*INTERVISTA ALL'OPERAIA DELLA FCA-SATA DI MELFI: PINA
IMBRENDA, PROMOTRICE DELLA CAMPAGNA CONTRO LE TUTE BIANCHE
L'11 DICEMBRE LE LAVORATRICI DELLO SLAI COBAS per il
sindacato di classe E DEL MFPR SARANNO ALLE PORTINERIE DELLA SATA DI MELFI*
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*/Qual'è la situazione alla Sata?/*
"Alla Sata, passate le pause, è passato di tutto.
Ma occorreva ripartire, cominciare a far vedere che c'eravamo, dare fiducia.
Noi pensavamo, a differenza della segreteria Fiom
(Pina con altri operai Sata - tra cui 2 dei tre ex licenziati - è parte della
sinistra Fiom: Il sindacato è un'altra cosa - ndr) che era necessario prima
fare gli scioperi esterni per farci nuovamente riconoscere dalle operaie e
operai, che esistevamo. Poi abbiamo fatto anche gli scioperi interni che sono
riusciti.
Ad agosto abbiamo fatto lo sciopero in verniciatura
per le condizioni insopportabili di caldo (in verniciatura i condizionatori ci
sono ma non mettono l'acqua refrigerante). Mentre in lastratura abbiamo fatto l’uscita
di sicurezza perchè all'interno vi erano 40° ed era pericoloso per la salute
lavorare; questo ci ha permesso anche di superare l'ostacolo della Fiom che non
voleva che noi dichiarassimo sciopero.
Sia in Verniciatura che in Lastratura abbiamo ottenuto
per il periodo estivo di emergenza un aumento delle pause.
Questo ha dimostrato che se ti dai da fare, acquisti
fiducia.
*/Raccontami come è andata sulla questione tute/*
La questione della macchiatura della tuta è cominciata
a diventare un problema di tante operaie e quasi quotidiano. Fino ad allora,
anche se c'era non se ne parlava. In Basilicata le donne hanno ancora riserva a
parlare su certi temi. Per questo all'inizio anche io non ero convinta.
Poi vi è stato un episodio in particolare che ha fatto
superare i dubbi.
Vi erano le operaie che per non uscire con la tuta
macchiata rimanevano chiuse nei bagni, poi dovevano chiamare il capo per avere
un'altra tuta, questi lo diceva ad un altro, che quando veniva con la tuta
cominciava a dire in presenza di tutti: per chi è...? Quindi, tutti sapevano...
*/Come è la reazione degli operai a questa
iniziativa?/*
L'iniziativa che stiamo facendo ha cambiato
l'atteggiamento verso le operaie anche degli operai. Prima quando si parlava
dei problemi delle donne vi era un atteggiamento di sottovalutazione, di
vederli, anche da parte dei delegati, come problemi secondari, al massimo da
essere inseriti in un punto delle richieste all'azienda, ora invece è diverso.
E' stata la mobilitazione diretta delle operaie a far
cambiare le cose.
Abbiamo scelto di affrontare la questione della tuta
anche per incastrare la Fiat su una cosa su cui non può dire niente.
*/Come sta andando la campagna?/*
Abbiamo cominciato in due a raccogliere le firme sulla
tuta. Ma via via vedevamo che tutte le operaie firmavano. Venivano loro a
chiederci di firmare. Noi, perchè fosse una cosa seria anche per le operaie,
abbiamo voluto che mettessero a fianco della firma il numero del tesserino
identificativo. E l'hanno messo senza difficoltà.
Dopo abbiamo consegnato le firme alla Fiat, che finora
non ha risposto.
Le abbiamo consegnate anche alla Fiom Basilicata,
proprio il giorno in cui è venuto Landini. Ma anche qui silenzio.
Solo dietro richiesta nostra il segretario della Cgil
ci ha dato una mano a far pubblicare un articolo sul Il Quotidiano della
Basilicata. Il giorno dopo abbiamo saputo che l'azienda ci voleva dare le
culotte...
Dopo questo primo articolo ho provato direttamente ad
insistere verso la stampa nazionale. Repubblica ha risposto.
Abbiamo cominciato la raccolta firme anche alla Fiat
di Termoli, Pratola Serra, Sevel.
**/Avete ricevuto appoggio a livello nazionale?/*
Ho ricevuto telefonate da tutt'Italia, meno in un
primo tempo che dalla Fiom. La consigliera delle pari opportunità della
Basilicata e quella del Governo hanno fatto loro la nostra istanza; la
consigliera del governo ha fatto un documento, che è stato trasmesso e letto a
Rai-Radio1, e ha fatto una lettera/appello alla direzione Fiat, perchè accolga
le nostre istanze.
Solo dopo la Fiom è intervenuta, ponendo alla Fiat
l'alternativa: o cambio della tuta o non assegnarcela, ma questo darebbe
all'azienda una via d'uscita.
Ora la Fiom cerca di appropriarsi della nostra
iniziativa, ma per affossarla.
Negli altri stabilimenti sta facendo la raccolta di firme
senza che le operaie mettano il numero identificativo.
La Fiom non ha delegate donne, l'unica sono io, che
sono in contrasto con la Fiom, infatti la Fiom sta cercando di mandare avanti
un'altra operaia iscritta Fiom con l'intento di sostituirmi.
A livello parlamentare. devo dire che Barozzino
(l'altro operaio delegato Fiom licenziato e ora parlamentare di Sel) ha fatto
un'interrogazione parlamentare, ha parlato di tutto e la tuta è stata
semplicemente uno dei tanti punti. Tutti possono parlare delle tute ma non
queste persone, che quando noi abbiamo lottato sulle pause non ci hanno dato
copertura politica. Ora che stiamo facendo l'iniziativa sulla tuta, guarda
caso, parlano delle pause, dei carichi di lavoro, ma solo per mettere in ombra
la nostra iniziativa.
Hanno avuto un atteggiamento migliore alcune senatrici
del Pd e del M5S.
*/Qual'è il valore di questa battaglia?/*
Questa iniziativa sulla tuta ha permesso di riparlare
delle donne alla Sata, ha riaperto la questione.
Le operaie l'hanno vista come una questione di dignità.
MFPR
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