INDICE
Mario Murgia info@associazioneespostiamiantovalbasento.it
SCANDALO
AMIANTO A OTTANA: IL CASO IN PARLAMENTO
Teoria & Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
UN GOVERNO ANTIOPERAIO, NEOLIBERISTA E DI DESTRA
ATTACCA I NOSTRI DIRITTI
Slai Cobas per il Sindacato di classe slaicobasta@gmail.com
Muglia la
Furia fmuglia@tin.it
Controsservatorio Valsusa info@controsservatoriovalsusa.org
UN
PROCESSO DA VEDERE
Maria Nanni mariananni1@gmail.com
LA
TRUFFA DELLE ELEZIONI RSU
Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
INIZIATIVA DELL’ASSOCIAZIONE DEI FAMILIARI DELLE
VITTIME DELLA STRAGE DI VIAREGGIO E DELL’ASSEMBLEA 29 GIUGNO
NotizieInMARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
SCIOPERO
NAZIONALE DEI FERROVIERI PER PENSIONE, SICUREZZA, ORARIO DI LAVORO, JOBS-ACT
Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
LEGGE DI STABILITA’:
UN ALTRO DURO COLPO SULLE PENSIONI!
Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
TOTALE SOLIDARIETA’ AI FAMILIARI DELLE 309 VITTIME
DEL TERREMOTO DE L’AQUILA
Marco Calidorli marcocaldiroli@alice.it
ETERNIT E AMIANTO IN LOMBARDIA
E NELLA BASSA BERGAMASCA: RISCHI E SOLUZIONI
---------------------
From:
Mario Murgia info@associazioneespostiamiantovalbasento.it
To:
Sent: Monday,
November 16, 2015 9:32 AM
Subject: SCANDALO
AMIANTO A OTTANA: IL CASO IN PARLAMENTO
Amianto,
28 milioni di euro, ma zero trasparenza per le vittime.
A Roma protesta dei familiari delle vittime dell’amianto davanti al
Ministero del Lavoro, mentre la
Commissione d’inchiesta sul lavoro convoca la Conferenza Nazionale
sui banchi del Senato.
Ma ancora non sappiamo quanto si muore d’amianto in Italia
“5.600 euro per risarcire
una vita distrutta dall’amianto non bastano. Ancor più se questo risarcimento
non raggiungerà tutti coloro che sono stati effettivamente colpiti: dobbiamo
sapere quante sono le vittime civili della fibra killer”.
Le
parole di Nicola Pondrano, ex presidente del Fondo Nazionale Amianto, da Roma al
presidio davanti al Ministero del Lavoro, ribadiscono ancora, una volta, quanto
denunciato attraverso la petizione #Addioamianto (vedi link a seguire) e l’inchiesta
di ”Il Prezzo
dell’amianto“. La questione giustizia per chi è stato esposto e si è
ammalato di mesotelioma non è un capitolo chiuso nel nostro Paese.
La
mancanza di trasparenza e il conflitto d’interesse da parte delle Istituzioni su
un tema che coinvolge tanti cittadini italiani (almeno 3.000
vittime l’anno, 8 persone al giorno), appare, infatti, evidente nel Decreto
Legge dello scorso 4 settembre, promosso dal Ministro del Lavoro Poletti, di
concerto con il Ministero delle Finanze, in cui il Fondo Nazionale Vittime Amianto,
pari a 28.783.164 euro viene suddiviso su 5.140 malati di mesotelioma, (3.200
per il 2015 e 940 per il 2016 e 2017). 5.600 euro una tantum,
per le vittime di esposizione ambientale e non solo lavorativa all’amianto.
“Tutto questo però è avvenuto senza condividere con le parti sociali la
modalità di ripartizione e soprattutto senza che si sappia a tutt’oggi quante siano
realmente le vittime civili dell’amianto in Italia” sottolinea
Pondrano.
Questi
i motivi della mobilitazione del 11 novembre, con le Organizzazioni Sindacali,
l’ANMIL, il Coordinamento Nazionale Amianto (CNA) e l’Associazione Familiari e
Vittime dell’Amianto (AfeVA) di Casale Monferrato, contro il Decreto che prevede l’una tantum per ogni “mesotelioma
ambientale comprovato escludendo addirittura chi sta per morire”
sottolinea Pondrano.
Torniamo
così a quanto avevamo denunciato. Mentre INAIL non ha reso noti
pubblicamente i dati
relativi alla mortalità dal 2009, ad oggi, nel Decreto nel Ministro Poletti
appaiono magicamente quei “numeri” che corrispondono a vite umane sacrificate
sull’altare della fibra killer. Già perchè l’Ente che è responsabile
della raccolta dati di mortalità e incidenza delle malattie asbesto-correlate,
secondo il Decreto 308 del 10 dicembre 2002, è lo stesso che ha fornito le cifre su cui suddividere il Fondo Nazionale
Vittime Amianto rimasto
congelato per cinque anni.
Intanto la Commissione d’Inchiesta
che indaga la tutela della salute sui luoghi di lavoro presieduta dalla
senatrice Camilla Fabbri (PD) promuoverà il prossimo 30 novembre, proprio
dai banchi del Senato, la Conferenza Nazionale Amianto, scuotendo
anche il Ministero della Salute che, dopo l’intensa attività dell’ex Ministro
Balduzzi con il Piano Nazionale Amianto (arenatosi alla Conferenza Stato Regioni
per mancanza di finanziamenti), proprio il 12 novembre presenterà insieme all’Istituto
Superiore di Sanità, lo stato dell’arte sulle attività epidemiologiche.
“I dati epidemiologici sono fuori discussione e conclamati,
l’amianto è stato all’interno dei luoghi di lavoro, ma sappiamo bene come la
sua contaminazione si sia estesa all’ambiente” - precisa la senatrice prima
firmataria dell’emendamento alla Legge di Stabilità per consentire gli
interventi di sostituzione di tetti in amianto sugli edifici di proprietà degli
enti locali.
“Rimane un’oggettiva difficoltà a individuare il nesso di casualità per
gli esposti ambientali a cui dobbiamo aggiungere le oltre 400 norme tra
nazionali e regionali sull’amianto” - sottolinea la senatrice PD. Mentre
alcune regioni non hanno ancora completato la mappatura o approvato il loro
piano regionale.
“Alla luce della riforma del Titolo V che riporta in capo allo Stato le
competenze sulla tutela della salute e dell’ambiente nei luoghi di lavoro,
bisogna lavorare per la redazione di un testo unico sull’amianto.
La situazione” - conclude Fabbri – “resta critica. Nel 2020 potrebbe essere
raggiunto il picco massimo di malattie asbesto-correlate”.
Nell’attesa
della legge, si continua a morire.
Chiedi
trasparenza sull’amianto in Italia.
Firma
la petizione#AddioAmianto su
Change.org
novembre 12, 2015
---------------------
From: Teoria
& Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
To:
Sent: Tuesday,
November 17, 2015 11:28 AM
Subject: UN
GOVERNO ANTIOPERAIO, NEOLIBERISTA E DI DESTRA ATTACCA I NOSTRI DIRITTI
UN GOVERNO
ANTIOPERAIO, NEOLIBERISTA E DI DESTRA ATTACCA I NOSTRI INTERESSI E DIRITTI.
