Pensioni, Cgil Cisl e Uil: cambiare la legge Fornero. Nessuna intesa sui contratti
sole 24 ore - Un incontro durato più di cinque ore, che ha riavvicinato ma non ha sciolto i nodi. Oggi, nella sede della Uil a via Lucillo, si è riunita per la prima volta dopo tre anni e mezzo la segreteria unitaria di Cgil, Cisl e Uil, presenti tutti i segretari confederali e i segretari generali (Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo). Ventiquattro persone attorno a un tavolo: prove di unità su crescita e sviluppo, contratti e Mezzogiorno. Nei giorni scorsi la leader Cgil, Camusso, aveva inviato una lettera per costruire un progetto unitario. L’ultimo appuntamento simile si era svolto il 17 gennaio 2012 quando le sigle avevano stilato un documento sui temi della competitività indirizzato al Governo Monti. Dopo di che si sono svolti altri incontri unitari, ma mai di tutte le segreterie e su tematiche non generali.
La richiesta comune: «Cambiare la legge Fornero»
Oggi il risultato incassato è la richiesta unitaria di cambiare la legge Fornero sulle pensioni. «Abbiamo convenuto sulla necessità di cambiare la Fornero, metteremo in campo iniziative per far rapidamente aprire il tavolo del confronto», ha riferito il segretario Uil Barbagallo al termine dell’incontro. Un nuovo fronte, oltre a quello della scuola, sul quale incalzare il governo.
Oggi il risultato incassato è la richiesta unitaria di cambiare la legge Fornero sulle pensioni. «Abbiamo convenuto sulla necessità di cambiare la Fornero, metteremo in campo iniziative per far rapidamente aprire il tavolo del confronto», ha riferito il segretario Uil Barbagallo al termine dell’incontro. Un nuovo fronte, oltre a quello della scuola, sul quale incalzare il governo.
Il nodo della riforma della contrattazione
Sul modello contrattuale Confindustria, Cgil, Cisl e Uil cercano un’intesa ma le distanze restano ampie. L’attuale sistema (scaduto alla fine dello scorso anno) che aggancia gli aumenti del contratto nazionale all’inflazione, o meglio all’indicatore Ipca (indice dei prezzi al consumo armonizzato al netto degli energetici importati), ha fatto il suo tempo, non essendo più in grado di garantire ai lavoratori incremennti consistenti. Il tempo stringe: il governo ha deciso di non esercitare la delega sul salario minimo contenuta nel Jobs act per dare tempo alle parti sociali di raggiungere un accordo più ampio sulla riforma del modello contrattuale che sposti il baricentro sulla contrattazione decentrata (aziendale o territoriale), sull’attuazione delle nuove regole sulla rappresentanza e sulla partecipazione dei lavoratori all'impresa. Palazzo Chigi ha dato alle parti sociali tempo fino all’autunno per presentarsi con una proposta, con l’intenzione di dare risposte concrete con la legge di stabilità, che si occuperà anche di fisco e lavoro.
Sul modello contrattuale Confindustria, Cgil, Cisl e Uil cercano un’intesa ma le distanze restano ampie. L’attuale sistema (scaduto alla fine dello scorso anno) che aggancia gli aumenti del contratto nazionale all’inflazione, o meglio all’indicatore Ipca (indice dei prezzi al consumo armonizzato al netto degli energetici importati), ha fatto il suo tempo, non essendo più in grado di garantire ai lavoratori incremennti consistenti. Il tempo stringe: il governo ha deciso di non esercitare la delega sul salario minimo contenuta nel Jobs act per dare tempo alle parti sociali di raggiungere un accordo più ampio sulla riforma del modello contrattuale che sposti il baricentro sulla contrattazione decentrata (aziendale o territoriale), sull’attuazione delle nuove regole sulla rappresentanza e sulla partecipazione dei lavoratori all'impresa. Palazzo Chigi ha dato alle parti sociali tempo fino all’autunno per presentarsi con una proposta, con l’intenzione di dare risposte concrete con la legge di stabilità, che si occuperà anche di fisco e lavoro.
