccinini, mamma di Ilaria Rambaldi, una delle
vittime del sisma dell'Aquila, dopo il verdetto della Cassazione sulla Commissione
Grandi Rischi. Maria Grazia Piccinini ha passato l'intera giornata, con altri
familiari delle vittime del terremoto, ad attendere davanti all'aula magna di
'Palazzaccio' la pronuncia dei supremi giudici. I familiari delle vittime hanno
assistito alla lettura del dispositivo con compostezza, alcuni tenendosi
abbracciati.
La lunga giornata di ieri
In mattinata, tra gli altri, hanno preso
la parola l'avvocato Mauro Iadecola, avvocato di parte civile difensore
di Maurizio Cora e l'avvocato Claudio Verini difensore di Enrico
Tassoni ed altre parti civili tra cui il Comune dell'Aquila per
conto dell'avvocato Domenico de Nardis. Le parti hanno insistito nel
confutare la sentenza d'Appello che ha assolto i sei scienziati con le
principali argomentazioni che quella riunita a L'Aquila il 30 marzo del 2009
non sarebbe stata la Commissione Grandi Rischi e che comunque questa non aveva
un compito di comunicazione: "Non c'è intervento dei partecipanti alla
commissione rispetto all'affermazione iniziale del Barberi che richiedeva una valutazione
sulla teoria dello scarico di energia mediante lo sciame sismico.
Valutazione che era necessaria perché facevano parte dell'assise persone
profane alle tematiche scientifiche in un clima complessivo già di
rassicurazione. L'atteggiamento degli scienziati riguardo a tale richiesta è
stato compassato ed omissivo". "L'ipotesi suggestiva dello scarico -
ha continuato Cora - ripresa dal De Berdardinis prima della riunione, ebbe
effetto su tutta la Commissione in quanto l'assessore Stati a fine riunione
ringrazia gli scienziati per poter rassicurare la popolazione". Il non
pronunciarsi sullo scarico di energia è in definitiva secondo l'avvocato un
"omissione colposa e un vizio motivazionale" . Ancor più
circostanziato l'intervento dell'avvocato Verini: "Non è plausibile
dire che non si sia trattato della Commissione grandi rischi" è andato
dritto allo scontro con la sentenza di secondo grado l'avvocato. "Il
Procuratore generale quando sostiene questa tesi si rifà allo statuto generale
ma quello che usa non è un argomento decisivo. Lo sarebbe se la CGR fosse un
organo collegiale perfetto che può decidere in presenza di tutti i componenti.
Le norme invece prevedono in realtà che la Commissione sia un organo
collegiale imperfetto, che può deliberare anche non in presenza di tutti i
componenti". "Certo - ha continuato Verini - c'è un numero minimo che
a L'Aquila non viene raggiunto ma è un principio pacifico per il Consiglio di
Stato che, anche qualora non sia raggiunto il numero minimo per votare un
provvedimento, l'organo si deve comunque ritenere formato in concreto".
L'avvocato, scendendo poi nel merito di come fu convocata la CGR a L'Aquila
ricorda che i suoi componenti vennero "convocati e poi fu fatto un
verbale. Il collegio dunque si è formato". Verini poi passa ad analizzare
un altro aspetto, cioè su cosa la Commissione Grandi Rischi aveva il compito di
informare:" La commissione grandi rischi aveva il compito di fornire,
evidenziandoli, i rischi presenti per il verificarsi di un evento".