MOBILITIAMOCI ED
ESIGIAMO LO SCIOPERO GENERALE!
Compagni, operai, lavoratori, donne e
giovani del popolo,
il governo Renzi prosegue la stessa
politica seguita dai governi precedenti: Jobs Act, “buona scuola”, “sblocca
Italia”, attacco ai diritti e al CCNL, aumento dello sfruttamento, una legge di
stabilità per i ricchi, aumento delle spese di guerra, controriforme
costituzionali: siamo di fronte a un governo antioperaio, neoliberista e di
destra, che rappresenta gli interessi dei capitalisti e applica i diktat dell’UE
ai danni dei lavoratori.
Contro la politica economica del governo
Renzi i sindacati e altre associazioni sociali hanno programmato per i prossimi
giorni una serie di iniziative.
Nonostante le debolezze e i limiti di
queste mobilitazioni, è importante utilizzare queste scadenze per manifestare
la nostra opposizione alle manovre antioperaie e antipopolari. Chiamiamo dunque
gli operai, i lavoratori, i disoccupati, a partecipare in massa alle
manifestazioni e agli scioperi
in programma.
Non dobbiamo però scendere in piazza
limitandoci ai rituali e ai blandi contenuti dei socialdemocratici, degli
opportunisti e dei collaborazionisti, fermandoci dopo queste scadenze.
I disegni governativi e confindustriali
possono essere respinti solo con la lotta aperta e dura, con un vero e
unificante lo Sciopero generale!
Facciamo dunque di queste giornate
autentiche manifestazioni di lotta e di opposizione politica al governo Renzi,
contro l’attacco al movimento operaio e la trasformazione reazionaria dello
Stato e della società, contro la legge di stabilità e la crescente ingiustizia
sociale, per non pagare la crisi e le guerre del capitale.
Costruiamo una piattaforma di difesa intransigente dei nostri interessi di
classe. Esigiamo il lavoro e il blocco dei
licenziamenti, l’abolizione delle misure antioperaie e antipopolari.
Lottiamo per veri CCNL con recupero
salariale e diminuzione di orario, per farla finita con la precarietà,
estendere i diritti. Rifiutiamo le spese di guerra e rivendichiamo più spese
sociali.
Diciamo NO alle controriforme
costituzionali di Renzi e Verdini.
Per avanzare di nuovo è necessario
realizzare il Fronte unico di lotta
operaia dal basso e costruire organismi di massa (consigli, comitati operai
e popolari), con alla testa gli elementi più avanzati e combattivi della
classe operaia, per sviluppare le lotte.
Soprattutto è necessario lottare con una
prospettiva rivoluzionaria, di rottura completa con le politiche e le
compatibilità del capitale e delle sue corrotte istituzioni.
Nessun governo
borghese potrà soddisfare le esigenze e i diritti dei lavoratori e delle masse
popolari. Ciò sarà possibile soltanto con un Governo operaio e di tutti gli sfruttati, che rappresenti gli interessi vitali del
proletariato e dei lavoratori della città e della campagna, della massa
impoverita, che non s’inchini davanti al “sacro” profitto, ma sia deciso a
sbaragliare la borghesia e le forze reazionarie.
Per realizzare questo obiettivo, per
vincere la battaglia contro un sistema marcio, la classe operaia ha bisogno del
proprio Partito indipendente e rivoluzionario, basato sul marxismo-leninismo.
Compagni, operai avanzati, uniamoci,
organizziamoci e lottiamo assieme per la sua costruzione, per la rivoluzione e
il socialismo, unica via di uscita dalla barbarie imperialista!
16 novembre
2015
Piattaforma
Comunista per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
---------------------
From: Slai Cobas per il Sindacato di classe slaicobasta@gmail.com
To:
Sent: Wednesday, November 18, 2015 7:10 AM
Subject: PADRONI, GOVERNO, COMMISSARI, ISTITUZIONI ASSASSINI ALL’ILVA DI TARANTO!
Cosimo
Martucci: ancora una vita operaia spezzata nell’appalto ILVA reparto
agglomerato, per operazioni non in sicurezza, in una fabbrica nelle mani del
governo e dei suoi commissari incapaci.
Ancora
produzione per il profitto e il mercato... sul sangue dei lavoratori.
Non si può
continuare a morire per il lavoro, che serve per vivere!
Padroni, istituzioni,
organi di controllo, sindacati confederali, anche se vi credete assolti siete
tutti coinvolti!
Via i
commissari nominati da Renzi, incapaci e responsabili!
Messa in
sicurezza innanzitutto della vita, del lavoro e della salute operaia e
cittadina.
Postazione
ispettiva permanente nella fabbrica, sotto il controllo degli operai.
Lotta
generale nelle mani degli operai e delle masse popolari.
* * * * *
Dalla
stampa locale
Taranto
I suoi colleghi dicono fosse
ossessionato dalla questione della sicurezza all’interno dello stabilimento
siderurgico. Temeva per la sua incolumità Cosimo Martucci, 49enne di Massafra,
dipendente della ditta Pitrelli dell’appalto ILVA. Il suo era un pensiero
ricorrente che coltivava come un presagio. L’operaio morto dopo essere stato
travolto e ucciso da un grosso tubo d’acciaio durante le operazioni di scarico
di pezzi di carpenteria metallica in un cantiere dell’AIA (Autorizzazione Integrata
Ambientale). Nel reparto Agglomerato si sta infatti procedendo alla
sostituzione dell’impianto per l’aspirazione dei fumi.
Martucci è il primo infortunio
mortale legato agli interventi di risanamento ambientale.
Il lavoratore colpito alla testa da
uno dei due tubi in acciaio a sezione quadrata che si trovavano sul rimorchio
di un mezzo di trasporto su gomma e che dovevano essere sollevati da una gru
per essere portati nel reparto AGL2. A cedere sarebbe stata l’imbragatura.
Le cause dell’ infortunio sono in
corso di accertamento da parte dei funzionari della ASL Spesal e dei Carabinieri.
Intanto, il sostituto procuratore Marina Mannu, che si è recata personalmente
sul luogo dell’incidente insieme al procuratore capo Franco Sebastio, ha aperto
un fascicolo d’inchiesta e ha disposto il sequestro dell’area in attesa di
disporre l’autopsia e individuare eventuali responsabilità. Anche l’ILVA in Amministrazione
Straordinaria ha bloccato le attività del cantiere, avviando una indagine interna.
Parole severe e cariche di rabbia
anche quelle dell’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro. “Bandiamo le parole di circostanza, il mio
cordoglio” - ammonisce il presule – “è profondo, e non voglio rinunciare ad
unire la mia voce al coro dei basta”.
“Ancora una volta rivendichiamo
duramente e fermamente le ragioni di sicurezza in fabbrica indiscutibilmente
messe in discussione da tutte una serie di ritardi e carenze organizzative, più
volte denunciate dalle organizzazioni sindacali” - lo scrivono le rappresentanze sindacali unitarie di FIM,
FIOM, UILM.