Sui contratti «il cantiere è aperto»
I sindacati confederali hanno sul modello contrattuale «opinioni diverse» e la discussione continuerà, senza interferire sulla stagione dei rinnovi contrattuali, ha affermato Camusso, riconoscendo la lontananza delle posizioni: «Abbiamo opinioni diverse e continua il cantiere aperto tra noi quando ci sarà una sintesi unitaria produrrà delle risposte». «Siamo per portare a casa i contratti aperti in questa stagione - ha affermato Barbagallo - ma dobbiamo approfondire le vicende sul modello contrattuale, dove ci sono posizioni ancora da dover sintetizzare». La leader Cgil ha comunque ribadito il suo “no” a moratorie: «Noi siamo contrari a una moratoria sui contratti, le piattaforme dei rinnovi sia pubblici che privati sono da chiudere, se Confindustria ha intenzione di bloccare la stagione contrattuale se lo dimentichi». La Cgil, insomma, continua a frenare: non è un mistero che, prima di riformare il modello, Camusso considera prioritaria la chiusura della tornata di contratti in scadenza, anche in assenza di un nuovo indicatore di riferimento per gli aumenti del contratto nazionale. La Cisl, al contrario, preme per raggiungere presto un’intesa, nella convinzione che da un nuovo modello che potenzi la contrattazione aziendale possano trarne vantaggio i lavoratori e le imprese. Anche la Uil intende cogliere la sfida e ha presentato una proposta per parametrare gli aumenti del contratto nazionale all’andamento del Pil.
I sindacati confederali hanno sul modello contrattuale «opinioni diverse» e la discussione continuerà, senza interferire sulla stagione dei rinnovi contrattuali, ha affermato Camusso, riconoscendo la lontananza delle posizioni: «Abbiamo opinioni diverse e continua il cantiere aperto tra noi quando ci sarà una sintesi unitaria produrrà delle risposte». «Siamo per portare a casa i contratti aperti in questa stagione - ha affermato Barbagallo - ma dobbiamo approfondire le vicende sul modello contrattuale, dove ci sono posizioni ancora da dover sintetizzare». La leader Cgil ha comunque ribadito il suo “no” a moratorie: «Noi siamo contrari a una moratoria sui contratti, le piattaforme dei rinnovi sia pubblici che privati sono da chiudere, se Confindustria ha intenzione di bloccare la stagione contrattuale se lo dimentichi». La Cgil, insomma, continua a frenare: non è un mistero che, prima di riformare il modello, Camusso considera prioritaria la chiusura della tornata di contratti in scadenza, anche in assenza di un nuovo indicatore di riferimento per gli aumenti del contratto nazionale. La Cisl, al contrario, preme per raggiungere presto un’intesa, nella convinzione che da un nuovo modello che potenzi la contrattazione aziendale possano trarne vantaggio i lavoratori e le imprese. Anche la Uil intende cogliere la sfida e ha presentato una proposta per parametrare gli aumenti del contratto nazionale all’andamento del Pil.
La strategia del governo
Un accordo tra le parti che valorizzi la contrattazione aziendale potrebbe spingere il governo a mettere ingenti risorse a sostegno della detassazione del salario di produttività, a vantaggio di lavoratori e imprese. In assenza di un accordo, comunque, il governo è intenzionato a intervenire ugualmente sulla materia per via legislativa. Di qui il tentativo di trovare un’intesa entro il mese. Quanto al modello contrattuale, Confindustria a maggio 2014 ha elaborato una proposta che punta a completare il «percorso della derogabilità dei contratti nazionali ad opera della contrattazione collettiva aziendale» in un quadro di «regole certe fissate dai Ccnl».
Un accordo tra le parti che valorizzi la contrattazione aziendale potrebbe spingere il governo a mettere ingenti risorse a sostegno della detassazione del salario di produttività, a vantaggio di lavoratori e imprese. In assenza di un accordo, comunque, il governo è intenzionato a intervenire ugualmente sulla materia per via legislativa. Di qui il tentativo di trovare un’intesa entro il mese. Quanto al modello contrattuale, Confindustria a maggio 2014 ha elaborato una proposta che punta a completare il «percorso della derogabilità dei contratti nazionali ad opera della contrattazione collettiva aziendale» in un quadro di «regole certe fissate dai Ccnl».
La proposta di Confindustria
Secondo la proposta di Confindustria nei contratti nazionali vanno individuate soluzioni che tengano conto delle peculiarità dei diversi settori, consentendo alle imprese che hanno la contrattazione aziendale di negoziare solo incrementi retributivi collegati ai risultati aziendali, senza riconoscere gli aumenti dei Ccnl. Per le imprese dove non si fa la contrattazione aziendale, Confindustria propone che si possa optare, secondo le previsioni dei contratti nazionali, tra l'applicazione degli aumenti economici da essi previsti o l'attuazione di schemi retributivi da adattare ai risultati aziendali.
Secondo la proposta di Confindustria nei contratti nazionali vanno individuate soluzioni che tengano conto delle peculiarità dei diversi settori, consentendo alle imprese che hanno la contrattazione aziendale di negoziare solo incrementi retributivi collegati ai risultati aziendali, senza riconoscere gli aumenti dei Ccnl. Per le imprese dove non si fa la contrattazione aziendale, Confindustria propone che si possa optare, secondo le previsioni dei contratti nazionali, tra l'applicazione degli aumenti economici da essi previsti o l'attuazione di schemi retributivi da adattare ai risultati aziendali.
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