Tematica che secondo l'avvocato non viene affatto presa in considerazione dalla
sentenza della Corte d'appello. "I molti studenti fuori sede presenti a
L'Aquila - ha evidenziato l'avvocato -nulla sanno del rischio sismico aquilano
e della vulnerabilità degli edifici storici. Non solo, anche tra i morti si
contano persone straniere". "Il verbale della Commissione -
continua Verini - non tiene in nessun conto l'evidenziazione dei rischi. Ci
si sarebbe aspettati che la commissione dicesse che non si può prevedere un
sisma ma ricordasse a chi non è in possesso di informazioni che qualora si
verificasse, come probabile, un sisma di grosse dimensione, il rischio fosse
assai elevato perché parte del patrimonio edilizio non rispetta normative
anti-sismiche. Magari evidenziando il minor rischio per chi viveva in case
nuove con rispetto della normativa anti-sismico". "Nessuno - ha
affermato l'avvocato - ha convocato la Cgr per una ricognizione di quanto
accaduto finora, bensì al fine di comprendere la situazione in atto in
relazione al panico che aveva colpito la popolazione aquilana, quindi di fare
una valutazione rivolta al futuro che fornisse delle informazioni per far fare
ad ognuno le proprie scelte". "Ho il dubbio - ha concluso Verini -
che però la CGR si sia svolta per rassicurare , ed è qui che si annida la
responsabilità penale. Avrebbero dovuto dire che un terremoto sarebbe stato
ben possibile al cospetto in più di un patrimonio edilizio che non avrebbe
resistito. In tal senso le responsabilità della commissione risultano omesse
nella sentenza d'appello".
La
requisitoria del pg Fodaroni
Fodaroni ha analizzato, uno per uno, i motivi dei
ricorsi e ha chiesto, dunque, il rigetto di tutti i ricorsi avverso la
sentenza di assoluzione di 6 dei 7 membri della Commissione. Al contrario,
viste alcune incongruenze rilevate nella sentenza d'Appello, in particolare su
alcuni casi di possibile nesso di causalità tra le affermazioni di
Bernardo de Bernardinis e la morte di alcune tra le vittime del terremoto non
compiutamente valutati, non solo ha rigettato il ricorso avverso la sentenza
di colpevolezza, con pena di reclusione a due anni, ma ha chiesto che il caso
venga valutato, di nuovo, in Corte d'Appello. Si aggrava, insomma, la
posizione dell'allora vicecapo del settore tecnico del Dipartimento di
Protezione civile. In particolare il Procuratore generale si è espresso per
l'inammissibilità dei ricorsi per le parti civili Parisse e Sette e di tutte le
parti civili nei confronti dei sei scienziati assolti. Ha accolto invece i
ricorsi delle parti civili contro l'assoluzione di De Bernrdinis per Piccini,
Rambaldi, Fioravanti, Hamade e tutte quelle legate alla Casa dello studente
crollata con il sisma del 6 aprile, con conseguente richiesta di annullamento
delle sentenza di Appello. Un nesso di causalità che ricordiamo, in secondo grado - modificando al ribasso la prima
sentenza - era stato riconosciuto solo per le morti di Carosi Claudia, Liberati Vezio,
Ciancarelle Elvezia, Visione Daniela, Cinque Matteo, Massimino Patrizia, Cora
Alessandra, Cora Antonella, Placentino Ilaria, Spaziani Claudia, Vittorini
Fabrizia e Alloggia Silvana. Il Procuratore generale ha valutato congrue le
argomentazioni sviluppate dalla Corte d'Appello sulla 'natura' della
riunione della Commissione Grandi Rischi, seppure il punto sia considerato
rilevante. Non si è trattato, a farla breve, di una riunione della Commissione,
così come avrebbe dovuto prefigurarsi, ma di una riunione alla presenza di
alcuni esperti che facevano parte della Cgr, inviati a L'Aquila per
confrontarsi con i rappresentanti istituzionali, i rappresentanti della
Protezione civile locale e altri esperti. Come detto, comunque, il punto non è
considerato dirimente: la Corte d'Appello - ha sottolineato il procuratore
generale - ha avuto una giusta attenzione ai profili di effettività
analizzando, in concreto, le ragioni della convocazione degli esperti e le
analisi che venivano richieste. Ebbene, veniva richiesta una disanima degli
aspetti scientifici relativi alla frequenza sismica dello sciame. Si tratta di