“Questo ennesimo incidente mortale è
la riprova del fallimento totale della gestione commissariale, una gestione che
non mette in condizione i lavoratori di operare in sicurezza e che finora ha
pensato di andare avanti a colpi di falsi proclami” - lo sottolinea in una nota
Francesco Rizzo, coordinatore dell’USB (Unione Sindacale di Base) di Taranto
“Nel momento in cui giungeva la
notizia del decesso del povero collega Cosimo” - spiega Rizzo – “eravamo intenti
a segnale agli enti competenti la mancanza di DPI (i Dispositivi di Protezione
Individuale) all’interno dello stabilimento: questa è la situazione in cui
viviamo tutti i giorni nello stabilimento. E’ oramai chiaro che la gestione
commissariale ci sta stritolando nella contraddizione salute-sicurezza o lavoro”.
“Qualche giorno fa” - conclude il
coordinatore dell’USB – “il commissario Gnudi, intervenendo a Bari, ha
esplicitamente detto che sfidava chiunque a fare meglio di quanto ha fatto lui.
Questo è il risultato caro commissario”.
Slai Cobas
per il sindacato di classe
ILVA
appalto
cellulare:
347 53 01 704
mail: slaicobasta@gmail.com
---------------------
To:
Sent:
Wednesday, November 18, 2015 4:48 PM
Bolzano:
operaio muore investito dalla motrice di un TIR.
Tragico
incidente sul lavoro in zona industriale.
Il collega
alla guida del mezzo non lo ha visto, travolgendolo.
I dettagli sono agghiaccianti!
La vittima è
rimasta schiacciata dalle ruote finendo incastrata sotto il corpo del camion.
Difficoltoso
il recupero da parte dei Vigili del Fuoco del corpo permanente di Bolzano che
hanno dovuto sollevare il mezzo con l’autogru prima di liberare il corpo. Sotto
shock il collega che stava guidando il mezzo.
E la settimana scorsa, oltre ad un altro
operaio, un contadino al giorno nella sola provincia di Bolzano.
Nel frattempo la Giunta
provinciale ha elaborato un disegno di legge per introdurre ”ispezioni con preavviso” e un
sistema sanzionatorio che prevede l’individuazione di violazioni amministrative e penali che non
danno luogo a danni irreversibili e per le quali in presenza dell’accertamento
di una violazione vengono emesse le prescrizioni di adeguamento per assicurare
il rispetto delle norme violate nonché il termine di adeguamento e per le quali
l’irrogazione della sanzione amministrativa e penale è condizionata all’inosservanza,
anche parziale, delle prescrizioni.
Caro Presidente Kompatscher, caro Assessore Stocker, caro Vicepresidente
della Giunta Provinciale Tommasini, caro PD, care Organizzazioni Sindacali,
caro Bauernbund (l’Associazione Provinciale degli Agricoltori che da sempre
nega la necessità di prevenire gli infortuni in agricoltura dovuti sempre e
solo a “fatalità” e “sfortuna” e mai all’inadempienza alle principali norme di
prevenzione: la valutazione dei rischi, alla formazione, alla revisione delle
macchine e attrezzature e alla assoluta mancanza di controlli), la strage si può fermare, basta
volerlo!
Franco
Mugliari alias Muglia La Furia
mail: fmuglia@tin.it
---------------------
To:
Sent: Friday, November 20, 2015 5:21 PM
Subject: UN PROCESSO DA VEDERE
Sul
sito del Controsservatorio Valsusa sono disponibili tutte le registrazioni audio/video relative
alla recente sessione conclusiva del Tribunale Permanente dei Popoli dedicata a
“Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità
locali e grandi opere”.
Il
link con le registrazioni è:
In 63
video sono presentati l’esposizione dell’atto di accusa, tutte le testimonianze,
le requisitorie finali, la lettura della sentenza e delle raccomandazioni.
A
breve saranno note le motivazioni.
Sono
passate meno di due settimane dalla storica sentenza con cui il Tribunale
Permanente dei Popoli (TPP) ha condannato “l’intero
sistema delle grandi opere inutili e imposte” elencando in
particolare le violazioni di diritti fondamentali commesse in Val di Susa e i
responsabili di tali violazioni.
Una sentenza che non ha potuto passare inosservata e che ha
già scatenato qualche reazione scomposta: ad esempio in un articolo pubblicato
da Repubblica si parlava di “sedicente tribunale”
paragonandolo a chi “raccatta oggetti privi di valore
e pezzi di ciarpame” e via denigrando. Segno che la sentenza ha
colpito nel segno.
Il
testo della sentenza è al link:
Lo
stesso articolo, riferendosi al pubblico, parlava di “piazza” selezionata e ristretta, ma rumorosa: mettiamo le
registrazioni audio/video anche a disposizione di chi esprime rancore rodendosi
il fegato.
La replica del TPP all’articolo è al link:
Nel
dispositivo della sentenza letto da Philippe Texier viene riconosciuto alle
persone che si mobilitano contro il TAV e contro altre grandi opere inutili e
imposte il ruolo di “sentinelle che lanciano l’allarme”
riprendendo letteralmente una formulazione contenuta in risoluzioni del
Consiglio d’Europa che definisce regole vincolanti (e disattese) per i giudici
dei diversi paesi.
Sbaglierebbe
chi volesse attribuire alla conclusione a cui è giunto il TPP un valore
soltanto per la Valsusa:
nella sentenza si parla di “un modello consolidato di comportamento nella gestione del territorio e delle dinamiche sociali
ogni volta che ci si trova in uno scenario di approvazione e realizzazione delle
grandi opere infrastrutturali”.
E la
sentenza aggiunge: “I governi sono al servizio dei
grandi interessi economici e finanziari, nazionali e sovranazionali e delle loro
istituzioni nel disporre senza limiti né controllo dei loro territori e delle loro
risorse: si ignorano totalmente le opinioni, gli argomenti, ma ancor più il
sentire vivo delle popolazioni direttamente colpite. Ciò rappresenta, nel cuore dell’Europa, una
minaccia estremamente grave all’essenza dello Stato di Diritto e del sistema democratico che deve necessariamente essere fondato sulla
partecipazione e la promozione dei diritti ed il benessere, nella dignità, delle
persone”.
Questa
sentenza potrà rappresentare un valido sostegno per tutte quelle comunità che
vivono situazioni analoghe a quelle passate al setaccio dal TPP. Per la Valsusa non è certo un
punto di arrivo, ma un riferimento da cui ripartire per dare maggior vigore a
una domanda di democrazia e di diritti: la stessa domanda che arriva da tante
altre realtà in cui sono violati gli stessi diritti.
Il
nostro augurio è che tutte queste realtà, utilizzando anche il sostegno della
sentenza appena pronunciata, possano riconoscersi nelle parole di una
componente della giuria, la cilena Sara Larrain, che
riferendosi alla lotta No TAV ha detto: “Il conflitto genera dolore, ma
anche una grandissima opportunità per costruire una comunità di lotta per i
diritti”.
Controsservatorio
Valsusa
Sostieni il Controsservatorio Valsusa
Puoi
sostenere economicamente il Controsservatorio Valsusa con un bonifico sul Conto Corrente presso la Banca
Etica intestato
a Controsservatorio Val Susa con IBAN:
IT33O0501801000000000173280.
