La sicurezza prima di tutto! Ormai diventato un noioso
graffito a lettere cubitali sotto le vetrate dei ponti di comando delle navi mercantili.
A bordo le apparenze potrebbero ingannare l’occhio esterno, che vede diligenti
equipaggi con tute da lavoro tutte perfette, elmetti allacciati alle teste,
cartellini identificativi a vista e radio con microfoni a tracolla. In effetti
sembrerebbe che quell’enorme scritta abbia un certo peso sulle loro coscienze,
ma non è tutto oro ciò che luccica e bisognerebbe approfondire con qualche
marinaio in un’altra occasione.
E giù dallo scalandrone, o meglio sulle banchine, come
butta portuali?
Non bene…Possiamo tranquillamente affermare che la
sicurezza in porto non è tra le priorità delle aziende che ci operano ed i
tragici eventi che hanno colpito negli ultimi anni i lavoratori lo testimoniano
e possiamo senza timore definirli “omicidi premeditati”. Per affermare ciò
significa che conosciamo le cause che incidono sui numerosi infortuni che
avvengono nell’area portuale tra cui:
· Turni estenuanti di lavoro
· Mezzi ed attrezzature obsolete o privi di
un’adeguata manutenzione
· Banchine fatiscenti
· Scarsa o addirittura nulla formazione
professionale del personale operante
Partendo con ordine per turni estenuanti si intende
l’eccessivo lavoro straordinario, che rende apparentemente dignitosi i salari
dei lavoratori, con un ridottissimo costo da parte dei padroni, ed un
conseguente aumento del profitto con un un salatissimo tornaconto in merito
alla scarsa lucidità dei lavoratori sulle banchine. Mezzi ed attrezzature
utilizzate a pieno regime quotidianamente dove il fermo per la
sostituzione di una semplice lampadina bruciata può compromettere la
produttività e di conseguenza i profitti delle aziende. Banchine che dall’alto
sembrano dei labirinti e dal basso delle piste da fuoristrada .
Come sappiamo gli enti preposti per la tutela della
sicurezza dei lavoratori sono edulcorati dagli interessi delle singole aziende
poiché l’equazione più sicurezza determina meno profitti è sempre attuale per i
padroni. Per contrastare tutto ciò e per tutelare la sicurezza dei lavoratori,
nell’aprile del 2007, a seguito dell’ennesimo omicidio premeditato in porto,
grazie alla determinazione di alcuni lavoratori nasce il Soi oggi Rls di
sito a seguito di un decreto legge esteso a tutto il territorio nazionale
ed su tutti i luoghi di lavoro, all’oggi quasi un ente sterile, sminuito dagli
interessi padronali talvolta complici in fatto di scarsa prevenzione.Il 22
dicembre è alle porte e come ogni anno vogliamo ricordare i compagni vittime
del profitto che non sono più con noi ma vogliamo rimarcare che di lavoro non
si deve morire e che il sacrificio dei nostri amici non è stato vano, perché
sia legittimo ed un dovere tornare alle proprie case ogni giorno senza aver
timore di essere uno in meno il giorno dopo.
Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali – CALP
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