Cosimo Martucci
ancora una vita operaia spezzata nell’appalto ILVA- reparto agglomerato, per
operazioni non in sicurezza, in una fabbrica nelle mani del governo e dei suoi
commissari incapaci ancora produzione per il profitto e il mercato... sul
sangue dei lavoratori
non si può continuare a morire per il lavoro, che serve per vivere!
Padroni, istituzioni, organi di controllo, sindacati confederali anche se
vi credete assolti siete tutti coinvolti!
Via i commissari nominati da Renzi, incapaci e responsabili!
Messa in sicurezza innanzitutto della vita, del lavoro e della salute operaia
e cittadina!
Postazione ispettiva permanente nella fabbrica, sotto il controllo degli
operai!
Lotta generale nelle mani di operai e masse popolari!
slai cobas per il sindacato di classe Ilva-appalto
slaicobasta@gmail.com 347-5301704
dalla stampa locale
TARANTO – I suoi colleghi dicono fosse ossessionato dalla questione
della sicurezza all’interno dello stabilimento siderurgico. Temeva per la sua
incolumità Cosimo Martucci, 49enne di Massafra, dipendente della ditta Pitrelli
dell’appalto Ilva. Il suo era un pensiero ricorrente che coltivava come un
presagio. L’operaio morto dopo essere stato travolto e ucciso da un grosso tubo
d’acciaio durante le operazioni di scarico di pezzi di carpenteria metallica in
un cantiere dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale). Nel reparto
Agglomerato si sta infatti procedendo alla sostituzione dell’impianto per
l’aspirazione dei fumi. Martucci è il primo infortunio mortale legato
agli interventi di risanamento ambientale.
Il lavoratore colpito alla testa da uno dei due tubi in acciaio a sezione quadrata che si trovavano sul rimorchio di un mezzo di trasporto su gomma e che dovevano essere sollevati da una gru per essere portati nel reparto Agl2. A cedere sarebbe stata l’imbragatura. Le cause dell’ infortunio sono in corso di accertamento da parte dei funzionari dello Spesal e dei carabinieri. Intanto, il sostituto procuratore Marina Mannu, che si è recata personalmente sul luogo dell’incidente insieme al procuratore capo Franco Sebastio, ha aperto un fascicolo d’inchiesta e ha disposto il sequestro dell’area in attesa di disporre l’autopsia e individuare eventuali responsabilità. Anche l’Ilva in amministrazione straordinaria ha bloccato le attività del cantiere, avviando una indagine interna. Parole severe e cariche di rabbia anche quelle dell’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro. "Bandiamo le parole di circostanza, il mio cordoglio – ammonisce il presule – è profondo, e non voglio rinunciare ad unire la mia voce al coro dei basta".
Il lavoratore colpito alla testa da uno dei due tubi in acciaio a sezione quadrata che si trovavano sul rimorchio di un mezzo di trasporto su gomma e che dovevano essere sollevati da una gru per essere portati nel reparto Agl2. A cedere sarebbe stata l’imbragatura. Le cause dell’ infortunio sono in corso di accertamento da parte dei funzionari dello Spesal e dei carabinieri. Intanto, il sostituto procuratore Marina Mannu, che si è recata personalmente sul luogo dell’incidente insieme al procuratore capo Franco Sebastio, ha aperto un fascicolo d’inchiesta e ha disposto il sequestro dell’area in attesa di disporre l’autopsia e individuare eventuali responsabilità. Anche l’Ilva in amministrazione straordinaria ha bloccato le attività del cantiere, avviando una indagine interna. Parole severe e cariche di rabbia anche quelle dell’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro. "Bandiamo le parole di circostanza, il mio cordoglio – ammonisce il presule – è profondo, e non voglio rinunciare ad unire la mia voce al coro dei basta".
.Ancora una volta rivendichiamo duramente e fermamente le ragioni di
sicurezza in fabbrica indiscutibilmente messe in discussione da tutte una serie
di ritardi e carenze organizzative, più volte denunciate dalle organizzazioni
sindacali». Lo scrivono le Rappresentanze sindacali unitarie di Fim, Fiom,
Uilm
USB - «Questo ennesimo incidente mortale è la riprova del fallimento totale
della gestione commissariale, una gestione che non mette in condizione i
lavoratori di operare in sicurezza e che finora ha pensato di andare avanti a
colpi di falsi proclami». Lo sottolinea in una nota Francesco Rizzo,
coordinatore dell’Usb (Unione sindacale di base) di Taranto.
«Nel momento in cui giungeva la notizia del decesso del povero collega
Cosimo - spiega Rizzo - eravamo intenti a segnale agli enti competenti la
mancanza di Dpi, i dispositivi di protezione, all’interno dello stabilimento:
questa è la situazione in cui viviamo tutti i giorni nello stabilimento. E'
oramai chiaro che la gestione commissariale ci sta stritolando nella
contraddizione salute-sicurezza o lavoro». Qualche giorno fa, conclude il
coordinatore dell’Usb, «il commissario Gnudi, intervenendo a Bari, ha
esplicitamente detto che sfidava chiunque a fare meglio di quanto ha fatto lui.
Questo è il risultato caro commissario».
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