---------------------
From:
Maria Nanni mariananni1@gmail.com
To:
Sent:
Saturday, November 21, 2015 11:10 AM
Subject: LA TRUFFA DELLE
ELEZIONI RSU
Dal 24 al 27 novembre si terranno le
elezioni per RSU/RLS, che avranno contenuti e caratteristiche drasticamente
diversi da quelle precedenti che si sono tenute ben 11 anni fa!!
CAT e CUB non parteciperanno perché per
presentarsi si è obbligati ad aderire e sottomettersi alle regole del
vergognoso “Accordo sulla rappresentanza” del 10 gennaio 2014 fra Confindustria e CGIL, CISL e UIL
che decreta la morte della democrazia sindacale e della possibilità di
organizzare ogni resistenza nei luoghi di lavoro contro lo strapotere padronale.
Hanno paura di “perdere il controllo”
nel momento che stanno preparando lo sfascio contrattuale, la privatizzazione,
misure lacrime e sangue che cadranno sui lavoratori.
L’Accordo prevede:
-
decide sempre
tutto, sia ai tavoli nazionali (ad esempio il Contratto Collettivo
Nazionale di Lavoro) sia
su quelli delle RSU, il 50%+1 complessivo: i delegati e/o i sindacati
che dissentono non hanno alcun potere, anche se raggiungono il 49%; per tutta
la durata delle trattative e contro la firma di accordi capestro per i lavoratori, le regole vietano
proteste, volantini, ricorsi, scioperi; neutralizzando così le possibilità materiali di critica, opposizione e
dissenso e spalancando le porte alla legge che cancella l’esercizio del diritto di
sciopero;
-
i delegati o le Organizzazioni Sindacali (come quelle di base che si presentano) che
intendessero comunque intraprendere azioni di contrasto sono puniti con
sanzioni economiche e la perdita di tutte le agibilità sindacali (partecipazione alle RSU, permessi
sindacali, assemblee sul luogo o in orario di lavoro, bacheca, prelievo delle
quote sindacali dalla busta paga, ecc.);
-
i delegati che non si allineano alle decisioni della Segreteria di
appartenenza, che revocano l’iscrizione
o si iscrivono ad altro sindacato, vengono dimessi dalle RSU;
-
è sancito che il 50%+1 possa trattare e firmare (senza possibilità di
opposizione del restante 49%) accordi in deroga al Contratto Collettivo Nazionale
di Lavoro,
sancendone la demolizione, su prestazione lavorativa, orari e organizzazione
del lavoro!!!
Non
ci siamo presentati perché le Organizzazioni Sindacali che presentano liste devono accettare che i diritti e le libertà
sindacali non appartengono ai lavoratori ma a CGIL, CISL e UIL, con la
benedizione di Confindustria!
La
partecipazione che propongono ai lavoratori si riduce a “prendete una tessera
e/o votate un candidato, poi decidono tutto le segreterie e guai a chi critica!”.
Non
ci siamo presentati perché aderire all’accordo per partecipare alle elezioni
significa contribuire a legittimare questa sporca operazione. Hanno bisogno
proprio di candidati riconosciuti dai lavoratori per imbrigliarli mani e piedi
nel loro recinto. Presentarsi avrebbe significato avallare che fuori da queste
RSU truffa non esiste per i lavoratori possibilità di essere rappresentati, di
avanzare le loro istanze, le loro rivendicazioni.
Ora più che mai è invece vero che solo fuori dal
loro recinto (RSU) è possibile organizzarsi, partecipare, costruire scioperi,
mobilitazioni e lotte per contrastare quello che sta avvenendo e che hanno in
progetto. A questo vero appuntamento invece ci presentiamo, lavorando per unire
le forze di quanti hanno la stessa finalità e ricercando la partecipazione e il
protagonismo dei lavoratori.
novembre 2015
CUB Trasporti Toscana
Coordinamento Autorganizzato lavoratori
Trasporti Toscana
---------------------
From: Assemblea
29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Sunday,
November 22, 2015 7:43 PM
Subject: INIZIATIVA
DELL’ASSOCIAZIONE DEI FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE DI VIAREGGIO E DELL’ASSEMBLEA
29 GIUGNO
Ieri, 21
novembre, il presidente del Senato Grasso era a Sant’Anna di Stazzema (LU),
luogo dell’eccidio nazifascista avvenuto il 12 agosto del 1944.
Era a sant’Anna
per ricordare Franco Giustolisi, il giornalista/scrittore che rivelò i segreti
della strage con la scoperta dell’Armadio della vergogna.
A un anno
dalla sua scomparsa, è stato istituito un premio e ieri è avvenuta la
premiazione del concorso.
I familiari
della strage di Viareggio assieme ad Assemblea 29 giugno, nonostante un tempo
infernale, hanno esposto gli striscioni della strage ferroviaria del 29 giugno
2009.
I familiari
sono stati ricevuti per alcuni minuti da Grasso che si è impegnato a scrivere
al Tribunale per accelerare le udienze in modo da evitare la prescrizione. Ha
detto che di più non può fare, non è nelle sue competenze.
All’iniziativa
erano presenti 120-130 persone.
Una prima metà
era composta da militari (scorta, polizia, carabinieri, in divisa, in borghese,
in tenuta), che stazionavano tra il Museo e il bar (ovviamente a gustarsi il
prelibato panino con finocchiona e/o salame): tanti i mezzi tra blindati, auto
della scorta, auto blu metallizzate.
L’altra metà
era composta, escluse pochissime unità, totalmente da rappresentanti delle
istituzioni e dai soliti politicanti di mestiere.
Ma quanto
sarà costata questa premiazione. Mezzo milione di euro? Di più? Il giornalista
Giusto Lisi si sarà sicuramente rivoltato nella tomba chissà quante volte.
Ma come si
fa a “sfoderare” simili parate con costi così incredibili per la collettività?
Alla faccia di sanità, pensioni, istruzione, assistenza, ecc. ecc.
Uno Stato
che sperpera 80 milioni di euro al giorno per le missioni militari barattate
per “umanitarie” e quotidianamente dissipa una quantità enorme di risorse e
soldi a questo modo, ma cosa può insegnare alle nuove generazioni?!
NO ALLA
PRESCRIZIONE PER VIAREGGIO!!!
---------------------
To:
Sent:
Monday, November 23, 2015 4:18 PM
Subject: SCIOPERO NAZIONALE
DEI FERROVIERI PER PENSIONE, SICUREZZA, ORARIO DI LAVORO, JOBS-ACT
SCIOPERO NAZIONALE DEI FERROVIERI
PER PENSIONE, SICUREZZA, ORARIO DI LAVORO, JOBS-ACT
DALLE 21:00 DI GIOVEDI 26
NOVEMBRE 2015
Ferrovieri di Trenitalia
e Trenord addetti ai treni viaggiatori: dalle 21 di giovedì 26, alle 18 di
venerdì 27 novembre 2015 (lo sciopero, è quello differito a seguito della
precettazione del 24/25 ottobre scorsi; esso termina, diversamente dalla
consuetudine, alle 18 anziché alle 21).
Addetti ai treni merci: dalle
21 di giovedì 26, alle 21 di venerdì 27 novembre 2015.
Lo sciopero è proclamato dal Coordinamento Autorganizzato
Trasporti (CAT), dai Comitati Unitari di Base (CUB) e dall’Unione Sindacale
di Base (USB).