una specificazione che venne ribadita, in apertura dei lavori, da Franco
Barberi che assunse poi il ruolo di presidente: la riunione era stata
convocata per esprimere una valutazione oggettiva in relazione a quanto si
potesse prevedere, così da discutere e fornire informazioni sugli allarmi diffusi
tra la popolazione. In questo senso, dunque, ha specificato il procuratore
generale, non sono reperibili norme cautelari specifiche sull'attività
richiesta, e su come andava espletata. E' chiaro che la riunione avrebbe
dovuto, comunque, rispondere a criteri di attenzione e perizia. Non
veniva richiesto di prevedere il terremoto, di determinare lo stato di allarme,
non venivano richieste indicazioni funzionali a sgomberi o altro, proprio
perché il terremoto non è prevedibile. Si richiedeva, al contrario, un
approfondimento serio dei rischi connessi allo sciame sismico in corso, in una
delle Regioni a più alto rischio in Europa, e, di conseguenza, la trasmissione
di un messaggio informativo che non abbattesse il livello di guardia e
attenzione della popolazione. Su questo punto occorre fermarsi, ha continuato
il procuratore generale. A differenza dei giudici di 1° grado, in Appello è
stato valutato che la riunione, su base documentale e testimoniale, non ha
espresso pareri scientificamente scorretti e tali da poter abbattere il livello
di guardia della popolazione. Diverso il caso di Bernardo de Bernardinis che,
in una intervista, ha rilasciato dichiarazioni rassicuranti sullo scarico
d'energia sotteso allo sciame sismico che - disse - rassicurava su eventuali
scosse future di più alta magnitudo.Una dichiarazione che, in alcuni casi, ha
abbattuto, appunto, il livello di guardia dei cittadini. Ed infatti, incalza il
procuratore generale, le parti civili che richiamano un condizionamento
fanno sempre riferimento al concetto di scarico d'energia, formulato da De
Bernardinis e non smentito, neppure a seguito della riunione che, al contrario,
ha sottolineato come lo sciame fosse un fenomeno neutro e che, dunque, non
potevano farsi previsione di alcun tipo. A de Bernardinis, insomma, si addebita
il messaggio indebitamente rassicurante che, in una situazione di rischio
sismico, ha tranquillizzato alcuni cittadini, non la mancata previsione del
terremoto.
Ancora
in piedi la posizione di Guido Bertolaso
Il processo alla Commissione Grandi Rischi
che è giunto, ieri, in Cassazione, si intreccia con lo stralcio dell'inchiesta,
denominato Grandi Rischi Bis, che vede sul banco degli imputati Guido
Bertolaso, all'epoca dei fatti capo della Protezione civile nazionale,
rinviato a giudizio per omicidio colposo. Oggi, venerdì 20 novembre, a
L'Aquila, si è tenuta la prima udienza del processo. Subito rinviata al 4 marzo prossimo, con il rischio concreto che si arrivi
alla prescrizione del reato. L'inchiesta è stata avviata dalla polizia
giudiziaria dopo la denuncia presentata dall'avvocato aquilano Antonio
Valentini (che nel processo 'madre' assiste numerose parti civili). Ciò
dopo la diffusione di una telefonata intercettata tra Bertolaso e l'ex
assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo Daniela Stati,
uscita, invece, dall'inchiesta. A volere la riunione della Commissione Grandi
Rischi fu proprio Bertolaso, dopo che il 30 marzo 2009 in città si registrò un
terremoto di magnitudo 4.1. A seguito di due richieste di archiviazione
avanzate dalla Procura della Repubblica dell'Aquila e respinte dal giudice
delle indagini preliminari, il fascicolo è passato alla Procura Generale e
l'indagine è stata gestita proprio dal pg Romolo Como. Secondo
l'avvocato generale e il sostituto Domenico Castellani, l'accusa verso
Bertolaso è consistita "nell'intento di contrastare comunque pretesi
allarmismi per la previsione di un grave evento sismico e di correggere, perché
esageratamente ottimista, un comunicato diffuso dalla Protezione civile della
Regione nel senso che non erano più previste scosse di alcun genere, cosa da
non dire in quanto si sarebbe rilevata un boomerang in caso di altre scosse.
