Bologna barista morì per
l’amianto: riconosciuto un maxi-risarcimento da 740mila euro
La donna
lavorava al bar del Dopolavoro ferroviario. La figlia: "Le hanno
finalmente reso giustizia"
di MARCO
BETTAZZI
27 novembre
2015
Un maxi-risarcimento
da 740mila euro, per di più riconosciuto a una donna che non lavorava nelle Ogr
ma soltanto al bar del Dopolavoro ferroviario. Morta, dopo una lunga malattia
provocata dall’amianto, il giorno di Natale dell’anno scorso. La sentenza del giudice
del lavoro risale a due giorni fa e arriva dopo una lunga causa civile iniziata
dalla donna poi defunta a 74 anni.
Era stata per più di vent’anni al bancone del bar e alla mensa che si trovava proprio di fronte alle Officine grandi riparazioni di Bologna, dove per anni gli operai hanno lavorato alle carrozze dei treni esponendosi all’amianto. Una vera e propria strage, quella delle Ogr, con almeno 400 morti contati dall’Ausl e dai colleghi.
Il giudice ha riconosciuto che l’esposizione all’amianto derivava
da due elementi: la vicinanza del bar-mensa con le officine dove si svolgevano
le lavorazioni pesanti e il continuo via vai degli operai con le tute
impolverate. Da qui il risarcimento da 740mila euro a spese di Rfi e
Dopolavoro, che potrebbe però avere ulteriori sviluppi se i familiari
decideranno, come probabile, di fare anche loro una richiesta per danni.
"Le hanno reso giustizia, finalmente", commenta la figlia a caldo.
"La sentenza è importante perché riconosce un risarcimento cospicuo e le
responsabilità nei luoghi dove si usava l’amianto. Inoltre – spiega l’avvocato
Massimo Vaggi – contribuisce a mantenere alta l’attenzione su una vera e
propria strage del lavoro".Era stata per più di vent’anni al bancone del bar e alla mensa che si trovava proprio di fronte alle Officine grandi riparazioni di Bologna, dove per anni gli operai hanno lavorato alle carrozze dei treni esponendosi all’amianto. Una vera e propria strage, quella delle Ogr, con almeno 400 morti contati dall’Ausl e dai colleghi.
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