Per pensioni, orario di lavoro, rappresentanza,
sicurezza, jobs-act, rinnovo CCNL.
il Governo con la legge di stabilità proposta,
ha eluso ancora una volta il problema delle nostre pensioni e la nostra
legittima richiesta di revisione delle norme sull’età pensionabile, negando anche
la possibilità di una “armonizzazione” per ridurre l’età pensionabile di alcune
categorie come macchinisti, capitreno e manovratori.
Invitiamo tutti i ferrovieri ad aderire allo
sciopero perché esso rimane un insostituibile strumento di partecipazione democratica
dei lavoratori alla vita sociale e politica.
Alla protesta aderiscono tutti gli addetti
alla circolazione treni (equipaggi, stazioni, assistenza, biglietterie, ecc.)
di Trenitalia e di Trenord.
QUANDO SI
CHIACCHERA, SI CHIACCHERA... QUANDO SI SCIOPERA...SI SCIOPERA !!
---------------------
From:
Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Tuesday,
November 24, 2015 12:51 PM
Subject: LEGGE DI STABILITA’: UN ALTRO DURO COLPO
SULLE PENSIONI!
Dopo I’approvazione della legge di
stabilita in Senato, niente è cambiato in meglio, anzi le cosiddette “esigenze
di bilancio”, sono l’insormontabile barriera contro cui si sono abbattute tutte
le richieste di miglioramento e gli emendamenti volti a ottenere la possibilità
di un assegno pensionistico anticipato che, a scanso di equivoci, sarebbe comunque una rimessa.
I FATTI
Nonostante la stessa Confindustria si sia
pronunciata in favore della riduzione dell’età pensionabile, indispensabile per
quel ricambio generazionale necessario affinché il mercato del lavoro possa
ripartire con nuove e più motivate risorse, nonostante lo stesso Papa
Francesco, (Comunista dell’ultimo minuto? Forse..., rispetto all’argomento
pensioni dotato di un “pratico” buonsenso), abbia a sua volta cosi esternato il
proprio pensiero “Non manchi il diritto
alla pensione. No a estremismi aberranti”, l’esecutivo Renzi accantona e rinvia la discussione sulla riduzione dell’età
pensionabile al 2016.
FLESSIBILITA’ PARZIALE
L’esecutivo Renzi inventa la sperimentazione
per lavoratori e lavoratrici che hanno più di 63 anni, potranno chiedere il
part-time agevolato che prevede riduzione dell’orario di lavoro tra il 40 e il
60%, con contribuzione piena, ma (ovviamente rapportata al monte ore lavorato e
retribuita proporzionalmente) non è prevedibile tra dieci anni con gli attuali
importi pensionistici, cosi, ulteriormente taglieggiati, se questi ex
lavoratori saranno degli anziani incapienti.
SETTIMA SALVAGUARDIA
I figli di un dio minore partoriti dalla
riforma Fornero, solita soluzione, sono esclusi tutti i beneficiari delle
salvaguardie passate, con la previsione aggiuntiva, forse, dei soli lavoratori
edili. Ma attenzione la copertura riguarda complessivamente solo 26.300
soggetti, un numero assai più basso rispetto alle reali necessità.
OPZIONE DONNA
Altra soluzione geniale del solito
esecutivo, proroga al 2015 per le lavoratrici dipendenti che avranno 57 anni e
3 mesi di età, o per quelle autonome che raggiungeranno 58 anni e 3 mesi entro
il 31 dicembre 2015, con 35 anni di contributi a fronte di un taglio, a
prescindere, che alza l’asticella dalla riduzione dal 27 al 36% dell’importo
dell’assegno pensionistico, anche loro tra dieci anni saranno delle anziane
incapienti?
Pubblico impiego e Province,
pensionamenti, niente di nuovo, di fronte alla soppressione delle seconde,
invece di abrogare la legge Fornero, che avrebbe permesso lo svecchiamento del
personale e la riduzione dell’età media dei dipendenti del pubblico impiego e
la conseguente immissione di nuove e più fresche risorse umane e di alleggerire
del personale in età più avanzata le Province, si sceglie il blocco delle
assunzioni per tutti gli idonei e vincitori di concorso nel pubblico, si
sceglie il blocco del turnover per non avere aggravi sui bilanci alla voce
spese per il personale, con il risultato che si creano comunque ben 2.000
esuberi nelle Province, non si assume più nel Pubblico, non si assume più nella
sanità, si tagliano i servizi pubblici.
L’universalità dei diritti alla salute al
lavoro alla pensione adeguatamente remunerata sta venendo meno, a soppressa da
questo esecutivo, pronto e sottoposto alle indicazioni della Comunità Europea a
alla volontà di Frau Merkel.
Di fronte a questo sfascio del sistema
paese mobilitiamoci perché venga ridotta l’età pensionabile, sia abrogata la
legge Fornero, perche tutti abbiano un giusto trattamento dopo una vita di
lavoro, una vecchiaia dignitosa, e per colpa di pensioni da fame, non siano
considerati ne’ si possano divenire in futuro dei pesi privi del dovuto
rispetto, per le generazioni e la società a venire.
Stanno privandoci dei nostri diritti più
elementari, vogliono farci credere che siano privilegi e come tali, tutto abbia
un prezzo in denaro o da corrispondere in altre forme quali la soppressione del
diritto a un equa pensione, a una sanità efficiente, alla cura degli anziani e
delle fasce più deboli, al lavoro dignitoso.
Cobas Pisa
mail : confcobaspisa@alice.it
---------------------
From: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Tuesday, November 24, 2015 2:54 PM
Subject: TOTALE SOLIDARIETA’ AI FAMILIARI DELLE 309 VITTIME DEL TERREMOTO DE L’AQUILA
Anche noi di Assemblea 29 giugno ci uniamo al coro dei familiari delle 309 Vittime de L’Aquila: VERGOGNA!
GRANDI RISCHI: ASSOLUZIONE DEFINITIVA PER I 6 ESPERTI. CONDANNA SOLO PER DE BERNARDINIS
TERZO E ULTIMO GRADO DI GIUDIZIO PER
IL PROCESSO AI MEMBRI DELLA COMMISSIONE GRANDI RISCHI.
I giudici della Quarta Sezione Penale della
Corte suprema (presieduta da Fausto Izzo) dopo 10 ore di Camera di Consiglio,
alle 19.40, hanno confermato il giudizio d’Appello.
Assoluzione definitiva
per 6 dei 7 membri della Commissione: Franco Barberi,
all’epoca Presidente vicario della Commissione grandi rischi, Enzo Boschi, all’epoca Presidente dell’Istituto di
geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, Direttore
del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi,
Direttore di Eucentre e responsabile del
Progetto Case, Claudio Eva,
ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore ufficio rischio sismico di
Protezione civile.
Confermata la condanna per Bernardo De Bernardinis,
a 2 anni di reclusione. E’ stato riconosciuto anche in
Cassazione il “nesso causale” tra le sue
dichiarazioni e la morte di alcune tra le vittime del sisma.
“Più scosse ci
sono, meglio è, significa che sta rilasciando energia”, disse già prima della riunione,
in una intervista in cui ribadiva una affermazione che tutti i sismologi
convengono sia stata sbagliata. Non c’è alcuna correlazione infatti (positiva o
negativa) tra la distribuzione nel tempo di scosse piccole e grandi.