Bertolaso convocava di sua iniziativa una riunione della commissione per
mettere a tacere le voci allarmistiche e rassicurare la popolazione". Nel
mirino la telefonata con l'ex assessore regionale alla protezione civile
Daniela Stati, scagionata. La telefonata è del 30 marzo: l'ex numero uno
della Protezione civile informa l'assessora che il giorno dopo si sarebbe
tenuta una riunione della Commissione Grandi Rischi, invitandola a mettersi
d'accordo con il suo vice, Bernardo De Bernardinis. Una riunione necessaria per
fare il punto "su questa vicenda dello sciame sismico che continua (era
iniziato tra dicembre e gennaio 2014, ndr), in modo da zittire subito qualsiasi
imbecille, placare illazioni, preoccupazioni ecc". Bertolaso, poi,
rimprovera la Stati per un comunicato stampa diffuso dalla Regione che
rassicurava gli aquilani spaventati dopo la scossa di magnitudo 4.1 e nel
quale, sostanzialmente, si diceva che non erano previste altre scosse di
terremoto. "Non si dicono mai queste cose quando si parla di terremoti -
sottolinea Bertolaso - neanche sotto tortura, perché se tra due ore c'è una
scossa che cosa dicono i tuoi? Bisogna essere prudentissimi", aggiunge al
telefono. "Farò venire a L'Aquila i massimi esperti di terremoto e loro
diranno che è una situazione normale, sono fenomeni che si verificano, meglio
che ci siano cento scosse di 4 scala Richter piuttosto che il silenzio perché
cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa quella che
fa male. Hai capito? Ora parla con De Bernardinis, decidete dove fare
questa riunione domani. Poi fatelo sapere che ci sarà questa riunione che non è
perché siamo spaventati o preoccupati ma è perché vogliamo tranquillizzare la
gente e invece che parlare io e te facciamo parlare i massimi scienziati nel
campo della sismologia. Io non vengo - prosegue la conversazione -. Li faccio
venire da te a L'Aquila, o da te o in prefettura, decidete voi a me non frega
niente, di modo che è più un'operazione mediatica. Hai capito?".
La
sentenza d'appello: "Assolti, perché il fatto non sussiste"
Assolti "perché il fatto non
sussiste".
Alle 17.14 del 10 novembre 2014, il collegio giudicante della Corte d'Appello
dell'Aquila - composto da Fabrizia Ida Francabandera (uno dei due
presidenti di sezione Penale) e dai consiglieri Carla De Matteis e Marco
Flamini - ha pronunciato la sentenza che in molti temevano, a L'Aquila. Assoluzione
per Franco Barberi, all’epoca presidente vicario della Commissione
grandi rischi, Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto di
geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro
nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e
responsabile del Progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica
all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore ufficio rischio
sismico di Protezione civile. Agli imputati veniva contestata la morte di 29
persone e il ferimento di altre quattro: per questo, in primo grado erano stati
condannati a 6 anni.
Assolti in appello, però. Il fatto non
sussiste.
A 'pagare' è il solo Bernardo De
Bernardinis, già vicecapo del settore tecnico del Dipartimento di
Protezione civile, condannato a due anni di reclusione: è stato appurato il
'nesso causale' tra le sue dichiarazioni e la morte di alcune tra le vittime
del sisma. "Più scosse ci sono, meglio è, significa che sta rilasciando
energia", disse già prima della riunione, in una intervista in cui
ribadiva una affermazione che tutti i sismologi convengono sia stata sbagliata.
Non c'è alcuna correlazione infatti - positiva o negativa - tra la
distribuzione nel tempo di scosse piccole e grandi. Parole che erano state
già di Guido Bertolaso e che furono poi riportate da Franco Barberi
all'attenzione dei sette 'scienziati', nel corso della riunione del 31 marzo:
"Ho sentito il capo della Protezione Civile dichiarare alla stampa, anche
se non è un geofisico, che quando ci sono frequenze sismiche frequenti si
scarica energia e ci sono più probabilità che la scossa non avvenga".
Nessuno reagì, però, ad una vera e propria 'bestialità scientifica'. Anzi, a
leggere gli atti, Mauro Dolce, Enzo Boschi e Giulio Selvaggi
dissero di "non ricordare" affatto quelle parole. Anche per questo,
il procuratore generale Romolo Como aveva chiesto la conferma della condanna per tutti gli
imputati,
con esclusione delle pene accessorie. "Immaginavo un forte
ridimensionamento dei ruoli e delle pene, non certo un'assoluzione così
completa, con lo scarico delle responsabilità sul solo De Bernardinis, sulla
Protezione Civile in altre parole", ha commentato a caldo. "Sono
alquanto sconcertato".
Alla lettura della sentenza, parenti delle
vittime e cittadini hanno urlato "Vergogna, vergogna" nei confronti della Corte.
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