“Lo stato ha
riconosciuto il fatto che mia sorella e i miei nipoti non sono morti per il
terremoto, fatto naturale, ma perché la Protezione Civile
ha rassicurato la città dell’Aquila, e con concausa specifica mia sorella ed
altri aquilani”, ha sottolineato Pier Paolo
Visione, fratello di Daniela, morta con i due figli piccoli la notte del sisma.
“E’ un qualcosa che
stava per sfuggire di mano e che non ci avrebbe permesso di puntare al mandante
che spero ora riconosca le sue responsabilità. Sono addolorato per le altre
parti civili escluse. E per tutti gli aquilani esclusi”.
“La Corte ha
confermato in toto, senza modificare un punto, la sentenza di Appello. Sono
rimasti in Camera di consiglio 10 ore per fare un copia e incolla di quella
sentenza”, ha dichiarato a NewsTown l’Avvocato
di parte Civile Wania della Vigna.
La sentenza non ha
accolto nemmeno le richieste del Procuratore Generale Maria Giuseppina Fodaroni che aveva chiesto, per il
solo De Bernardinis, il ritorno in Appello per riconsiderare il nesso causale
per le parti civili (non ammesse dalla sentenza di Appello) di Piccinini,
Rambaldi, Fioravanti, Hamade e di tutte quelle legate al crollo della Casa
dello studente.
I FAMILIARI DELLE
VITTIME: “DA CASSAZIONE NESSUNA GIUSTIZIA”
“Era un po’ quello
che mi aspettavo rispetto a quello che ho ascoltato in aula” - ha affermato a
questo giornale Ilaria Carosi,
che nella scossa del 6 aprile 2009
ha perduto la sorella Claudia – “Il procuratore aveva richiesto l’assoluzione
per sei e la condanna per De Bernardinis: non poteva andare altrimenti. Abbiamo
visto la riunione della Commissione sempre come una cosa unica, è unica sarebbe
dovuta essere l’attribuzione delle colpe”.
“Mi sembra invece”
- continua Carosi – “che la conferma della condanna a De Bernardinis abbia
rappresentato la ricerca del capro espiatorio da dare in pasto ai parenti delle
vittime: ma, come hanno detto bene ieri Antonio Valentini
e Attilio Cecchini (due difensori
aquilani delle parti civili autodefinitisi sopravvissuti)
fu presa in giro un’intera città, non solo noi”.
“Pensavamo che
avremmo trovato giustizia, invece così non è stato”. Questo il commento di
Maria Grazia Piccinini, mamma di Ilaria Rambaldi, una delle vittime del sisma dell’Aquila,
dopo il verdetto della Cassazione sulla Commissione Grandi Rischi.
Maria Grazia
Piccinini ha passato l’intera giornata, con altri familiari delle vittime del
terremoto, ad attendere davanti all’aula magna di “Palazzaccio” la pronuncia
dei Supremi Giudici. I familiari delle vittime hanno assistito alla lettura del
dispositivo con compostezza, alcuni tenendosi abbracciati.
LA LUNGA GIORNATA DI IERI
In mattinata, tra
gli altri, hanno preso la parola l’avvocato Mauro Iadecola, avvocato di parte civile difensore di Maurizio Cora e l’avvocato Claudio Verini difensore di Enrico Tassoni e altre parti civili tra cui il Comune dell’Aquila per conto dell’avvocato Domenico de Nardis.
Le parti hanno
insistito nel confutare la sentenza d’Appello che ha assolto i sei scienziati
con le principali argomentazioni che quella riunita a L’Aquila il 30 marzo del
2009 non sarebbe stata la Commissione Grandi
Rischi e che comunque questa non aveva un compito di comunicazione: ”Non c’è
intervento dei partecipanti alla commissione rispetto all’affermazione iniziale
del Barberi che richiedeva una valutazione sulla teoria dello
scarico di energia mediante lo sciame sismico. Valutazione che
era necessaria perché facevano parte dell’assise persone profane alle tematiche
scientifiche in un clima complessivo già di rassicurazione. L’atteggiamento
degli scienziati riguardo a tale richiesta è stato compassato e omissivo”.
“L’ipotesi
suggestiva dello scarico” - ha continuato Cora – “ripresa dal De Berdardinis
prima della riunione, ebbe effetto su tutta la Commissione in quanto
l’assessore Stati a fine riunione ringrazia gli
scienziati per poter rassicurare la popolazione”.
Il non pronunciarsi
sullo scarico di energia è in definitiva secondo l’avvocato una “omissione
colposa e un vizio motivazionale” .
Ancor più circostanziato l’intervento dell’avvocato
Verini:
“Non è plausibile dire che non si sia trattato della
Commissione grandi rischi” è andato dritto allo scontro con la
sentenza di secondo grado l’avvocato.
“Il Procuratore
generale quando sostiene questa tesi si rifà allo Statuto generale ma quello
che usa non è un argomento decisivo. Lo sarebbe se la Commissione Grandi
Rischi fosse un organo collegiale perfetto che può decidere in presenza di
tutti i componenti. Le norme invece prevedono in realtà che la Commissione sia un organo collegiale imperfetto, che può deliberare anche
non in presenza di tutti i componenti”.
“Certo” - ha
continuato Verini – “c’è un numero minimo che a L’Aquila non viene raggiunto,
ma è un principio pacifico per il Consiglio di Stato che, anche qualora non sia
raggiunto il numero minimo per votare un provvedimento, l’organo si deve comunque ritenere formato in concreto”.
L’avvocato,
scendendo poi nel merito di come fu convocata la Commissione Grandi
Rischi a L’Aquila ricorda che i suoi componenti vennero “convocati e poi fu
fatto un verbale. Il collegio dunque si è formato”.
Verini poi passa ad
analizzare un altro aspetto, cioè su cosa la Commissione Grandi
Rischi aveva il compito di informare: “La Commissione Grandi Rischi
aveva il compito di fornire, evidenziandoli, i rischi presenti per il
verificarsi di un evento”. Tematica che secondo l’avvocato non
viene affatto presa in considerazione dalla sentenza della Corte d’appello.
“I molti studenti
fuori sede presenti a L’Aquila” - ha evidenziato l’avvocato – “nulla sanno del
rischio sismico aquilano e della vulnerabilità degli edifici storici. Non solo,
anche tra i morti si contano persone straniere”.
“Il verbale della Commissione” - continua Verini – “non
tiene in nessun conto l’evidenziazione dei rischi. Ci si sarebbe
aspettati che la Commissione
dicesse che non si può prevedere un sisma, ma ricordasse a chi non è in
possesso di informazioni che qualora si verificasse, come probabile, un sisma
di grosse dimensione, il rischio fosse assai elevato perché parte del
patrimonio edilizio non rispetta normative anti-sismiche. Magari evidenziando
il minor rischio per chi viveva in case nuove con rispetto della normativa
anti-sismico”.
“Nessuno” - ha
affermato l’avvocato – “ha convocato la Commissione
Grandi Rischi per una
ricognizione di quanto accaduto finora, bensì al fine di comprendere la
situazione in atto in relazione al panico che aveva colpito la popolazione
aquilana, quindi di fare una valutazione rivolta al futuro che fornisse delle
informazioni per far fare ad ognuno le proprie scelte”.
“Ho il dubbio” - ha concluso Verini - “che però la Commissione Grandi
Rischi si sia svolta per rassicurare, ed è qui che si annida la responsabilità
penale.
Avrebbero dovuto dire che un terremoto sarebbe stato ben possibile al cospetto
in più di un patrimonio edilizio che non avrebbe resistito. In tal senso le
responsabilità della Commissione risultano omesse nella sentenza d’Appello”.
LA REQUISITORIA DEL PROCURATORE GENERALE
FODARONI
Fodaroni ha analizzato, uno
per uno, i motivi dei ricorsi e ha chiesto, dunque, il rigetto di tutti i ricorsi avverso la sentenza di assoluzione di 6 dei 7
membri della Commissione. Al contrario, viste alcune
incongruenze rilevate nella sentenza d’Appello, in particolare su alcuni casi
di possibile nesso di causalità tra
le affermazioni di Bernardo de Bernardinis e la morte di alcune tra le vittime
del terremoto non compiutamente valutati, non solo
ha rigettato il ricorso avverso la sentenza di colpevolezza, con pena di
reclusione a due anni, ma ha chiesto che il caso venga valutato, di nuovo, in
Corte d’Appello. Si aggrava, insomma, la posizione dell’allora vicecapo
del settore tecnico del Dipartimento di Protezione civile.
In particolare il
Procuratore generale si è espresso per l’inammissibilità dei ricorsi per le
parti civili Parisse e Sette e di tutte le parti civili nei confronti dei sei
scienziati assolti. Ha accolto invece i ricorsi delle parti civili contro
l’assoluzione di De Bernardinis per Piccini, Rambaldi, Fioravanti, Hamade e
tutte quelle legate alla Casa dello studente crollata con il sisma del 6
aprile, con conseguente richiesta di annullamento delle sentenza di Appello.
Un nesso di causalità che ricordiamo, in
secondo grado (modificando al ribasso la prima sentenza) era stato
riconosciuto solo per le morti di Carosi Claudia, Liberati Vezio,
Ciancarelle Elvezia, Visione Daniela, Cinque Matteo, Massimino Patrizia, Cora
Alessandra, Cora Antonella, Placentino Ilaria, Spaziani Claudia, Vittorini
Fabrizia e Alloggia Silvana.
Il Procuratore Generale
ha valutato congrue le argomentazioni sviluppate dalla Corte d’Appello sulla “natura” della riunione della Commissione Grandi Rischi,
seppure il punto sia considerato rilevante. Non si è trattato, a farla breve,
di una riunione della Commissione, così come avrebbe dovuto prefigurarsi, ma di
una riunione alla presenza di alcuni esperti che facevano parte della Commissione
Grandi Rischi, inviati a L’Aquila per confrontarsi con i rappresentanti
istituzionali, i rappresentanti della Protezione Civile locale e altri esperti.
Come detto,
comunque, il punto non è considerato dirimente: la Corte d’Appello (ha
sottolineato il Procuratore Generale) ha avuto una giusta attenzione ai
profili di effettività analizzando, in concreto, le ragioni
della convocazione degli esperti e le analisi che venivano richieste. Ebbene,
veniva richiesta una disanima degli aspetti scientifici relativi alla frequenza
sismica dello sciame.
Si tratta di una
specificazione che venne ribadita, in apertura dei lavori, da Franco Barberi che assunse poi il ruolo di Presidente: la
riunione era stata convocata per esprimere una valutazione oggettiva in
relazione a quanto si potesse prevedere, così da discutere e fornire
informazioni sugli allarmi diffusi tra la popolazione. In questo senso, dunque,
ha specificato il Procuratore Generale, non sono reperibili norme cautelari
specifiche sull’attività richiesta, e su come andava espletata.
E’ chiaro che la
riunione avrebbe dovuto, comunque, rispondere a criteri di
attenzione e perizia. Non veniva richiesto di prevedere il
terremoto, di determinare lo stato di allarme, non venivano richieste
indicazioni funzionali a sgomberi o altro, proprio perché il terremoto non è
prevedibile. Si richiedeva, al contrario, un approfondimento serio dei rischi
connessi allo sciame sismico in corso, in una delle Regioni a più alto rischio
in Europa, e, di conseguenza, la trasmissione di un messaggio informativo che
non abbattesse il livello di guardia e attenzione della popolazione.
“Su questo punto
occorre fermarsi”, ha continuato il Procuratore Generale.
A differenza dei
giudici di primo grado, in Appello è stato valutato che la riunione, su base
documentale e testimoniale, non ha espresso pareri scientificamente scorretti e
tali da poter abbattere il livello di guardia della popolazione.
Diverso il caso di
Bernardo de Bernardinis che, in una intervista, ha rilasciato dichiarazioni
rassicuranti sullo scarico d’energia sotteso allo sciame sismico che, disse,
rassicurava su eventuali scosse future di più alta magnitudo.
Una dichiarazione
che, in alcuni casi, ha abbattuto, appunto, il livello di guardia dei
cittadini. Ed infatti, incalza il Procuratore Generale, le Parti Civili che
richiamano un condizionamento
fanno sempre riferimento al concetto di scarico d’energia, formulato da De
Bernardinis e non smentito, neppure a seguito della riunione che, al contrario,
ha sottolineato come lo sciame fosse un fenomeno neutro e che, dunque, non
potevano farsi previsione di alcun tipo. A De Bernardinis, insomma, si
addebita il messaggio indebitamente rassicurante che, in una situazione di
rischio sismico, ha tranquillizzato alcuni cittadini, non la mancata previsione del terremoto.
ANCORA IN PIEDI LA POSIZIONE DI GUIDO
BERTOLASO
Il processo alla
Commissione Grandi Rischi che è giunto, ieri, in Cassazione, si intreccia con
lo stralcio dell’inchiesta, denominato ”Grandi Rischi Bis”,
che vede sul banco degli imputati Guido Bertolaso, all’epoca
dei fatti capo della Protezione Civile nazionale, rinviato a giudizio per omicidio colposo.
Oggi, venerdì 20 novembre, a L’Aquila, si è tenuta
la prima udienza del processo. Subito rinviata al 4 marzo prossimo, con il
rischio concreto che si arrivi alla prescrizione del reato.
L’inchiesta è
stata avviata dalla Polizia Giudiziaria dopo la denuncia presentata dall’avvocato
aquilano Antonio Valentini (che
nel processo “madre” assiste numerose Parti Civili).
Ciò dopo la diffusione di una telefonata
intercettata tra Bertolaso e l’ex assessore alla Protezione Civile della
Regione Abruzzo Daniela Stati, uscita, invece, dall’inchiesta. A volere
la riunione della Commissione Grandi Rischi fu proprio Bertolaso, dopo che il
30 marzo 2009 in
città si registrò un terremoto di magnitudo 4,1.
A seguito di due richieste di archiviazione avanzate
dalla Procura della Repubblica dell’Aquila e respinte dal Giudice delle Indagini
Preliminari, il fascicolo è passato alla Procura Generale e l’indagine
è stata gestita proprio dal procuratore Generale Romolo Como.
Secondo l’Avvocato Generale
e il Sostituto Domenico Castellani,
l’accusa verso Bertolaso è consistita “nell’intento di contrastare comunque
pretesi allarmismi per la previsione di un grave evento sismico e di
correggere, perché esageratamente ottimista, un comunicato diffuso dalla
Protezione Civile della Regione nel senso che non erano più previste scosse di
alcun genere, cosa da non dire in quanto si sarebbe rilevata un boomerang in
caso di altre scosse. Bertolaso convocava di sua iniziativa una riunione della
commissione per mettere a tacere le voci allarmistiche e rassicurare la
popolazione”.
Nel mirino la telefonata con l’ex Assessore Regionale
alla Protezione Civile Daniela Stati, scagionata. La telefonata è del
30 marzo: l’ex numero uno della Protezione Civile informa l’Assessore che il
giorno dopo si sarebbe tenuta una riunione della Commissione Grandi Rischi,
invitandola a mettersi d’accordo con il suo vice, Bernardo De Bernardinis. Una
riunione necessaria per fare il punto “su questa vicenda dello sciame sismico
che continua [era iniziato tra dicembre e gennaio 2014 NdR], in modo da zittire
subito qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni, ecc.”.
Bertolaso, poi,
rimprovera la Stati
per un Comunicato Stampa diffuso dalla Regione che rassicurava gli aquilani
spaventati dopo la scossa di magnitudo 4,1 e nel quale, sostanzialmente, si
diceva che non erano previste altre scosse di terremoto.
“Non si dicono mai
queste cose quando si parla di terremoti” - sottolinea Bertolaso – ”neanche
sotto tortura, perché se tra due ore c’è una scossa che cosa dicono i tuoi?
Bisogna essere prudentissimi” - aggiunge al telefono.
“Farò venire a L’Aquila i massimi esperti di
terremoto e loro diranno che è una situazione normale, sono fenomeni che si
verificano, meglio che ci siano cento scosse 4 di scala Richter piuttosto che
il silenzio perché cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la
scossa quella che fa male. Hai capito? Ora parla con De
Bernardinis, decidete dove fare questa riunione domani. Poi fatelo sapere che
ci sarà questa riunione che non è perché siamo spaventati o preoccupati, ma è
perché vogliamo tranquillizzare la gente e invece che parlare io e te facciamo
parlare i massimi scienziati nel campo della sismologia. Io non vengo” -
prosegue la conversazione – “li faccio venire da te a L’Aquila, o da te o in Prefettura,
decidete voi a me non frega niente, di modo che è più un’operazione mediatica.
Hai capito?”.
LA SENTENZA D’APPELLO:
“ASSOLTI, PERCHE’ IL FATTO NON SUSSISTE”
Assolti “perché il fatto non sussiste”. Alle 17.14 del 10
novembre 2014, il collegio giudicante della Corte d’Appello dell’Aquila (composto
da Fabrizia Ida Francabandera e dai
consiglieri Carla De Matteis e Marco Flamini) ha pronunciato la sentenza che in molti
temevano, a L’Aquila.
Assoluzione per Franco Barberi, all’epoca Presidente vicario della
Commissione Grandi Rischi, Enzo Boschi, all’epoca
Presidente dell’Istituto di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, Direttore del Centro nazionale
terremoti, Gian Michele Calvi, Direttore
di Eucentre e responsabile del Progetto Case, Claudio
Eva, Ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, Direttore ufficio rischio sismico di
Protezione civile. Agli imputati veniva contestata la morte di 29 persone
e il ferimento di altre quattro: per questo, in primo grado erano stati
condannati a 6 anni.
A “pagare” è il
solo Bernardo De Bernardinis, già Vicecapo
del settore tecnico del Dipartimento di Protezione civile, condannato a
due anni di reclusione: è stato appurato il “nesso causale” tra le sue
dichiarazioni e la morte di alcune tra le vittime del sisma.
“Più scosse ci
sono, meglio è, significa che sta rilasciando energia”, disse già prima della
riunione, in una intervista in cui ribadiva una affermazione che tutti i
sismologi convengono sia stata sbagliata.
Non c’è alcuna
correlazione infatti (positiva o negativa) tra la distribuzione nel tempo di
scosse piccole e grandi. Parole che erano state già di
Guido Bertolaso e che furono poi riportate da Franco Barberi all’attenzione dei
sette “scienziati”, nel corso della riunione del 31 marzo: “Ho
sentito il capo della Protezione Civile dichiarare alla stampa, anche se non è
un geofisico, che quando ci sono frequenze sismiche frequenti si scarica
energia e ci sono più probabilità che la scossa non avvenga”.
Nessuno reagì,
però, a una vera e propria “bestialità scientifica”.
Anzi, a leggere gli
atti, Mauro Dolce, Enzo Boschi e Giulio Selvaggi
dissero di “non ricordare” affatto quelle parole.
Anche per questo,
il Procuratore Generale Romolo Como aveva
chiesto la conferma della condanna per tutti gli imputati, con esclusione delle
pene accessorie.
“Immaginavo un
forte ridimensionamento dei ruoli e delle pene, non certo un’assoluzione così
completa, con lo scarico delle responsabilità sul solo De Bernardinis, sulla
Protezione Civile in altre parole” - ha commentato a caldo il Procuratore
Generale - “Sono alquanto sconcertato”.
Alla lettura della sentenza, parenti delle vittime e
cittadini hanno urlato “Vergogna,
vergogna” nei confronti della Corte.
---------------------
From: Marco
Calidorli marcocaldiroli@alice.it
To:
Sent: Tuesday,
November 24, 2015 7:41 PM
Subject: ETERNIT E AMIANTO IN LOMBARDIA
E NELLA BASSA BERGAMASCA: RISCHI E SOLUZIONI
Nell’ambito della Settimana Europea per la
Raccolta Differenziata il Comune di Cividate al Piano organizza un incontro
aperto al pubblico, venerdì 27 novembre 2015, alle ore 20.30, presso l’Auditorium
delle Scuole Medie.
ETERNIT E AMIANTO IN LOMBARDIA
E NELLA BASSA BERGAMASCA: RISCHI E SOLUZIONI
Quali rischi
reali corre la popolazione, quanto amianto dobbiamo rimuovere dai tetti, quali
costi ci aspettano, che soluzioni concrete possiamo adottare?
Soluzioni a
confronto:
-
l’impianto Tecnoservizi in località Casette (Cortenuova);
-
il brevetto dei Pre-box della GRM,
-
impianti di vetrificazione;
-
smaltimento in discarica.
Intervengono:
Silvio Mingrino (Presidente Associazione AVANI);
Marco Caldiroli (Medicina Democratica);
Giacomo Antonini (GRM, brevetto Prebox);
Giorgio Rizzi (Comitato No Amianto di Cortenuova);
Patrizio Dolcini (Legambiente Lombardia).
Sono stati inoltre invitati tutti i Consiglieri
Regionali eletti in Provincia di Bergamo e il Presidente delle Provincia di
Bergamo.
Moderatore della serata:
-
Giuseppe Lupi
Incontro
aperto al pubblico.
Per info:
Nessun commento:
Posta un commento